La scuola dei ricordi

Ringraziamo sentitamente tutti coloro che hanno collaborato al progetto.

Quanti bei ricordi: 35 anni nella stessa scuola sono tanti; sono contenta che mi ha accolto quando ero giovane e ho lasciato da grande, grande, grande. L’unico desiderio che mi rimane è rivedere molti dei miei bambini, ora adulti, che sicuramente incontrandoli per strada non riconoscerei più. Un grazie di cuore a tutti: ognuno mi ha dato, a modo suo, un’emozione, anche la mia scuolina viola. Denicolò Maria Chiara 1981-2016 (più precedenti supplenze)

Esisteva eczema, termine difficilissimo che ho imparato da Yuri, un tipo di quarta dal nome russo che ne aveva uno nelle mani che a me faceva molta impressione, ma di allergia per i piumini dei pioppi non se ne parlava davvero, c’era solo quella delle api, di cui soffriva mio babbo, che le api le mandava tutte all’inferno e oggi gli animalisti lo metterebbero certamente in galera. Strano, a pensarci adesso.

La vecchia scuola era molto bella, per me cambiarla all'ultimo anno è stato brutto. Lì c'era l'erba sintetica, qui, ora che ancora l'erba non è ben cresciuta, la terra è spesso bagnata. La vecchia scuola aveva due piani e questo mi piaceva... La vecchia scuola non la batte nessuno! Davide Cammarota ( classe quinta 2018-2019)

...CARA SCUOLA, TU SEI COME UNA NONNA MODERNA CON UN VESTITO VIOLA PROFUMATO DI BAMBINI FELICI,MATITA E GOMMA DA CANCELLARE SEMPRE PRONTE. HAI I CAPELLI BRUNO-ROSSICCI COME LE TEGOLE DEL TETTO, LEGATI DA DUE PENNE CHE TI DONANO MOLTO... Sofia Zamagni (classe quinta 2017-2018)

All' esterno c'era un grazioso giardino che nelle belle giornate ci ha permesso di giocare e sfogarci in tutta sicurezza....il mitico giardino, teatro anche di feste e campo di allenamento in vista dei giochi della gioventù! Poi c'era la mitica bidella Teresa....alquanto burbera ma sicuramente capace di mantenere l'ordine e la disciplina , nonché farci trovare sempre tutto pulito e ordinato...

Così le maestre, facendo correttamente, in quei giorni ci lasciavano&nbsp;giocare solamente in classe... la classe quinta con noi piccoli era prepotente , noi avevamo sempre la peggio con loro e ci lasciavano giocare vicino ad una rete dove buttavamo sempre la palla dall'altra parte, fuori dal nostro recinto...con l'arrivo della lim in classe tutto è stato semplificato: le maestre non dovevano usare più i gessi e c'era un gommino spettacolare. Lasciando scivolare la mano di qua e di là, qualcosa si cancellerà! ... &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Tommaso Bombardieri( classe quarta 2018-2019)

La mia scuola era un edificio grande, composto di due piani, circondato da un immenso giardino di erba sintetica. Il giardino è il tipico posto dove i bambini, dopo ore di scuola, si fermano a giocare: mi ricordo gli alberi alti e anche quando, nei&nbsp;primi giorni di scuola, io e le mie due migliori amiche giocavamo a&nbsp; "l'orologio " o a&nbsp;&nbsp; " salta la corda". Il retro era la parte in cui stavano i bambini più piccoli per paura che si facessero male con i grandi ed era la parte in cui l'erba sintetica non c'era...Entrando nella scuola, dopo merenda, si vedeva subito la bidella impaziente di suonare la campanella; a me sembrava molto preoccupata e turbata per i lavori che l'attendevano dopo la ricreazione... &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Greta Baldini ( classe quarta 2018-2019)

...Quando uscivamo giocavamo a palla e la classe quinta era prepotente e non ci lasciava spazio, insomma a noi toccava stare in un angolo orribile vicino alla rete e tutte le volte che tiravamo, la palla finiva di là nella strada e dovevamo giocare a qualcos'altro. Giacomo Zanni( classe terza 2018-2019)

La mia scuola era bellissima, io non ero mai in ritardo per fortuna...io e la mia migliore amica Olivia giocavamo sempre insieme...spesso usavamo i cerchi...una volta è successo che della bambine facevano lotta con le pere: ad una bambina è venuta l'idea di tirare una pera e allora hanno incominciato a farlo tutte le bambine. E' stato bellissimo! Matilda Cattaneo( classe terza a.s.2018-2019)

Erika Cicchetti classe quarta 2018-2019

La mia vecchia scuola si trovava a Santo Marino , era una struttura alta e, per la mia visione, imponente. Il colore era di un viola non intenso ma che dava , secondo me, un tocco primaverile all'ambiente...il girdinetto era veramente bello con tanti alberelli che, per noi maschi, facevano da pali per la nostra porta da calcio in cui giocavamo a ricreazione. Quello che piaceva sia a me e credo a tutti gli altri bambini era l'erba sintetica : il suo colore verde acceso, vivace ed intenso portava allegria e gioia, così la penso io. L'unica cosa che suscitava rabbia era il fatto che, quando pioveva, l'acqua si accumulava tutta in tante e grandi pozzanghere.

