Un giardino in ascolto

Marble

Lontano, da qualche parte nelle loro case dietro gli schermi, il giardino sapeva che c’erano bambini e bambine come intrappolati, che avevano dei loro pensieri e tante emozioni, avevano molte&nbsp;cose da dire. Allora aveva deciso di fare l’unica cosa che si poteva fare: ASCOLTARE. Lui sarebbe stato un giardino in ascolto! Ascoltare per ACCOGLIERE sogni, desideri, bisogni. Ascoltare per TRASFORMARSI, far finta di essere altro, AMARSI. Ascoltare per IMMAGINARE, volare in mondi lontani. Ascoltare per EMOZIONARSI, con storie e avventure inedite e sorprendenti.

È così che il giardino della scuola ha trascorso l’anno scolastico 2020-2021, ascoltando e prendendosi cura di ogni voce che gli arrivava, inviando messaggi d’amore e di speranza, in attesa di rivedere presto i suoi piccoli amici.

Ciao mi presento sono Carola, l’acqua effervescente più gustosa e più frizzante dell’acqua liscia. Contengo tante bollicine che si muovono allegramente su e giù. Sono diversa dalle altre… Sono un’acqua piena di sali minerali che aiutano a crescere e a diventare grandi e forti.&nbsp; Sono sempre allegra e in movimento come le mie mille bollicine.

Buongiorno a tutti, mi presento sono Gloria l’acqua dissetante. Sono silenziosa, trasparente,&nbsp;rinfrescante, non ho odori e sapori precisi. Nasco dai ghiacciai in montagna, ad alta quota. Mi sciolgo lungo il tragitto e posso diventare&nbsp;una cascata o un piccolo fiume.&nbsp;Sono utile perché disseto tutti gli sportivi dopo una gara, i nonni sotto il caldo sole dell’estate e tutti quelli che hanno bisogno di me. Sono utile e preziosa vado rispettata e mai sprecata.

Ciao a tutti sono Alessandra acqua tempesta. Vivo in grandi oceani abitati da squali, piovre e pesci di ogni genere. Sono temuta dai pescherecci e da tutti i pescatori. Quando sono agitata e arrabbiata, mi muovo in maniera energica, le mie onde sbattono sugli scogli, sulle flotte e sui pescherecci. Invece quando sono acqua arrabbiata le mie onde sono altissime e quando incontro il mio amico tornado formiamo una grande tempesta temuta da tutti.&nbsp;

Mentre si preoccupava con tutti questi interrogativi si consolava mangiando ciò che rimaneva della merenda di Luca.&nbsp;Dopo circa un’ora di viaggio arrivarono a scuola. Giunti in classe ognuno prese il materiale dal proprio zaino per iniziare a scrivere tutto ciò che avevano osservato durante la gita. Con grande sorpresa Luca trovò una strana pallina spinosa. «Maestra!» gridò «Nel mio zaino c’è un riccio!». Tutti intorno volevano guardarlo, toccarlo, ma la maestra riportò la calma e ricordò loro che il piccolo animale aveva bisogno di un posto tranquillo dove stare e che sarebbe stato molto più a suo agio nel giardino della scuola, ai piedi di un albero. Così Luca e la sua classe andarono a scegliere l’albero più bello e più grande dove sistemare il nuovo piccolo amico. Poi raccolsero un gran mucchio di foglie secche e le sistemarono ai piedi dell’albero, su cui adagiarono con molta delicatezza il riccio. Da quel giorno Ciccio passa le sue giornate nel giardino della scuola Marconi, dove i suoi amici lo vanno a trovare durante la ricreazione e condividono con lui la loro merenda, soprattutto le mele o le brioche con la marmellata di cui è molto goloso.

Laboratorio di scrittura creativa rivolto alle classi prime, seconde, terze e quarte dell'I. C. G. Marconi di Martina Franca. a. s. 2020-2021

Ciao sono Ludovica acqua effervescente. Sono sempre in movimento con la mente e con il corpo;&nbsp;è come se, dentro di me,&nbsp;ci fossero delle bollicine che creano questo movimento continuo. Le bollicine non si possono fermare, vanno sempre verso l’alto. Solo dopo un po’ di tempo le bollicine iniziano a rallentare il loro fermento, ma non si fermano&nbsp;mai del tutto.

