Intorno Ai Mulini

IL MULINO IN TAVOLA: ZUF

Ingredienti per 4 persone: -&nbsp;500 g di zucca gialla -&nbsp;200 g di farina di mais -&nbsp;1 l d’acqua -&nbsp;latte - zucchero semolato - 1 pizzico di sale

Procedimento (1h 30min) Tagliare la zucca a pezzi, metterla in una teglia e far cuocere in forno a 170° finché sarà morbida, quindi passarla al setaccio o al passaverdura riducendola in una purea fine. In un tegame con fondo robusto, meglio se di rame, portare a bollore l'acqua con un pizzico di sale. Versare la farina di mais a pioggia, mescolare prima con una frusta da pasticceria finché la polenta si sarà rappresa, poi con un mestolo di legno. Lasciare cuocere la polenta a fuoco dolce e, quando sarà a metà cottura, unire la purea di zucca, mescolare e ultimare la cottura. Servire lo zuf in piatti fondi, cospargendo con zucchero semolato e un filo di latte freddo.

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Il mulino di Prodolone (frazione di S. Vito al Tagliamento) è il simbolo della vita sociale del paese. È uno dei suoi angoli più caratteristici e, con il suo ponte in muratura e le adiacenti casette del mugnaio, crea un angolo suggestivo soprattutto per quanto riguarda l’ambito artistico. Il mulino di Prodolone rappresenta un monumento della primitiva industria che sfruttava l’energia dell’acqua. Inoltre fa parte di quella storia medievale dove se si perdeva un mulino era come perdere la guerra, perché il mulino era considerato un importante centro di produzione. Il mulino si trova sulla roggia Mussa, la più importante sia perché serviva a difesa della cortina del castello, sia perché era dotata di acque abbondanti. L’edificio risale al XVIII secolo, ma era sorto già nel Medioevo, nello stesso periodo in cui fu costruito il castello di proprietà dei Colloredo-Mels; infatti era compreso nel suo nucleo.

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IL MULINO IN TAVOLA: PINZA ALLA ZUCCA

Ingredienti: - 500 g di farina 00 - 250 g di zucchero semolato - 250 g di zucca - 70 g di farina di mais per polenta - 6 uova - 2 mele - 250 g di uvetta - mezzo bicchiere di olio di semi di girasole - un bicchiere di latte - un quarto di bicchiere di grappa (o cognac o rum) - buccia di arancia e limone - frutta secca a piacere (pinoli, mandorle, fichi secchi) - 40 g di semi di finocchio - una bustina di lievito in polvere per dolci - sale q.b. Procedimento: Pulire la zucca e cuocerla in forno a 160° per mezz’ora circa. Lavare bene l’uvetta, metterla in una ciotola con la grappa per 20 minuti circa. In una ciotola sbattere le uova con un pizzico di sale. Aggiungere l’olio, il latte, la buccia grattugiata delle arance e il succo, la buccia grattugiata dei limoni e mescolare il tutto. Aggiungere lo zucchero e continuare a mescolare. Prelevare la polpa della zucca e aggiungerla, assieme ai semi di finocchio.

Tagliare le mele a piccoli pezzetti e aggiungerle al composto e mescolare il tutto. Aggiungere la frutta secca (pinoli, mandorle, ...), poi i fichi secchi a pezzetti. Aggiungere l’uvetta e il liquore e mescolare il tutto. Aggiungere la farina di mais per polenta. Infine, aggiungere il lievito per dolci e la farina (la quantità può variare, dipende da quanto liquido è il composto: non deve essere né troppo liquido né troppo duro altrimenti la pinza rischia di essere troppo asciutta). Imburrare ed infarinare una teglia e versare tutto il composto. Infornare a 175° per circa un’ora, deve risultare bella dorata in superficie.&nbsp;

Nel 1363 il patriarca di Aquileia, Marquardo di Randek, concesse il permesso di costruire un mulino a Bannia, che nel 1413 venne per metà acquistato dalla famiglia Altan di San Vito al Tagliamento. Alla metà del XVI secolo risultava ancora fra le proprietà della famiglia nobile. Da un atto del 1654 sappiamo che veniva gestito a livello (concessione d’uso perpetua a canone fisso) e che i pagamenti avvenivano a due scadenze: metà quota veniva versata a San Giacomo, a luglio, e metà alla Madonna d’Agosto, vale a dire nei momenti della macinazione dei diversi tipi di grano. Il mulino sorge su un’isoletta tra due rogge ed è raggiungibile attraverso un ponticello. L’attuale complesso edilizio ha un impianto seicentesco. Ha cessato l’attività nel 1971 e nel 1980 è stato acquistato e ristrutturato dalla famiglia Balestrieri, che l’ha trasformato in un elegante ristorante e hotel: “L’Ultimo Mulino”.