Ma la cosa più bella in assoluto della mia scuola elementare sono stati gli esami: quello di seconda, che da innumerevoli decenni nessuno fa più, e quello di quinta, anch'esso ormai da tempo finito nel libro intitolato Cose dimenticate.

Al tempo in cui la frequentavo io, la scuola elementare Marino Moretti non era viola, ma bianca con l'intonaco cadente, o color sasso, non ricordo bene. C'è come un effetto dissolvenza nella mia mente, che copre con la sua nebbia tutte le pareti dell'edificio. Certo era una costruzione alta, almeno così pareva ai miei piccoli occhi, e c'era una scala, una scala imponente che conduceva all'ingresso, e, sull'uscio, la bidella in attesa, immobile come una sentinella sull'Altare Della Patria.

Ho tanti ricordi legati alla scuola viola che mi ha sempre dato il senso di casa e famiglia, perché questo è stata veramente per me! Vorrei quindi ringraziare tutte le maestre che hanno seguito me e i miei compagni perché ci hanno fatto crescere sia culturalmente che umanamente. Grazie ! Se mi sono dimenticata di qualcuno chiedo scusa!!!

Io mi ricordo che nella vecchia scuola c'era un bellissimo giardino. Lì giocavamo, leggevamo e mangiavamo. Gli angoli per i giochi erano davanti e dietro e c'erano molti nascondigli...io ho litigato con un'amica, ho fatto molte cadute e ferite. ..Abbiamo fatto molte feste con i genitori...ci sono stati momenti difficili e momenti belli... &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Irene Sartini ( classe quarta 2018-2019)

Una gioia grande è stata diventare “nonna” coi figli dei miei alunni, chiamarli a volte col nome dei genitori e capire che il tempo si era fermato. Ho avuto tanta fortuna a fare un lavoro che mi piaceva, ad avere delle colleghe stupende sempre pronte a darti una mano e a sostenerti. Anche le bidelle, pardon collaboratrici, sono state importanti; erano il nostro braccio destro, soprattutto durante la ricreazione quando le cadute erano numerose .

Delle volte la memoria confonde le cose che ci capitavano, e ognuna delle due attribuisce alla propria storia un fatto che, invece, è appartenuto a quella dell'altra, di esistenza. Quindi, di fatto, non saprò mai se poi alla fine ci ho ballato davvero con Roberto Zammarchi. E questo è davvero strano, a pensarci adesso.

XIX ...Dietro alla scuola c'era un grande spazio dove non si poteva andare perché le maestre non ci vedevano. Quando non giocavamo a calcio, giocavamo a nascondino e un albero lo usavamo per fare la tana...per arrivare nella nostra aula bisognava fare tanti gradini. Appena entravi vedevi la cattedra della maestra che era molto grande, visto che noi eravamo sedici c'erano poi tre file di banchi. Siccome io sono sempre stato alto, dovevo stare nell'ultima fila. Appesi ai muri c'erano tanti cartelloni, mi ricordo che uno aveva tutte le lettere dell'alfabeto sopra. Alcune volte io e gli altri maschi ci nascondevamo dietro alla porta per far paura alle femmine e alla maestra...Non lontano c'erano i bagni, con i water sempre intasati dai bambini di prima e seconda...mi ricordo che un giorno dal giardino abbiamo tirato la palla sul terrazzo della nostra aula e io sono andato lì per riprenderla e tirarla di sotto...in prima c'era con noi anche un nostro amico che poi è andato in Svizzera perché suo babbo ha trovato un lavoro migliore. Francesco Vescovelli(classe quarta 2018-2019)

POI LA SUA SCUOLINA VIOLA APPUNTO, PROPRIO BEN IN VISTA SULLA STRADA. SCUOLINA PICCOLA E FAMILIARE, SE VOGLIAMO STRETTA E MAL DISLOCATA SU DUE PIANI, MA PUR SEMPRE AMATA E DENSA DI STORIE E RICORDI. STORIE RACCHIUSE TRA I SUOI MURI CHE AVRANNO FORSE ALTRI DESTINI MA CHE PORTERANNO IMPRESSE PER SEMPRE AL LORO INTERNO LE VOCI DEI BAMBINI, DELLE MAESTRE, DEI GENITORI...VOCI E VICENDE PERSONALI E FAMILIARI CHE FANNO PARTE DELLA STORIA LOCALE DELLA NOSTRA TERRA.

