Medioevo. Personaggi che non ti immaginavi

GENGIS KHAN Io mi chiamo Temüjin&nbsp;Borjigin, ma sono conosciuto anche come Gengis Khan, "signore universale". Sono nato il 1162 in Mongolia. un giorno, quando avevo 9 anni, mio padre voleva organizzare il mio futuro matrimonio quindi partì verso l'est della Mongolia. Mentre stava camminando incontrò una coppia di genitori del suo stesso clan, la loro figlia si chiamava Börte, e&nbsp;così ci sposammo. Il mio regno è durato dal 1206 fino al 1227, quando mio figlio Djuci Ogodei salì sul trono. Io&nbsp;ho conquistato tutta la Cina, un po’ di Europa occidentale e anche dell’Islam. La massima estensione del mio regno arrivò a circa 24.000.000 km² nel 1309 con una popolazione era di circa 100.000.000 nel 1279. Il mio patrimonio fondiario personale è stato stimato in più di mille miliardi di dollari in terre. La due principali religioni&nbsp;del mio regno sono taoismo e sciamanesimo alle quali poi si sono aggiunte l'islam, il buddismo e il cristianesimo. Ho avuto una famiglia molto numerosa: quattordici figli, cinquantadue nipoti, sei fratelli e sorelle e dieci mogli. Io sono morto il&nbsp;25 agosto 1227 a causa di una caduta a cavallo in battaglia e quando sono stato sepolto i miei seppellitori sono stati uccisi così che&nbsp;nessuno sapesse dove era la mia tomba. .

FRANCESCO PETRARCA Sono nato nel 1304 in Arezzo però me ne andai subito in Francia in Avignone dove mio papà lavorava per la corte pontificia. Io scelsi di fare la carriera ecclesiastica, grazie alla quale ho fatto tanti viaggi. Nel 1327 feci l’incontro più importante della mia vita in un venerdì santo della chiesa di Santa Chiara dove incontrai Laura e me ne innamorai. Laura era al centro della mia opera più famosa (IL CANZONIERE) che otteneva 366 componimenti che sono divisi in due parti IN VITA DI MADONNA LAURA e IN MORTE DI MADONNA LAURA. Durante la peste che era nel anno 1348 Laura continuava a farmi disperare. La mia seconda passione oltre Laura fu l’antichità e ci ho scritto diverse opere sopra alcune in prosa come il secretum e altre in versi come il poema Africa&nbsp;sulle guerre puniche. Io avevo il culto degli scrittori antichi greci e latini e collezionavo i loro manoscritti e li ricopiato. Si diceva che io ho anticipato l’umanismo in cui si sviluppa la Filologia . La mia famiglia era composta da genitori i miei figli fratelli e sorelle e i miei nipoti. I miei genitori si chiamavano Ser Petracco e Eletta Cinigiani. I&nbsp;miei figli si chiamavano Francesca e Giovanni,il mio fratello Gherardo Petracco. Morii il 19 luglio1374 , a distanza di un giorno dal mio compleanno, ad Arquà Petrarca.

FEDERICO II Salute, sono Federico II, sono nato il 26 dicembre 1194 a Jesi, nelle Marche, e sono cresciuto con il papa Innocenzo III dopo che mio&nbsp;padre (Enrico VI imperatore, e re di Sicilia) e mia madre (discendente dai re normanni di Altavilla) sono morti quando avevo 4 anni. Sono nipote di&nbsp;Federico Barbarossa. Vi racconto la mia storia… nel 1215 venni incoronato imperatore dei Romani; in quell’anno mi impegnai a bandire una crociata, ma&nbsp;riuscii a conquistare Gerusalemme, Nazareth e Betlemme grazie ai commerci con l’Egitto, non con la forza. Disobbedii agli impegni col Papa quando, una volta nominato imperatore, non rinunciai alla Sicilia come mi era stato chiesto. Nel 1231 emanai un’importantissima serie di leggi, tra cui le Costituzioni di Melfi, grazie alle quali il mio regno di Sicilia era molto organizzato; le mie leggi regolavano i rapporti tra i cittadini e lo stato, ma anche viceversa…ero molto avanti per quei tempi! Nel 1241 catturai i prelati che volevano raggiungere Roma per partecipare al concilio,&nbsp;però non potei far nulla quando nel 1245 Innocenzo IV proclamò un nuovo concilio per sicurezza in Francia. In quell’anno, ahimè!, mi accusarono di spergiuro, rottura della pace, bestemmia ed eresia e rischiai di perdere il trono. Andai allora in Italia settentrionale&nbsp;dove mi scontrai con dei comuni e nel 1248 subii una grave disfatta! L’anno dopo catturarono a Fossalta, presso il fiume Panaro, mio figlio Enzo che morì prigioniero nel 1272. La mia sete di sapere mi spinse ad ospitare importanti personaggi della cultura, per esempio Fibonacci. Fui un grande amante della natura. Costruii molti castelli, il più celebre è il Castel del Monte a Bari. Qualcuno mi definì l’Anticristo e qualcuno il Messia, altri lo Stupor Mundi! infine morii quando cercai di reagire alle disfatte dell'Italia settentrionale, il 13 dicembre a Palermo mi misero in un sarcofago nella Cattedrale. Il mio carisma e la mia modernità segnarono un’epoca!

