La favola di Coco

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Dopo che tutti furono guariti, le mascherine e i Gigandroni furono posti nella casa-Covid. La sindaca organizzò una festa con tutti gli abitanti di City-Covid e chiamò una band con tanti musicisti, cantanti, trombettieri e chitarristi … City-Covid era tutta colorata piena di striscioni e bandierine. Lungo il viale alberato vicino al lago c’erano le bancarelle con dolci, zucchero filato, gelati, panini, pizza fritta, patatine e bibite. Nell’aria si respirava un profumino invitante. Nella piazza c’era un grandissimo palco pieno di strumenti musicali, luci colorate che avevano gli stessi colori dell’arcobaleno e per i più piccoli c’erano le giostre. Giostre di ogni tipo: macchinette a scontro,&nbsp;carosello,&nbsp;brucomela e i tappeti elastici. Tim e i suoi amici erano al settimo cielo e tutti, grandi e piccini, aspettavano con impazienza lo spettacolo del circo interrotto. Anche lo scienziato Covidsky che era restio a scendere in città partecipò alla festa. Finalmente Fagiolino si poté esibire. Tutti rimasero a bocca aperta, vedendo come cambiava velocemente le maschere, passava in un battibaleno dalla faccia triste alla faccia arrabbiata oppure a quella stupita. Quando finì lo spettacolo, lo scienziato, i cittadini, i bambini,&nbsp;Fagiolino e gli artisti del circo si recarono in piazza per festeggiare. La band iniziò a suonare canzoni allegre e movimentate che fecero ballare tutti, grandi e piccini.

La festa finì con i fuochi d’artificio dello sceriffo …. Tutti rimasero esterrefatti … Il cielo si riempì di tanti colori : rosso, giallo, arancione, verde …. Un esplosione di luci …Da quel momento City-Covid cambiò …. I nonni non dovevano stare più lontani dai bambini … il pomeriggio amavano stare in loro compagnia. La sindaca fu costretta a mettere nuove panchine nel parco … e vissero tutti felici , contenti e più uniti di prima.

I bambini erano spaventatissimi, avevano il cuore che batteva come un tamburo, così si presero per mano e facendosi coraggio l’un l’altro tutto sembrava meno pauroso. Più salivano, più faceva freddo e tutto era nascosto sotto uno strato gelido di ghiaccio così spesso che faceva restringere il sentiero fino a creare una piccola galleria da dove si passava appena. Usciti da lì si trovarono nel punto più alto della montagna da dove si vedeva il ruscello che attraversava la città .Il cane Pit corse verso il fiore e annusandolo ritornò normale, forse avevano trovato la soluzione.

Il diritto all’istruzione un elemento cardine per l’apprendimento, in cui hanno importanza sia la dimensione educativa, che quella emotiva. Gli alunni attraverso la didattica a distanza,insieme ai genitori e all’insegnante, hanno dimostrato, nonostante la costrizione all’utilizzo intensivo del supporto digitale, che è stato uno strumento utile per colmare le distanze fisiche. Attraverso gli incontri live, i bambini hanno collaborato insieme per la creazione della “Favola di Coco”. La storia, dimostra il disagio che hanno vissuto in questo delicato momento e quanto le relazioni sociali siano invece la molla per superare i momenti difficili nel mai tanto vero motto “l’unione fa la forza”. Insegnante Cinzia Cilona

Per le strade, invece la sindaca aveva fatto installare delle trappole per i draghi, in modo da essere catturati e portati al circo per essere curati. In questo modo la città era ben protetta dai draghi sputa virus, nella speranza che Tim e i suoi amici riuscissero ad arrivare in cima alla montagna dallo scienziato. Il primo gruppo composto da Tim, i suoi compagni e il suo fidato amico Tommy, sotto le sembianze di un drago, si incamminò alla ricerca del laboratorio dello scienziato Covidsky per scoprire se lui poteva aiutarli. Raggiunsero la cima della montagna e videro una casetta tutta colorata con una porta formata da tanti insetti morti che facevano rabbrividire.