Una notte di primavera si incontrarono nel mio orto una lucciola e un riccio. La lucciola disse al riccio: -Ciao signor riccio, che bel colore di aculei hai stanotte! Come mai sei uscito dalla tua tana? Il riccio rispose: - Ciao amico, sono alla ricerca di cibo. Hai per caso trovato qualche scarafaggio? La lucciola si avvicinò al riccio e disse: -No, però potremmo andare insieme alla ricerca di lumache e limacce, io ti farò strada con la mia luana. Si misero in cammino e trovarono un albero su cui c’erano cinque lumache. Il riccio non riusciva ad arrampicarsi, quindi la lucciola chiamò tutti i suoi amici, che presero le lumache e cenarono insieme. Furono tutti contenti. Poi ognuno tornò nelle proprie tane.

Quel luogo le ricordò subito il bosco che aveva appena lasciato, ma c’erano anche dei giochi e delle panchine. Si guardò intorno, non c’era nessuno, si rifugiò sotto allo scivolo e decise che sarebbe stata la sua tana. Dopo un po' di tempo sentì uno strano suono: era la campanella che annunciava la fine delle lezioni. Che sorpresa vedere tanti bambini pronti ad accoglierla e a leggere con lei. In poco tempo Rossana diventò una bravissima studentessa, si appassionò allo studio delle scienze e iniziò a parlare a tutti gli alunni delle specie di animali e piante in via di estinzione che bisogna proteggere. Insieme formarono un gruppo di studio in difesa dell’ambiente, per prima cosa ripulirono il giardino della scuola e poi andarono in tutti gli istituti per spiegare agli altri ragazzi quanto sia importante proteggere il nostro pianeta.

Ciao sono Alex acqua sporca. Sono triste, amareggiata&nbsp;e arrabbiata. Ero limpida e trasparente ma voi mi avete trasformato nell’acqua più brutta che ci sia. Ora sono sporca e inquinata a causa della vostra plastica, delle sigarette e dei mille rifiuti. I o sono un bene prezioso e vado rispettata.

Sono Danilo acqua frizzante, fresca, dolce un po’ gustosa e leggermente amara. Ho tante bollicine e piaccio a quasi tutti, ma ad alcuni proprio non piaccio. Sono contenuta in bottiglie dai mille colori: rosso, azzurro e verde perciò tutti mi notano, ma se mi agitano forte divento pazzerella e faccio un gran botto!!!

Mi presento sono Chiara, acqua amore. Sono&nbsp;leggera e cristallina, quando mi incontro con la luce brillo come una pietra preziosa. Sono a volte frizzante, altre volte calma e qualche volta agitata. Sono amata da tutti. Faccio divertire i bambini e nel mio regno vivono tante creature di ogni forma e colore.

Ciao sono Barbara acqua arrabbiata… Sono triste e nervosa perché non mi rispettate, mi inquinate con i vostri rifiuti, con la plastica e con il vetro. Io sono un vero e proprio essere vivente e ho il diritto di vivere&nbsp;dignitosamente e di essere curata e amata. Sono un bene prezioso per tutti. Nel mio regno ci abitano tante creature che mangiano la plastica che voi&nbsp;abbandonate dentro di me. Un po’ di rispetto e di amore mi renderebbero veramente felice.&nbsp;

Dove vai nuvoletta? Fermati un po' non aver fretta. Raccontami di te, del tuo viaggiare ti ascolto, son qui, non esitare. Grazie a te immagino nuovi mondi sguardi aperti, pensieri giocondi, bolle di sapone e arcobaleni corse bambine di giardini pieni. A. Colucci

Benuhi e Gemma vivevano felici in un orto con altri insetti e animaletti e si aiutavano in tutto.Benuhiera un riccio con degli aculei di un marroncino chiaro come il cioccolato al latte sempre pungente. Gemma era una lucciola molto gentile, brillante e aveva tantissimi amici. Con loro c’era vespa Kate, topino Gigio, vespone Nem, ape regina Ambra e nello stagno vicino la rana Dekins. Tutti insieme si divertivano a giocare, a farsi dispetti, i loro giochi preferiti erano nascondino e acchiapparella, anche se Benuhi perdeva sempre perché era molto lento.

