Racconti horror

IL CASTELLO ABBANDONATO

ERA SABATO 27 FEBBRAIO 1983, IO E GIACOMO VOLEVAMO FARE UNA PASSEGGIATA IN MONTAGNA, C'ERAVAMO GIA' PREPARATI.
ORE 10:00
CI DIRIGEMMO VERSO LA CITTA' DI NOSTEN E AVVISTAMMO, SOPRA LA MONTAGNA, UN CASTELLO DALL'APPARENZA MOLTO ACCOGLIENTE E DECIDEMMO DI ANDARCI.
ORE 10:30
ARRIVAMMO DAVANTI AL CASTELLO, MA CI ACCORGEMMO CHE ERA ABBANDONATO.
VOLEVAMO ANDARCENE, MA SENTIMMO IL PORTONE APRIRSI, ENTRAMMO E CI DIVIDEMMO.
GIACOMO PRESE IL PIANO TERRA, IO INVECE IL PIANO SUPERIORE.
GIACOMO: ALL' INGRESSO VEDEVO FOGLI ATTACCATI AL MURO CON DEI PUGNALI.
PER IL CORRIDOIO VIDI DELLE STRISCE DI SANGUE CHE PORTAVANO A UNA PORTA CHE CONDUCEVA ALLA SALA COMUNE.
NELLA STANZA C'ERANO DEI CADAVERI DI PERSONAGGI FAMOSI E ANCHE MENO NOTI: QUAGLIARELLA E DE ROSSI, DUE CALCIATORI, CHE VISITANDO QUESTO CASTELLO SONO MORTI.
LA STANZA CONDUCEVA ANCHE ALLA SALA DA PRANZO DOVE, SUL TAVOLO, C'ERA UNA TESTA E DI FIANCO UN LIMONE.
SOPRA LA TESTA C'ERA UN BIGLIETTINO CON SCRITTO "mangiala o verrai ucciso". ECCO COME I CALCIATORI SONO MORTI, NON AVEVANO MANGIATO LA TESTA.

RICKY:SALENDO LE SCALE VIDI DELLE ARMATURE ARRUGGINITE CON IN MANO LANCIA E SCUDO.
DIETRO DI LORO UN GRANDE TAPPETO ROSSO CHE CONDUCEVA ALLA SALA GIOCHI.
C'ERA UN TAVOLO DA BILIARDO E SOPRA UN BAMBINO IMPICCATO CON UNA CORDA ATTACCATA AL SOFFITTO, SUL TAPPETO DA BILIARDO C'ERA UN BIGLIETTINO CON SCRITTA UNA RIMA "se non giochi con me, lì sopra ci finirai anche tu".
DI FIANCO ALLA STANZA C'ERANO DELLE SCALE CHE PORTAVANO UNA AL PIANO TERRA E L'ALTRA A QUELLO SUPERIORE.
ALL'IMPROVVISO VIDI GIACOMO SALIRE LE SCALE IMPAURITO.
GIACOMO: “RICKY, HO PERLUSTRATO IL PIANO DI SOTTO E NELLA SALA DA PRANZO C'ERA UNA TESTA CON UN BIGLIETTINO CON SCRITTO "mangiala o verrai ucciso".”
RICKY: “IL BIGLIETTINO C'E' ANCHE QUI CON SCRITTO "se non giochi con me, lì sopra ci finirai anche tu".
CHE NE DICI PER SICUREZZA DI ANDARCENE?.”
GIACOMO: “NO! ESPLORIAMO IL PIANO SUPERIORE”.
RICKY: “D'ACCORDO”.
GIACOMO: “SONO ARRIVATO SOPRA, QUI E' BUIO, NON SI VEDE NIENTE”.
ALL'IMPROVVISO SENTII UN RUMORE E LA LUCE SI ACCESE. VIDI UN SIGNORE ANZIANO, MI SEMBRAVA DISORIENTATO, MI AVVICINAI E... (TAC)
RICKY: APPENA SALII LE SCALE, VIDI GIACOMO, LA SUA TESTA ERA SUL PAVIMENTO E DAVANTI A LUI UN VECCHIO.
SCESI LE SCALE FINO AL PIANO TERRA, IL VECCHIO MI INSEGUIVA, CORSI FINO AL PORTONE, MA UNA VECCHIA MI SBARRO' LA STRADA E IL VECCHIO... (TAC) MI MOZZO' LA TESTA.