Tutti insieme si misero in viaggio, portarono con loro anche il fidato amico dello scienziato, però per evitare che Pit li mordesse legarono un osso davanti al suo muso così per tutto il tempo sarebbe stato impegnato. I sentieri per arrivare alla montagna erano bui con alberi altissimi e quando soffiava il vento il rumore che ne veniva fuori era simile all’ululato dei lupi, c’erano anche dei sassi giganteschi che con le ombre sembravano prendere la forma di mostri bruttissimi con zanne lunghe e artigli taglienti.

Ogni bambino aveva accanto il proprio animaletto, e anche quelli che erano stati già trasformati li seguirono. Riunendosi tutti insieme capirono che loro avrebbero potuto salvare la città perché come per miracolo le goccioline colorate non avevano effetto su di loro ed i pochi animali trasformati restavano buoni e fidati compagni. Si divisero in tre gruppi: ·&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;il primo gruppo doveva recarsi sulla montagna e chiedere aiuto allo scienziato Covidsky e capire come fosse stato possibile tutto ciò; ·&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;il secondo gruppo doveva tornare in città per mettere al sicuro tutte le persone grandi da quelle goccioline colorate; ·&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;il terzo e ultimo gruppo doveva recarsi al circo per aiutare il clown e trasformare il tendone in un grande rifugio per tutti gli abitanti soli, deboli e contagiati della città.

Intanto sulla montagna nel laboratorio dello scienziato Covidsky i bambini scoprirono che anche Pit il cane dello scienziato si era trasformato per colpa del virus in un grosso e peloso animale che spaventava al solo sguardo. Lo scienziato rimase sconvolto dal racconto dei bambini e capì anche lo strano comportamento del suo cane che da dolce batuffolo di pelo che mangiava i suoi biscotti fuori in cortile, adesso era un mostro che starnutiva in continuazione e correva come un pazzo abbaiando e cercando di mordere tutti. Lo scienziato spiegò ai bambini che lui non c’entrava nulla, ma li avrebbe aiutati. Così riempì il suo zaino con tutto il necessario per arrivare in cima alla montagna. La montagna era così alta che sembrava che toccasse il cielo.&nbsp;In cima alla montagna si trovava la soluzione a tutto: una pianta con poteri magici, con fiori così belli e colorati e foglie di un verde brillante. Non tutti sapevano che era proprio da lì che l’arcobaleno aveva inizio.&nbsp;

Tim e la sua brigata si fecero coraggio ed entrarono nel laboratorio, il quale aveva i muri con tanti quadretti colorati , degli scaffali sui quali si trovavano tantissimi resti di animali chiusi in dei barattoli e sui tavoli pozioni coloratissime.&nbsp;Non sembrava un laboratorio di quelli che si vedono di solito alla televisione, cupi e grigi. Questo era coloratissimo. All’improvviso mentre tutti ammiravano rapiti quel posto così spettacolare arrivò lo scienziato Covidsky, che aveva dei capelli dritti di colore bianco, indossava occhiali rotondi e un camice bianco. I suoi pantaloni erano neri e le sue scarpe grandi erano di colore marrone. Lo scienziato chiese a Tim che cosa fossero venuti a fare e cosa volevano da lui. Tim senza pensarci troppo gli spiegò che erano andati a cercare informazioni sul virus che aveva colpito la città e a chiedergli se poteva aiutarli a sconfiggerlo.&nbsp;

All’improvviso Covidsky esclamò: “BINGOOO!!!”Finalmente da tutti i miscugli fatti dallo scienziato era stata trovata la formula miracolosa. Covidsky fece cadere una goccia della pozione nella bottiglietta dell’acqua raccolta al ruscello che subito tornò limpida e neutra. I bambini saltarono, ballarono e urlarono di gioia. Finalmente potevano salvare i loro nonni e ritornare alla normalità. In poco tempo Covidsky fece litri di antidoto, lo caricò nel suo vecchio furgone arrugginito, che sbuffava e fumava e si diresse insieme ai bambini verso City-Covid per iniziare a distribuirlo ai draghi.&nbsp;&nbsp; Quando arrivarono in città lo scienziato e i bambini si incontrarono con Susy e gli altri.

