Tra arte e moda si intrecciano percorsi e scambi creativi molto profondi. Il contatto del mondo della moda con i protagonisti dell’arte, della pittura, del teatro, della musica e del balletto favorisce il lavoro creativo e stimola le performances moda, sempre più frequenti negli ambienti culturali delle grandi capitali.
Il rapporto arte-moda è stato esplorato in molteplici direzioni già all'inizio del Novecento. Gli artisti dell’Art Nouveau e delle Avanguardie Storiche applicarono le proprie concezioni estetiche al progetto dell’abito femminile, inteso come vestito artistico, individuale e riformato rispetto alla moda corrente.
Lo stile decorativo a piccole tessere geometriche e preziosismi cromatici delle opere pittoriche di Klimt si traspose nei progetti per abiti artistici poi realizzati dalla sartoria delle sorelle Flöge, a Vienna, esperienza unica e irripetibile fiorita nel contesto dello Jugenstil.
Gli artisti delle avanguardie storiche, dal Futurismo al Costruttivismo, dal Simultaneismo al Surrealismo, fino alla Pop art e all'Informale, sostenevano l’idea che ogni pensiero estetico creativo dovesse proiettarsi nel futuro, dal teatro alla cucina, dall'architettura alla musica, dalla pittura alla moda e in ogni ambito del quotidiano. Per i futuristi, come Balla e Depero, il vestire avrebbe preso le forme e i colori dei quadri e avrebbe rispecchiato sul corpo l’ideale dinamico e rivoluzionario della poetica del Manifesto futurista in contrapposizione all'estetica dell’abito borghese, vecchio e grigio.L’utopia dell’esperienza futurista, rimasta viva nel tempo, ha costituito il punto di partenza per numerose altre ricerche. Laura Biagiotti, appassionata collezionista di opere futuriste, ha disegnato una collezione di abiti ispirata alle geometrie cromatiche di Balla, presentata nel 1997 nella cornice espositiva delle opere futuriste della sua collezione privata.
Gilet ideato da Giacomo Balla.
Attorno al Futurismo, anche in Francia e in Russia, si sono sviluppate personalità creative e movimenti artistici che hanno coniugato arte e moda.
A Parigi Sonja Delaunay accanto al marito Robert, pittore cubista iniziatore dell’Orfismo, portò avanti ricerche sulla percezione dinamica della luce e sull'organizzazione armonica dei colori. L’artista applicò gli studi sui rapporti cromatici simultanei non soltanto ai suoi quadri, ma anche a mobili, stoffe, scenografie e modelli di moda. A partire dal 1913, creò tessuti variopinti dai ritmi astratti e vestiti di grande intensità cromatica, gli abiti simultanei, creando uno stile visivo unico per la moda corrente dell’epoca.
Dal 1921, nel suo atelier/abitazione, creò modelli unici per clienti prestigiose come l’attrice Gloria Swanson e realizzò costumi per il teatro e il cinema.
A Parigi Sonja Delaunay accanto al marito Robert, pittore cubista iniziatore dell’Orfismo, portò avanti ricerche sulla percezione dinamica della luce e sull'organizzazione armonica dei colori. L’artista applicò gli studi sui rapporti cromatici simultanei non soltanto ai suoi quadri, ma anche a mobili, stoffe, scenografie e modelli di moda. A partire dal 1913, creò tessuti variopinti dai ritmi astratti e vestiti di grande intensità cromatica, gli abiti simultanei, creando uno stile visivo unico per la moda corrente dell’epoca.
Dal 1921, nel suo atelier/abitazione, creò modelli unici per clienti prestigiose come l’attrice Gloria Swanson e realizzò costumi per il teatro e il cinema.
