"...Il libro dell'Orchestra!..."

Prodotto finale del progetto La Scuola D'Estate - Fase 3- 2021: Rinforzo e potenziamento competenze disciplinari e relazionali con intro al nuovo anno

La Scuola D'Estate -"La Biblioteca digitale: libri per tutti i gusti con…un click!"- Istituto Comprensivo "Boscotrecase IC 1- SM Prisco"- Boscotrecase (NA)

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Storia del Flauto Traverso Il flauto traverso, il tipo più diffuso oggi nella cultura occidentale, era conosciuto in Cina già nel 900 a.C. Intorno al 1100 d.C. raggiunse l'Europa, dove venne utilizzato in ambito militare nelle zone di lingua tedesca. Da qui nacque l'antico nome di flauto tedesco per il flauto traverso. Famiglie di flauti, comprendenti taglie dal soprano al basso, furono suonate nel XVI al XVII secolo nell'ambito della musica da camera. Costruiti in un unico pezzo, questi flauti possedevano un corpo cilindrico e sei fori d'apertura lungo il tubo. Il flauto fu ridisegnato verso la fine del XVII secolo dagli Hotteterrre, famiglia francese di musicisti e costruttori di strumenti a fiato. Essi costruirono gli strumenti in tre sezioni con cameratura conica, aggiungendo una chiave per facilitare la diteggiatura.

PARTE TECNOLOGICA

Strumento a fiato tubolare nel quale il flusso d'aria è indirizzato dall'esecutore contro uno spigolo, in modo che quest'ultimo funzioni come generatore di pulsazioni che si trasmettono alla colonna d'aria contenuta nel tubo, producendo un suono di altezza determinata. Lungo il tubo possono essere inoltre aperti fori, in modo da produrre note di diversa altezza. Nei flauti traversi, come negli strumenti tipici dell'orchestra occidentale, nell'indiano Bansri e nel cinese Di , l'imboccatura (boccola o bocca) è ricavata direttamente nel tubo. Nei flauti a imboccatura terminale il foro di apertura è posto all'estremità del tubo (come nell'arabo ney).In altri flauti, come nel penny whistle , nel flauto diritto, e nell'ocarina, l'imboccatura è caratterizzata da una stretta fessura che conduce il fiato contro il bordo dell'apertura del tubo.

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Fratelli d'Italia&nbsp; L'Italia s'è desta,&nbsp; Dell'elmo di Scipio&nbsp;s'è cinta la testa.&nbsp; Dov'è la Vittoria?&nbsp; Le porga la chioma,&nbsp; Ché schiava di Roma&nbsp;Iddio la creò.&nbsp; Stringiamci a coorte siam pronti alla morte&nbsp; siam pronti alla morte l'Italia chiamò.&nbsp;&nbsp; Noi fummo da secoli&nbsp;calpesti, derisi,&nbsp; Perché non siam popolo,&nbsp;perché siam divisi.&nbsp; Raccolgaci un'unica&nbsp;Bandiera, una speme:&nbsp; di fonderci insieme&nbsp;già l'ora suonò.&nbsp; Stringiamci a coorte&nbsp; siam pronti alla morte&nbsp;l'Italia chiamò.&nbsp;&nbsp;

Uniamoci, amiamoci,&nbsp;l'Unione e l'amore&nbsp; rivelano ai popoli&nbsp;le vie del Signore;&nbsp; giuriamo far libero&nbsp;Il suolo natìo:&nbsp; Uniti per Dio&nbsp;chi vincerci può Stringiamci a coorte&nbsp; Siam pronti alla morte&nbsp; L'Italia chiamò.&nbsp;&nbsp; Dall'Alpi a Sicilia&nbsp; Dovunque è Legnano,&nbsp; Ogn'uom di Ferruccio&nbsp;ha il core, ha la mano,&nbsp; I bimbi d'Italia&nbsp;si chiaman Balilla, Il suon d'ogni squilla&nbsp;I Vespri suonò.&nbsp; Stringiamci a coorte&nbsp; siam pronti alla morte&nbsp;L'Italia chiamò.&nbsp;&nbsp; Son giunchi che piegano&nbsp;Le spade vendute:&nbsp; Già l'Aquila d'Austria&nbsp;Le penne ha perdute.&nbsp; Il sangue d'Italia,&nbsp;Il sangue Polacco,&nbsp; Bevé, col cosacco,&nbsp;Ma il cor le bruciò.&nbsp; Stringiamci a coorte&nbsp; Siam pronti alla morte&nbsp;L'Italia chiamò&nbsp;