Ma un giorno l’orto fu venduto e i nuovi proprietari decisero di costruire una piscina proprio dove vivevano i piccoli amici. Fu così che gli animaletti decisero di cambiare casa. Si diressero in un boschetto, ma durante il tragitto si dispersero perché una folata di vento li spazzò via. Solo Gemma e Benuhi rimasero vivi e insieme perché il riccio aveva protetto la lucciola sotto la sua pancia. Quando il vento cessò di soffiare i due amici giunsero nel boschetto e lì vissero per sempre insieme.

Dopo un po’ di tempo l’insegnante disse qualcosa e ognuno corse a prendere le sue cose. In tutto quel trambusto Ciccio ebbe paura di essere calpestato e così s’infilò nella borsa, pensando di poter uscire dopo un po’, ma Luca, il proprietario dello zaino, vi infilò velocemente un taccuino e una penna e se lo mise in spalle. Il povero riccio si sentì sballottolare su e giù nel buio di quello zainetto tra gli avanzi di una brioche e un astuccio pieno di penne. La scolaresca uscita dal bosco salì sullo scuolabus e si avviò verso la città.&nbsp;&nbsp; Durante il tragitto tutti cantavano e chiacchieravano contenti, ma il piccolo riccio era impaurito e iniziava a pentirsi di essersi cacciato in quella strana avventura e iniziava a farsi tante domande: «Dove sarebbe finito? Cosa sarebbe successo se lo avessero scoperto?».

"La scrittura non è magia ma, evidentemente, può diventare la porta d'ingresso per quel mondo che sta nascosto dentro di noi. La parola scritta ha la forza di accendere la fantasia e illuminare l'interiorità" AHARON APPELFELD

Buongiorno sono Chiara acqua in tempesta. Quando c’è vento sono agitata e mi muovo tutta.&nbsp;Sono potente e posso passare attraverso tutto. Scavo anche la roccia penetrandola piano piano. Nessuno mi può fermare, nessuno mi può contenere… io sono acqua e sono vita.

Ciao sono Flavio l’acqua santa. Sono sacra, la mia casa è la chiesa. Sono felice di esserci, il mio lavoro è benedire la gente. Mi piace tanto battezzare i bambini.

Read era un lupo con una corporatura massiccia, aveva un bel pelo lungo, folto e bianco come la neve, intorno agli occhi aveva due macchie grigie che sembravano degli occhiali e aveva una coda folta e lunga. Un giorno, mentre stava scegliendo il libro che doveva leggere al branco, sentì un rumore strano arrivare da lontano, allora decise di andare a controllare. Camminava lentamente, osservando quello che succedeva. Ad un tratto vide due uomini che stavano costruendo qualcosa e accanto a loro si trovava un cartello su cui c’era scritto che lì avrebbero costruito una funivia. Read era sconvolto, corse dai suoi amici per avvisarli ed esclamò: “Amici dobbiamo scappare subito perché sono arrivati gli uomini!”. Un altro lupo, suo amico, rispose: “Read non dobbiamo scappare, siamo un branco forte e coraggioso, li manderemo via!”.

Un po’ di tempo fa, nel giardino della nostra scuola erano stati deposti due bozzoli. Quando si schiusero ne uscirono due bellissime farfalle monarca. Queste farfalle amavano svolazzare intorno ai bambini e loro si erano così affezionati che decisero di chiamarle Stella e Bell. Le due farfalle tutte le mattine si avvicinavano alle finestre delle classi e, se erano aperte entravano.

Stella amava ascoltare le voci dei bambini, invece Bell era interessata alle spiegazioni. Poi, aspettavano il termine delle lezioni e appena sentivano il suono della campanella tornavano a volare nel parco per aspettare i loro amici. Tutto questo andò avanti per diverso tempo, finchè un giorno le due farfalle volando in classe, trovarono i bambini col viso coperto da una mascherina. Il peggio non era ancora arrivato. Un giorno nel mese di marzo, Stella e Bell avvicinandosi alle finestre non videro nessuno. Non capivano il perché! Erano tristi e disorientate. Passò un anno e sia Bell che Stella avevano perso tutte le speranze. A settembre con l’inizio del nuovo anno scolastico le due farfalle erano certe che sarebbero rimaste di nuovo da sole, invece sentirono delle voci che piano piano si avvicinavano. Erano i loro amici, i loro amici bambini! Stella e Bell furono più felici che mai. I bambini erano senza mascherina e finalmente giocavano con loro. Da allora fu sempre così, non cambiò più nulla. Stella, Bell e i bambini non si separarono mai più.