Un giorno, per la festa di Carnevale, ci abbiamo proprio ballato in quella sala, ed io facevo coppia con Roberto Zammarchi, il più bello della classe. O forse non ero io a volteggiare con lui al ritmo di Romagna mia sotto una pioggia di stelle filanti e coriandoli che avrebbe fatto brontolare la Teresa per tutta la Quaresima, e alla fine fare un bel casqué; forse era mia sorella gemella, chissà.

Poi il grande balzo: una scuola nuova, viola, sempre piccola, ma bellissima per quei tempi. La chiamavamo la villetta del sindaco. Le piccole aule potevano contenere un massimo di 15 bambini, ma erano così vive, colorate e piene di “lavoretti”, mosaici, cartelloni… Tanti visi mi passano davanti agli occhi, sembrerà strano ma me li ricordo tutti; i nomi no, ma le facce sì. Gli sguardi timidi, furbi, curiosi, ridenti, ombrosi, imbronciati….

... Nella mia classe eravamo in sedici, dieci femmine e sei maschi. Non eravamo una classe tanto divisa tra femmine e maschi, infatti giocavamo quasi sempre tutti insieme in giardino ai nostri giochi preferiti. Le maestre erano gentili e sempre motivate a farci imparare di più e noi eravamo bravi, infatti ci consideravano la classe più brava...Le bidelle erano brave e cambiavano molto spesso...avevamo molti attrezzi per giocare: le palle , le corde...mi ricordo che le corde erano le mie preferite perché giocavamo a " L' orologio " e altri giochi che io adoravo. La mia scuola era piccola ma bella e lì dentro ci ho portato e ho lasciato molti ricordi. Ilaria Della Pasqua( classe quarta 2018-2019)

LA PRESENTE PICCOLA RACCOLTA DI RICORDI NASCE COSì CON L'INTENTO DI RENDERE OMAGGIO AL RUOLO DI RIFERIMENTO EDUCATIVO, CULTURALE, AFFETTIVO-RELAZIONALE E SOCIALE CHE QUESTO LUOGO, POSTO AL CENTRO DEL PAESE, HA RAPPRESENTATO PER LA NOSTRA COMUNITA' PER ANNI, MANTENENDO TRACCIA DEL SUO PASSATO. IL PROGETTO PARTE DALLA CONVINZIONE CHE LA SCRITTURA AUTOBIOGRAFICA POSSA ESSERE UN PREZIOSO STRUMENTO PER CONOSCERSI E RICONOSCERSI, CONSERVARE MEMORIE E TRADIZIONI, TRASFORMANDOLE IN STORIA COLLETTIVA CHE RAFFORZA IL SENSO DI APPARTENENZA ED IDENTITA' TERRITORIALE E QUINDI IL SENSO CIVICO. Poggio Torriana, maggio 2019 Le insegnanti

La mia vecchia scuola era davvero bella e la mia classe era molto spaziosa... quando andavamo a giocare fuori usavamo gli alberi come porte da calcio...i giardini erano due: uno dietro e uno davanti. Io e i miei amici di solito giocavamo in quello dietro perché l'altro lo stavano usando i bambini di quarta e di quinta. Però quando giocavamo ci andava spesso la palla sulla strada o sugli alberi e la bidella, che era gentile, ce l'andava a prendere. Filippo Mini( classe terza a.s.2018-20199

In quell'aula grande, le finestre erano ampie e lucide (che la Teresa, nel suo ripostiglio, sembrava avesse una damigiana di olio di gomito sempre piena), e davano su un giardino verde di prato e di pioppi; pioppi ossuti e lunghi che quando era primavera perdevano tanti di quei piumini che ti pareva nevicasse, e ti distraevi a guardare all’ insù, verso quel cielo che rideva un suo riso turchino e, davanti a te, quella tempesta bianca inattesa ed inspiegabile. E la maestra magari ti richiamava, e nessuno nessuno era allergico. Quella parola quasi quasi non esisteva.

XXI La mia vecchia scuola era a Santo Marino, appena si entrava dal cancello si vedevano gli alberi e l'erba sintetica che avevano messo quando noi eravamo in seconda. Nell'ingresso, all'interno, subito a sinistra c'era la libreria e la porta per l'aula mensa dove noi, con la maestra Ivana, ci divertivamo un sacco...I bagni erano divisi perché altrimenti i maschi non ci lasciavano in pace. Salendo le scale, subito si vedeva la nostra aula: non era grandissima ma era lo spazio giusto per noi 18 bambini. Ho un ricordo bellissimo di un giorno quando con Daniele, Arish e Fantà, compagni che ora non sono più in classe con noi, abbiamo fatto un gioco di geometria. Anche con Ivana ricordo tante cose bellissime, come l'ultimo giorno di scuola quando abbiamo fatto una festa e poi ci siamo dovuti salutare perché lei andava in pensione... Letizia Pizzinelli( classe quarta 2018- 2019)