SAN BENEDETTO DA NORCIA Mi chiamo Benedetto e nacqui intorno al 480 d.C. in Umbria, nella città di Norcia. Per questo motivo oggi vengo ricordato come Benedetto da Norcia. Appartengo ad una famiglia agiata. Mio padre, Eutropio, era console e capitano generale dei Romani nella regione di Norcia; mia madre, Abbondanza Claudia de' Reguardati di Norcia, era una donna di nobili origini. Nella mia famiglia ci sono altri personaggi ricordati ancora oggi: San Gregorio Magno, Severino Boezio e Santa Scolastica, che è mia sorella. A dodici anni andai a Roma con mia sorella per terminare i miei studi, ma vedendo come era corrotta e dissoluta la vita, rimasi sconvolto a tal punto che cominciai a pensare di mollare gli studi e di ritirarmi nella vita monastica, abbandonando gli agi e i beni paterni. A diciassette anni vestii gli abiti monastici e per tre anni vissi come eremita in una grotta vicino a Subiaco, fino alla Pasqua dell'anno 500. Conclusa l'esperienza eremitica, stetti trenta anni a Subiaco, durante i quali fondai ben tredici monasteri, ognuno con dodici monaci e un abate. Qui, a seguito di un tentativo di avvelenamento (che non era neppure il primo), mi spostai vicino a Cassino, dove fondai il monastero di Montecassino, famoso ancora oggi. La mia idea di vita monastica non era quella degli eremiti, ovvero di isolarsi e passare tutto il tempo a digiunare, pregare e mortificare il corpo, quanto piuttosto passare una parte della giornata provvedendo al sostentamento proprio, della comunità e del monastero. Per questo definii un insieme di regole che i monaci dei miei monasteri sono tenuti a rispettare. Queste regole definiscono lo scorrere della giornata nel monastero, cosa bisogna e non bisogna fare e sono poi state riassunte nella frase latina “ora et labora”, che tradotta in italiano è “prega e lavora”. Morii il 21 marzo del 547 dopo sei giorni di forte febbre, circa quaranta giorni dopo la morte di mia sorella Scolastica. Fui in seguito proclamato santo e dal 1969 divenni patrono d'Europa.

ELEONORA D'ARBOREA Mi chiamo Eleonora o Elianora d'Arborea, sono nata a Molins de Rei nel 1347. Sono stata giudicessa d'Arborea, famosa anche per l'aggiornamento della Carta de Logu, promulgata da mio padre Mariano IV e rivisitata da mio fratello maggiore Ugone III. Gli aragonesi, successivi dominatori della Sardegna, estesero l'ambito territoriale di applicazione della Carta de Logu a quasi tutta l'isola. La normativa rimase in vigore per secoli, fino alla sostituzione col codice di Carlo Felice di Savoia (il 16 aprile 1827), ormai alle soglie della fusione con la terraferma sabauda e del Risorgimento. Il significato simbolico che localmente è attribuito alla mia figura e al mio ruolo è evidenziato dal fatto che il giudicato d'Arborea è stato l'ultimo Stato sardo autoctono a essere ceduto a regnanti esterni all'isola. Mi sono sposata prima del 1376 con il quarantenne Brancaleone Doria che era noto per la sua gentilezza. Il mio matrimonio rientrava nel più generale disegno di un'alleanza tra gli Arborea ed i Doria, che già controllavano vasti territori della Sardegna in funzione anti aragonese. Dopo le nozze, sono andata a vivere a Castelgenovese (l'attuale Castelsardo), dove nacquero i miei due figli Federico e Mariano. Io nel 1382 ho concesso un prestito di 4.000 fiorini d'oro a Nicolò Guarco, impegnando questi a restituire la somma nel termine di dieci anni; in caso contrario, avrebbe pagato il doppio. Accessoriamente fu sottoscritta la condizione che, se nel frattempo fosse pervenuto alla pubertà Federico (il mio primogenito), la figlia di Nicolò Guarco Bianchina avrebbe dovuto sposarlo e, nel caso che tale matrimonio non si fosse potuto celebrare (per causa di morte o altro caso fortuito. Erano tempi grami, e fui abile a guadagnarmi l’alleanza con la repubblica genovese, ormai da tempo, infatti, mi ero defilata dalle questioni politiche estere. Nel 1404 la peste mi portò via. Tuttavia il mio ricordo rimase a lungo nella memoria del popolo sardo che ancora oggi continua a tramandare il mio nome attraverso la storia.

MICHELANGELO BUONARROTI Buongiorno sono Michelangelo Buonarroti, e sono nato nel 1475 a Caprese, presso Arezzo. Già prima dei 15 anni ero garzone nella bottega di messer Ghirlandaio, per poi divenire allievo presso la scuola di scultura del Giardino di S.Marco, sotto l’egida di Lorenzo il Magnifico, mio primo mecenate. Alla morte del Magnifico decisi di soggiornare a Roma per 5 anni per poi&nbsp;ritornare a Firenze e infine stabilirmi definitivamente nella città eterna&nbsp;dove morirò a 89 anni nel 1564. Lì divenni architetto, pittore e scultore di palazzo per volere di papa Paolo III. La mia lista di capolavori è interminabile e molto varia, alcuni come il Tondo Doni e il David risalgono al mio periodo fiorentino, mentre il Mosè e le pitture della Cappella Sistina sono state realizzate a roma. Il mio stile, chiamato stile del Buonarroti, evolve e si trasforma nel corso degli anni giungendo nel corso esiti spesso inaspettati, tuttavia è possibile rintracciare alcune costanti che rendono il mio stile subito riconoscibile. come la mia attenzione al volume dei corpi eroici e muscolosi. Sempre michelangiolesca è la tecnica del non finito e consiste nel lasciare parti incompiute di una scultura le cui membra sembrano intrappolate nel marmo, l’effetto è di forte coinvolgimento emotivo. Le mie opere sono purtroppo note anche per incidenti che le hanno viste protagoniste: hanno subito incidenti la Pietà, in San Pietro, e il David a causa di atti vandalici, una volta finito il Mosè ero così colpito e rapito dalla sua fisicità che pensai che fosse vero, quindi gli diedi una martellata per farlo parlare!