I VIRTOUSI DI IERI E DI OGGI

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Parte storica

La&nbsp;chitarra barocca, progenitrice della chitarra classica sviluppatasi a fine Settecento e di dimensioni assai modeste, ebbe nel&nbsp;XVII<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/XVII_secolo"> </a>secolo&nbsp;una notevole diffusione, proseguendo il prezioso filone musicale del&nbsp;liuto&nbsp;e della&nbsp;vihuela; questi due strumenti vissero il loro ultimo splendore durante il periodo della musica barocca, prima di cadere definitivamente in disuso. Fu soprattutto in&nbsp;Italia, in&nbsp;Spagna&nbsp;e in&nbsp;Francia&nbsp;che la chitarra barocca consolidò una ricca tradizione strumentale. Già sul finire del Seicento, e per buona parte del secolo seguente, l'attenzione verso la chitarra si dissolse e con essa si offuscarono per lungo tempo la consapevolezza tecnica e lo sviluppo di un repertorio dello strumento.

Quindi la sua innovatività è evidente nel superamento dei confini tra i generi musicali. Mai nessuno, prima di lui aveva osato introdurre in una composizione sinfonica quattro voci soliste, SOPRANO-CONTRALTO-TENORE-BASSO, e un coro misto, cioè costituito da voci maschili e femminili. Beethoven affidò ai solisti e al coro il compito di chiudere il suo possente lavoro sinfonico.

L'Inno è caratterizzato dalla presenza insolita di un RECITATIVO, cioè una forma di composizione nella quale il cantante si esprime mediante uno stile prevalentemente sillabico (ad ogni sillaba corrisponde una nota), ossia un declamato che rappresenta una via di mezzo tra il parlato e il cantato. Man mano al basso continuo suonato dai violoncelli, si aggiungono prima i violini secondi poi i violini primi poi i solisti maschili e femminili e infine il coro in un crescendo grandioso e penetrante.

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Cominciò a studiare&nbsp;pianoforte&nbsp;e&nbsp;composizione al&nbsp;conservatorio&nbsp;di&nbsp;Madrid&nbsp;nel&nbsp;1864 e, molto probabilmente, imparò a suonare la&nbsp;chitarra&nbsp;da autodidatta, ma nel&nbsp;1872&nbsp;studiò per un breve periodo presso il chitarrista&nbsp;Julián Arcas. Questo fondere lo studio della composizione e del pianoforte alternato all'attività concertistica gli permise di acquisire una notevole padronanza tecnica sullo strumento. Secondo&nbsp;Emilio Pujol&nbsp;con il suo modo di suonare "si era collocato fuori dalla comune condizione dei chitarristi". Si suppone che la postura con la chitarra poggiata sulla gamba sinistra rialzata dallo sgabello sia diventato uno standard per i chitarristi classici a partire da lui. Come&nbsp;Fernando Sor, inoltre, suonava la chitarra senza utilizzare le unghie, attaccando la corda direttamente con il polpastrello. Si è supposto che la sua predilezione per il tocco appoggiato derivasse da una modifica strutturale dello strumento, il rialzo della tastiera rispetto al piano armonico; in ogni caso si tratta di una delle innovazioni tecniche di Tárrega, insieme alla liberazione del&nbsp;mignolo&nbsp;dall'appoggio sulla cassa.

