COLLAZIONE

Una curiosità poco nota Nella parte posteriore dell'elmo dell'eroe, è riconoscibile un volto, la cui barba è disegnata dalla fluente chioma di Perseo. Pare che in tal modo il Cellini abbia voluto immortalare un proprio autoritratto

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COME LAVORAVA MICHE? Dal francese Vigénere ‘ Io posso dire d’aver veduto Michelangelo , benché il età di oltre sessant’anni e non de’ più robusti, buttar giù scaglie d’un durissimo marmo in un quarto d’ora, che tre giovani scarpellini in un tempo di tre o quattro volte maggiore: cosa incredibile a chi non l’ha visto. Si avventava sul marmo con tale impeto e furia, da farmi credere che tutta l’opera dovesse andare in pezzi . Con un sol colpo egli staccava scaglie di tre o quattro dita e con tanta precisione sul segno tracciato, che se avesse fatto saltar via un tantino in&nbsp;più di marmo, correva rischio di rovinare tutto. ‘&nbsp;

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ELONORA E LA CHIESA Importante fu anche la sua attività in campo religioso: a lei si dovette in massima parte il favore con cui i gesuiti, dopo un primo periodo di diffidenza, furono ricevuti a Firenze. Proprio tra di loro, spagnoli come lei, Eleonora scelse il suo confessore e padre spirituale, Jacopo Lainez. Gesuita fu anche colui che l'assisté spiritualmente in punto di morte, Francesco Strada; ed all'influenza dei gesuiti, oltre che all'educazione ed al carattere stesso di Eleonora, viene generalmente attribuita l'atmosfera di austerità, compostezza e rigore morale che si respirava alla corte di Firenze e che era destinata a non sopravvivere ad Eleonora. Ella fu sempre molto generosa con chiese, monasteri, enti assistenziali, persone ecclesiastiche, tanto durante la vita che dopo la morte, disponendo per testamento, oltre ad alcuni lasciti minori, la fondazione di un monastero di monache benedettine a Firenze, destinato alle figlie delle più aristocratiche famiglie dello Stato e che avrebbe dovuto costituire l'equivalente femminile dell'Ordine di S. Stefano, fondato da Cosimo nel 1561. Molto stretti furono i rapporti di E. con papa Pio IV, che nel 1560 le affidò l'amministrazione degli "spogli" delle abbazie, monasteri ed altri benefici ecclesiastici non concistoriali esistenti sul territorio del Ducato.

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ELEONORA E LA FAMIGLIA Nonostante le numerose gravidanze ed una grave malattia, probabilmente la tubercolosi polmonare, che la colpì nel 1558 e che poi si riacutizzò più volte negli anni successivi, Eleonora condivise tutte le attività del marito: i viaggi di Stato, le battute di caccia e di pesca nella Maremma pisana e livornese, le visite in diverse parti del dominio. Oltre alla caccia ed alla pesca ed alle conversazioni con artisti e letterati, passatempi favoriti di Eleonora furono il gioco delle carte e le scommesse: nella sua contabilità non è raro imbattersi in registrazioni di somme, spesso rilevanti, pagate o riscosse per questo motivo.Ai figli, ma soprattutto alle femmine, E. fece impartire un'educazione severissima, tanto da tenerle continuamente confinate nei loro appartamenti, ove vivevano quasi recluse, con la sola compagnia delle dame e del confessore, seguendo in questo assai probabilmente l'esempio dell'educazione ricevuta da lei stessa alla corte vicereale di Napoli.La vita di Eleonora fu funestata da una serie di lutti familiari: la figlia primogenita Maria morì a diciassette anni, il 19 nov. 1557; nel 1561 morì la figlia minore Lucrezia, poco dopo il suo matrimonio con Alfonso II d'Este. Nell'autunno del 1562, mentre con il marito ed i due figli Giovanni e Garzia era in viaggio nella Maremma livornese, questi ultimi si ammalarono di febbri malariche e morirono a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro. Pochi giorni dopo Eleonora, contagiata dallo stesso male o, più probabilmente per il riacutizzarsi della tubercolosi polmonare di cui soffriva da tempo, morì a sua volta a Pisa il 17 dic. 1562. Fu sepolta, dopo solenni onoranze funebri, nella basilica fiorentina di S. Lorenzo.