Le giornate passavano in fretta, ma sempre piene di divertimento. Oltre ai giochi e alle passeggiate i bambini studiavano spesso anche insieme. Il pomeriggio, dopo essere usciti dalla scuola,&nbsp;le panchine intorno alla fontana erano sempre occupate da loro. Per questo motivo i nonni decisero di fare le loro passeggiate e leggere il giornale la mattina, così avevano le panchine tutte per loro e anche il silenzio della città. Sì, perché i bambini erano molto bravi ma facevano un grande chiasso quando si incontravano. Un pomeriggio mentre uscivano da scuola videro dei manifesti molto colorati su cui veniva annunciato l’arrivo del circo in città. Siiii… finalmente era arrivato il circo che i bambini aspettavano ogni anno con impazienza per cui la mamma di Tim&nbsp;con grande cura sceglieva personaggi nuovi e sempre più divertenti.

Quest’anno aveva deciso di portare grandi acrobati, sputafuoco, giocolieri, trampolieri, ma la scelta ricadde su un solo clown. Non era possibile avere tanti personaggi quest’anno, infatti il sindaco e lo sceriffo avevano deciso di fare i fuochi d’artificio a fine serata; i bambini avrebbero voluto più pagliacci, ma erano anche entusiasti dei fuochi d’artificio e sapevano di dover rispettare le decisioni dello sceriffo, il papà di Tim. Alla fine i bambini si sarebbero divertiti anche con un solo pagliaccio. Il grande giorno era arrivato, era un martedì di maggio, Tim e i suoi amici giocavano spensierati sui prati. La carovana del circo era arrivata , i bambini esultavano e nei loro occhi brillava la gioia. Molto volentieri lasciavano lo spazio agli addetti del circo per l’innalzamento del tendone,&nbsp;che per&nbsp;il loro stupore fu completato in brevissimo tempo.

Tim era un bambino particolare, aveva i capelli ricci come le onde del mare, ma di un colore nero intenso, gli occhi celesti come il cielo in una giornata di sole e naso all’insù, ma la sua particolarità erano le sue orecchie molto grandi, così grandi da fare capolino dai suoi folti capelli. Tim era un bambino allegro, simpatico e molto curioso. Aveva tantissimi amici, naturalmente amici d’avventura a cui teneva tanto e con i quali andava molto d’accordo, erano i suoi compagni di scuola. Erano&nbsp;un bel gruppetto, diciannove per esattezza. Ogni pomeriggio si incontravano alla fontana e da lì iniziavano le loro passeggiate. Tim aveva anche un cagnolino di nome Tommy che nelle sue passeggiate non mancava mai. Amavano passare i pomeriggi a esplorare i boschi, anche perché non c’erano tante altre cose da fare. Tim era il capogruppo, era appassionato di draghi e spesso il gruppo si divertiva facendo finta di rincorrerli.

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Il povero clown Fagiolino, disperato&nbsp;per quello che era successo durante lo spettacolo, piangeva in un angolo del tendone: si era messo sulla bocca&nbsp;un asciugamano in modo da bloccare le goccioline per evitare di contagiare le altre persone, ma l’asciugamano non era sufficiente e quindi una bambina del gruppo che si chiamava Susy, che si era accorta della situazione, si ricordò che suo nonno per tagliare l’erba del prato indossava una maschera particolare: aveva una visiera molto grande e la bocca coperta da un tappo con un tubo collegato al naso che gli permetteva di respirare. Così corse a casa del nonno, rovistò nella sua cantina e improvvisamente la trovò e la portò a Fagiolino.&nbsp;

Allo scienziato per evitare di essere contagiato fu data una maschera fabbricata dai bambini. Si divisero in vari gruppi , lo scienziato distribuì a ciascuno di loro una bottiglietta con la pozione magica e Susy distribuì le maschere. Quando si apriva la bottiglietta usciva una polvere rosa brillante. Un gruppo andò al ruscello a sanificare l’acqua, un altro gruppo andò al rifugio del circo per trasformare i draghi in persone. L’ultimo gruppo girovagava per le strade di City- Covid alla ricerca dei draghi non recuperati con le trappole. Bastava solamente respirare la polvere rosa e i draghi tornavano come prima. Per evitare di essere contagiati di nuovo Tim, Susy e gli altri mettevano subito le maschere ai genitori, ai nonni e agli animaletti. I bambini, cominciarono a piangere dalla gioia quando poterono riabbracciare i loro nonni , i loro genitori e gli animaletti da compagnia.