Van Ruisdael, Castello di Bentheim

IL RISVEGLIO

Io sono Ester, una bimba di 5 anni e vivo felicemente con la mia famiglia: mio papà Ettore, mia mamma Rita e mio fratello Gino, che ha 5 anni in più di me.

Ho sentito che i miei genitori volevano assumere una domestica, allora corro da mio fratello a recapitare le parole di mamma e papà. È in giardino e sta scavando un piccolo foro per cercare degli insetti.
<<A me non interessa della nuova domestica. >> Sto rientrando quando Gino lancia un urlo e io torno da lui. Aveva trovato una strana tavola con numeri e lettere, la tiriamo fuori e la ripuliamo dai residui di terra, la portiamo dentro casa senza dire niente ai nostri genitori. Sentiamo il campanello e scendiamo, è la nuova domestica.
Ci siamo presentati e siamo ritornati in camera nostra.
Gino prende la tavola e un tappo di bottiglia e proviamo a giocarci, ma non succede nulla.
Delusi, buttiamo la tavola nel cestino e andiamo a cenare tranquillamente.
La nuova cameriera aveva preparato la pasta al pesto.
È sera e stiamo andando a dormire.
La domestica e la mamma sono in salotto a chiacchierare.
Il cibo era molto buono, io e mio fratello abbiamo svuotato il piatto e poi siamo ritornati nella nostra stanza.
Mi stavo addormentando quando sento un forte urlo di donna provenire dal salotto. Scendo a vedere cosa stesse succedendo e noto la domestica con la bocca insanguinata e senza la mamma. Lei risponde che aveva sbattuto contro la credenza e la mamma era andata a prendere il ghiaccio in farmacia. Intanto scendono mio papà e mio fratello e io spiego cosa è successo.

Ritorno a letto e papà aspetta la mamma in salotto con la domestica Adelaide, mi addormento.
È sabato mattina e scendo per la mia solita colazione: spremuta di arancia e fette biscottate con la marmellata ai frutti di bosco e burro.
Ma arrivata in cucina non vedo i miei genitori, c’è solo mio fratello Gino. Da dietro il bancone della cucina vedo Adelaide che ci porta la colazione. Mi si avvicina e le chiedo di mamma e papà e lei rispose: ”Sono andati in un posto bellissimo dove presto sarete anche voi” dice ridendo. Gino, al primo impatto, urla: “Non vedo l’ora di andare! Sarà un posto fantastico!”
Approfittiamo dell’assenza dei nostri genitori e decidiamo di giocare a palla in casa (cosa che ci è severamente proibita).
A un certo punto Gino manca la palla e finisce in cantina. Lui va a prenderla e io lo aspetto in salotto seduta sul divano. Dopo circa 15 minuti non lo vedo arrivare e quindi mi dirigo verso la porta socchiusa e noto Adelaide mutare aspetto. Le braccia diventano rosse, i denti aguzzi, le spuntano una lunga coda le un paio di corna sulla testa. Prende mio fratello e lo infila in bocca, io urlo e lei con la coda dell’occhio mi nota. Corro in camera mia e mi chiudo dentro. Sento la sua voce e i suoi passi avvicinarsi, bussa alla porta e mi dice:” Ester, posso entrare?” e un secondo dopo distrugge la porta e mi prende per il collo, sento il suo alito demoniaco e mi infila in bocca.
E fu così che la mia vita finì.