...la vecchia scuola era tanto carina, sembrava una piccola casa di color lillino , con le finestre e le serrande bianche. Aveva due piani e la mia aula era al piano superiore, quando facevo le scale ripassavo sempre le tabelline scritte sui gradini. Dalla finestra della mia classe potevo addirittura vedere casa mia.&nbsp;Aveva un bellissimo giardino con alberi ed erba e potevamo sempre andare di fuori durante la ricreazione. Era molto bello perchè potevamo girarci attorno e inventare tanti giochi con gli amici. In quella scuola ho tanti ricordi e ci sono ancora molto affezionata. &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Maria Ferro ( classe quarta 2018-2019)

...dietro c'era sia erba sia terra e anche dei cespugli dove noi delle volte andavamo a giocare perché c'era un buco...a noi soprattutto piaceva "salta la corda" e il gioco dell'orologio. Noi lì abbiamo inventato questo gioco: dovevamo prendere un libro e provavamo a raccontare la storia. Lea Pizzinelli( classe terza 2018-2019)

Era una donna dai lineamenti molto marcati, nera di capelli, con un naso importante, aquilino come quello di mio babbo, e le labbra sottili a incorniciare una grande bocca. La ricordo come una persona seria, che non sorrideva quasi mai a noi bambini, e che ci sembrava anziana anche se, magari, poteva avere anche solo quarant'anni. Da qualche parte di lei, comunque, nonostante l’aspetto un po’ arcigno, un'aura di genuina bontà esalava come un profumo.

La mia vecchia scuola era colorata di viola con due file di alberi e uno tra quelli l'ha piantato mia nonna Teresa quando andava anche lei lì...mi manca tanto quella scuola perché la classe dove andavo era la più grande al piano terra...Dietro la scuola c'era uno spazio di erba con margherite a volontà( in inverno però no)... Una delle cose più brutte che ricordo lì è stata quando alcune bambine di quinta ci hanno rotto un po' dei nostri burattini( noi lo credevamo)... Filippo Cavalli( classe terza 2018-2019)

Io salivo sempre di corsa i gradini della scuola, non perché fossi in ritardo, non lo ero mai, anche perché la mia piccola Graziella rosso metallizzato andava veloce veloce sotto la spinta grintosa di due gambette sottili con le ginocchia tutte scorticate, ma semplicemente perché ero bambina, e ai bambini, si sa, piace correre anziché camminare, così sentono l'aria che solletica loro il viso, che solleva loro i capelli e, soprattutto, perché non hanno i pensieri malinconici o le preoccupazioni da rimuginare mentre vanno e vengono per la salite e per le discese delle strade della vita.

... Era il febbraio del 1979, martedì grasso, giorno della festa di Carnevale. Un Carnevale di quando ancora si tiravano coriandoli, ci si vestiva in maschera e si mangiavano i dolcetti della tradizione fatti in casa. Ricordo il mio abito da fatina di raso lucido, cucito su misura dalla signora Isolina, la sarta del paese. La monotonia del suo  azzurro tinta unita era stata spezzata dalle abili mani delle sarta inserendo nella parte alta un gilet profilato in oro e decorato da tante stelline adesive che però si staccavano solo a guardarle.

Strano, a pensarci adesso che sono, inesorabilmente, un’inguaribile ritardataria. Insomma, al suono della campanella ero in classe con il grembiule stirato e il fiocco perfetto, e sedevo nel banco accanto a Mirella, la mia amica del cuore, che come me portava gli occhiali, ma la benda da pirata, quella no, era un vantaggio solo mio.

V All'inizio degli anni '80, nella mia classe eravamo undici : 8 femmine e 3 maschi. Tra i giochi che facevamo ricordo il nascondino, il telefono senza fili e il nascondersi dietro gli alberi dai grandi tronchi. Chi più chi meno, tutti 11 eravamo birichini... Mi ricordo la nostra bidella Teresa che ci sgridava spesso. Avevo un'insegnate di Savignano di nome Germana, esigente ma nello stesso tempo molto buona. Era una maestra di ruolo che ci insegnava tutte le materie. Samanta Montanari( 1981-1985)

Vorrei però concludere citando i nomi dei miei compagni di classe : Elisa , Manuela, Elvira, Stefania, Jessica, Danilo, Patrik, Matteo F., Matteo B.ed infine io : Viviana! Grazie, grazie infinitamente piccola scuola viola, grazie per essere stata la nostra casa e il nostro punto di riferimento durante gli anni più importanti! Viviana Annicchiarico

Quello di quinta, soprattutto, è stato speciale, specialissimo, direi, perché a sostenerlo non c'eravamo solo noi alunni e alunne, ma anche un adulto, un tipo che ai suoi tempi la licenza elementare (da non confondersi con alimentare, come invece qualche volta a lui scappava detto), non aveva potuto prenderla, per via della guerra, della miseria e compagnia bella.