Si giunse alla conclusione grazie, anche all’intervento del Savonarola : Firenze rimaneva indipendente, avrebbe concesso l’uso delle fortezze ai francesi nella loro campagna d’Italia e… avrebbe pagato 120.000 ducati ! Alla fine di Novembre, Carlo VIII lasciò la città. In città furono abbattuti e distrutti gli stemmi e i simboli del potere mediceo. Nel 1495 la scultura&nbsp;GIUDITTA E OLOFERNE di Donatello verrà spostata da via Larga in Piazza, davanti al Palazzo della Signoria, con scritta apposta come garanzia e impegno per il futuro EXEMPLUM SALUTIS PUBLICAE CIVES POSUERUNT . Il&nbsp;DAVID di Michelangelo trasportato&nbsp;in una gabbia di legno,&nbsp;trascinata da numerosi buoi sarà posta sulle scalinate del palazzo della Signoria come simbolo del popolo fiorentino che s’era opposto ai giganti (Medici) . 1494-1498LA REPUBBLICA – &nbsp;Firenze libera cerca nuove Istituzioni: un nuova Costituzione viene per ispirazione di Girolamo Savonarola, prevedeva il Consiglio Grande, di 2000 rappresentanti. Per questo, fu costruito il Salone detto poi dei Cinquecento : il Consiglio si sarebbe riunito a rotazione. Il riferimento per Savonarola era forse la Repubblica di Venezia : un’oligarchia. Dalla città, anche, andavano aboliti vizi lussi vanità: la città sarebbe divenuta la Nuova Gerusalemme. Ma il regime penitenziale del frate incontra l’opposizione delle fazioni degli Arrabbiati e dei Palleschi, sostenitori di un ritorno dei Medici, che&nbsp;trovano un alleato in papa Alessandro VI, a cui il frate rimprovera i costumi corrotti. Il pontefice prima gli proibisce, senza successo, di predicare poi lo scomunica, 1497,&nbsp;e infine minaccia lanciare un interdetto sui fiorentini che proteggono Savonarola. I nemici di Savonarola hanno così la meglio. L’8 aprile del 1498, il celebre predicatore viene catturato nel suo convento di San Marco in seguito a un aspro tumulto di popolo e viene condotto in prigione nel palazzo della Signoria con i due confratelli Domenico Buonvicini e Silvestro Maruffi. Lì i tre vengono sottoposti a tortura, processati e condannati. Il 23 maggio, vengono ridotti allo stato laicale e quindi impiccati e arsi sulla piazza della Signoria. Le loro ceneri vengono gettate nell’Arno. &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;1498 novembre&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Alluvione dell’Arno

