Samir e l’aquilone “magico”

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Samir, era un ragazzo di 11 anni che viveva ad Aleppo, città della Siria, da tanti anni luogo di guerre civili.
Samir, viveva la sua adolescenza, tra bombardamenti e attacchi aerei, c’era un terribile conflitto che devastava la cittadina e non risparmiava la scuola, i parchi pubblici e le Piazze del paese.

Samir e gli amici, non potevano uscire di casa perché rischiavano tutti i giorni la vita, la paura era la compagna inseparabile delle loro giornate. La guerra l’aveva costretto a vivere nella povertà, non aveva niente da mangiare, tranne che riso, ceci e patate, come tutti gli altri aspettava gli aiuti umanitari, per poter sopravvivere. Non aveva nessun gioco, né una bicicletta né un monopattini e neanche un aquilone, a lui piaceva tanto giocare con l’aquilone, amava correre a perdifiato per farlo alzare in aria e vederlo volare libero. 

Samir era triste perché viveva da solo, rinchiuso in casa come un prigioniero, senza più i genitori, che erano stati portati via dalla polizia, la mamma piangeva disperata e non voleva abbandonarlo, lo fece nascondere, e le ultime parole furono … “un giorno ci riabbracceremo”.