La ceramica 

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Nella fase del Medioevo ellenico, l'economia diminuì, la cultura decadde e l'attività artistica si concentrò sulla produzione di piccoli oggetti. Questo periodo  artistico, che va dal 1200 al 700 a.C., è chiamato  geometrico. I reperti più antichi ritrovati presentano una decorazione minimalista, astratta ed elegantissima. Queste opere sono caratterizzate da spazi ampi bianchi, larghe fasce nere, cerchi e linee oculate o spezzate.

L’anfora di Achille e Aiace rappresenta un mometo di gioco a dadi. Viene attribuita al ceramista ateniese Exekias, che per realizzarla usò la tecnica a figure nere. L’anfora fu prodotta nel 530 a.C ed è attualmente conservato nei Musei Vaticani. La scena si svolge durante la guerra di Troia quando i due eroi, deposte le armi, si accingono a giocare a dadi, piegati su un tavolino. Il punto di simmetria, e dunque il fulcro dell’attenzione di chi guarda il vaso, è il tavolino sul quale si svolge la partita tra Achille e Aiace. Entrambi gli uomini hanno la gamba destra protesa in avanti mentre la sinistra si appoggia allo sgabello dove sono seduti. Le lance sono collegate agli scudi posti dietro ai due uomini. Questa simmetria e armonia viene spezzata dagli elmi. Per quanto riguarda le figure incise, l’autore ha deciso di decorare, con molta cura, le vesti dei due guerrieri, le loro barbe e gli ornamenti. La compostezza dei due uomini sottolinea la loro nobiltà, il resto del vaso è decorato a figure nere con motivi floreali e simmetrici sul collo del vaso.

uccisione di Priamo da parte di Neottolemo

La morte di Priamo non è narrata nei poemi omerici, ma in altre opere come l'Eneide&nbsp;di&nbsp;Virgilio&nbsp;o la tragedia&nbsp;Le troiane&nbsp;di&nbsp;Euripide. Alla caduta della città e quando i greci vi penetrarono, Priamo rivestì la sua vecchia armatura desiderando di cercare la morte nella mischia, ma la moglie Ecuba in lacrime lo convinse a rifugiarsi sull'altare di&nbsp;Zeus&nbsp;Erceo. Il vecchio re cercò di scagliare l'asta contro Neottolemo senza riuscire a colpirlo: Neottolemo la afferrò e gli conficcò la spada in un fianco uccidendolo, per poi tagliare la testa al cadavere.

Cratere a calice del Pittore dei Niobidì&nbsp;

Il cratere dei Niobidi è stato fatto a calice, proveniente da Orvieto e conservato a Parigi presso il museo del Louvre. Su un lato sono rappresentati Artemide, Apollo e quattro Niobidi: tre maschi e una femmina. Artemide viene rappresentata con un arco e una freccia, Apollo, invece, ha un arco, una freccia, la lira e la corona d’alloro. La scena si svolge all’aperto e al centro campeggiano Artemide e Apollo, che sono raffigurati nell’atto di saettare i figli di Niobe con le loro frecce. Sull’altro lato sono rappresentati Eracle, Atena e gli Argonauti, disposti ad altezza diversa. Gli scudi, posti in posizione scorciata, evidenziano la profondità del campo. Le figure sono isolate sul fondo nero ricordando così una tecnica ripresa dal pittore Oltos . Per la prima volta si possono trovare: linee del terreno, rocce su cui i protagonisti si pongono ed accenni di profondità con lo scorcio di oggetti. Si assiste a una spazialità finora non presente nella decorazione vascolare. 

Si tratta di una&nbsp;kylix, utilizzata durante i banchetti, un'iscrizione dipinta sul vaso riporta l'autore, ovvero, il ceramografo Sosias, considerato tra i massimi artisti della prima generazione di pittori a figure rosse, del quale costituisce l'unico esemplare firmato. Sulla fascia decorativa esterna, è rappresentato&nbsp;Ercole accolto tra gli dei dell'Olimpo. la scena rappresentata nel clipeo centrale della coppa, è dipinto&nbsp;Achille&nbsp;che fascia il braccio dell'amico&nbsp;Patroclo, ferito in battaglia. La scena fa riferimento all'Iliade&nbsp;di&nbsp;Omero, che narra le vicende dei due guerrieri, ma che non fa specifico riferimento all'episodio rappresentato. Di interesse, è il fatto che tra i due protagonisti della scena, Patroclo è raffigurato come un uomo maturo che ha affrontato il nemico in battaglia, mentre un Pelìde sembra assumere il ruolo di&nbsp;eròmenos.