XXII Ho frequentato la scuola M.Moretti dal 2011 al 2015. Era una scuola davvero bella, anche se un po' piccolina. Quasi per tutti i cinque anni ho avuto una bidella molto disponibile e gentile che si chiamava Ester. Come maestre ho avuto: Ivana, che purtroppo adesso è andata in pensione, Maura che ci insegnava storia, Daniela per inglese e matematica e infine Tamara che ci insegnava religione. In classe eravamo diciassette: dieci femmine e sette maschi. Eravamo un gruppo molto unito, infatti durante la ricreazione giocavamo sempre tutti insieme. Solitamente saltavamo la corda ma facevamo anche altri giochi in quel bel verde giardino: nascondino, prendi-prendi e l'orologio. Non mi dimenticherò mai di questa scuola. Giorgia Fabbri ( classe 2004)

...la scuola era bella, con un grande giardino e un sacco di margherite...mi ricordo che un giorno è venuto un gatto nero a giocare con noi ma poi è dovuto ritornare a casa... Jackline Shabani ( classe terza 2018-2019)

-Dove insegni? E’ una domanda d’obbligo quando sanno che sei maestra. E io: -A Santo Marino -Ah, in quella scuolina!.. Già è sempre stata la scuolina. Inizialmente tre aulette a cui se ne aggiunsero altre due di lamiera sul retro e due piccoli bagni con un lavabo che serviva a lavare gli stracci delle pulizie ma anche i piatti delle prime mense, quando c’era ancora il doposcuola. Eravamo vaccinati naturalmente contro tutti i germi possibili!

Solo alla prima Comunione avevo provato qualcosa di simile indossando un abito. Ricordo poi i dolcetti invitanti, alcuni dei quali in casa mia non avevo mai visto. Infine la musica e il ballo in coppia. Ci tenevamo stretti con imbarazzo , le manine unite bagnate di sudore. Stavamo crescendo. Roberta Campidelli ( classe 1968)

L'aula era grande, grande come una sala da ballo, anche se noi alunni eravamo solo nove. Nove, sì, sembra incredibile, lo so. E di questi nove, addirittura, tre erano un anno indietro, perché eravamo una pluriclasse. Questa parolona difficile che abbiamo imparato in seconda, quando, a noi, si sono aggiunti tre maschi che erano gli unici nati al Santo nel 1969. Un anno in cui, probabilmente, l'arrivo in tutte le case della televisione aveva già fatto sentire il suo pesante impatto sui passatempi serali delle coppie.

E ci faceva fare le gare di tabelline e di verbi, e ai vincitori regalava i quaderni di Topolino o di Nonna Abelarda, e non è per dire ma io ce li ho di entrambi i tipi. E poi ci insegnava Marino Moretti, che era un poeta delle nostre parti, diceva, e quindi era bene studiarlo, anche perché era molto bravo. Il cielo ride un suo riso turchino benché senta l'inverno ormai vicino. Il bosco scherza con le foglie gialle benché l'inverno senta ormai alle spalle. Ciancia il ruscel col rispecchiato cielo, benché senta nell'onda il primo gelo. È sorto a piè di un pioppo ossuto e lungo un fiore strano, un fiore ad ombrello, un fungo. M.Moretti

Il più lontano ricordo a scuola è nell'atrio d’ ingresso...era il primo giorno: intorno a me tante gambe di mamme e le mie braccia avvinte intorno a quelle della mia che non riusciva a spostarsi a causa del pianto congiunto delle sue gemelle. Era il settembre 1974...dopo pochi anni mi sentivo padrona di quell'ambiente e ricordo un gioco che si ripeteva ad ogni ricreazione: dopo un giro completo intorno la scuola rincorrendo una compagna, la mia amica Pia, si entrava in classe e si ritornava fuori in giardino passando dalla finestra.