Era una bella giornata di primavera, gli uccellini cinguettavano sugli alberi del bellissimo giardino della scuola. Ad un tratto dietro un cespuglio, quatto quatto, si vide spuntare un nasino piccolo e allungato. Appena noi alunni ci avvicinammo il riccio si appallottolò mostrando i suoi aculei appuntiti e marroni. Non si muoveva proprio, sembrava morto! Allora decidemmo di dargli un nome Timidino. Dopo circa dieci minuti che lo fissavamo si srotolò. Una mia compagna aveva in tasca un pezzo di mela e glielo lanciò. Timidino guardò quel pezzo di mela e poi guardò noi, poi riguardò la mela e di nuovo noi. Ad un certo punto prese la mela e scappò via.

Noi lo inseguimmo e vedemmo che si infilò in una tana dove c’erano tre cuccioli di riccio. Uno era più piccolo e di colore più chiaro, l’altro era grassottello e aveva due grandi occhi neri, infine, l’ultimo, era il più briccone, continuava sempre ad uscire dalla tana. Scoprimmo così che Timidino era una mamma… Timidina!!! Da quel giorno, ogni mattina, prendevamo sempre un pezzo di mela e lo portavamo nella tana alle nostre mascotte!

Durante il suo viaggio, si rese conto di quant’era bello il paesaggio fuori dalle mura di casa: animali e piante sembravano aiutarsi, tutto era perfettamente bilanciato. Dopo molti giorni, incontrò un coniglio che, agitatissimo, correva qua e là senza meta: sicuramente si era perso. Ad un tratto si scontrò contro Lucky che gli disse gentilmente: “Invece di correre invano qua e là, prendi un bel respiro, fermati qualche secondo e osserva quello che c’è attorno a te: ritroverai, se avrai pazienza, la tua strada”. Il coniglio parve non capire, ma dopo un istante ringraziò la tartaruga con voce tremolante e se ne andò. 

Ma Read non era d’accordo; lui era un lupo tranquillo e intelligente e quindi con la sua calma riuscì a convincere i suoi amici dicendo: “Amici miei è meglio fuggire e trovare un luogo sicuro perché alcune volte l’uomo può essere molto cattivo con noi animali”. Dopo un lungo viaggio, arrivarono in un altro bosco dove viveva un altro branco di lupi. Insieme formarono una grande famiglia!

Ricordi desideri sogni richieste domande bisogni. Chi ero, chi sono, chi sarò, se siedi un momento ti racconterò, giochi voli cadute nel cuore non ci sono parole perdute. A. Colucci

In un grande bosco, ai piedi di un altissimo leccio viveva, in una tana di foglie, un giovane riccio. Ciccio, questo era il suo nome, ogni mattina sporgeva il suo lungo musetto appuntito dal suo rifugio e annusava l’aria e poi si decideva ad uscire per andare a esplorare il bosco e per cercare qualcosa da mangiare. Il riccio era molto timido e un po’ pauroso, infatti appena sentiva dei rumori si appallottolava e rizzava i suoi aculei marrone scuro e rimaneva così, fino a quando si sentiva di nuovo sicuro. Un giorno d’ottobre, mentre se ne andava in giro tra gli alberi in cerca di frutti succosi o di qualche piccolo roditore, sentì degli strani suoni provenire da una piccola radura lì vicino. Avrebbe voluto nascondersi, ma la curiosità fu più forte della sua paura, così decise di andare a dare un’occhiata. Piano piano proseguì il suo cammino con molta prudenza fino a quando vide dei bambini che giocavano e ridevano. «Cosa facevano quei bambini nel bosco?» si domandò. Il suo piccolo cuore batteva all’impazzata, i suoi aculei iniziarono a rizzarsi, ma voleva saperne di più, così decise di andare avanti. Arrivato vicino al gruppo dei bambini, si nascose dietro ad uno zaino giallo, posato sulle foglie secche del sottobosco, e rimase lì fermo ad osservare.&nbsp;I ragazzini erano in cerchio e al centro c’era una donna, la loro maestra, che faceva osservare loro le foglie, la corteccia e i frutti degli alberi. Alcuni raccoglievano delle ghiande, altri dei fiori.