LE VARIE TIPOLOGIE DI FLAUTI

Flauti Dritti Tra i vari flauti, i più comuni sono i "flauti dritti", detti anche "flauti dolci" o "flauti a becco", dato che alcuni hanno un'imboccatura a forma di becco di uccello Si tratta di flauti diritti e a cavità aperta in cui si varia la lunghezza della colonna d'aria risuonante mediante l'apertura e la chiusura dei fori. Tuttavia, poiché in questa categoria possono essere inseriti anche tipi di flauto che non hanno necessariamente un'imboccatura "a becco" né un suono delicato e "dolce", una definizione alternativa potrebbe essere "flauto a blocco" (dal&nbsp;tedesco&nbsp;Blockflöte), o eventualmente "flauto ad anima" (in tedesco&nbsp;Kern(spalt)flöte), ma entrambe le espressioni non sono utilizzate normalmente in&nbsp;italiano. Flauti Traversi I "flauti traversi" sono invece caratterizzati dalla mancanza di un labium e dal fatto di essere tenuti "di traverso" rispetto all'esecutore, in genere alla sua destra. Tipicamente, i flauti traversi adottano chiavi per la chiusura dei fori di intonazione, a differenza degli altri tipi in cui i fori vengono normalmente chiusi direttamente tramite il polpastrello delle dita. Esempi sono:&nbsp;ottavino ,flauto soprano&nbsp;, flauto traverso... Flauti con Imboccatura a un'Estremità I "flauti con imboccatura a un'estremità", come ad es. il Flauto di Pan, mancano anch'essi del labium: l'esecutore soffia direttamente l'aria contro il bordo affilato all'estremità superiore aperta del flauto.

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L'Inno d'Italia è stato scritto nel 1847 da Goffredo Mameli durante i Moti Rivoluzionari per l'Unità d'Italia ed è un'esortazione per restare uniti con la Patria per la quale vale la pena rischiare la vita in nome della Libertà.

STATI MEMBRI DELL'UE AL 2020

Che cos'è un inno e perché è importante...

Un inno è una composizione poetico-musicale che può essere solo vocale e quindi eseguito da un solista o da un coro, solo strumentale e quindi eseguito da un'orchestra, oppure prevedere il coro accompagnato da uno strumento armonico o da un'orchestra. L'Inno nazionale, in particolare, viene eseguito quando ci sono ricorrenze particolarmente rappresentative di una nazione, serve a rafforzare l'identità nazionale ed esalta i valori ideali, politici e religiosi di uno stato.

Ecco alcune strofe dell'inno: "Gioia, gioia, scintilla divina... Tutti gli uomini diventano fratelli... Abbracciatevi, moltitudini! Questo bacio vada al mondo intero! Fratelli, sopra il cielo stellato deve abitare un Padre affettuoso." LA CURIOSITA'! Prima di Beethoven le sinfonie erano solo strumentali e formate da 3 movimenti: invece Beethoven nella IX ne aggiunge un altro e inserisce il coro composto da 4 voci soliste e un coro di voci miste. L'esigenza di Beethoven, vicino al termine della sua vita, era quella di comunicare al mondo la sua idea di Gioia, cioè quella che può scaturire solo quando tutti gli uomini sono fratelli.

Maurice Ravel, Franz Schubert, Ludwig van Beethoven, Wolfgang Amadeus Mozart, Franz Liszt, Claude Debussy, Robert Schumann, Serguei Rachmaninov, Felix Mendelssohn o Richard Wagner I migliori pianisti,&nbsp;insomma, si sovrappongono, nell'immaginario,&nbsp; a compositori di epoche anche remote, ancora nei cuori di tutti. Ed i pianisti famosi dei nostri giorni, come ogni studente appassionato di musica, sembrano ispirarsi a questi nomi ed alle loro carriere prodigiose.

Borrelli Erika; Casciello Francescalaura; Cozzolino Giorgia; D'Aniello Raffaela; Testa Alessio; Serena Vitulano

Severino Gazzelloni Severino Gazzelloni, è stato un&nbsp;flautista italiano, uno dei primi pionieri della riscoperta moderna in&nbsp;Italia&nbsp;del&nbsp;flauto strumento che ha iniziato gradualmente a ottenere larga e condivisa considerazione in virtù delle sue peculiari caratteristiche di agilità, bellezza del suono e larghe possibilità d'uso nell'impiego solistico, particolare quest'ultimo che Gazzelloni considerava fermamente e in modo duraturo nel tempo.