FRANCESCO D'ASSISI Chiamatemi Francesco. Nacqui ad Assisi nel 1182.&nbsp;Mio padre, Pietro Bernardone, è stato un ricco mercante, mia madre, Pica Bourlemont, era nobile. Papà desiderava farmi mercante e mi fece studiare il latino, la musica, la poesia e anche il francese e il provenzale e, ancora adolescente, mi ritrovai a lavorare dietro il bancone della sua bottega. A vent'anni partecipai alla guerra contro Perugia e rimasi prigioniero per un anno. La prigionia&nbsp;fu lunga e difficile, e tornai a casa gravemente ammalato. Da qui cominciò la mia conversione. Un giorno, mentre stavo pregando nella Chiesetta di San Damiano, decisi di restaurarla, così caricai un cavallo di stoffe prese nella nostra bottega e vendetti tutto, cavallo compreso. Dopo questo episodio mio padre mi&nbsp;diseredò. Ma non mi importava, perché fui io, sulla pubblica piazza di Assisi, a rinunciare ai beni paterni il 12 aprile del 1207. Andai a Gubbio, dove ammansii il feroce lupo che gettava il terrore tra gli abitanti della città. Qui mi cucii da solo un saio, legato in vita da una cordicella a tre nodi, indossai dei sandali e rimasi fino alla fine del 1207. La Porziuncola di Santa Maria degli Angeli, che diventò la mia dimora. Sempre qui concepii i primi abbozzi della futura Regola Francescana. Assieme a dodici compagni, proprio come gli apostoli, eleggemmo a nostro convento prima la Porziuncola e poi il Tugurio di Rivotorto. L'ordine che da me prese nome nacque ufficialmente nel luglio del 1210, grazie a papa Innocenzo III. La sua regola principale è l'assoluta povertà: i frati non possono possedere nulla! Nel 1213 partii in missione prima in Palestina, poi in Egitto, dove incontrai il sultano Melek el-Kamel, ed infine in Marocco. Nel 1223 mi dedicai alla riscrittura della regola dell'ordine, impiegandovi tutto l'autunno, e papa Onorio III la riconobbe come Legge per la Santa Chiesa. Nel dicembre dello stesso anno organizzai anche la prima natività in una grotta, che è ormai considerata il primo presepio della storia. L'anno successivo compii il miracolo dell'acqua che sgorgò da una roccia e ricevetti le stigmate!&nbsp;Nonostante la sofferenza che queste mi procuravano, composi anche il famoso "Cantico delle Creature",&nbsp;considerato da molti uno dei primi componimenti in volgare italiano. Morii nella chiesetta della Porziuncola il 3 ottobre del 1226 a 44 anni.

MARCO POLO Io sono Marco di messer Niccolò, sono nato il 15 settembre del 1254 a Venezia in una famiglia di mercanti, i Polo, appartenente al patriziato veneziano, ma in città tutti ci conoscono come i “Milion”, dal nome di un mio avo, Emilione.&nbsp; Sono un viaggiatore, scrittore e ambasciatore e sono famoso per la mia opera letteraria “Il Milione”(che viene anche chiamato “Libro delle Meraviglie”. E’ un enciclopedia geografica che riunisce le conoscenze essenziali sull’Asia e l’Europa alla fine del XIV secolo). Ho viaggiato con mio padre Niccolò e mio zio paterno Matteo, attraverso l’Asia, lungo la Via della Seta fino alla Cina. Dal 1271 al 1295 sono stato il consigliere e ambasciatore alla corte del Gran Khan Kubilai, cioè un condottiero mongolo che fu fondatore del primo impero della dinastia Yuan. Al mio ritorno in patria, per colpa di un conflitto armato, fui fatto prigioniero dai Genovesi nel 1296 e, mentre ero in carcere, dettai le mie memorie a Rustichello da Pisa, mio compagno di cella, che le scrisse in lingua franco - veneta. Quando uscii di prigione diventai ricco e famoso e sposai Donata Badoer, da cui ebbi tre figlie: Moretta, Bellela e Fantina. Quando io morii mi seppellirono&nbsp;nella chiesa di san Lorenzo a Venezia. Dopo essere morto, con la mia opera aiutai anche Cristoforo Colombo per alcuni spunti e materiali della cartografia occidentale, così da aiutarlo ad arrivare in Asia. Sciavo vostro, o, come dite oggi, ciao mio caro lettore.

GUGLIELMO IL CONQUISTATORE Sono nato a Falaise l’8 Novembre 1028, mi chiamo Guglielmo, ma tutti mi hanno rinominato Guglielmo il Conquistatore; sono anche conosciuto come Guglielmo “ il Bastardo” a causa della mia nascita da una unione irregolare. Sono figlio illegittimo del duca Roberto I di Normandia e, grazie a lui , ho ereditato il ducato di Normandia nel 1035.&nbsp;Le mie memorabili vittorie furono quelle di Varaville e di Mortemer contro il re francese. Sono sposato con Matilde, la figlia di Baldovino di Fiandra. Sono un combattente intrepido e un abile politico. Ho occupato anche il Maine. Sono ambizioso e amo conquistare nuove terre . Appoggiato dal papa, dall'imperatore, da Baldovino di Fiandra,&nbsp;ho conquistato l’Inghilterra nella grande battaglia di Hastings (14 ott.1066) ; così il 25 dicembre&nbsp;1066&nbsp;sono stato incoronato a Westminster e ho iniziato a riordinare bene il territorio conquistato: l’ho suddiviso tra i miei vassalli, ho dato un buon riordinamento fiscale e ho nominato degli amministratori fidati. Ho potuto controllare bene il mio regno, ho dato forza anche al clero per valorizzare l'aspetto morale del mio paese. Purtroppo, poiché avevo dato scarsa autonomia di governo a mio figlio Roberto, egli si e ribellato contro di me. In seguito ho dovuto combattere contro Filippo I di Francia e l’ho vinto, ma, per le ferite riportate in quel combattimento, sono morto il 9 Settembre 1087 a Rouen in Francia; sono sepolto nella abbazia degli uomini a Caen. Sono molto fiero delle mie imprese compiute e, poiché ho dato inizio alla dinastia dei Normanni, tutti i re e le regine d'Inghilterra&nbsp;sono miei discendenti diretti, anche l’attuale regina Elisabetta II. Le mie imprese sono state raccontate in un famoso arazzo che si trova a Bayeux, in particolare vi sono ricamate le varie fasi della battaglia di Hastings e il mio trionfo di duca normanno.

