Amore Fatale

Racconti gialli scritti dagli alunni della classe 2C, Scuola secondaria di primo grado Giorgione di Castelfranco Veneto.

Racconti Gialli 2C

“Inoltre, nutrivo già dei sospetti su di te da quando mi hai detto che pensavi che a uccidere Tom fosse stato qualcuno che frequentava il casinò, ma come facevi a sapere che Tom frequentava il casinò nonostante la tua affermazione di non conoscere la sua vita privata?”. Dopo averle spiegato tutto, chiamai la polizia e la feci arrestare, la mia impresa finì su tutti i giornali! Una settimana dopo la risoluzione del caso, ricevetti una strana chiamata: “Parlo con John Eaton? Buongiorno, vista la sua bravura nella risoluzione di casi, le vorrei proporre di venire a lavorare con noi all’F.B.I. …

A mia madre Silvia, che mi ha fatto guardare serie TV poliziesche sin da quando sono piccolo, e a mio fratello Francesco, che mi ha fatto pensare a cose macabre per scrivere il libro.

In ogni caso non potevo rinunciare, anche perché la vittima era un mio vecchio amico. Una volta arrivato a casa di Natasha, decisi di andare a vedere la scena del crimine, per trovare eventuali indizi. Avevo già ipotizzato che la causa della morte fosse il veleno. Lo avevo capito grazie alla schiuma alla bocca e agli occhi storti della vittima. Entrando ne ebbi la certezza: nascosto dentro la tazza posizionata sopra il comodino, c’era del veleno per topi, l’avevo capito perché lo usavo spesso per disinfestare il mio monolocale, anche se il più delle volte ci pensava Igor, il mio gatto. Il marito di Natasha era morto per colpa della tazza di camomilla avvelenata che gli aveva portato la cameriera. Avevo anche scoperto che dietro a un quadro situato sopra la testiera del letto, si trovava una cassaforte, stranamente aperta e, ancor più stranamente, vuota…

Il giorno dopo decisi di interrogare gli abitanti della villa: Natasha, la cuoca e la cameriera. Tom e Natasha non avevano figli e questo perché lei era risultata sterile. Prima di iniziare accesi un registratore, e dopo cominciai con Natasha, chiedendo: “Ha mai notato comportamenti strani in suo marito, magari un cambio di routine?”. “Ultimamente tornava a casa molto tardi, e diceva che fosse per lavoro, ma io pensavo che mi stesse tradendo, per questo ho chiesto il divorzio” disse Natasha. “Per caso c’era qualche posto che frequentava spesso?” Lei rispose: “Sì, negli ultimi tempi aveva iniziato a frequentare un casinò, a volte dormiva addirittura in una camera privata…”. Allora io le dissi: “Basta così Natasha, per ora sono a posto con lei…”

Scuola Secondaria di Primo Grado Giorgione

Dopo che se ne fu andata, feci entrare la cuoca e iniziai con l’interrogatorio: “Ha notato qualcosa di diverso dal solito in Tom?” Lei rispose: “Sì, di solito mi chiedeva di cucinare piatti a base di carne, mentre ultimamente mi chiedeva piatti vegetariani, che disprezzava e schifava, ma ciò nonostante mangiava comunque.”. Dopo le chiesi che rapporto avesse con Tom, e lei mi rispose così: “Non andavo per niente d’accordo con lui, mi trattava come una schiava e non mi pagava abbastanza…”. Le dissi che poteva andare e dopo di lei entrò la cameriera, che pareva preoccupata, quasi ansiosa.

Quando le chiesi quale fosse la causa del suo sgomento, lei rispose che era molto intimorita dagli uomini possenti come me. Rimasi lusingato: lei era una bella ragazza, con dei piccoli occhi azzurri e dei capelli ricci di color mandarino. Allora iniziai con la solita domanda: “Che rapporto aveva con Tom?”. Lei rispose: “Ero in buoni rapporti con il padrone, ma comunque sono una cameriera, non conoscevo la sua vita privata”. Allora le chiesi: “Chi pensa che abbia ucciso Tom?”. “Io penso che sia stato qualcuno di esterno a questa casa, qualcuno che frequentava il casinò, so che là è pieno di gente losca…”. La mandai fuori e, quando se ne fu andata, spensi il registratore e andai a dormire.