Ciao a tutti! Io sono Guglielmo, il gufo. Tutti mi chiamano così perché da tanti anni ho la mia dimora su un maestoso albero nel cortile della scuola “Guglielmo Marconi”. C’è una cosa che vi devo raccontare. Ultimamente mi sento molto triste perché non sento più le voci dei miei amici bambini. Un tempo dal mio ramo ascoltavo le loro voci e non mi disturbavano, anzi mi cullavano!

All’uscita da scuola, tanti bambini venivano da me. Io ero felice e mi divertivo perché giocavano insieme a nascondino e a raccontare le storie di paura. Mi piaceva vederli giocare sull’altalena, sugli scivoli. Ero felice, li ascoltavo quando si davano appuntamento per vedersi in palestra o a casa per giocare. Il mio momento preferito era il pomeriggio perché mamme e bambini venivano a divertirsi, ridere, chiacchierare, giocare alla principessa e al principe… sembravano api ronzanti in un bel prato pieno di fiori! Erano meravigliosi. Ma adesso li vedo distanti, sembrano tanti soldatini distanziati con le mascherine, si disinfettano le mani ogni minuto. Ora non vengono più a giocare perché il cortile è stato chiuso… Uff!!! spero finisca presto questa maledetta pandemia e il mio giardino ritorni a sorridere.&nbsp;

In una calda notte d’estate, un riccio, in cerca di cibo, si aggirava vicino allo stagno in un bosco. Quando, all’improvviso, vide una lucina brillare come una stella. Si avvicinò e spaventato si accorse che era un piccolo coleottero… una lucciola! Era sola e triste e per questo il riccio le domandò - Cosa fai sola soletta nel bosco? Lei, con una vocina gentile, rispose - Volavo alla ricerca di un amico. Il riccio le propose - Vorresti essere mia amica? Anche io sono solo! Lei: – Volentieri! Mi piacerebbe molto avere un amico.

Il riccio continuò a farle domande: - Perché non hai mai avuto un amico? Lei aggiunse: - A causa della mia timidezza ed anche perché tutti mi prendevano in giro per il mio essere strana. - Mi dispiace molto – le rispose il riccio. - Da oggi non sarai più sola ed io ti aiuterò quando sarai in difficoltà. E, insieme si allontanarono nella notte che non fu&nbsp;più buia.

LE AVVENTURE AL PARCO DEL PROCIONE DELLOS

Era una bella giornata di primavera, gli uccellini cinguettavano sugli alberi del bellissimo giardino della scuola. Ad un tratto un procione di nome Dellos vide il parco vuoto, senza neanche un bambino che lo ospitava. Era davvero strano non ascoltare le fresche e allegre risate dei bambini. Così Dellos decise di investigare. Dopo quasi un mese di ricerca Dellos beccò dei mostriciattoli di colore verde vomito che disperdevano un gas nocivo chiamato COVID-19. Dellos così chiamò tutti i suoi amici procioni, che con i loro musetti bianchi e neri, e le loro code a strisce, erano agguerriti: volevano liberare i bambini da questo terribile virus. Si dotarono di pistole ad acqua per sciogliere quei mostriciattoli fatti d’acido. Ogni notte si riunivano per elaborare un piano molto ma molto sofisticato per distruggerli. Era il 7 maggio quando finalmente i procioni erano pronti per attaccare. 

Quella notte, la battaglia fu cruenta. Ci fu uno sterminio! Tutti i mostriciattoli, oramai quasi sconfitti, si misero a correre da tutte le parti ma per loro non c’era più speranza. Il mattino seguente il parco della scuola era colmo di bambini che potevano giocare di nuovo liberi senza il COVID-19. Dellos era molto felice perché sapeva di aver fatto una buona azione per far divertire i bambini e insieme ai suoi amici organizzò una bellissima festa in cui ogni bambino adottò un piccolo orsetto lavatore.