1512 settembre 1513&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;FINE DELLA REPUBBLICA Il cardinale Giovanni de’ Medici entra a Firenze insieme ad altri parenti Colpo di stato: il cardinale Giovanni de’ Medici occupa il Palazzo della Signoria con alcuni armati e convoca Parlamento Aboliti il consiglio Grande e quello degli Ottanta e istituiti i consigli dei Settanta e del Cento controllati dai Medici 1513 marzo -agosto Giovanni de’ Medici Papa con il nome di Leone X. Da Roma Giulio de’ Medici influenza il governo di Firenze, dove Giuliano, figlio del Magnifico, rappresenta il potere della famiglia Giulio de’ Medici arcivescovo di Firenze&nbsp; &nbsp;Lorenzo de’ Medici, figlio di Piero, prende il controllo del governo fiorentino al posto di Giuliano, nominato gonfaloniere della Chiesa 1519&nbsp;17 gennaio &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Trattato segreto stipulato tra Leone X e Carlo V :&nbsp;una clausola garantisce protezione ai Medici in Firenze 1526 - 1527 Cacciata dei Medici : REPUBBLICA Giovanni de’ Medici, Giovanni dalle Bande Nere, è ferito a morte mentre tenta d’impedire l’avanzata dei Lanzichenecchi di Carlo V &nbsp;Cresce la paura in città per il temuto sacco da parte degli imperiali in marcia verso Roma. Disagio economico e malcontento verso i Medici &nbsp;Dopo il sacco di Roma da parte dei Lanzichenecchi, Filippo Strozzi convince i Medici ad abbandonare Firenze. Sono restaurati i consigli repubblicani (consiglio Maggiore e consiglio degli Ottanta) e istituito un nuovo Gonfaloniere di giustizia per un anno. Il primo è il repubblicano moderato Niccolò Capponi 1529 ottobre 14&nbsp;-&nbsp;&nbsp;novembre 2Assedio degli imperiali a Firenze Primo bombardamento delle mura di Firenze &nbsp;Il commissario fiorentino Francesco Ferrucci A Montopoli e a San Miniato al Tedesco (sbaraglia i nemici &nbsp;Riorganizzata la milizia, coscritti dai 35 ai 50 anni. Arriva a 10.000 il numero dei soldati 1530 febbraio 17 Solenne partita di calcio giocata in piazza Santa Croce, luogo vicino alle postazioni imperiali fuori le mura, per farsi udire dai nemici in segno di scherno

CURATORI DELLA GUIDA CINALI COSTANZA FERRONI LORENZO FERRONI TOMMASO GALLI BENEDETTA MEGA LAVINIA PANAGIA ELENA PERFETTI EMMA TANASE GIORGIA TARGI MATTEO TUVERI ALESSANDRO TUVERI NICCOLO' ZHANG QUANFU

Giovanna D’Austria, benché Granduchessa di Toscana&nbsp;, nipote di Carlo V, morì di parto : nell’aprile del 1578 a causa di un incidente ebbe un parto prematuro , con un travaglio atroce che la condusse alla morte.&nbsp; &nbsp;Francesco soffrì e si pentì forse del suo&nbsp;tradimento nei confronti della moglie. I nemici di Bianca e&nbsp;specialmente Ferdinando, cardinale, fratello di Francesco,&nbsp; sperarono che la crisi fosse definitiva e che Bianca venisse&nbsp;allontanata da Palazzo. Ciò, però non avvenne, anzi: Francesco sposò Bianca Cappello ben due volte. Segretamente il 5 Giugno 1578&nbsp;e solennemente il 12 ottobre, alla presenza di nobili fiorentini e veneziani . Gli ambasciatori della Repubblica veneta accompagnarono la donna in Palazzo della Signoria, nel Salone dei Cinquecento, dove il Patriarca di Aquileia unì in matrimonio Bianca al suo Granduca.&nbsp;

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La pavimentazione originaria appariva ‘arancione’, perché realizzata in cotto come era stata concepita. Ora è grigia, con lastre di pietra serena.

“Con il cotto sarebbe più vivace", afferma Oliviero Toscani. La proposta è stata già fatta in passato. È argomento che ha appassionato gli esperti. Molti, invece, credono che il cotto sia troppo antico per una città evoluta. Visto che oggi abbiamo strumenti più avanzati, potremmo realizzare una ricostruzione virtuale della piazza e verificarne prima l'impatto.

Piazza della Signoria è la piazza centrale di Firenze, sede del potere civile e cuore della vita sociale della città. &nbsp;A forma di L, si trova nella parte centrale della Firenze medievale, a sud della Cattedrale di Santa Maria del Fiore,&nbsp;&nbsp;tra via dei Calzaiuoli e via della Ninna. Nel periodo della FLORENTIA romana in questa area c’era un grande teatro, successivamente si sovrapposero casupole e vicoli e lo spazio divenne possedimento della Famiglia degli Uberti, ghibellina.&nbsp;

La grande ed asimmetrica superficie, ebbe origine con l’abbattimento di case e torri delle&nbsp;antiche famiglie ghibelline cacciate, quando la parte guelfa ebbe il sopravvento nel luglio 1258. Sulle macerie dei possenti edifici ghibellini, venne ricavata un’area irregolare, cosparsa di sale perché “non ci crescesse più neppure l’erba”. Su questo spazio così ottenuto, fu proibita ogni specie di costruzione poiché considerato “terreno maledetto”. La PIAZZA,&nbsp;diventò poi il centro della vita civile, politica e ricreativa dei fiorentini, come dimostrano le diverse denominazioni che sono state&nbsp;attribuite sia alla Piazza sia al Palazzo : Piazza dei Priori o dei Signori, Piazza del Granduca, sotto Cosimo I Granduca di Firenze .