Quando ho scoperto che saresti venuto a investigare, ho deciso di toglierti di mezzo, per questo sei qui, e ti assicuro che il veleno che avevo messo in tutte le bottiglie di tequila ieri notte ci metterà poco a fare effetto”. In quel momento mi alzai, sfilandomi di dosso le funi grazie ad un coltellino nascosto sotto la mia canottiera, e la presi per le braccia, bloccandola, per poi dopo legarla con le maniche di una giacca che si trovava appesa sull’attaccapanni. Subito dopo averla legata, mi precipitai alla mia giacca, e, infilando una mano nella tasca destra, tirai fuori un registratore, che avevo lasciato acceso. La cameriera, basita dal mio contrattacco, mi chiese: “Come hai fatto?! Tu eri ubriaco fino a due minuti fa, non puoi essere lucido adesso…”.

Io le risposi: “Stamattina ero venuto qua e ho incontrato il proprietario. Gli ho mostrato le foto degli abitanti della villa, tra cui c’eri anche tu, e ti ha riconosciuto subito. Mi ha detto che spesso venivi qua insieme a un uomo alto e ben vestito e che andavate in una camera privata e uscivate in piena notte o, addirittura, la mattina dopo! L’identikit che mi ha fornito quell’uomo mi ha subito fatto venire in mente Tom. A quel punto, ho spiegato al proprietario la situazione e, quando gli chiesi di sostituire le bevande alcoliche, tra cui la tua tequila avvelenata, con dell’acqua, accettò subito, dicendo che non voleva assassini nel suo casinò. Per questo, fino a quando mi hai legato, avevo la mente sana e attiva: stavo fingendo!

“Quando entrai nella camera di Tom, mio marito, sentii che mancava l’aria, allora lo scossi, ma non si svegliò. Gli diedi un altro paio di scosse, ma dopo non aver ricevuto alcuna risposta, mi seccai e girai il suo corpo. Lo spettacolo che vidi fu orripilante: aveva gli occhi vuoti e la schiuma alla bocca! Tutti quanti pensano che sia stata io a ucciderlo, perciò conto sul tuo aiuto. Ti prego John, scopri il colpevole e tirami fuori dai guai.” Questa era la e-mail che Natasha Hadid mi aveva mandato. Lei era una mia vecchia compagna di classe, proveniente dal Perù. Non pensavo che proprio quella che mi prendeva in giro al liceo, avrebbe chiesto il mio aiuto.

Il giorno dopo, andai a visitare il casinò frequentato dalla vittima. Erano le 9:15 di mattina, quindi lo trovai chiuso, allora decisi di tornare la sera. Alle 23:00 tornai e, attratto dai buoni odori di vino che si trovavano lì dentro, sorseggiai mezzo litro di una bottiglia di tequila, ubriacandomi. Avevo le guance rubizze e il viso rosso. Dopo cinque minuti incontrai la cameriera, che mi portò con lei in una camera privata. Iniziò a sedurmi, e io, incantato dalla sua bellezza, non mi ribellai quando iniziò a legarmi. Ad un certo punto chiesi con voce ubriaca: “Perché mi hai legato?”.

Lei rispose con voce ammaliante: “Ancora non ci sei arrivato John? Ancora non hai capito che sono stata io a uccidere Tom?”. Io, con fare sorpreso le chiesi come, e lei mi diede subito una risposta: “Lui era innamorato di me, quindi decisi di sfruttare la cosa a mio vantaggio: iniziai a chiedere dei soldi e dei favori e in cambio avrei fatto l’amore con lui. Continuava a regalarmi soldi, ma quando quella stupida di Natasha decise di divorziare, smise di darmi attenzioni e di accontentarmi, quindi lo uccisi e mi presi i soldi della cassaforte. Per ucciderlo usai il veleno che aveva comprato Mary, la cuoca, in modo da avere un capro espiatorio nel caso ce ne fosse stato bisogno.

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