Il giardino della scuola era rimasto all’improvviso solo. Lui era sempre stato circondato da tante urla chiassose di bimbi e di bimbe, attraversato dalle loro corse scatenate, era stato complice dei loro segreti sussurrati all’orecchio. Lui sapeva di essere il luogo preferito della scuola. Aveva visto nascere molte amicizie e condividere molti giochi, aveva ascoltato racconti di vita reale e fantastica.

Ora non c’era più nulla di tutto questo e contava lente le ore della sua solitudine. "Covid-19" era il problema. "Pandemia" aveva sentito ripetere come un eco.

Cambia forma, gusto, sapore, a volte ghiaccio, a volte vapore cambia tutta e si trasforma liquida acqua presto ritorna. A. Colucci

Sento una voce che per l'aria corre veloce. Sono libro, sono fuoco le emozioni io mi gioco. Pregusto una storia mille prove e la vittoria tutta per me, tutta per noi, di storie puoi leggerne quante ne vuoi. A. Colucci

Era una bella giornata di primavera, gli uccellini cinguettavano sugli alberi del bellissimo giardino della scuola. Ad un tratto, mentre Sara era affacciata alla finestra durante la ricreazione, non poteva credere ai suoi occhi: l’animale che lei aveva descritto in un compito… era giù in cortile! ”Guardate c’è una tigre!” Nessuno le credeva, ma lei insisteva così tanto che i compagni si affacciarono, ma non videro nulla. La maestra allora, decise di scendere giù con tutta la classe e dietro un albero vide sbucare due grandi occhi. Tutti correvano e gridavano, ma Sara si fece coraggio e lentamente si avvicinò all’animale, accarezzandolo. ”Ciao bambina, non voglio farti del male, anzi voglio essere tua amica!”

”Una tigre che parla?!” pensò Sara. La bambina si accorse che la tigre aveva una brutta ferita alla zampa sinistra, così strappò un pezzo di tessuto del suo grembiule e le fasciò la zampa. La tigre per ringraziarla la fece salire in groppa ed insieme volarono e guardarono dall’alto la città. I compagni di Sara, credevano che fosse solo un sogno ma era la realtà. La bambina salutò la sua nuova amica, rientrò a scuola e tutto tornò come prima, anche se questa strana avventura, rimarrà sempre nel suo piccolo cuoricino.

Durante il suo viaggio, la tartaruga Lucky diede saggi consigli a molti finché, dopo quasi un anno, riuscì a trovare il laghetto: finalmente aveva raggiunto la sua meta! Lì incontrò due tartarughe che parlavano tra loro che subito si voltarono verso di lei e le chiesero: “Tu saresti Lucky, giusto?”. Lei stupita rispose: “Sì, sono io. Come fate a conoscermi?”. Le due continuarono: “Qui non si fa altro che parlare di te, si dice che sei la tartaruga più saggia della zona!” “Voi giovani lo diventerete altrettanto con il tempo ma…..perdonatemi se arreco disturbo, sto cercando un posto dove soggiornare: dove potrei andare?” chiese loro.

Le due risposero: “Saremo liete di ospitarti qui, c’è posto per tutti!”. Lucky le ringraziò: “Grazie infinite, avete reso possibile un mio grande desiderio”. Sorrise, poi se ne andò in un posto vicino alla riva dello stagno. Ce l’aveva fatta, aveva realizzato il suo più grande sogno. E tutto grazie al tempo e alla sua pazienza.

LA VOLPE CHE IMPAR0' A LEGGERE

Nel bosco delle Pianelle in mezzo ad alberi di fragno, lecceta e roverella viveva una piccola volpe rossa di nome Rossana. Nella sua tana, nel cavo di un albero secolare, ascoltava i racconti di sua nonna, una volpe anziana e molto saggia che le diceva sempre di stare molto attenta e soprattutto di non oltrepassare la grande quercia, perché avrebbe potuto incontrare dei cacciatori oppure i terribili lupi che si aggiravano, soprattutto di notte, in cerca di qualche preda appetitosa. La nonna, infatti le ricordava sempre che la loro specie era in via di estinzione. 