GIOVANNA D'ARCO Sono Giovanna, nasco nel villaggio di Domrémy nel 1412. La mia famiglia è povera e contadina. Non andrò mai a scuola e non avrò mai una cultura scolastica. Verso l’età di 13 anni ho cominciato a ricevere messaggi dal cielo, a sentire voci che mi hanno avvicinato sempre più alla fede. Nel 1429, nel bel mezzo della guerra contro l’Inghilterra, lascio la casa dei miei genitori e vado dal re Carlo VII che mi concede di cavalcare la testa dell’esercito per andare ad Orleans; non ho compiti di comando ma la mia presenza, la mia armatura bianca e la mia spada mi rendono forte e famosa, tutti mi rispettano. Durante una battaglia vengo fatta prigioniera con alcuni miei compagni e vengo portata in carcere. Vengo venduta agli Inglesi per la somma di 10.000 scudi d’oro. Il Re Carlo VII non muove un dito per salvarmi la vita e nel gennaio del 1431 vengo condotta di fronte al tribunale ecclesiastico. L’obiettivo dei giudici era quello di accusarmi di eresia, ma durante gli interrogatori non rinnego mai il mio principio più importante e per il quale ero pronta a sacrificare la mia vita: salvare la Francia. Dopo quattordici mesi di pesanti ed intensi interrogatori sono stata accusata di atti illeciti per aver indossato abiti da maschio oltre che di eresia. Per questi motivi sono stata condannata a morte e vengo fatta salire al rogo il 30 maggio 1431. Venticinque anni dopo la mia morte, la Chiesa ha riaperto l’inchiesta, ha rivisitato le fasi del mio processo, e finalmente sono stata riconosciuta innocente. Nel 1455 il Re Carlo VIII mi dichiarò innocente confermando che avevo subito una condanna ingiusta. Sono stata proclamata dapprima beata presso la cattedrale di Notre Dame. Poco tempo dopo sono stata proclamata Santa e verrò ricordata da tutti per aver guidato l’esercito francese contro quello inglese portando così gli Inglesi alla sconfitta nella Guerra dei cent’anni. Verrò anche ricordata per il mio coraggio nell’affrontare la mia condanna a morte sul rogo.

DANTE ALIGHIERI Salve; Il mio nome è Durante di Alighiero degli Alighieri detto semplicemente Dante, nacqui nel 1265 sotto il segno dei Gemelli a Firenze e sono morto in esilio a Ravenna nel 1321 nella notte tra il 13 ed il 14 settembre. Io ero un poeta, un letterato ed un uomo politico. Sono considerato il padre della lingua italiana; la mia fama é dovuta prevalentemente alla paternità della Commedia, universalmente considerata la più grande opera scritta in lingua italiana ed uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale. Grazie a quest’opera, che è stata ribattezzata Divina Commedia, molti mi chiamano “il Sommo Poeta”, ma non ho scritto soltanto questa; ho scritto anche: Vita Nova, composta tra il 1292 ed il 1293 dedicata a Beatrice (la donna che amavo); Rime; Convivio, la cui data di stesura è collocabile tra il 1303 ed il 1308; Monarchia; De Vulgari Eloquentia. Io facevo parte dei guelfi bianchi, un gruppo di famiglie che, ai tempi dello scontro tra papato e impero, erano sostenitrici del Papa, ma al contempo aperte alle forze popolari, perseguendo l'indipendenza politica. Eravamo favorevoli ad una politica di maggior autonomia nei confronti del pontefice, rifiutando l'ingerenza nel governo della città e nelle decisioni di varia natura. Purtroppo però perdemmo contro i guelfi neri e venemmo esiliati da Firenze, la mia città natale. Peregrinai molto tra le signorie delle odierne Veneto, Emilia e Romagna, e qui mi fermai, a Ravenna. Morii di febbri malariche al ritorno da un'ambasceria a Venezia. La&nbsp;mia tomba é situata presso la basilica di San Francesco nel centro di Ravenna; é un monumento nazionale ed attorno ad essa é stata istituita una zona di rispetto e di silenzio chiamata “zona dantesca”, dove si trova anche un museo che mi racconta. Se chiedete in giro, quasi tutti vi risponderanno che la donna della mia vita é stata Beatrice; ma si é trattato di un amore platonico descritto all’interno della Commedia. Ma in realtà, ero sposato con un'altra donna, il cui ricordo a volte viene messo da parte: Gemma Donati, originaria dalla nobile casata dei Donati.