Il flauto di Severino Gazzelloni Il flauto d'oro Wm. S. Haynes n. 25600 costruito nel 1956 per Severino Gazzelloni, da lui suonato nel periodo d'oro della sua carriera (1956/67), appartiene a&nbsp; Marlaena Kessick<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Marlaena_Kessick"> </a>. Successivamente allo scambio dei flauti tra i due artisti nel 1967, Gazzelloni ha acquistato e suonato diversi flauti d'oro di varie ditte. Il suo flauto appartiene oggi alla flautista Elena Cecconi.

• Inno alla Gioia (arrangiamento originale del prof. Cannavale) • Inno di Mameli • Body Percussion del brano di Bruno Mars “Uptown Funk” • “Quest’anno faremo scintille” (canzone con testo originale della prof.ssa D’Errico)

Parte tecnologica

Il&nbsp;pianoforte&nbsp;è uno strumento musicale a corde percosse mediante martelletti, azionati da una&nbsp;tastiera. L'origine del termine è italiana ed è riferito alla possibilità di suonare note a volumi diversi in base al tocco. Chi suona il pianoforte è chiamato&nbsp;pianista.

&nbsp;LA MECCANICA è il legame che esiste tra le dita del pianista e le corde del pianoforte e costituisce una delle parti più importanti nella costruzione del pianoforte. Dato che le esigenze del pianista sono una buona scala dinamica, velocità di ripetizione ed uniformità del tocco, risultano essere fattori determinanti, al fine di ottenere prestazioni ottimali, il progetto, la costruzione e la regolazione finale

L’Inno Europeo E’ l’Inno dell’Unione Europea, organizzazione politica ed economica nata nel Secondo Dopoguerra per salvaguardare la Pace tra i paesi europei. Nel 1972, aderendo a questi ideali, il Consiglio d’Europa ha adottato il tema musicale dell’Inno alla gioia di Beethoven come proprio inno e&nbsp;nel 1985 è stato proclamato inno ufficiale dell’Unione europea.&nbsp; Per questo motivo viene eseguito nelle cerimonie ufficiali che vedono la partecipazione dell’Unione europea e in molti altri eventi di carattere comunitario. Herbert von Karajan, uno dei più grandi direttori d’orchestra&nbsp;del Novecento, elaborò l'adattamento strumentale che conosciamo oggi, costituito dalle sole battute dalla 140 alla 187 del Finale della Sinfonia e ne rallentò il tempo di esecuzione. Nel 2000 il Consiglio d’Europa ha&nbsp;incaricato compositore francese&nbsp;Christophe Guyard di realizzare una rielaborazione dell’inno che potesse adattarsi a diventare colonna sonora di documenti audiovisivi riguardanti il Consiglio. Ne nacque la&nbsp;Rapsodia sull’Inno Europeo.&nbsp;

"...Il Libro dell'Orchestra!..."

"... Le Livre de l'Orchestre!..."

Classiche, acustiche, elettriche, sette o addirittura otto corde. La&nbsp;chitarra&nbsp;si presenta nelle forme più disparate, adatte per suonare diversi stili musicali.

La&nbsp;chitarra classica&nbsp;è un tipo di&nbsp;chitarra&nbsp;utilizzato per l'esecuzione di brani di&nbsp;musica classica&nbsp;o&nbsp;popolare.

Una&nbsp;chitarra acustica&nbsp;è un tipo di strumento musicale in cui il suono è prodotto dalla vibrazione delle corde e si propaga ad intensità udibili attraverso la&nbsp;risonanza&nbsp;della&nbsp;cassa armonica, senza bisogno di&nbsp;amplificazione elettrica.

