Tullia Zevi

Tullia Zevi nasce a Milano il 2 febbraio 1919. La sua famiglia era di origine ebraica e il padre era un antifascista. Quando in Italia nel 1938 furono promulgate le leggi razziali dovette lasciare gli studi di filosofia e trasferirsi a Parigi con la sua famiglia, dove continuò a studiare presso l’Università della Sorbona. Insieme alla famiglia si trasferì poi negli Stati Uniti con l’ultima nave, che partì prima dell’arrivo dei tedeschi. La Zevi continuò a New York gli studi universitari.

Successivamente lavorò come giornalista presso una radio italo-americana. Alla fine della guerra ritornò in Italia, insieme a suo marito, dove continuò la sua professione da giornalista.
Fu inviata come corrispondente al processo di Norimberga ed ebbe così la possibilità di documentare la tragedia della Shoah. Dal 1960 al 1993 lavorò come corrispondente per un giornale israeliano.

Scrisse anche sul processo di Eichmann a Gerusalemme. Adolf Eichmann era un ufficiale capo della Gestapo nazista e fu uno dei principali responsabili della deportazione degli ebrei in Europa durante l’Olocausto. Nel 1942 quando i vagoni, carichi dei deportati, cominciarono a confluire verso i campi di concentramento di tutta Europa, Eichmann provvide materialmente a organizzare i convogli ferroviari che trasportavano i deportati verso Auschwitz. Alla fine della guerra venne preso in custodia dalle forze americane, ma nel 1946 riuscì a fuggire e si rifugiò in Argentina. Fu catturato l’11 maggio 1960.

A Gerusalemme l’11 aprile 1961 iniziò il processo contro Adolf Eichmann. Tra i giornalisti in aula c’era anche Tullia Zevi, esponente di rilievo dell’ebraismo italiano. Eichmann doveva rispondere alla Corte Distrettuale di Gerusalemme per i crimini commessi contro il popolo ebraico.
La Legge che lo giudicò era quella del 1950. Per i crimini commessi contro gli ebrei era prevista la pena di morte. Eichmann, durante il processo, si dichiarò innocente, per tutte le quindici imputazioni, affermando di aver eseguito solo degli ordini. Il processo di primo grado durò quattro mesi con 150 udienze, e si concluse, con la sua condanna a morte, il 1giugno 1962.

La Zevi dal 1978, per cinque anni, è stata vicepresidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, per poi diventarne presidente. È stata la prima donna a guidare l’UCEI.
Tullia Zevi difese sempre il popolo ebraico anche nella sua carriera da giornalista.
Il presidente Oscar Luigi Scalfaro nel 1993 la nominò Cavaliere di Gran Croce, che rappresenta la massima onorificenza dello Stato

Nel 1994 le fu conferito il “Premio nazionale cultura della pace”, mentre nel 1998 fu nominata membro della commissione italiana dell’UNESCO.
Nel 2007 scrisse, insieme alla nipote, la propria biografia, intitolata “Ti racconto la mia storia”.
La Zevi è stata una delle personalità più importanti dell’ebraismo, ed è scomparsa il 22 gennaio 2011, alla vigilia della Giornata della memoria.