GIUSTINIANO Salve! Sono Giustiniano, Flavio Pietro Sabbazio Giustiniano. Nacqui a Tauresio nel 482 D.C da una famiglia di origini latine, riuscii a divenire imperatore nel&nbsp;518;&nbsp;adottato da mio zio Giustino, a&nbsp;Costantinopoli potei ricevere una buona istruzione, seguendo il classico corso di studi che comprendeva la&nbsp;giurisprudenza&nbsp;e la&nbsp;filosofia.&nbsp; Mi arruolai nelle file dell'esercito bizantino, nel 521 D.C. assunsi il consolato per il mio forte ascendente sullo zio e divenni l'effettivo detentore del potere prima che Giustino, proclamandosi Augusto, mi associasse a sé come imperatore il 1º aprile del&nbsp;527 . Dal 527 al 565, anno della mia morte, fui&nbsp;a capo dell’Impero romano<a href="https://www.studenti.it/caduta-dell-impero-romano-d-oriente-e-occidente-storia-cause-cronologia-e-protagonisti.html"> </a>d'Oriente, noto anche come&nbsp;impero bizantino, con riferimento a Bisanzio, antico nome della capitale Costantinopoli.&nbsp; Ero sposato con&nbsp;la mia amata Teodora, bella, intelligente e saggia, che sarebbe divenuta molto influente nelle politiche dell'impero.&nbsp; Ho combattuto diverse battaglie, ma tra le mie opere più note c’è la riorganizzazione del diritto, con la stesura del&nbsp;Corpus iuris civilis, noto anche come&nbsp;codice giustinianeo. E’ formato da nuove leggi che si armonizzavano con quelle antiche.&nbsp;Nel primo periodo furono scritte in&nbsp;latino, lingua ufficiale dell'impero, ma poco conosciuto dai cittadini delle province orientali. Il latino era la lingua della giustizia e dell'esercito, e le principali lingue d'uso nella parte orientale dell'impero erano il greco, il&nbsp;copto, l'aramaico&nbsp;e l'armeno&nbsp;. Il&nbsp;Corpus&nbsp;forma la base della giurisprudenza latina compreso il&nbsp;diritto canonico e fu alla base della rinascita degli studi giuridici e delle istituzioni politiche in Europa, tanto che ancora oggi costituisce il fondamento di molti sistemi giuridici nazionali nel mondo. Morii a Costantinopoli nel 565&nbsp;senza avere nessun figlio.&nbsp; Dopo di me infatti, molti territori faticosamente conquistati furono nuovamente perduti. Io sono sepolto nella&nbsp;Chiesa dei Santi Apostoli&nbsp;di Costantinopoli.

IL MEDIOEVO, PERSONAGGI CHE NON TI IMMAGINI Il Medioevo viene generalmente identificato come un lungo momento della storia dell'umanità buio ed arretrato, ma, a ben vedere, è altresì un periodo di espansioni territoriali e di grandi re, come Guglielmo il Conquistatore, Carlo Magno o Gengis Khan. Non sono mancati illustri pittori e artisti, Giotto tra tutti. Dante Alighieri, con la sua Divina Commedia, e Giovanni Boccaccio, con il Decameron, sono tra i più famosi e importanti poeti e scrittori nella storia della letteratura non solo italiana, bensì mondiale. In un'epoca fortemente intrisa di una morale religiosa molto rigida e maschilista, non sono mancate influenti figure di donne medievali, quali Giovanna D’arco, la quale ha contribuito a liberare Orléans, Eleonora d’Arborea, unica giudichessa sarda, Matilde di Canossa o Isabella di Castiglia, personalità di primo piano nello scacchiere politico internazionale. Questi sono soltanto alcuni tra i più grandi personaggi della storia medievale presenti in questo E-book creato, in ogni singolo aspetto (dalla copertina alla linea del tempo a ogni singola biografia) da noi ragazzi della 1°A. Ci siamo divertiti ad immedesimarci in tutti questi personaggi per poter così "riportarli in vita" e farci raccontare da loro stessi, attraverso le loro autobiografie, un epoca misteriosa e piena di sorprese come quella che loro hanno vissuto da assoluti protagonisti.

GIOVANNI BOCCACCIO Sono nato nel 1313 da un mercante e da una donna di famiglia umile. Sono stato cresciuto da mio padre che voleva, secondo la tradizione di famiglia, farmi diventare mercante, quindi mi ha portato a Napoli a svolgere il ruolo di agente di scambio. Mio padre, però, si è accorto che io non mi trovo a mio agio nel fare il mercante, quindi mi ha iscritto all’università. A Napoli ho scritto “Il Filostrato” e il romanzo “Il Filocolo”. Nel 1340 sono tornato a Firenze per aiutare mio padre, che, nel 1348, muore a causa della peste. Firenze, però, mi sembra una città molto triste e monotona, così nei miei scritti Fiammetta, una “copia” della figlia del sovrano di Napoli, diventa fondamentale. La peste ha ispirato il mio “Decameron” scritto subito dopo di aver incontrato Nereo Morandi e Francesco Miletto de Rossi alla corte di Forlì, con cui rimarrò in contatto a lungo. In questo periodo mi affidano cariche da ambasciatore molto importanti tra cui andare a consegnare dell’oro alla figlia del sommo Dante Alighieri e riesco ad imparare il greco. Dal 1360 al 1362 sono vissuto presso l’abitazione in Calabria del monaco Leonzio Pilato con il compito di tradurre l’Odissea e l’Iliade. Nel 1350 ho incontrato Francesco Petrarca e scritto molte opere in latino come la “Genealogia Deorum Gentilium” e anche l’opera in volgare “il Corbaccio”. Non sono riuscito però a commentare la “Divina commedia” per problemi di salute e nel 1370 ho scritto un codice autografato del mio “Decameron”. Intanto la mia salute è peggiorata e muoio nel 1375 a Certaldo. La mia ultima volontà è stata che sulla mia lapide venisse scritto “Studium&nbsp; fuit alma poesis” che significa “la sua passione fu la nobile poesia”.