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Il mulino è raggiungibile in circa 13 minuti, prendendo l'autobus per Bannia (frazione di Fiume Veneto) dalla stazione di San Vito al Tagliamento.

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CURIOSITA' I mulini di Stalis fanno parte di un percorso storico, culturale e artistico più ampio e completo, chiamato "Le vie del Pane", che comprende l'Abbazia di Sesto al Reghena, i prati Burovich, la Fontana di Venchiaredo, il Borgo Castello e il duomo di Sant'Andrea di Cordovado. La località di Stalis, immersa nel verde e ricca di acque di risorgiva, fu fonte di ispirazione letteraria e teatro di alcune vicende narrate da Ippolito Nievo nel suo capolavoro Le confessioni di un italiano (1867).

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Fino al 1935 questo mulino funzionava a macina, poi sostituita con un cilindro meccanico a forza elettrica e ad acqua. All’esterno si muovevano tre diverse ruote e, collegata ad ognuna di queste, una mola o macina. Rimase in attività fino al 1972, come conferma Alessandro Brunetta (1900-1991) che fu l’ultimo mugnaio di Prodolone dal 1935 al 1972. Solamente nel 1985 è stato rilevato dal comune di San Vito al Tagliamento e al suo interno è tuttora conservata e visibile l’intera attrezzatura molitoria.

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I mulini di Stalis sono facilmente raggiungibili dalla stazione dei treni di Cordovado. Il tragitto a piedi è di circa 20 minuti. Per raggiungere i mulini si attraversa un affascinante percorso in mezzo alla natura, con la possibilità di visitare anche la Fontana di Venchiaredo.

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CURIOSITA' La denominazione ''L'Ultimo Mulino'' sottolinea immediatamente la particolarità e l'esclusività dell'intervento di restauro. Se una volta esistevano ben 320 mulini, oggi ne rimangono funzionanti appena cinque, compreso questo.

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CURIOSITÀ Il mulino è stato oggetto, negli anni, di ispirazione pittorica, di suggestioni e di attenzioni come quella dell’ignoto pittore (soldato austriaco) di passaggio durante la Prima guerra mondiale. Nella Seconda guerra mondiale il mulino di Prodolone lavorava notte e giorno per produrre clandestinamente la farina.

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Ricerca antropologica sul territorio

I due mulini di Sant’Andrea vennero fatti costruire nel XII secolo per volontà dei vescovi di Concordia, che li tennero fino al 1867. In seguito, la proprietà passò a privati. Ancora oggi si possono vedere sulle facciate gli stemmi dei vescovi.&nbsp; Portogruaro nacque intorno al 1140, a seguito della donazione di alcune terre lungo il fiume Lemene da parte del vescovo Gervino, con lo scopo di far costruire un porto e dei magazzini. La città, infatti, era dedita agli scambi commerciali. Poco alla volta, lungo le sponde del fiume, vennero costruite le tipiche case-fondaco. I mulini di Sant’Andrea vennero chiamati così per la vicinanza con l’omonima chiesa che dà il nome al ponte sul fiume Lemene. All’inizio il ponte era levatoio, ma in seguito venne ricostruito come ponte fisso in legno.

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I mulini di Stalis sono situati a circa 800 m dalla fontana di Venchiaredo, alla fine di una larga strada in terra battuta. Questo complesso molitorio deve il nome alla presenza in zona di stalle (stabulis). Sono due mulini sul fiume Lemene: il più antico è citato in documenti del 1432 mentre il più recente risale alla fine del XIX secolo. I mulini rimasero in attività fino agli anni ’70, poi furono dismessi. Recentemente l’Amministrazione Comunale di Gruaro li ha acquisiti e restaurati. Oggi l’aspetto del sito è molto diverso e la struttura è sede di esposizione di macchinari degli anni Venti.

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I mulini Sant'Andrea sono raggiungibili a piedi in 10 minuti circa, dalla stazione di Portogruaro.

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eBook realizzato dagli studenti del Progetto PON " Il Mulino: sede di cultura e turismo sostenibile" a.s. 2019-2020 ISIS "Paolo Sarpi" San Vito al Tagliamento Esperta ins. Antonella Brugnoli Tutor ins. Fabiola Fontanel

Nel XV secolo i mulini avevano dieci ruote, ma le attrezzature originali sono poi andate perdute. Essenziali nell’economia medievale, i mulini erano concessi in affitto alla comunità di Portogruaro in cambio di frumento e lire venete; restarono in funzione fino al 1928 e nel 1970 vennero acquistati dal Comune di Portogruaro e poi trasformati in gallerie d’arte.