&nbsp;&nbsp;Qui accorreva il popolo armato, riunito sotto le insegne dei Quartieri e delle Arti, in caso di guerre o tumulti, per difendere le istituzioni della Repubblica. Qui si svolgevano anche giochi in occasione di particolari feste o importanti avvenimenti. L’area della Piazza è cambiata nel corso dei secoli, perché il Palazzo è stato più ampliato ed era necessario ampliare anche lo spazio intorno. La pavimentazione era inizialmente in terra battuta, poi ricoperta da mattoni in cotto e poi da pietra serena.

Sul pavimento della Piazza, a sinistra dell’attuale facciata del Palazzo Vecchio, si può rintracciare una lapide marmorea circolare: questa lapide&nbsp;&nbsp;segna e ricorda il punto in cui , il 23 maggio 1498,&nbsp;nella vigilia dell’Ascensione, furono impiccati ed arsi fra’ Girolamo Savonarola, fra’ Domenico Buonvicini e fra’ Silvestro Maruffi.

Dal 1859 ad oggi ha mantenuto il nome di Piazza della Signoria. Qui si radunava il popolo, chiamato dai rintocchi della campana del Palazzo per ascoltare e approvare le decisioni che la Signoria prendeva di volta in volta&nbsp;sui problemi di interesse cittadino.&nbsp;

Fino ai suoi ultimi anni di vita&nbsp;Donatello&nbsp;continuò a ricevere importanti commissioni dai Medici. Cosimo de' Medici e suo figlio Piero richiesero all'artista diversi lavori, tra i quali il gruppo di&nbsp;GIUDITTA E OLOFERNE , realizzato forse tra il 1455-1460. Doveva essere posto sulla colonna sopra una vasca del loro giardino, in funzione di fontana. Le nappe ai quattro angoli del cuscino nascondono dei beccucci da cui doveva uscire l'acqua. Donatello fuse distintamente undici pezzi, assemblandoli insieme con i panneggi. Questi ultimi, per una resa più realistica, vennero ottenuti modellando abiti di tela impregnati di cera e colando il bronzo fuso.

Questa statuetta rimase nella casa di via Larga fino al 1495, quando Piero de’ Medici fu cacciato dalla città. Fu allora collocata sulla scalinata del palazzo della Signoria, con iscrizione ammonitrice EXEMPLUM SAV.PUBL. CIVES POSUERE MCCCCXCV (ad esempio della pubblica salvezza i cittadini posero nel 1495).

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“...Fece … un getto di metallo ed è Giuditta che a Oloferne taglia la testa ; opera di grande eccellenza e magisterio , la quale, a chi considera la semplicità del di fuori dell’abito e nello aspetto di Giuditta, manifestamente scuopre nel di dentro l’animo grande di quella donna e lo aiuto di Dio, siccome nell’aria di esso Oloferne il vino ed il sonno, e la morte delle sue membra, che, per aver perduti gli spiriti, si dimostrano fredde e cascanti. Questa fu da Donato talmente condotta, che il getto venne sottile e bellissimo; ed appresso fu rinetta tanto bene , che maraviglia grandissima è a vederla. Similmente il basamento ch’è un balaustro di granito con semplice ordine, si dimostra ripieno di grazia ed agli occhi grato in aspetto; e sì di questa opera si soddisfece , che volle, il che non avea fatto nell’altra, porvi il nome suo. Come si vede in quelle parole DONATELLI OPUS…"

per approfondire clicca <a href="https://youtu.be/VFHnQQjgJ9s">qui</a> VASARI (pag. 268-269)&nbsp;