La mia vecchia scuola si trovava a Santo Marino ed era davanti ad una strada su cui passavano camion e macchine. Era tutta viola, con un giardino pieno di alberi e fiori, con un'erba soffice e verde da una parte e un giardino enorme dove giocavo sempre con le mie migliori amiche dall'altra...salendo trovavi la nostra aula di terza, piccola ma molto luminosa con una grande finestra dove mettevamo le briciole di crakers per gli uccellini. Ho tanti bei ricordi in questa scuola dal colore violetto : il gioco&nbsp;a nascondino, quando io mi nascondevo sempre dietro ad un albero che sembrava che ti abbracciasse con i suoi rami imponenti e alti, il muretto grigio su cui ci sedevamo insieme per decidere il gioco. Giocavamo molto a " prendi-prendi" e ci divertivamo come pazzi. A volte però noi femmine dovevamo giocare da sole perché gli altri giocavano a calcio con la palla di spugna. Quella scuola era veramente bellissima... &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Erika Cicchetti ( classe quarta 2018-2019)

...quando entravo c'era una piccola salita, a destra c'era una classe, la mia. A sinistra c'era un'altra stanza, quella dei bidelli...In giardino, oltre all'erba, c'erano grandi alberi, lì dietro ci nascondevamo. C'era anche una bidella pazza che mi faceva tanto ridere. Mi manca la vecchia scuola! Luca Contucci ( classe terza 2018-2019)

La scuola dei ricordi Introduzione "LA SCUOLA DEI RICORDI" E' UN PROGETTO NATO A GIUGNO DEL 2018, QUANDO NOI INSEGNANTI CI APPRESTAVAMO A LIBERARE LE NOSTRE AULE PER TRASFERIRCI NEL NUOVO STABILE. IN QUEL MOMENTO, MOLTE RIFLESSIONI E RICORDI SI ACCOMPAGNAVANO ALL'ENTUSIASMO DEL PROIETTARSI VERSO IL NUOVO E MODERNO. PRIMO FRA TUTTI IL PENSIERO A COSA LA NOSTRA "CASETTA VIOLA" AVESSE RAPPRESENTATO PER LA PICCOLA FRAZIONE DI SANTO MARINO NEGLI ANNI. SENZA TIMORE DI PECCARE DI PRESUNZIONE, ABBIAMO RITENUTO CHE ESSA POSSA ESSERE STATA UNO DEI LUOGHI SIMBOLO DELL' IDENTITA' DEL PAESE CHE, FIN DAL PASSATO, NON HA AVUTO TANTO DA OFFRIRE, SE NON LA CHIESA, IL CAMPETTO RAGAZZI, LA BELLEZZA DELLA NATURA CON LA SUA COLLINA ALLE SPALLE ED IL FIUME AI PIEDI, E POI...

Il primo giorno di scuola era stato fantastico, mi ricordo che stavo sempre vicino a Erika e Maria perché conoscevo solo loro e mi ricordo anche che salutavo mamma e papà con tanta paura...ci eravamo seduti tutti in cerchio con gli altri nostri compagni, la nostra maestra e le maestre della scuola dell'infanzia sull'erba sintetica. Il giardino era immenso, con tanti alberi e un&nbsp;nostro angolino in cui poter giocare in pace... &nbsp;Asia Masieri ( classe quarta 2018-2019)

Quando arrivavo nella vecchia scuola, cercavo di venire da solo, senza mia sorella perchè mi dava impiccio. Appena entrati, si vedeva il giardino che era come un sempreverde e c'era un sentiero che portava alla porta. Lì stava la bidella, sempre ferma e mi sembrava uno stoccafisso o un baccalà. Quando era ora di salire le scale, a seconda del mio umore, correvo o camminavo. Giunti in classe poi c'era sempre un compagno in agguato per salutarti...I miei compagni erano tutti bravissimi, peccato che qualcuno se n'è andato. Ad esempio Daniele: quando l'ho saputo infatti sono rimasto malissimo, ma cercherò di ricordarmelo e di non dimenticarlo perché è un amico speciale, con lui non ho mai discusso. Mi ricordo i primi giorni quando non lo conoscevo ancora e da lì poi siamo diventati subito amici...dopo tutto in quella scuola ho vissuto parecchi momenti, belli e brutti ma sono tutti momenti che conservo con piacere. Filippo Pazzaglia( classe quarta 2018-2019)

Della vecchia scuola ricordo il colore violetto e il giardino molto grande dove, quando c'era il sole, ci mettevamo a giocare correndo e saltando senza il problema di sporcarci i piedi di terra perchè c'era l'erba sintetica. Entrando dentro la scuola, c'era la bidella che ci salutava e, per arrivare alla mia classe, bisognava percorrere le scale fatte di marmo. Ricordo che un bidello di nome Gianluca era caduto proprio da lì e lo hanno portato all'ospedale. La mia maestra di italiano era Ivana, a lei ero molto affezionata fin dalla prima. Era molto gentile e dolce... La classe era molto piccola, infatti, quando non si poteva andare di fuori, per giocare era un po' stretta, ma molto accogliente...dietro la scuola c'era un altro piccolo pezzo di giardino, dove non c'era l'erba sintetica, però sembrava quasi un giardino segreto perché aveva dei cespugli freschi e profumati come delle rose, con tanti fiori. Ricordo che lì ci giocavo tantissimo. Mi piaceva tanto quella scuola ed è stato difficile lasciarla. Emma Spada ( classe quarta 2018-2019)

Si chiamava come me, Teresa, e si vestiva sempre di scuro, forse portava un lutto. A lungo lo ha portato, come si usava una volta, tenendosi anche il fazzoletto nero in testa legato sotto al mento. Un modo di agghindarsi simile a quello che oggi vediamo solo nelle donne musulmane, e che magari ci sembra anche un po' strano, ma in realtà nel nostro folklore non è poi così insolito, a pensarci adesso.

