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Un racconto nel cassetto

by Biblioteca C.Protti - Travacò Siccomario

Pages 2 and 3 of 109

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Biblioteca Comunale Carla Protti”
Travacò Siccomario
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INDICE

Mi chiamo Erica, e adoro il vento!
di Boatti Elisabetta

Attimi
di Monica Aguzzi

Verde interrotto
di Rossella Di Palma

E adesso… cosa faccio adesso???
di Orietta Piazza

Pruvisori l'è mort
di Giovanni Sgarella e Gipo Anfosso

Per non dimenticare
di Lilia Derenzini

Dacci la mia!
di Ornella Bottazzi
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INDICE

Mi chiamo Erica, e adoro il vento!
di Boatti Elisabetta

Attimi
di Monica Aguzzi

Verde interrotto
di Rossella Di Palma

E adesso… cosa faccio adesso???
di Orietta Piazza

Pruvisori l'è mort
di Giovanni Sgarella e Gipo Anfosso

Per non dimenticare
di Lilia Derenzini

Dacci la mia!
di Ornella Bottazzi
Aiuto! Chi c’è là fuori?
di Myriam Oggioni

I raviö
di Rosi Carrera

Il Natale dell’orso Balengo
di Claudia Celè

Le principesse dei fiori e la primavera perduta
di Wioletta Sliwa
Mi chiamo Erica, e adoro il vento!

di Boatti Elisabetta

Io conosco il vento!
Non so semplicemente cos’è, … io lo conosco!
Quando si prevede una giornata ventosa, io lo percepisco già dal giorno precedente ed è come se tutto il mio corpo entrasse in una “realtà parallela”.
I miei sensi si acuiscono, la mia pelle si increspa e tutto il mio essere viene pervaso da un’eccitante inquietudine.
Come ho detto, già dal giorno prima inizio a essere agitata e nervosa.
Non perché il vento mi dia fastidio, anzi!
Io amo il vento e la mia è un’irrequietezza, una frenesia che si quieta solo quando, finalmente, riesco ad uscire e immergermi totalmente in esso.
Ragione per cui, quando c’è il vento voglio andare fuori, sentire l’aria sul mio viso e sentire i capelli che svolazzano e mi si arruffano in testa.
Mi chiamo Erica, e adoro il vento!

di Boatti Elisabetta

Io conosco il vento!
Non so semplicemente cos’è, … io lo conosco!
Quando si prevede una giornata ventosa, io lo percepisco già dal giorno precedente ed è come se tutto il mio corpo entrasse in una “realtà parallela”.
I miei sensi si acuiscono, la mia pelle si increspa e tutto il mio essere viene pervaso da un’eccitante inquietudine.
Come ho detto, già dal giorno prima inizio a essere agitata e nervosa.
Non perché il vento mi dia fastidio, anzi!
Io amo il vento e la mia è un’irrequietezza, una frenesia che si quieta solo quando, finalmente, riesco ad uscire e immergermi totalmente in esso.
Ragione per cui, quando c’è il vento voglio andare fuori, sentire l’aria sul mio viso e sentire i capelli che svolazzano e mi si arruffano in testa.
E quando sono affondata in esso sono come inondata dalla sua folle energia che si impossessa di ogni cellula del mio corpo.
Fisicamente ho una madre e un padre che adoro e senza i quali non potrei sopravvivere, ma posso senz’altro dire che la mia anima è figlia del vento!
Perché, io conosco il vento quando c’è, e anche quando non c’è.
La brezza esalta ogni mio senso.
È come se le mie gambe e le mie braccia non mi appartenessero più, sono come animate da volontà propria e stento a tenerle sotto controllo.
E allora succede che si agitino in modo che, ad uno sguardo distratto, può sembrare convulso e disordinato, ma, se mi guardi bene vedrai che in quei movimenti è espressa tutta la mia gioia, la mia euforia, la mia voglia di vivere.
Percepisco anche i muscoli del mio volto che si contraggono e si rilassano senza sosta in sorrisi che diventano risate irrefrenabili.
E poi, le urla!
Se non mi conosci le potresti scambiare per terrore o tormento, ma in realtà mi nascono dalle profonde emozioni che il vento provoca nel mio cuore.
E così, seguendo l’impeto delle folate che il vento mi regala, riesco a librarmi sul mondo, libera da ogni impedimento di questo mio pesante corpo, e vedo tutto ciò che mi è precluso quando sono prigioniera nella mia difficile fisicità.
Non so se ciò che vedo sono i colori come li può vedere chiunque di voi.
Perché io i colori non li ho mai visti e non saprei descriverli secondo i vostri parametri.
Quello che sperimento io va al di là di ogni sensazione convenzionale … d’altra parte io non sono certamente una creatura convenzionale!
Tra le raffiche del vento mi ritrovo immersa in una luce calda e rinfrescante insieme, una luminosità che mi entra attraverso ogni poro della pelle e mi passa da parte a parte lasciandomi rigenerata e carica di una forza e di un vigore altrimenti impensabili.
E, mentre sono in questo stato di grazia, il mio udito si affina a tal punto che la luce stessa inizia a cantare come se tutte le voci della natura gorgheggiassero all’unisono.
Com’è il richiamo dell’aquila? E il canto del gallo?
Che rumore fa il seme mentre si schiude nel terreno buio e profondo e raccoglie tutte le forze necessarie per perforare il suolo e dare vita all’immensa quercia?
Qual è il sordo rombo della lava che ribolle un attimo prima di esplodere nell’aria ed eruttare riversandosi lungo i versanti del vulcano?
Come risuona il lento fluttuare della medusa che si lascia cullare dalle correnti marine?
Ecco ciò che percepisco!
Mi piace definirlo il Canto della Creazione; ogni creatura vivente e non vivente esprime la propria gratitudine per essere qui a partecipare a questo momento di esaltazione paradisiaca.
Ed io, avvolta da tutta questa potenza vitale, sono immune dalle leggi fisiche e limitanti che regolano la mia quotidianità.
E per vedere e sentire tutto questo, credetemi, non mi servono nè occhi nè orecchie.
Mi basta il vento.
Mi chiamo Erica, sono sordo-cieca e adoro il vento!
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