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"Scrittori si diventa..."

by CRISTINA PETRILLO

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"Scrittura creativa"
a.s. 2020-21
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...la creatività nasce quando il lavoro incontra l'amore!
Speech Bubble

I ragazzi si trasformano in biografi!
Il laboratorio di storytelling autobiografico, l'arte di costruire racconti, come tema centrale, individua nel metodo autobiografico una modalità privilegiata di narrazione, in grado di aiutare a costruire la propria identità. Uno spazio privilegiato in cui tutti si raccontano...GIULIA


Correva l’anno 2010, quando una piccola creaturina venne al mondo, tutti lo aspettavano con ansia, ma certo non così presto, nacque prematuro, 7 mesi, 2 kili.
Non avendo tante forze, non riusciva a respirare, ed era incatenato da tanti tubicini che gli attraversavano il corpicino debole.
La sua mamma, era sempre all’ospedale, vicino la sua incubatrice che lo guardava, non poteva allattarlo, tenerlo tra le braccia, stringerlo forte al petto.
Il suo papà invece, era a casa con la sua sorellina, e dal piccolo nokia le mostrava le foto del suo fratellino nell’incubatrice, dicendo che lo avrebbe presto visto, mentre le accarezzava la testa per farla addormentare.
La bambina però non dormiva, continuava a guardare il piccolo schermo del telefonino, e sognava di averlo nella sua cameretta per giocare con lui, pensava fosse un piccolo giocattolino da mettere sulla mensola, e non una persona con cui condividere i genitori, i giocattoli, la babysitter, la camera.
Poi lo conobbe, il sogno si trasformò in un incubo, i suoi giocattoli rotti, i lego che aveva costruito con tanta pazienza a pezzi sparsi per terra, e le attenzioni solo per lui, lei non aveva mai provato tanta gelosia.
Crescevano e crescevano, anche il piccolino diventava sempre più alto, ma per la sorellona era un piccolo mocciosetto che per qualche strano motivo la chiamava Nanna, “Nanna?? Cos’è nanna? Io mi chiamo Giulia”.
Il piccolo sgorbietto, non andava ancora a scuola, e aspettava che la sorellona tornasse a casa, intanto lei andava all’asilo, non aveva tante amiche, era esclusa, non parlava con nessuno, tanto nessuno le avrebbe dato retta, ma continuava a sorridere silenziosamente aspettando di tornare a casa per rivedere il suo piccolo fratellino per fargli un dispetto, per vedere quella faccia piccola e la testa dura andarle contro mentre i denti stridevano e le sopracciglia si inarcavano.
Passavano gli anni ma non c’era un solo giorno in cui stessero in pace, litigavano anche senza un motivo valido, o per un dispetto, o per uno schiaffo, per un giocattolo…la casa era sempre caotica, e appena varcavi la porta vedevi due piccoli tappi che si rincorrevano e spesso cadevano facendosi grandi lividi a cui però non facevano caso, si rialzavano e continuavano a correre.
Ricordo una volta, avevano circa 4 e 6 anni, stavano correndo per il salotto, i genitori erano a lavoro, era la babysitter che li controllava, ma aimè era un impresa impossibile tranquillizzarli, e dopo un po’ entrambi caddero, il piccolo piangeva, la sorellona stava in silenzio mentre un bombolone le cresceva sulla fronte, e quando la babysitter si girò, le prese quasi un infarto, la bimba iniziò a piangere, era a scoppio ritardato, ogni volta che cadeva non piangeva, lo faceva solo dopo aver visto le facce preoccupate di chi le stava attorno.
Quando diventarono ancora più grandi il fratellino iniziò a chiamarla con il suo nome, anche se a lei mancava e manca ancora quella voce acuta che la chiamava Nanna.
Ora sono grandi hanno 10 e 12 anni, ma continuano a litigare a farsi dispetti scherzi, e spesso finiscono per non parlarsi per un giorno intero a causa della testardaggine della sorella, che se anche le chiedi scusa, non ti parla finché non vuole lei.
la loro storia continua, ma non voglio fare spoiler, la più grande ci garantisce che continuerà a fare dispetti al piccolino, ma di questo ne eravamo sicuri.

Giulia Farina
"Si scambiano" le vite: ciascuno scrive la storia dell'altro, vera o immaginata...LUCIA

Era una giornata di primavera e una bambina di nome Laura era a scuola e, come tutti i giorni lei aveva trascorso la mattinata a giocare con i suoi amici. dopo pranzo pero era arrivato il momento del pisolino e le maestre avevano dato a ogni bambino un peluche, Laura stava per addormentarsi quando ad un certo punto il peluche le cadde cosi si abbassò per raccoglierlo e improvvisamente la testa iniziò a girare una voce che le bisbigliava qualcosa e boom il buio il vuoto.
Si risvegliò direttamente il ospedale con più o meno 5 infermieri intorno e i suoi genitori, la mamma col pancione di 7 mesi e il papa con uno sguardo felice e allo stesso tempo preoccupato.
Per una settimana passò le giornate con la flebo sul braccio collegata a una sacca, era davvero difficile riuscire a muoversi in più in quell’ospedale c'era un bellissimo parco giochi dove però lei non poteva accedere.
Oltre a questo però Laura era felice venivano a trovarla tante persone e tutti le portavano un giocattolo ovviamente a sei anni è un po’ difficile capire quello che stava succedendo.
Dopo qualche settimana Laura ritornò a scuola ma non era come prima infatti le maestre non la lasciavano giocare con gli altri bambini per la paura che potesse trovarsi una situazione di pericolo.
Erano passati un po’ di mesi e laura era in vacanza con la sua famiglia era in spiaggia una giornata soleggiata quando improvvisamente percepisce la stessa sensazione di qualche mese fa giramento di testa la voce del padre e ancora buio, anche questa volta ,si risveglio in ospedale sempre con la flebo e tubicini fastidiosissimi sulle braccia .Trascorse le sue giornate con la madre nella sua stanza gli infermieri qui erano molto più severi e ogni volta che si lamentava aveva un rimprovero
Da quei due episodi Laura ogni anno andava in Veneto per fare controlli, per i corridoi della struttura vedeva molti bambini piccolissimi in ospedale o ragazzini che urlavano. Dopo questo Laura ogni volta che va in ospedale ripercorre quei ricordi ovviamente questi episodi rimarranno sempre un pezzo della sua vita.
Il bisogno di narrare, di raccontarsi viene da molto lontano...pagine di diario, ANNA.
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