Al Pittore di Midia sono attribuiti circa 25 vasi, dipinti, in alcuni casi in coppia, soprattutto l'idrie o vasi di medie dimensioni. La sua scuola comprese almeno 9 distinte personalità o gruppi, seguaci dello "stile ornato".&nbsp; Venivano raffigurate scene dai miti, ad esempio, quello di&nbsp;Afrodite,&nbsp;Eros&nbsp;e&nbsp;Dioniso&nbsp;e miti rari, come quello della nascita di&nbsp;Erittonio, oppure scene di vita femminile quotidiana. Le sue figure presentano profili allungati e forme arrotondate; l'artista presta sempre particolare attenzione alle decorazioni degli abiti, alle capigliature, ai particolari dei gioielli, spesso evidenziati dalla doratura e dalla policromia.

L'hydria Vivenzio è stata dipinta da un pittore Ateniese, in una bottega di Atene nel 480 a.C. ed è stata trovata in una necropoli di Nola. prende il nome di Vivenzio dal collezionista che l'ha posseduta prima che questa andasse al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. L'hydria Vivenzio è realizzata nella tecnica Ateniese delle figure rosse, infatti sono rappresentate a risparmio sul fondo del vaso. Le figure sono state verniciate di rosso perché l'argilla della tipica colorazione di rosso arancio, molto brillante e depurata, lo sfondo, invece, è interamente verniciato in nero.Gli interni sono realizzati con grande precisione, grazie all'uso della tecnica della linea al tratto, in particolare le figure rosse consentono di variare l'importanza dei particolari interni diluendo più o meno la vernice. È una tecnica puramente vascolare e non pittorica che consentiva al ceramista di ottenere degli effetti anche molto raffinati, sia nella resa dei particolari interni, sia nella sovrapposizione delle figure nella disposizione delle figure in più registri per suggerire la profondità e l'animazione di una scena.

Conquistato lo scorcio già alla fine del sec. VI a.C., si affrontarono nel V i problemi di ombreggiatura e di prospettiva. Nel secolo seguente, in cui sembrarono affermarsi la scuola realistica e la pittura su tavola, il pittore più famoso fu Apelle, che lavorò per Alessandro Magno. Dalla metà del sec. VI la ceramica attica dominò tutti i mercati del mondo greco, decadendo poi fino a estinguersi alla fine del IV secolo. Dopo il 450 a.C. sorsero nell'Italia meridionale fabbriche locali di vasi figurati, molto simili a quelli attici a figure rosse. Anche la ceramica italiota cessò, come quella attica, alla fine del sec. IV a.C.

Il periodo arcaico&nbsp;comprende il VII e il VI secolo a.C., è un periodo di innovazioni ed esperimenti, è definito "orientalizzante" e comprende fenomeni ed eventi di varia natura. intorno al 620 a.C. si pone l'inizio del periodo arcaico, fase in cui si consolidano e sviluppano le conquiste del periodo precedente.  La fine dell'arte arcaica viene posta intorno&nbsp;al 480 a.C. La prima caratteristica è la rappresentazione tramite schemi e convenzioni, ad esempio le forme, le posture e i movimenti erano limitate. il modo di correre, stare e camminare veniva rappresentato sempre in base agli stessi schemi di lettura che servivano a rendere gestibile la complessità e l'irregolarità delle forme naturali.

Il vaso supera il metro e mezzo di altezza, fu utilizzato come séma, parola che indica il segnacolo funerario, posto sulla superficie, corrispondente all'urna moderna. è considerato uno dei più alti capolavori del periodo geometrico. Sono presentate due scene, distribuite in due piani. Nel piano superiore si può notare il compiano funebre di una persona, invece, nel registro sottostante si vede un corteo funebre, con carri trainati da cavalli e guerrieri muniti di scudi. Queste decorazioni sono la creazione originale di uno spirito artistico nuovo e pienamente evolutivo.

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