Goya, Saturno che divora i suoi figli

LA PAZZA

Siamo nei boschi per prendere legna per il fuoco, infatti siamo degli studenti in campeggio. Quando ad un certo punto abbiamo visto una casa a due piani abbandonata, siamo entrati e dentro c’è un liquido rosso scuro, sembra sangue, ma non ne siamo certi. Abbiamo un po’ di paura, ma decidiamo comunque di esplorare; siamo dentro da quasi 20 minuti: le uniche cose che abbiamo visto sono state un teschio sopra il tavolo e una botola sotto un tappeto. Decidiamo di entrare scendendo una scala e ci ritroviamo davanti a un corridoio buio e lungo. Alla fine del corridoio c’è una porta rovinata e bagnata dallo stesso liquido rosso scuro di prima. Ci confrontiamo su cosa fare, ma ad un certo punto sentiamo un rumore molto forte, dalla paura torniamo indietro, ma il rumore proveniva proprio dall’unica via di uscita: infatti la scala era rotta. Con coraggio torniamo alla porta e decidiamo di aprirla buttandola giù perché è chiusa. Dietro la porta c’è una stanza buia e rovinata e metà della stanza è divisa da una tenda verde, che poco dopo si apre e da cui sbuca una vecchia con un’ascia, inizia a inseguirci, la spingiamo, cade e noi corriamo verso la tenda perché abbiamo visto una porta aperta. Ci entriamo e la chiudiamo: troviamo una scala, decidiamo di prenderla e provare a scappare, ma la vecchia ci aspetta davanti alla porta, troviamo anche una scopa, la prendiamo, usciamo e la tiriamo in testa alla vecchia che sviene e riusciamo a scappare. Dopo essere fuggiti dalla botola, ci mettiamo una lastra di metallo sopra per non far uscire la vecchia dal suo buco sottoterra.
Torniamo al campeggio e raccontiamo tutto al prof. Mauro, il nostro prof. di geografia. Dopo una settimana scopriamo dal giornale che la vecchia pazza è morta, dopo aver ucciso 36 persone.

LA STRAGE DEL 1666

Era una giornata come altre a Londra.
Il fumo usciva dalle ciminiere delle fabbriche, l’acqua sgorgava dalle fontane in pietra e ottone e una grande folla si era ammassata nel ghetto operaio e nessuno poteva immaginare l’orribile visione di quel corpo, aperto, sezionato e sdraiato al centro della strada, sporca del suo sangue che defluiva nei tombini di un piccolo e oscuro vicolo.
Da quel giorno la vita di tutti i presenti cambiò drasticamente.
Ogni settimana scomparivano i bambini dai 9 ai 10 anni e pian piano quel poco di umanità che ci era rimasta scomparve come quelle povere anime.
Un giorno mentre uscivo a fare commissioni sentii un pungente odore di marcio provenire dallo stesso vicolo in cui defluì il sangue del bambino squartato all’inizio dei rapimenti e notai che nella casa sul ciglio della strada erano presenti delle grate alle finestre e delle alte siepi impedivano la visione del cortile.
Di conseguenza andai a bussare alla porta tarlata da cui pendeva un possente maniglione in ottone.
Subito mi aprì una vecchia signora dai modi garbati che indossava una vestaglia che a suo tempo andava di moda, ma che ormai era simbolo di uno scarso gusto nel vestire.
Mi fece entrare e mi offrì subito del tè, come segno della sua ospitalità.
Mi guardai attorno e notai diversi giocattoli, quindi mi venne naturale chiederle se avesse dei nipotini.
Lei mi disse che sua figlia e suo genero erano morti in un incendio e la loro bambina venne affidata a una coppia di York e non a lei, data la sua infermità mentale, cosa che a prima vista non riscontrai nella sua personalità.
Le chiesi il motivo delle grate e della sua riservatezza e subito il suo carattere cambiò bruscamente e mi cacciò via.
Dopo una tale reazione non potevo fare altro che indagare sulla vita di quella vecchia “PAZZA”.