Da LE VITE&nbsp;&nbsp;di&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Vasari- liberamente tratto&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;(pag. 653 segg.) Un David giovane con una frombola in mano, acciocché,siccome egli aveva difeso il suo popolo, e governatolo con giustizia, così chi governava quella città devesse animosamente difenderla e giustamente governarla; e lo cominciò nell’Opera di Santa Maria del Fiore, nel quale fece una turata fra muro e tavola, ed il marmo circondato, e quello di continuo lavorando, senza che nessuno il vedesse, a ultima perfezione lo condusse.”&nbsp;

Pier Soderini aveva come l’ impressione che avesse un naso enorme, e quindi lo disse a Michelagnolo, che era sul ponte a lavorare alla statua.&nbsp; Michelagnolo …, fece cadere un po’ di&nbsp;polvere di marmo sulle spalle di Soderini per far sembrare che lo avesse modificato. Poi guardato a basso dal gonfaloniere, che stava a vedere, disse:” Guardatelo ora”&nbsp;“ A me mi piace più (disse il gonfaloniere) gli avete dato la vita”&nbsp;

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COSIMO E IL MECENATISMO Cosimo I fu un grande mecenate: a Giorgio Vasari commissionò la costruzione degli Uffizi, per ospitare gli “uffizi”, ovvero gli uffici amministrativi e giudiziari di Firenze, fece completare il&nbsp;Giardino di Boboli, ampliò Palazzo Pitti, fece costruire il corridoio vasariano, per collegare Palazzo Pitti con palazzo della Signoria, la sua futura residenza, ospitò a corte&nbsp;artisti &nbsp;come Vasari, Bronzino, Ammannati, Cellini; su consiglio del&nbsp;Vasari, fondò l’importante&nbsp;Accademia e Compagnia dell’Arte del Disegno.

COSIMO E LA POLITICA Cosimo I fu un&nbsp;sovrano lungimirante, fedele all'imperatore Carlo V, saggio, e mostrò una straordinaria abilità nel realizzare lo sviluppo del Ducato. Riuscì a raddoppiarne quasi il territorio e la sua politica estera gli consentì di servirsi della potenza spagnola in Italia ai fini di un allargamento dei propri confini. Fallì il tentativo di conquistare Lucca, ma riuscì ad espugnare Siena nel 1555. Creò una flotta da guerra istituendo l’Ordine Militare di Santo Stefano. Nel 1569 Pio V conferì a Cosimo il titolo di Granduca della Toscana.

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Palazzo Vecchio è costituito da un grande dado in muratura, posato su una doppia fila di bifore in marmo di stile gotico, poste in opera alla fine del Settecento in sostituzione delle primitive. La Torre di Palazzo Vecchio insieme al merlato camminamento di ronda, è il compimento del primo nucleo del palazzo di governo, edificato tra Duecento e Trecento.

La Torre di Arnolfo, con i suoi 95 metri di altezza, svetta sulla città, costituendo uno dei suoi inconfondibili simboli e punti di riferimento. La torre di Palazzo Vecchio prende nome dall’architetto Arnolfo di Cambio, importante artista della Firenze medievale, considerato il suo autore. La torre fu eretta all’inizio del XIV secolo. Nello stesso periodo, il “Governo del Primo Popolo” impose di ridurre l’altezza delle torri delle turbolente famiglie fiorentine. La funzione della torre di Arnolfo, così come della struttura del palazzo, era anche di tipo difensivo: dalla sua vetta era possibile avvistare eventuali nemici e proteggere i rappresentanti del governo. La prima parte della torre, inglobata nel palazzo, poggia su una torre famigliare più antica, mentre quella più alta è il risultato di un progetto architettonico originale e molto audace, in quanto si sporge sulle strutture sottostanti. Le case-torre e poi i palazzi signorili erano la dimostrazione del potere della famiglia, che li edificava e in città ne sorgevano numerose. All’interno della torre, 233 scalini portano in cima, dove si trovano due celle campanarie e la grande banderuola segnavento. È presente inoltre una piccola cella, l’Alberghetto, nella quale furono rinchiusi anche Cosimo il Vecchio – prima dell’esilio – e Savonarola – in seguito giustiziato nella piazza. L’orologio presente sulla torre conserva ancora il meccanismo risalente al 1667.