Fagiolino era molto bravo, indossava varie maschere, belle ma anche buffe. Tutti rimasero incantati dalla sua bravura. Cambiava faccia in continuazione…. Un attimo era triste, poi felice, un attimo dopo piangeva. All’ improvviso la sua faccia cambiò di colpo, diventò tutta blu con tanti brufoli, ma nessuno aveva capito che quella non era più una maschera, che quel pezzo non faceva parte dello spettacolo, ma il clown si stava sentendo male davvero. Le persone continuavano a stare sedute ignare del pericolo. Fagiolino stava male, faceva fatica a respirare, iniziò a starnutire e dalla sua bocca uscivano delle piccole gocce colorate che volavano nell’aria. Le persone guardavano a bocca aperte queste goccioline colorate che volavano nell’aria e pensavano che fossero fuochi d’artificio organizzati dallo sceriffo. In men che non si dica le goccioline colorate si poggiano sulle persone ed esse si trasformano in draghi molto strani che al posto del fuoco sputano i&nbsp;batteri .

Favola inventata dagli alunni della IIIB S.Primaria Pio Morelli Illustrazioni di Tutti gli alunni della classe.

Non si era mai vista una festa così bella. Alla fine dei balli la sindaca si recò sul palco , chiamò il professor Covidsky e iniziò un discorso dove ringraziava tutti i bambini per aver salvato la città. Al professore fu donata una medaglia d’onore per aver trovato la pozione che aveva salvato tutti. All’improvviso Tim, Susy e gli altri spuntarono fuori tra la folla&nbsp;con un carretto…. &nbsp;Sul carretto c’era una statua di marmo che raffigurava Covidsky con il suo cane Pit e la pozione magica. La statua fu posizionata al centro della piazza.Lo scienziato appena la vide si commosse, gli abitanti applaudirono i bambini che erano riusciti a realizzare questa bellissima impresa ….

C’era una volta, al di là del tramonto, un paesino di nome City-Covid. Era un paesino con tanti prati pieni di fiori e di farfalle colorate. Al centro della città c’era una grande fontana con tanti zampilli. La fontana era circondata da molte panchine dove i bambini si mettevano seduti a leggere, mangiare il gelato e anche a rilassarsi. Lì vicino c’era pure un laghetto così limpido che i bambini si divertivano a specchiarsi nell’acqua.

…Iniziò la fabbricazione, le visiere furono tagliate per coprire il viso legate con un elastico dietro la nuca. Ogni visiera venne colorata:gialla per chi amava le giraffe, verde per i coccodrilli, bianche per le colombe, rosse per chi amava le volpi, insomma in breve tempo diventò una fabbrica colorata!!! I bambini laboriosi non si fermarono mai!!! …Una vera e propria catena di montaggio, chi tagliava le visiere per adulti, chi quelle per bambini, alcuni bimbi avevano il compito di reperire tutti i tappi dove venivano collegati i tubicini per respirare. Si lavorò senza tregua per diversi giorni, e tutto il paese, tutti i cittadini avevano uno scopo comune. Sconfiggere il virus!!! Durante questo periodo di produzione di mascherine, i bambini si unirono ancora di più tra loro. Si crearono legami più forti, si respirava nell’aria una sensazione nuova, i colori della natura erano diversi, più limpidi, più belli!!! Tutti volevano tornare alla vita felice nonostante le mascherine!

