Il Decamerone della III A
a.s. 2020-21
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INTRODUZIONEIL PROGETTO
Il nostro “ventinovelle”
Stavamo riassumendo e commentando in classe le novelle di Boccaccio rielaborate da Bianca Pitzorno nel suo Dame, mercanti e cavalieri, quando si alzò tra le alunne della 3A del Liceo delle Scienze Umane “Laura Bassi” di Bologna una mano:
- Prof, e se inventassimo il nostro Decameron?
- Che cosa vuoi dire?
- Potremmo inventare anche noi delle novelle, e raccontarcele in classe.
L’idea mi parve bellissima – come rifiutare del resto un invito che viene, per una volta, direttamente dagli alunni? - ma occorreva strutturarla un po’ più puntualmente, facendola rientrare nel quadro disciplinare. Ci poteva essere in gioco una conoscenza di Boccaccio che permettesse di interiorizzarne temi e problematiche, ma soprattutto l’educazione alla complessità, al pluralismo di punti di vista e all’ascolto.
Stavamo riassumendo e commentando in classe le novelle di Boccaccio rielaborate da Bianca Pitzorno nel suo Dame, mercanti e cavalieri, quando si alzò tra le alunne della 3A del Liceo delle Scienze Umane “Laura Bassi” di Bologna una mano:
- Prof, e se inventassimo il nostro Decameron?
- Che cosa vuoi dire?
- Potremmo inventare anche noi delle novelle, e raccontarcele in classe.
L’idea mi parve bellissima – come rifiutare del resto un invito che viene, per una volta, direttamente dagli alunni? - ma occorreva strutturarla un po’ più puntualmente, facendola rientrare nel quadro disciplinare. Ci poteva essere in gioco una conoscenza di Boccaccio che permettesse di interiorizzarne temi e problematiche, ma soprattutto l’educazione alla complessità, al pluralismo di punti di vista e all’ascolto.
Questo libro nasce da quella prima proposta: la classe scelse otto temi intorno ai quali incentrare le novelle (la paura, il dolore, l’amore, il caso, mondi fantastici, avventure di teen-agers, l’amicizia, storie divertenti) e ogni alunna si candidò a idearne una. Poi organizzammo le narrazioni – sul modello boccacciano – in modo che si sviluppassero dagli argomenti più cupi a quelli più rassicuranti e gioiosi e ci demmo un calendario.
Ogni settimana doveva infatti corrispondere all’incirca a una tematica: le narratrici mi avrebbero inviato la versione scritta del loro racconto, che nei giorni successivi avrebbero narrato oralmente alla classe.
Inizialmente si era pensato di filmare le performances, per poi raggrupparle in brevi video-clip,
Ogni settimana doveva infatti corrispondere all’incirca a una tematica: le narratrici mi avrebbero inviato la versione scritta del loro racconto, che nei giorni successivi avrebbero narrato oralmente alla classe.
Inizialmente si era pensato di filmare le performances, per poi raggrupparle in brevi video-clip,
che ne includessero quattro o cinque, fino a realizzare una sorta di breve serie del Decameron di classe. Purtroppo, ci si misero di mezzo la pandemia e la didattica a distanza: solo pochissime di quelle esposizioni poterono essere realizzate in presenza, e per giunta con tutta la serie di barriere igieniche che, se doverosamente proteggevano la salute, certamente impedivano un contatto più diretto e umano.
La gran parte delle narrazioni, invece, si tenne a distanza: da un canto, ciò ribadiva l’isolamento in cui tutti vivevamo in quel periodo, dall’altro però ci consentì di continuare a comunicare e a scambiarci idee anche quando sembrava più difficile farlo. Come in una galleria di ritratti di famiglia, conserviamo i volti, le voci, le interruzioni, l’emozione, la sfida a superare la timidezza e l’occhio vuoto della telecamera…
La gran parte delle narrazioni, invece, si tenne a distanza: da un canto, ciò ribadiva l’isolamento in cui tutti vivevamo in quel periodo, dall’altro però ci consentì di continuare a comunicare e a scambiarci idee anche quando sembrava più difficile farlo. Come in una galleria di ritratti di famiglia, conserviamo i volti, le voci, le interruzioni, l’emozione, la sfida a superare la timidezza e l’occhio vuoto della telecamera…
Uno specchio in cui le venti narratrici potranno riguardarsi soddisfatte, spero, sia ora, sia forse tra qualche anno.
Alla fine, inoltre, ci parve bello avere anche una versione scritta dell’opera, che assieme abbiamo appunto raccolto in questo e-book: ottenuta un’adeguata piattaforma digitale, ogni alunna vi ha caricato la propria novella, che io avevo precedentemente revisionato, rispettando l’ordine stabilito, e imparando a valorizzarla graficamente in modo che fosse – almeno ce lo auguriamo – accattivante per i lettori.
Anche le tavole che arricchiscono i racconti sono opera della mano, della creatività e della fantasia di alcune delle studentesse.
Alla fine, inoltre, ci parve bello avere anche una versione scritta dell’opera, che assieme abbiamo appunto raccolto in questo e-book: ottenuta un’adeguata piattaforma digitale, ogni alunna vi ha caricato la propria novella, che io avevo precedentemente revisionato, rispettando l’ordine stabilito, e imparando a valorizzarla graficamente in modo che fosse – almeno ce lo auguriamo – accattivante per i lettori.
Anche le tavole che arricchiscono i racconti sono opera della mano, della creatività e della fantasia di alcune delle studentesse.