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L’edificio comincia ad essere costruito nel 1299 per ospitare i Priori delle Arti e il Gonfaloniere di Giustizia. Il nucleo originario, attribuito ad Arnolfo di Cambio, si presenta con una severa struttura quadrangolare in bugnato di pietra forte, con elementi difensivi quali l’alta torre, il camminamento di ronda e le merlature. Nel corso dei secoli il palazzo conosce numerose modifiche e assume diverse denominazioni: Chiamato in origine Palazzo dei Priori, e poi Palazzo della Signoria, diviene il Palazzo Ducale alla metà del Cinquecento, quando il duca Cosimo I de’ Medici vi trasferisce la sua residenza e un gruppo di artisti diretti da Giorgio Vasari lo trasforma in una sontuosa reggia. Cosimo si sposta poi con la sua corte nella nuova reggia di Palazzo Pitti, alla fine del Cinquecento e l’edificio viene allora denominato Palazzo Vecchio. Durante gli anni di Firenze capitale del Regno d’Italia il palazzo ospita la Camera dei Deputati e il Ministero degli Affari Esteri. Oggi è sede del Comune di Firenze .

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GIOVANNA e FRANCESCO Ma… chi era dunque Giovanna, la moglie tradita, seppur di nobilissima stirpe? E chi era Francesco I, figlio di Cosimo I e di Eleonora di Toledo?&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Giovanna D’Austria era appunto figlia dell’Imperatore Ferdinando, sorella Massimiliano d’Asburgo, nipote di Carlo V: I più potenti del tempo!&nbsp; &nbsp;Il matrimonio con Francesco avvenne il 18 Dicembre&nbsp;1565, in Santa Maria del Fiore, con grandi festeggiamenti organizzati da Vasari , Borghini e Caccini . In onore della nobile sposa, il Palazzo della Signora era stato rinnovato e abbellito completamente : gli appartamenti della Duchessa , il cortile di Michelozzo con le colonne dorate e le lunette affrescate con skyline delle maggiori città austriache, con la graziosa fontana del Verrocchio.&nbsp; Giovanna aveva diciassette anni: era austera e pia, educata a divenire buona moglie e madre, quale poi si rivelò.&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Ma...&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;

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1531 -1532Ritorno dei Medici Entrata di Alessandro dei Medici a Firenze &nbsp;Riforma delle istituzioni della Repubblica fiorentina e istituzione del principato: abolizione della distinzione delle Arti in Maggiori e Minori; creazione del Consiglio dei Dugento e del Senato dei Quarantotto. Elezione di Alessandro dei Medici a duca della Repubblica fiorentina 1537&nbsp;&nbsp;-&nbsp;&nbsp;&nbsp;gennaio giugno Lorenzino dei Medici uccide il duca Alessandro &nbsp;Senato dei Quarantotto elegge Cosimo dei Medici, figlio di Giovanni delle Bande Nere, a “capo et primario della città di Firenze” &nbsp;Dichiarazione dell’inviato di Carlo V al Senato dei Quarantotto : riconoscimento della successione di Cosimo&nbsp; DA QUI… STORIA NOTA ! Ma vale ricordare ….. 1564 luglio 14&nbsp;&nbsp;-&nbsp;&nbsp;Esequie di Michelangelo in San Lorenzo 1569&nbsp;&nbsp;-&nbsp;&nbsp;&nbsp;Bolla di Pio V per la concessione a Cosimo della corona reale e del tutolo granducale 1576 -&nbsp;&nbsp;&nbsp;Proclamazione a Firenze della concessione imperiale del titolo granducale a Francesco I