La&nbsp;chitarra elettrica&nbsp;è un tipo di&nbsp;chitarra&nbsp;in cui la vibrazione delle corde viene rilevata da uno o più&nbsp;pick-up

La manifestazione ha avuto un grande successo, ma la gioia è stata di noi ragazzi, che rispettando le dovute regole, abbiamo potuto di nuovo rincontrarci e stare assieme e soprattutto fare la nostra amata&nbsp;musica. Pagano Pasquale

La gioia e l'emozione di essere tornati a scuola dopo un lungo periodo dovuto alla pandemia, ci ha dato un'energia tale da sprizzare scintille di felicità ovunque. Paduano Lucia

Istituto Comprensivo Boscotrecase I.C. 1 - S. M. Prisco

IL DIRETTO ANTENATO DEL PIANOFORTE E' SENZA DUBBIO IL CLAVICORDO, strumento nel quale le corde vengono percosse e non pizzicate, appartenente quindi a una famiglia diversa da quella delle spinette e del clavicembalo, i quali fanno invece parte della famiglia a plettro o a pizzico.

Vi sono stati vari tentativi di dare un testo all’inno. Inizialmente, si era pensato di utilizzare la lingua latina o addirittura l’esperanto, ma l’universalità della sola musica ha orientato la scelta sulla versione ufficiale, cioè quella strumentale.&nbsp; Un’altra motivazione che spinse all’inizio i membri dell’UE a far eseguire solo la musica fu legata alla sonorità della lingua tedesca del testo (dell’Ode alla Gioia) che avrebbe potuto riportare alla mente gli orrori della II Guerra Mondiale e in particolare la Shoah (ossia lo sterminio degli Ebrei) e le sofferenze causate dall’ideologia nazista anche ad altre categorie sociali (disabili, omosessuali, Rom, altre etnie, ecc.).

IL PRIMO MODELLO DI PIANOFORTE FU MESSO A PUNTO DALL'ITALIANO BARTOLOMEO CRISTOFORI, padovano cittadino della Repubblica di Venezia alla corte fiorentina di Cosimo III de' Medici, a partire dal 1698. Era un "GRAVICEMBALO COL PIANO E FORTE", chiamato verso la fine del Settecento con il nome pianoforte, piano-forte e anche "fortepiano" (come risulta dalle locandine coeve dei concerti di Beethoven e altri grandi compositori dell'epoca in cui il pianoforte andò affermandosi). La novità era l'applicazione di una MARTELLIERA al clavicembalo. L'idea di Cristofori era di creare un clavicembalo con possibilità dinamiche controllabili dall'esecutore; nel clavicembalo, infatti, le corde pizzicate non permettono di controllare la dinamica (anche per questo pianoforte e clavicembalo non appartengono alla stessa sottofamiglia). Il pianoforte in Italia fu apprezzato soprattutto dal compositore Benedetto Marcello.

Giuseppe Cecco Thomas De luca Giorgia Forte Ilenia Izzo Giorgia Langella Mario Marrazzo

Le parti principali, componenti il pianoforte, sono: LA CASSA, IL PIANO ARMONICO, IL TELAIO, LE CAVIGLIE E IL SOMMIERE, LE CORDE, LA PEDALIERA.

L'INNO ALLA GIOIA QUANDO? Nel 1785 il poeta tedesco Friedrich Schiller compose una poesia intitolata "Inno alla Gioia "detto anche "Ode alla gioia". Benché fosse piuttosto famosa, mai il suo autore avrebbe immaginato che il testo circa 20 anni dopo la sua morte, nel 1823, sarebbe stato messo in musica da uno dei più grandi compositori della storia Ludwig Van Beethoven. Beethoven utilizzò l'ode nel Finale del IV Tempo della sua Nona Sinfonia, che proprio per questo motivo viene ricordata come Sinfonia Corale. Sicuramente neppure Beethoven, mentre componeva questa meravigliosa e famosissima melodia, quando era già quasi completamente sordo, avrebbe immaginato che proprio quelle note sarebbero divenute l'Inno della nostra Europa! L'obiettivo di questo inno non è quello di sostituire gli inni nazionali degli stati dell'Unione europea ma cercare di celebrare con essi i valori fondamentali che avevano mosso gli Stati fondatori e rappresentare così un'unione data dalle diversità di ognuno. La scelta dell'Unione Europea di adottarlo nella versione solo strumentale, scaturì dalla consapevolezza dell'universalità del linguaggio musicale che va oltre le lingue, le religioni o l'orientamento politico e riesce ad esprimere al meglio ideali come libertà, pace e solidarietà che furono cari anche e Beethoven e sono ancora oggi fondamentali per l'Europa stessa.

