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Brevi cenni di storia della mafia

by Francesco Carini

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Brevi cenni di storia della mafia
di Francesco Carini
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Sotto il profilo lessicale Diego Gambetta, in Sicilian Mafia, sostiene che il sostantivo possa derivare da “Mahyas”, la cui traduzione corrisponde a spavalderia o da “Marfud”, cioè emarginato, da cui proverrebbe anche il termine Mafiusu, che già nel XIX secolo avrebbe indicato una persona fiera ed intrepida, in grado di farsi giustizia da sola o comunque senza ricorrere alle forze dello stato, visto spesso come un elemento estraneo, forse considerando le dominazioni subite dalla Sicilia nella sua storia. Ma questo tema dell'autodifesa dei propri interessi e dello spirito di auto-giustizia trovò un fertilissimo terreno non solo fra i ceti siciliani più abbienti, ma anche all'interno del ”popolino”.
Sebbene ci siano stati dei fenomeni definibili come pre-mafiosi, normalmente, la vera e propria nascita della mafia si fa risalire al periodo dopo il 1860, in concomitanza all’Unità d’Italia. Nel 1812 si cercò di abolire il latifondismo con una legge del Parlamento Siciliano, ma fu un tentativo pressoché vano e il latifondismo continuò a sopravvivere e a costituire la base dell'economia e della società siciliana, proprio perché le antiche proprietà soggette ad usi civici divennero proprietà privata e solo una piccolissima parte andò a costituire demanio pubblico. Conseguentemente, il vecchio latifondismo si trasformò e le condizioni dei lavoratori peggiorarono, ampliando il divario esistente fra i contadini e i ricchi “galantuomini”. In questo contesto si svilupparono sistemi di sicurezza volti al controllo e alla protezione della proprietà dei ceti più abbienti tramite individui (spesso violenti) chiamati “campieri”.
Contadini al lavoro di Renato Guttuso
La parola mafiusu, nel senso comune, apparve nel 1863 nella commedia I mafiusi di la Vicaria di Giuseppe Rizzotto e Gaspare Mosca, anche se il termine mafia compare ufficialmente per la prima volta in un rapporto del prefetto Filippo Gualterio nell’aprile del 1865, con riferimento ad un’associazione "politica", legata agli oppositori del Regno d’Italia, dai borbonici ai garibaldini.
Fu Leopoldo Franchetti, nel suo scritto del 1876 Condizioni politiche e amministrative della Sicilia, a dare un’altra definizione di mafia, dove accusa il governo di applicare duramente la legge contro disordini o sommosse popolari, ma di non fare nulla quando brigantaggio e mafia si associano alla classe più benestante e potente.
Franchetti sostiene:
«Il sostantivo mafia ha trovato pronta una classe di violenti e facinorosi che non aspettava altro che un sostantivo che li indicasse, e alla quale i suoi caratteri e la sua importanza nella società siciliana davano diritto ad un nome diverso da quello dei volgari malfattori di altri paesi».
Giuseppe Rizzotto ne I mafiusi di la Vicaria
Il 1882 fu l’anno della Legge Elettorale voluta da Agostino Depretis con la percentuale di elettori che passò dal 2 al 7%, riforma che per un verso garantì un aumento della partecipazione alla vita politica italiana e dall’altro però coincise con un incremento del voto di scambio, che ovviamente coinvolgeva soprattutto gli strati meno benestanti della popolazione.
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