ISABELLA DI CASTIGLIA Salute,&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Mi chiamo Isabella I di Castiglia, sono nata il 22 aprile 1451, in Spagna a Madrigal de las Altas Torres. Mia madre è Isabella d’Aviz e mio padre è Giovanni II di Castiglia, loro ebbero come figli me e Alfonso, ma prima di noi mio padre era stato sposato con la madre di Enrico V, che era morta. Vengo anche chiamata Isabella la Cattolica, perché ho dato un contributo alla riforma della chiesa di Castiglia. Quando mio padre morì, Enrico chiamò me e mio fratello Alfonso a corte. Lì respinsero la mia idea di sposarmi con Alfonso V di Portogallo. Avrebbero voluto farmi sposare con Pedro Giròn, ma per mia grandissima fortuna morì prima. Dovendo rimanere a corte ho assistito alla guerra condotta da Alfonso V. &nbsp;Quando morì Enrico diventai regina di Castiglia e di Leòn così ho potuto scegliere mio marito, Ferdinando d’Aragona, non solo perché mi piaceva, ma anche perché in quel modo avremmo unito le due corone, Castiglia e Aragona. E’ stato un periodo difficile. Io e Ferdinando abbiamo riunificato la Penisola Iberica: a me danno il merito della vittoria della guerra di Granada contro i Mori e per le operazioni nell’Africa settentrionale. Ma soprattutto dell’aiuto dato a Cristoforo Colombo per la sua spedizione atlantica, perché quando Cristoforo Colombo scoprì il Nuovo Mondo le nostre colonie&nbsp;finanziarono per un secolo e più la Spagna. Cristoforo mi ha regalato dal suo viaggio in America la vaniglia, alcuni ortaggi e delle spighe sconosciuti, io e mio marito ci siamo arrabbiati non c’interessava di quelle cose le consideravamo piante ornamentali come del resto tutto il mercato europeo. Ho dato nome al colore Isabella cioè una tonalità tra il giallo il marrone, questo perché usando sempre le stesse “canottiere” diventavano color nocciola chiaro. Sono morta a Medina del Campo, per un cancro, il 26 novembre 1504.

FEDERICO BARBAROSSA Sono nato nel 1122 a Waiblingen in Germania. Sono figlio di un Ghibellino e una Guelfa. Sono stato eletto re di Germania il 4 marzo 1152. Sono riuscito a risanare i contrasti: ho riconosciuto a mio cugino Enrico il Leone la signoria su due vaste regioni, la Sassonia e la Baviera; ho spazzato via gli antichi ducati a base etnica e ne ho costruiti di nuovi a base territoriale; ho fatto grandi concessioni ai grandi feudatari. In Italia vi erano però forze di opposizione molto difficili da abbattere. Pertanto nel 1154 sono disceso in Italia con un programma ben stabilito&nbsp;per imporre il rispetto dell’autorità: - farmi incoronare re d’Italia e ripristinare il controllo delle città del Nord e del Centro recuperando le cosiddette Regalie, che erano state acquisite dai comuni, dai tempi di Enrico VI in poi. - farmi consacrare imperatore, riaffermando la supremazia imperiale su quella papale; - abbattere la monarchia normanna, la cui potenza era cresciuta senza che vi fosse alcun atto di sottomissione - nemmeno formale - alla corona imperiale. Lo scontro decisivo con me avvenne il 29 maggio 1176 a Legnano e si è risolto con la vittoria dei comuni.&nbsp; Io ho riconosciuto come papa Alessandro III e nel 1183 ho stipulato la pace di Costanza con i comuni. Nel 1186 ho fatto sposare il figlio Enrico VI con Costanza D’Altavilla erede del forte e ricco regno normanno di Sicilia.&nbsp; Questo matrimonio parve per un momento restituire all’impero la potenza perduta e io, per quanto vecchio e deluso, già mi preparavo per la ripresa della lotta.&nbsp; Ma la caduta di Gerusalemme nelle mani di Saladino ha fatto sì che fosse proclamata la terza crociata. Sono partito per l’Oriente ma, dopo una brillante e vittoriosa traversata dell’ Anatolia, nell’attraversare il fiume Saleph, in Cicilia sono morto annegato il 10 giugno 1190. Enrico VI si è trovato quindi ad avere nelle sue mani il trono di Germania e quello di Sicilia.

MATILDE DI CANOSSA Buongiorno a tutti! Io mi chiamo Matilde di Canossa, o più correttamente Matilde di Toscana, però voi chiamatemi solamente Matilde. Sono nata nel 1046 a Mantova, da Beatrice, figlia di Federico duca di Lorena, e da Bonifacio, marchese di Toscana. Dopo la morte di mio padre e dei miei cari fratelli, a nove anni diventai l'unica erede dei vasti possedimenti paterni. Le seconde nozze di Beatrice con Goffredo il Barbuto, duca della bassa Lorena, furono l'origine di un travagliato periodo della mia vita. Io e mia madre siamo state deportate in Germania per ordine dell'imperatore, timoroso dell'accresciuta potenza del lorenese a seguito del matrimonio con mia madre. Tornata in Italia, venni promessa sposa a Goffredo il Gobbo, unico figlio del Barbuto, solo per mero calcolo politico. L'unione celebrata nel 1069, durò solamente due anni e fu rattristata dalla morte di un figlio avvenuta poco dopo la nascita. Non per vantarmi, ma sono stata personaggio di assoluto primo piano in un'epoca in cui le donne erano considerate di rango inferiore. Arrivai a dominare tutti i territori italici a nord dello Stato Pontificio. Nel 1076 entrai in possesso di un vasto territorio che comprendente Lombardia, Emilia, Romagna e, come duchessa, la Toscana, e che aveva il centro a Canossa, nell'Appennino reggiano. Enrico IV, per ottenere la revoca della scomunica inflittagli dal papa, fu costretto a umiliarsi attendendo inginocchiato il perdono del santo padre per tre giorni e tre notti innanzi al portale d'ingresso del&nbsp;mio castello, mentre imperversava una bufera di neve, nel gennaio del 1077. Nel 1111 fui reinfeudata dall'imperatore Enrico V, presso il Castello di Bianello, a Quattro Castella. Ero&nbsp;certamente una delle figure più importanti del Medioevo italiano: vissi in un periodo di continue battaglie, di intrighi e scomuniche, seppi dimostrare una forza straordinaria, sopportando anche grandi dolori e umiliazioni e mostrai un'innata attitudine al comando. Sono morta a Bondeno di Roncore il 24 luglio 1115. E’ stato molto bello condividere la mia storia con voi. A presto!