Storie e memorie dal vecchio plesso della Scuola Primaria M.Moretti

In quella scuola ci ho giocato molto. Uno dei&nbsp;giochi preferiti che facevamo lì era nascondino, riusciva bene perché c'erano molti nascondigli. Quando ero in prima invece giocavamo&nbsp;con la classe quinta così: noi di prima rincorrevamo quelli di quinta ed era come se noi li mettessimo in prigione e loro dovessero scappare, ma per gioco... &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Anita Fabbri ( classe quarta 2018-2019)

E di bello, poi, c'era la maestra: viso tondo e grembiulino rosa a quadrettini, la ricordo così. Un’insegnante che era esperta di scuola attiva, ci diceva, e che un giorno ci ha portati in gita a casa sua, nella sua casa nuova lei ha portato i suoi alunni e li ha fatti sedere alla sua cucina e, mi sembra, pure mangiare una torta fatta con le sue mani, e, se a qualcuno scappava un bisogno, fosse pipì o cacca, lei gli ha fatto usare il suo bagno (era bellissimo così nuovo di pacca).

Lo vedo calare ma non toccare a terra, non ci arriva. Devo allungarmi di più. Lo spingo e lo ritiro su per appoggiarlo al muro, tentenno, poi riprendo coraggio. II mio piede è di nuovo proteso indietro, la gamba spinge e cerca...ora ci sono: con la punta percepisco la vicinanza della terra . Ecco: un saltino e ricomincia la corsa. Pronti, via !

Una delle cose più belle della scuola era che potevi correrci intorno, farci tanti giri fino a schiantarti le gambe, giocarci davanti, dove c'era l'acciottolato, o di dietro, dove era tutto un prato di margherite da intrecciare in collane che non finivano più, e di altri fiori strani, fiori ad ombrello, funghi... Poi potevi nasconderti dietro un albero ed essere certo che qualcuno ti trovasse, e fare mille altre cose come l'uncinetto se eri femmina o la falegnameria se eri maschio (chiaro che, quanto ad educazione alla parità di genere, il livello era ancora quello che era).

Era mio padre. Quel giorno si era seduto alla cattedra accanto alla maestra a fare il suo tema, come noi. A risolvere il suo problema, come noi. Ad essere interrogato, come noi. Ad essere impacciato in un sorriso timoroso, come noi. E alla fine è anche stato promosso, come noi, ma cos'avrà scritto in quel tema... pagherei per saperlo. Ed è strano, molto strano, a pensarci adesso.

XX La vecchia scuola aveva un giardino sintetico, c'era un marciapiede di piastrelle che passava&nbsp;quasi tutto intorno. A ricreazione, quando giocavo a calcio con i miei amici, a volte cadevo sulle piastrelle e mi scorticavo le ginocchia, ma poi i bidelli mi portavano in bagno a pulire la ferita. Di bagni ce n'erano due: quello al piano terra era grande con tanti rubinetti e quando eravamo accaldati andavamo a rinfrescarci con l'acqua fredda. Ogni volta che finiva la ricreazione c'era una fila lunghissima. Fuori c'erano alberi altissimi e a volte, per sbaglio, la palla finiva incastrata tra i rami più alti ed era un pasticcio. Altre volte andava fuori dalla recinzione, allora, se era vicina prendevamo una scopa , se era lontana chiedevamo ad un adulto che scavalcava la rete...&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Davide&nbsp;Bubani ( classe quarta 2018-2019)

Mio nonno, con la sua classe, ha piantato i cipressi della scuola nel 1967. Irene Sartini ( classe quarta 2018-2019)

Lo spazio era diverso da ora, la mia aula, posta a piano terra subito a sinistra dell’ingresso principale, era piuttosto grande, aveva un alto soffitto e al suo interno c’era anche una grossa stufa a cherosene. La finestra però era nella posizione attuale, solo un po' più alta rispetto ad oggi. L ‘immagine di me bambina in quel momento è vividissima: sento il cuoricino che mi batte per l'entusiasmo, l'euforia della corsa, la paura di essere vista e sgridata dalla maestra e di non mettere il piede al posto giusto.