Quando il clown la indossò , come per magia le goccioline sparirono nell’ aria, Fagiolino spalancò gli occhi dallo stupore e l’atmosfera diventò improvvisamente diversa…. Forse Susy aveva trovato il modo per fermare il contagio! I bambini iniziarono ad abbracciarsi e urlare dalla gioia anche se sapevano che quella non era la soluzione definitiva, ma comunque in qualche modo erano riusciti a bloccare la diffusione del virus. Fu così che nel villaggio iniziò la distribuzione delle mascherine per evitare il contagio. Susy e i bambini iniziarono così a distribuirle a tutti, sia ai contagiati che alle persone sane. Erano tutti molto presi da questa cosa. Si organizzarono il lavoro, chiesero alla sindaca&nbsp;l’elenco dei cittadini del paese per far in modo che tutti avessero la propria maschera. Iniziarono la fabbricazione delle maschere prendendo esempio da quella che Susy aveva trovato in cantina. Si diedero appuntamento davanti al comune dove, dopo aver preso la lista dei cittadini, si diressero verso la piccola fabbrica del paese. I bambini avevano i propri compiti e anche l’opportunità di creare le maschere a seconda del loro animale preferito.

NOTA DELL'INSEGNANTE Cinzia Cilona Questa storia è animata dalle sensazioni e dalle contingenze storiche che gli alunni stanno affrontando in un periodo di pandemia. Grazie alla loro fantasia e creatività per averla resa possibile.

I.C.Olga Rovere IIIB Primaria "Pio Morelli"

Il tendone del circo venne montato proprio nel prato vicino alla montagna. Quella montagna dove viveva lo scienziato, il professor COVIDSKY. Accanto alla montagna scorreva un piccolo ruscello. In un battibaleno la cittadina si colorò di strisce bianche e rosse e di tante luci che illuminavano la città. City-Covid era vestita a festa. La gioia di tutti i bambini era di conoscere il clown. Si diceva che era il clown più simpatico del pianeta. Si faceva chiamare, Fagiolino, indossava delle enormi scarpe verdi, pantaloni larghissimi a pois trattenuti da gialle bretelle che risaltavano sulla sua camicia a quadri. I bambini molto entusiasti di questo grande evento chiesero ai loro nonni di venire a vedere lo spettacolo. Era tutto pronto e organizzato alla perfezione, la mamma di Tim era molto contenta. Anche il papà di Tim, lo sceriffo, era molto contento per essere riuscito a mantenere l’ordine e la sicurezza nella città. Tim insieme alla sua famiglia e i suoi amici stavano seduti in prima fila e dietro c’ erano i nonni e gli altri genitori. Grandi e piccoli ammiravano con entusiasmo i personaggi del circo che erano uno più bravo dell’altro. Finalmente arrivò il turno del clown.&nbsp;

Gli unici che non si erano trasformati erano i bambini. Tim iniziò ad agitarsi perché non trovava il suo cagnolino Tommy, ma capì subito che si era trasformato anche lui in un drago buono in grado di aiutare i bambini a sconfiggere quei draghi batteriosi. Non c’era tempo da perdere le goccioline colorate riempirono in men che non si dica tutta la città trasformando la maggior parte dei nonni in draghi. Tim capì subito che aveva bisogno dell’aiuto dei suoi amici per proteggere gli anziani della città, così gli venne la fantastica idea di chiamarli tutti per un incontro segreto nel bosco dove fra incantevoli rocce e una fitta vegetazione&nbsp;crearono un nascondiglio perfetto dove le goccioline non riuscivano ad arrivare.

Nel frattempo mentre Tim e i suoi amici tentavano di salvare City-Covid da questo virus, sua madre la sindaca - non contagiata per miracolo - cercava di mantenere l’ordine nella sua città e di far chiudere tutti dentro casa.&nbsp;Aiutata dai “Gigandroni”, robot con una supertecnologia capaci di creare uno scudo intorno alle case,&nbsp;gli abitanti erano al sicuro. Per affrontare le emergenze, la sindaca aveva costruito molti anni fa la casa Covid. La casa Covid aveva una struttura complessa, era situata al centro della città ed era collegata a tutte le case attraverso dei tubi. I Gigandroni portavano cibo, acqua e tutto il necessario agli abitanti attraverso i tubi.