Copertina a cura di Arianna Lanza Linea del tempo a cura di Mattia Pini e Tommaso Aldo Tomasi Introduzione di Giorgia Bricalli Curatore dell'opera: prof. Nicola Borin

GIOTTO Salve, sono Giotto, da molti considerato il più famoso pittore del XIII e XIV sec., e vorrei parlarvi della mia vita. il mio talento è stato notato dal mio maestro Cimabue quando ero ancora bambino, in particolare un giorno in cui stavo facendo pascolare le pecore mi sono messo&nbsp;a disegnarle sulle rocce per ingannare il tempo.&nbsp;disegnai queste pecorelle con tanta abilità da indurre Cimabue, che era diretto da Firenze a Bologna, a prendermi sotto la sua protezione per insegnarmi l’arte. Mio padre Bondone probabilmente, dopo aver notato le mie qualità, accettò la sua proposta di mandarmi presso la bottega del pittore a Firenze. Anche per quanto riguarda i miei esordi questi sono avvolti dalla leggenda e dal mistero, non avete mai avuto informazioni sicure. Su di me è stato scritto tanto, come per esempio che ero in grado di disegnare u cerchio perfetto senza l'ausilio del compasso, o ancora di quella volta che presi in giro il mio maestro disegnando su una sua tela una mosca talmente realistica che egli tentò inutilmente di scacciarla. Potete solo ipotizzare la mia collaborazione in alcune opere realizzate da Cimabue, come all'epoca accadeva sempre nella bottega di un artista, su base prettamente stilistica. Dato che alla mia epoca non era uso apporre la firma alle proprie opere, sussiste poi il nodo della “questione giottesca”, ovvero il problema dell’attribuzione degli affreschi della Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi, che ha suscitato molte polemiche tra gli studiosi, dato che non tutti li attribuiscono alla mia opera, soprattutto per quanto riguarda i cicli delle Storie di Isacco e della vita di S.Francesco. Tutta quella fatica per non essere alla fine nemmeno riconosciuto! La scarsità di informazioni sulla prima parte della mia carriera non offusca comunque la mia impronta nella storia dell’arte. Tra le mie tante opere, forse due di quelle che mi hanno assicurato fama eterna sono sicuramente il ciclo pittorico della Cappella degli Scrovegni a Padova e il progetto del campanile della basilica di Santa Maria del Fiore a Firenze.

ATTILA Io sono Attila.&nbsp; Sono nato nel 395 d.C nelle steppe del Caucaso e ho perso mio padre Munzuco che ero ancora bambino.&nbsp;Noi Unni europei eravamo il “tronco” occidentale della stirpe degli Xiong-nu, tribù nomadi antenate dei&nbsp;Turchi.&nbsp; A cinque anni ero già in grado di combattere con archi e frecce.&nbsp; Ero il più grande condottiero e sovrano unno, ero uno dei sovrani più potenti del mondo. Riuscii ad ottenere la supremazia militare sulle popolazioni rivali. In Europa governai un vastissimo impero che si estendeva dall’Europa centrale al Mar Caspio, e dal&nbsp;Danubio al Mar Baltico, unificando la maggior parte dei popoli barbarici dell’Eurasia settentrionale. Durante il mio regno divenni il più irriducibile nemico dell’impero romano, invasi due volte i Balcani,&nbsp;cinsi d’assedio Costantinopoli, marciai attraverso la Francia spingendomi fino ad Aurelianum (che oggi chiamate Orleans) e nel&nbsp;452d.C scacciai da Ravenna l’imperatore Valentiniano III, solo l'incontro con papa Leone III presso le rive del fiume Po, mi fece desistere dal mio desiderio di saccheggiare Roma.&nbsp; Ero soprannominato come “flagellum Dei”, che in italiano significa “flagello di Dio”, per la mia ferocia, si diceva che in ogni punto in cui io passavo non sarebbe più cresciuta l’erba.&nbsp; Il mio nome, strano ma vero, significa in gotico “piccolo padre”.&nbsp; Io, tanto amato dal mio popolo quanto odiato dal resto del mondo, sopravvissi a tremende guerre e a numerosi agguati, e mi spensi tra le braccia della mia giovanissima moglie Ildiko, durante il nostro banchetto nuziale, a causa di una emorragia gastrointestinale. Nonostante il mio impero dopo la mia morte (nel 453 d.C) si fosse disgregato, diventai una figura&nbsp;leggendaria nella storia europea.&nbsp;