Sonja Delaunay,cappotto con motivi geometrici
Ernesto Thayaht, artista versatile, illustratore raffinato e moderno formatosi nell'ambiente futurista fiorentino,ha operato tra gli anni Venti e Cinquanta con un’intensa produzione di disegni per tessuti, marchi, manifesti e progetti per la moda. Dal 1919 instaura un intenso rapporto di collaborazione con Madeleine Vionnet apportando un significativo contributo stilistico alla realizzazione di abiti, tessuti, decorazioni e oggetti; progetta inoltre, numerosi figurini, illustrazioni per riviste, logo e immagine coordinata della maison. Nell'estate del 1920, Thayaht propose, attraverso le pagine del quotidiano fiorentino La Nazione, un modello di abbigliamento antimoda: la Tuta, “un abito universale”, in grado disostituire l’intero guardaroba. Il capo, dal taglio perfettamente geometrico, “economico” in quanto si poteva confezionare in casa da un unico taglio di tessuto di cotone o di canapa, rappresentava una presa di posizione
nei confronti dei prezzi esagerati dei vestiti in quegli anni di dopoguerra. Il nuovo modo di vestire venne proposto con lo slogan Tuttintuta, come segno di distinzione per “la nobiltà del lavoratore manuale ed intellettuale”; tuttavia le foto in cui l’artista fa da indossatore del nuovo modello, con bastone da passeggio e sandali, fanno pensare ad un target più di dandy che di gente comune.
nei confronti dei prezzi esagerati dei vestiti in quegli anni di dopoguerra. Il nuovo modo di vestire venne proposto con lo slogan Tuttintuta, come segno di distinzione per “la nobiltà del lavoratore manuale ed intellettuale”; tuttavia le foto in cui l’artista fa da indossatore del nuovo modello, con bastone da passeggio e sandali, fanno pensare ad un target più di dandy che di gente comune.
Anche in Russia, dopo la rivoluzione del 1917, gli artisti adottarono la tuta
come abito ideale per tutti i tipi di lavoro e lo sport, definendolo “indumento
del nostro tempo”.
Il poeta Vladimir Majakovskij fu tra i primi ad indossare una divisa personale, una vistosa giacca a righe gialle e nere, secondo lo stile avanguardista del Costruttivismo russo
come abito ideale per tutti i tipi di lavoro e lo sport, definendolo “indumento
del nostro tempo”.
Il poeta Vladimir Majakovskij fu tra i primi ad indossare una divisa personale, una vistosa giacca a righe gialle e nere, secondo lo stile avanguardista del Costruttivismo russo
Nella Parigi degli anni Venti e Trenta,dove le grandi couturiere lavorano a stretto contatto con gli artisti, la relazione tra moda e arte raggiunge un alto grado di intenti.
Madeleine Vionnet, titolare di un importante atelier parigino che tra le due guerre ebbe fino a mille dipendenti, seppe introdurre innovazioni significative nelle tecniche del taglio e della decorazione. Il suo riferimento ideale fu il peplo greco: il semplice rettangolo di stoffa e l’armonioso drappeggio sul corpo. Vionnet ideò abiti con un ridotto numero di cuciture poste sulle spalle o in vita, essenziali per ancorare i teli in sbieco del modello. Sul piano decorativo vediamo ricorrere il motivo della rosa in tessuto, del nodo, per vent'anni simbolo della maison, delle frange attaccate filo a filo e di superbi ricami con esecuzioni minuziose e sapienti per non appesantire la leggerezza dei tessuti.Tra i ricami più celebri di Vionnet, eseguiti dalla ditta Lesage, ricordiamo la serie dei cavalli e delle volute ispirati alla pittura vascolare dei crateri attici a figure rosse e nere delle collezioni del Louvre.
Madeleine Vionnet, titolare di un importante atelier parigino che tra le due guerre ebbe fino a mille dipendenti, seppe introdurre innovazioni significative nelle tecniche del taglio e della decorazione. Il suo riferimento ideale fu il peplo greco: il semplice rettangolo di stoffa e l’armonioso drappeggio sul corpo. Vionnet ideò abiti con un ridotto numero di cuciture poste sulle spalle o in vita, essenziali per ancorare i teli in sbieco del modello. Sul piano decorativo vediamo ricorrere il motivo della rosa in tessuto, del nodo, per vent'anni simbolo della maison, delle frange attaccate filo a filo e di superbi ricami con esecuzioni minuziose e sapienti per non appesantire la leggerezza dei tessuti.Tra i ricami più celebri di Vionnet, eseguiti dalla ditta Lesage, ricordiamo la serie dei cavalli e delle volute ispirati alla pittura vascolare dei crateri attici a figure rosse e nere delle collezioni del Louvre.
Ernesto Thayaht, Logotipo della Maison Vionnet,
1919.
1919.