LA BODY PERCUSSION Sai che cos'è la body percussion? E l'arte di fare i suoni col corpo percuotendolo in vari modi e offre a noi alunni una nuova esperienza didattica. E' caratterizzata da movimenti come battere le mani tra loro, sul petto, battito di piedi a terra e schiocco di dita. Si usa per "vivere " la musica, in particolare il ritmo e per creare nuove coreografie: il corpo diventa così uno strumento musicale. Come diceva Carl Orff musicista tedesco compositore del Carmina Burana, il ritmo è il primo elemento che ci introduce al mondo dei suoni. Noi a volte nell'ora di musica a scuola, pratichiamo questa body percussion che oltre a divertirci molto ci comporta anche molti benefici come l'aumento della concentrazione, della memoria e della coordinazione.

Il suono del Pianoforte può essere modificato anche mediante pedali (solitamente tre), che azionano particolari meccanismi. In un moderno pianoforte a coda troviamo, da sinistra a destra, l'una corda, il&nbsp;tonale&nbsp;e quello&nbsp;di risonanza. Il pedale del piano o “una corda” sposta orizzontalmente la tastiera di alcuni millimetri in modo che venga colpita una corda in meno. Il pedale tonale, detto anche “terza mano“, solleva gli smorzatori delle ultime note suonate con lo scopo di prolungare il suono e di far così risuonare tutte le corde sollevando tutti gli smorzatori. Il pedale di risonanza allontana i martelletti dalle corde permettendo una maggiore ampiezza e durata della vibrazione. Nei pianoforti verticali il pedale centrale aziona la&nbsp;sordina, che frappone una striscia di&nbsp;feltro fra le corde e i martelli per attutire il suono. Solo il primo e il terzo pedale sono presenti su tutti i pianoforti.

Una citazione di&nbsp;&nbsp;William Newman riassume lo stile di Sor: "Le&nbsp;sonate&nbsp;di Sor hanno un alto valore creativo. Le idee, che nascono dallo strumento ma che stanno in piedi abbastanza bene anche da sole, sono fresche e particolari. L'armonia&nbsp;è abilmente e sorprendentemente variata, con audaci cambi di tonalità e ricche&nbsp;modulazioni&nbsp;nelle sezioni di sviluppo. Anche la struttura è interessante, con gli spostamenti&nbsp;melodici&nbsp;dalla voce alta, alla bassa, all'intermedia, e frequenti aggiunte di accenni&nbsp;contrappuntistici. Nelle forme musicali più ampie, l'Allegro&nbsp;dei primi&nbsp;movimenti&nbsp;mostra ancora considerevole flessibilità nell'applicazione della "forma sonata", specialmente nel gran numero di idee presentate e richiamate. In questo caso, lo stile richiama quello di&nbsp;Haydn&nbsp;e&nbsp;Boccherini, specialmente nel primo movimento dell'Op. 22, che ha tutta la pulizia di sintassi e accompagnamento che si può trovare in una&nbsp;Sinfonia&nbsp;classica, e il suo terzo e quarto movimento, che potrebbero proprio essere scambiati per un&nbsp;Minuetto e Rondò&nbsp;di Haydn." La tecnica che Sor sviluppò sullo strumento presenta alcuni aspetti decisamente peculiari. Egli rifiutava l'uso dell'anulare nella melodia, riservandolo solo all'esecuzione degli&nbsp;accordi&nbsp;che rendevano arduo lo scivolamento del pollice lungo le corde più gravi; quando possibile, prediligeva l'uso del solo pollice per i&nbsp;bicordi&nbsp;al basso. Nelle scale si asteneva il più delle volte dal ribattere sulla stessa corda con le dita della mano destra, preferendo suonare la prima nota e poi&nbsp;legare&nbsp;le successive con la mano sinistra. Per quanto riguarda le unghie della mano destra, egli rifiuta il loro uso con molta decisione.

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