Lo scienziato prese subito alcuni fiori della pianta magica, li chiuse in un barattolo di vetro e li mise al sicuro nel suo zaino. Poi dai suoi strumenti scientifici, prese il suo binocolo e guardò giù al ruscello per vedere cosa stesse succedendo. Vicino al ruscello c’ era una grotta scura dalla quale uscivano molti pipistrelli. Quando questi andavano a bere al ruscello, le acque si intorbidivano e lo stesso diventava scuro e maleodorante. Covidsky capì subito che tutto il contagio nasceva dai pipistrelli che contaminavano l’acqua del ruscello. Si misero subito in cammino, fecero una breve sosta al ruscello, dove lo scienziato raccolse un po’ d’acqua da analizzare in una bottiglietta di vetro e poi via di corsa nel suo laboratorio a sperimentare una soluzione con i fiori magici. Con ampolle, pozioni, polverine luminose, Covidsky era completamente immerso nel vapore, con grossi occhiali protettivi sembrava&nbsp;stesse facendo una magia. I bambini lo guardavano stupiti, non avevano mai visto un vero scienziato all’opera.

Faceva tutto il possibile per mantenere l’ordine e la pace nella sua piccola e bellissima città. Tim aveva da poco compiuto nove anni e aveva ben tre fratelli più piccoli, delle veri pesti. Vivevano in questa città praticamente da sempre e Tim la conosceva come le sue tasche: luoghi, passaggi segreti e tutti i suoi misteri.. Infatti nella città giravano le voci di una leggenda: sulla montagna viveva uno scienziato di nome Covidsky che con la sua squadra di aiutanti si divertiva a fare esperimenti mischiando sostanze chimiche strane. Il professor Covidsky aveva anche un cagnolino di nome Pit che era molto giocherellone e gli piaceva annusare gli strani miscugli fatti dal suo padrone. Gli abitanti temevano che un giorno lo scienziato potesse mandare qualche pozione velenosa giù a valle, ma secondo molti era solo una leggenda…..&nbsp;

Lungo il lago si vedeva un viale alberato e lì spesso c’erano le bancarelle del mercato dove i bambini andavano a comprare i libri e le caramelle… Alla fine del viale c’era un grande palazzo colorato con tanti disegni sopra. Quel palazzo era la scuola dei bambini. In questa città tranquilla e bellissima le strade non avevano nomi e le case non erano numerate perché gli abitanti avevano deciso di fare le loro case ognuno di un colore diverso, così venivano riconosciute in base al colore scelto.In una di queste case - la casa verde - abitava Tim con la sua famiglia. La mamma era il sindaco della città e si occupava anche dell’organizzazione degli eventi. Le piaceva tanto la musica e spesso faceva venire in città dei musicisti che suonavano tamburelli, trombe e fisarmoniche. Così la città si trasformava spesso in una grande festa. Ogni City-Covid ospitava anche il circo. Gli abitanti amavano molto i giocolieri e i pagliacci. Il papà di Tim era lo sceriffo di City-Covid.

Questo libro contiene la storia che i bambini hanno immaginato per questo è unico e fatato.

Nel frattempo il secondo gruppo di bambini aveva raggiunto la città, perlustrando tutte le strade, avvisarono le persone che l‘unico modo per salvarsi era di rimanere al sicuro rinchiusi in casa aiutati dai Gigandroni. Alcuni non credettero alle loro parole, rimasero fuori casa e furono contagiati dal virus. Altri più fiduciosi ascoltarono quei ragazzi e si chiusero in casa. Gli amici di Tim si misero subito a creare delle mascherine con le lenzuola dei loro genitori e dei nonni donandole a tutti gli abitanti, per proteggerli da quelle goccioline colorate che fluttuavano nell’ aria. La situazione iniziava ad essere veramente preoccupante, le mascherine create dai bambini non funzionavano,&nbsp;le persone contagiate dal virus erano diventate moltissime e non era possibile accudirli nelle loro case così il terzo gruppo di bambini, amici di Tim, decisero di trasformare il tendone del circo in un rifugio. I bambini presero dei sacchi a pelo nella parrocchia della città, alcune provviste dalle loro case e iniziarono ad allestire un vero e proprio rifugio per le persone bisognose.

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