Adesso che nessuno ricorda più questo fatto, e, forse, dunque, esso è solo un inganno della mia memoria. Un gatto sornione di colore arancione invisibile agli altri, ma reale per me, teneramente acciambellato sulla scatola dei miei ricordi, quella con sopra scritto Esame di quinta elementare.

...appena si entrava dal cancello, tutti i bambini si mettevano a correre, non per arrivare primi in classe ma per gioco. Nel giardino c'era l'erba sintetica e a noi piaceva molto perchè potevi correre quanto volevi. Affianco all'entrata, c'era una scala d'emergenza e&nbsp;quando si faceva la prova d'evacuazione si passava di lì. Per fortuna la vera evacuazione non è mai successa veramente...al piano di sotto c'era anche l'aula dove i bidelli ci facevano le fotocopie, ci mettevano i cerotti e chiamavano i genitori se stavamo male. Da lì iniziava la scala interna, con la sua bella ringhiera che portava alle classi superiori. La prima che si vedeva era la nostra...i muri erano bianchi ma tutti decorati con cartelloni che abbiamo creato noi, sembravano degli alberi in fiore così tutti colorati...

Che bei momenti le loro conquiste, che risate per qualche “ castroneria”, che tenerezza quando volevano essere coccolati! Dopo qualche anno la scuola è stata ingrandita con due aule ampie, la sala mensa, il laboratorio di informatica, nuovi bagni, e tanti bambini in più.

La mia vecchia scuola M.Moretti aveva un giardino fiorito di margherite e quando ancora facevo l'asilo io volevo tanto entrarci in quel giardino gigantesco con al centro la scuola. Ricordo che il primo giorno di ci hanno mostrato l'interno e poi abbiamo giocato fuori in giardino, finalmente...io però mi sentivo triste perché alcuni miei amici dell'asilo non c'erano...in quei mesi ricordo anche la tristezza per mio nonno che era all'ospedale a causa della zappatrice che gli aveva tranciato la gamba mentre lavorava nel suo campo... Mi ricordo che un giorno eravamo andati nel giardino davanti per raccogliere foglie: le usavamo come soldi per comprare rami che per noi erano armi. Praticamente è stato il primo gioco in cui maschi e femmine hanno giocato insieme... Antolini Elia ( classe quarta 2018-2019)

Classe 1978....sono entrata nella piccola scuola elementare del nostro comune nel settembre del 1984...la mia era una classe di nove bambini: quattro maschietti e cinque femminucce alle quali poi, in terza, se ne è aggiunta una sesta. Eravamo alquanto vivaci e per la nostra maestra, Maria Chiara Denicolo', non è sempre stato facile tenerci a bada. Ai tempi la scuola vantava cinque classi, una soffitta, i bagnetti e la "sala" insegnanti : in realtà uno stanzino credo un metro per due!

...vicino all'ingresso c'era uno specchio con accanto una macchina del caffè; a sinistra invece c'era una libreria dove potevi leggere, io la chiamerei "Sala da leggere". Accanto si trovava la sala mensa, dove noi mangiavamo il martedì.&nbsp;Al piano superiore , oltre alla nostra aula, c'erano la quinta e la quarta. Dietro alla nostra terza, c'era un muro con gli attaccapanni con i nostri zaini ammassati...tornando al giardino, devo dire che quando pioveva si creavano pozzanghere enormi, infatti ricordo che a me sembravano dei grandi laghi. La nostra classe era piccola come una stanza da letto, invece la classe prima era grande come una sala da ballo. A volte giocavamo ai supereroi e io alcune volte ho giocato a calcio con i maschi. &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Elena Zanetti ( classe quarta 2018-2019)

Irene Sartini classe quarta 2018-2019

...il mio posto preferito era un grande cespuglio dove giocavo con le mie amiche; la mia classe era grande e bella, noi eravamo in venti...in classe avevamo la lim per vedere i video. Quando era ricreazione, con le mie amiche giocavamo a nascondino e quando dovevo tornare a casa ero triste. E' la più bella scuola del mondo! Emma Montanari( classe terza 2018-2019)

Classe 1968 La mia scuola elementare era al Santo, sulla strada grande, quella dove passavano i camion e le macchina a gran velocità, e che attraversavo solo per andare a dissetarmi alla fontana pubblica o al Mulino Ronci, a trovare la mia amica del cuore quando era a casa di sua nonna.

E forse è anche un po' triste, a pensarci bene, adesso che è passato così tanto tempo, e la “Marino Moretti” non sarà mai più bianca, non sarà mai più viola, e non sarà nemmeno più dov'è sempre stata la mia scuola. 26 giugno 2018 Teresa Campidelli

...entravi e trovai un corto corridoio giravi e c'era la nostra classe seconda a anche le altre classi...fuori c'era pure un giardino...una volta abbiamo trovato un gatto nella rete... Aja ( classe terza 2018-2019)

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