CARLO MAGNO Sono nato il 2 aprile del 742 e sono stato eletto re dei franchi e dei longobardi e primo imperatore del sacro romano impero. Sono un uomo rosso e possente, un combattente valoroso e sono figlio del re dei franchi, Pipino il Breve. Nel 768 d.c., sono diventato re dei franchi. Dal 772 all'804 d.c., ho creato un grande regno. Per questo mi chiamano “ Magno”, che vuol dire “il grande”. Durante il mio lungo impero, dal 768 al 814, ho fatto una serie di conquiste: nel 744 ho sconfitto i longobardi costringendo il re Desiderio alla resa; nel 778 ho cercato di occupare la Spagna che era occupata dagli arabi, ma fui sconfitto a Roncisvalle sui monti Pirenei da baschi ribelli, fu la mia unica vera sconfitta! Nel 785 ho sconfitto i Sassoni nella Germania obbligandoli a convertirsi al cristianesimo. Nel 795 sono riuscito a togliere agli Arabi parte della Spagna e nel 796 ho sconfitto il regno degli Avari che minacciavano l'Italia e l'Austria. Dopo trent'anni ho costruito un grande impero che comprendeva la Germania, la Francia e l'Italia. Nella notte di Natale dell'anno 800 d.C. il papa Leone IlI mi ha incoronato imperatore. Il mio Impero l'ho chiamato "Sacro romano impero": "Sacro" perché nasce sotto la croce di Gesù Cristo, "romano" perché raccoglie l'eredità dell'antico impero romano e "'impero" perché era un territorio formato da più stati che si riuniva sotto un'unica autorità. Alla mia corte riunii i migliori intellettuali della cristianità, imposi una moneta unica, il "denaro d' argento" per tutto il mio impero, e un carattere grafico unico per gli amanuensi, la "minuscola carolina", che rendeva più comprensibili codici miniati e documenti imperiali.&nbsp; Sono morto ad Aquisgrana nel 814, attorniato e compianto da molti dei miei figli (ne ho avuti venti) e le mie reliquie sono tuttora conservate nella cattedrale.&nbsp;

SALADINO Io sono Salah al-Din Yusuf ibn Ayyub), ma per voi ero Saladino, “Il feroce Saladino”! "Il Sultano dell'Islam e dei Musulmani". Nacqui nell'1138 a Tikrit, in Iraq, da una famiglia di tradizione militare e ricevetti un'educazione letteraria oltre a una preparazione militare. La mia ascesa al potere venne facilitata dalla crisi del potere califfale. Questo era affidato a piccole dinastie di Emiri che, pur dipendendo dall’ autorità centrale, diventavano sempre più autonome. Appoggiai Nur al-Din (della dinastia Zengide), che mirava a stabilire una nuova unità politica e religiosa nel mondo islamico attraverso la Guerra Santa (il Jihad). Per questo motivo egli mi inviò contro il califfato sciita Fatimide d'Egitto con il pretesto di difendere il califfato dai nemici. Nel 1171, alla morte del califfo, occupai io il suo trono, ponendo fine alla dinastia Fatimide proclamandomi Sultano d'Egitto. Il mio antico signore Nur al-Din&nbsp;morì inaspettatamente nel 1174, lasciando come suo erede il figlio As-Salih di soli undici anni di età. Divenni il suo tutore; da quella posizione nei dieci anni successivi conquistai della Siria e della Mesopotamia fino a diventare il padrone assoluto di tutto il Vicino Oriente (soprattutto dopo l'improvvisa morte di As-Salih). Per evitare divisioni intensificai la politica di unità religiosa secondo i principi dell'Ortodossia Sunnita: diedi impulso alla creazione di numerose Madrase (Università Islamiche), dove si preparano i futuri uomini di governo. Lo scontro diretto con il grande nemico della fede Islamica nel Vicino Oriente, la Cristianità, fu&nbsp;l'inevitabile conseguenza! Ottenni la mia prima grande vittoria sui Crociati ad Hattin nel 1187; sull'onda di questo grande successo incominciai a conquistare le più grandi città fortificate dell'Esercito Cristiano : San Giovanni D'acri, Ascalona, Giaffa e Beirut. L'ultima tappa di questa avanzata fu Gerusalemme, conquistata il 2 ottobre del 1187 dopo un sanguinoso assedio. Venni però sconfitto nel 1191 nella battaglia di Arsuf dal re inglese Riccardo Cuor di Leone, con il quale stipulai una tregua. Morii nel 1193 a Damasco circondato dai miei numerosi figli, dalle mie mogli e dai miei numerosi seguaci. Riccardo I non ne approfittò per riconquistare Gerusalemme, decidendo di fare ritorno in Inghilterra. L'immenso territorio da me conquistato (dall'Eufrate al Sudan), finì frammentato tra figli e nipoti.&nbsp;

Tutte le biografie, con le relative immagini, sono state realizzate dagli alunni della 1A: ATTILA: Sofia Morelli SAN BENEDETTO: Isabella Bordoni GIUSTINIANO: Antonino Furnari CARLO MAGNO: Gabriele Scherini GUGLIELMO IL CONQUISTATORE: Isaia Erba MATILDE DI CANOSSA: Francesca Nicoleta Epifani FEDERICO BARBROSSA: Martino Forno SALADINO: Ilyas Oukhatour SAN FRANCESCO: Iara Santos Passos GENGIS KHAN: Lorik Alimi FEDERICO II: Mattia Pini MARCO POLO: Arianna Mozzi DANTE ALIGHIERI: Tommaso Aldo Tomasi FRANCESCO PETRARCA: Cristian Gabriel Dragoi GIOTTO: Arianna Lanza GIOVANNI BOCCACCIO: Giorgia Bricalli ELEONORA D'ARBOREA: Alessia Pedrazzoli GIOVANNA D'ARCO: Giorgia Rossatti ISABELLA DI CASTIGLIA: Arianna Corvi MICHELANGELO BUONARROTI: Anouar Khattab Ringraziamenti: Un particolare ringraziamento va alla dirigente Raffaella Giana per aver concesso l'uso del logo della scuola.

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