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CURIOSITA' Ippolito Nievo, nel romanzo Le confessioni di un italiano (1867), paragonava Portogruaro a Venezia. A differenza della Serenissima, la piccola cittadina veneta non era circondata dalla laguna, ma da ettari di campagna; al posto delle gondole e dei vaporetti, c’erano le auto con i rumori del clacson; invece del Canal Grande e dei canali, il Lemene e due lunghe strade sinuose. Il campanile di Portogruaro era ispirato a quello di San Marco, ma al posto del leone veneziano c’erano le gru.

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Per parlare di Stalis dobbiamo partire dai tre fratelli longobardi Erfo, Marco e Anto che decisero di dedicare un monastero alla Vergine in terra friulana. Nonostante il documento non nomini esplicitamente Stalis, testimonia comunque il sorgere di un importante centro religioso e cittadino in una zona abbandonata. Nel 1839, i mulini erano gestiti da due famiglie diverse: un mulino era da grano ad acqua e l’altro da grano con pila da orzo. Durante l’inizio della Seconda guerra mondiale si interruppe l’attività dei mulini e i tedeschi vi installarono una segheria. Nel secondo dopoguerra fu ripresa l’attività molitoria, che continuò fino agli anni Settanta.&nbsp;

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A tutti coloro che vogliono fare un viaggio indietro nel tempo per scoprire cosa celano i luoghi caratteristici del nostro territorio.

IL MULINO IN TAVOLA: MINESTRA DI PORRO, ORZO, FARINA E POLENTA

Ingredienti per 6/8 persone: - 1 kg di porro - 4 patate medie a cubetti (circa 200 g) - 4 macinate di orzo perlato (circa 1660 g) già ammorbidito in acqua fredda e scolato - 4 cucchiai di olio di oliva, possibilmente del Carso, oppure 80 g di burro - una macinata di farina da polenta gialla - sale e dado vegetale q.b. - ca 3 l d'acqua Procedimento Mettere a freddo in una pentola: acqua, porro, patate, olio, burro, farina da polenta, sale q.b. Girare per stemperare la farina e portare ad ebollizione. Far cuocere per circa 20 minuti, scolare l'orzo e versarlo nella pentola. Far cuocere altri 20 minuti. Aggiustare di sale e pepe. La minestra è pronta quando risulta cremosa e densa, ma non troppo. Volendo, servire con crostini di pane.

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Ingredienti: - 320 g di farina di mais - 110 g di burro - 180 g di formaggio Montasio o carnico semistagionato - 1/2 bicchiere di latte - sale Procedimento Portate ad ebollizione 1,5 l d'acqua salata in una pentola e versatevi a pioggia la farina di mais. Mescolate con un cucchiaio di legno per far sciogliere la farina nell'acqua, abbassate il fuoco e fate cuocere, continuando a mescolare, per 50 minuti. Disponete in una pirofila uno strato di polenta, versatevi sopra un po' di burro fuso, il formaggio tagliato a fettine sottili (se preferite potete usare formaggio grattugiato) e un paio di cucchiai di latte caldo. Alternate uno strato di polenta ed uno di burro, latte e formaggio fino ad esaurimento degli ingredienti. Fate riposare qualche minuto e servite.

Protetto dalla Soprintendenza per i beni storici, artistici ed etnoantropologici del Friuli-Venezia Giulia, "L’Ultimo Mulino" è un esempio unico di mulino ad acqua del XVII secolo perfettamente restaurato. Quando Franca Balestrieri e il marito Carlo hanno acquisito la proprietà, l’immobile era fatiscente e danneggiato, soprattutto esteriormente. Gli argini del fiume erano parzialmente franati e la copertura del mulino era compromessa. Molto particolare è il ponticello di accesso alla struttura, caratterizzato da ampie arcate in pietra che oltrepassano le acque del fiume. Nella ristrutturazione sono state mantenute integre le caratteristiche architettoniche e decorative dello stabile. La passione della proprietaria per l’arredo è stata fondamentale per il mantenimento degli elementi tipici, e ormai rari, dell’architettura rurale di queste zone. Il mulino è ora un luogo molto suggestivo, illuminato dalla luce soffusa e intessuto di ricordi del mondo contadino di un tempo. Degli interni si ricordano soprattutto i caldi pavimenti in cotto, la stanza del fogolâr e la sala d’ingresso, con le tre macine collegate alle ruote esterne.

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In alto: la zona delle macine prima della ristrutturazione (foto della fam. Balestrieri). In basso: la zona oggi (hall dell'hotel).

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"Intorno ai Mulini" raccoglie il nostro lavoro di ricerca sui mulini del nostro territorio. Qui potrete trovare utili informazioni sui mulini di Prodolone, Stalis, Bannia e Sant'Andrea. Vi consigliamo di leggere l'eBook per poi programmare e realizzare percorsi culturali e naturalistici tra il Friuli e il Veneto.

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Il mulino di Prodolone si raggiunge tranquillamente a piedi dalla stazione di San Vito al Tagliamento, in una ventina di minuti circa.

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