Rossana ascoltava tutto con molta attenzione, ma era al tempo stesso molto contrariata dai racconti di sua nonna. Essa infatti avrebbe voluto andare lontano per conoscere il mondo. Un giorno, approfittò della distrazione di sua nonna per uscire dalla sua tana, poi si girò e vide che nessuno la guardava, così andò un po’ più lontano e ancora oltre. Ad un certo punto vide tra l’erba qualcosa che si muoveva, si avvicinò pensando fosse un uccelletto caduto da un nido, invece era uno strano oggetto formato da tanti fogli che si muovevano al vento. Rossana lo trovò affascinante così pieno di immagini colorate e tante scritte indecifrabili. La volpe prese quell’oggetto, dimenticato da qualche bambino, o trasportato dal vento, e se lo portò con sé nella tana. La nonna, che aveva viaggiato, le disse che quello era un libro e che quei segni indecifrabili erano parole.

Rossana chiese: «Come si fa a imparare a leggere tutte queste parole?» La nonna spiegò che per imparare a leggere bisogna andare a scuola, ma solo i bambini possono andarci e non certo le volpi. «Non è giusto!» pensò Rossana «Non posso andare a scuola solo perché sono una volpe. Allora imparerò a leggere anche senza la scuola». Il giorno dopo Rossana si alzò molto presto e iniziò a studiare quel libro e in poche settimane imparò a leggere. Che soddisfazione provò la piccola volpe quando finalmente lesse quei racconti a tutti gli amici del bosco che l’ascoltavano a bocca aperta! Dopo un po' di tempo però quel libro non le bastò più, voleva andare a vedere com’era la scuola, quel posto di cui le aveva parlato sua nonna. «Gli umani non ci amano» diceva sua nonna «per loro siamo delle ladre di galline e non ci accetteranno mai, figurati se ti permetteranno di entrare in una scuola». La povera Rossana ascoltava tutto, ma non voleva rinunciare al suo sogno. Un giorno finalmente si presentò l’occasione. Una scolaresca arrivò a visitare la riserva naturale. Mentre i bambini si divertivano nel bosco, la volpe vide un mezzo con su scritto “SCUOLABUS”e così intuì che l’avrebbe portata a scuola, quindi si intrufolò e si nascose sotto un sedile. Quando la scolaresca ripartì, la piccola Rossana rimase ben nascosta per paura di essere scoperta e quando finalmente arrivarono a scuola e le portiere si aprirono, con un balzo fu fuori ed entrò nel giardino della scuola.

Lucky era una normalissima tartaruga di terra che viveva ormai da un po’ a casa di Enrica, la sua padroncina. Aveva occhi neri come la pece, testa piccola, zampe corte e tozze e guscio robusto, nero, marrone e giallastro. Era abbastanza felice di quello che aveva: cibo, acqua e spazio per muoversi. C’era solo una cosa che desiderava, cioè incontrare i suoi simili. Non aveva mai visto delle altre tartarughe; era cresciuta in un negozio di animali, prima, successivamente a casa della sua padroncina, però voleva tornare nel suo habitat naturale. Un giorno, sul cellulare di Enrica, vide un’immagine che rappresentava un laghetto e sullo sfondo si vedeva, in lontananza, casa sua. Capì che quello era il posto più vicino per incontrare i suoi simili. Non sapeva di preciso quanto tempo ci avrebbe impiegato per arrivarci: sapeva di essere molto più lenta, per esempio, del gatto del vicino, che cercava sempre di acciuffarla. Inoltre, per una tartaruga, quella era una lunghissima distanza. Però era dotata di una grande pazienza. Cercò di far capire alla padroncina le sue intenzioni, ma lei non sembrava notarlo. Così partì da sola e senza avvertirla.&nbsp;

In un bellissimo bosco, che si trovava su una grande montagna, viveva un lupo chiamato Read: lo avevano chiamato così perché era l’unico lupo del suo branco a saper leggere. Nella sua tana aveva un sacco di libri che parlavano di animali del bosco e soprattutto di grandi lupi coraggiosi. Di sera i suoi amici lupi si radunavano vicino alla sua tana per ascoltarlo leggere uno dei suoi libri.

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