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La stupenda&nbsp;loggia&nbsp;a tre arcate a tutto sesto, che campeggia in&nbsp;Piazza della Signoria, fu inizialmente detta&nbsp;Loggia dei Priori&nbsp;o Loggia dell’ Orcagna. Il nome di&nbsp;Loggia dei Lanzi&nbsp;gli venne dalla guardia di&nbsp;Lanzichenecchi, mercenari tedeschi, che vi bivaccavano in permanenza. La guarnigione fu voluta dal&nbsp;Duca Alessandro dei Medici, insediato al potere&nbsp;dalle truppe dell’ imperatore Carlo V, che avevano assediato ed espugnato la&nbsp;Repubblica fiorentina, difesa dal&nbsp;Ferrucci. La guardia di&nbsp;Lanzichenecchi, serviva come presidio del potere mediceo per reprimere sommosse o disordini. Venne alloggiata sotto la&nbsp;loggia dei Priori, dove in precedenza si svolgevano le assemblee repubblicane, proprio a significare che la Repubblica non esisteva più, sostituita dal potere assoluto di&nbsp;Alessandro. Non deve quindi stupire una certa soddisfazione tra i fiorentini alla notizia dell’assassinio del&nbsp;Duca&nbsp;Alessandro per mano del suo parente&nbsp;Lorenzino dei Medici.

Trasformatasi progressivamente in un vero e proprio spazio espositivo, la Loggia accoglie oggi, sotto le sue arcate a tutto sesto, celebri capolavori scultorei. Vediamone alcuni ...

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Donatello&nbsp;(il suo vero nome era Donato), nacque in Firenze da Niccolò di Betto di Bardo, cardatore di lana, e da madonna Orsa, quasi certamente nell'anno 1386, e in Firenze morì il 13 dicembre 1466.&nbsp; Si formò in una delle botteghe più importanti della città, quella di Lorenzo Ghiberti, che gli insegnò a soprattutto a modellare il bronzo. Tra il 1423 e il 1436, scolpisce le statue dei&nbsp;Profeti&nbsp;Geremia e Abacuc per il campanile del duomo di Firenze. Dopo aver lavorato anche a Napoli e Siena, tra il 1433 e il 1439 Donatello scolpisce il David in bronzo per i Medici, la cantoria del Duomo di Firenze e il pulpito esterno per quello di Prato.&nbsp; Nel 1443 lascia Firenze e si stabilisce a Padova, dove gli commissionano il&nbsp;Crocifisso, i bassorilievi in bronzo con i miracoli di s. Antonio per l'altare maggiore della Basilica del Santo, la grande statua equestre di Erasmo Gattamelata, celebre condottiero del tempo, che rievoca il modello romano dell'imperatore a cavallo (come il Marco Aurelio a Roma), esaltando nell'aspetto fiero l'eroismo della figura. Verso il 1453 Donatello torna a Firenze, dove, ormai vecchio, continua a realizzare opere segnate da un aspro realismo, come il gruppo di&nbsp;Giuditta e Oloferne&nbsp;e la&nbsp;Maddalena&nbsp;del Battistero di Firenze.

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... La mattina dopo, l’esercito persiano, visto il proprio generale senza più la testa, decise di sciogliere l’assedio. La vittoria degli ebrei fu ottenuta grazie ad un atto che rivelava una verità universale: le donne possono essere molto pericolose, soprattutto se si cade nella loro rete di seduzione. Era proprio questa morale, a rendere la storia un soggetto interessante: è bene diffidare delle apparenze e delle seduzioni dei piaceri. Donatello sembra interpretare in modo singolare questo episodio...

Il gruppo scultoreo riprende un tema che sarà sempre più presente nel repertorio figurativo dell’arte italiana: il racconto biblico di Giuditta ed Oloferne. In base a quanto tramandato dalla Bibbia, Giuditta era un’eroina ebrea, figlia di un re della città di Betulia, città che venne presa d’assedio dall’esercito persiano comandato dal generale Oloferne. Dopo un assedio che aveva sfibrato la resistenza degli assediati, Giuditta decise una sortita personale. Accompagnata da una serva, si introdusse di notte nell’accampamento nemico. Individuata la tenda di Oloferne, vi si introdusse e riuscì a sedurre il generale. Ma, sul più bello, lo uccise tagliandogli la testa...

CENNI STORICI 1492 aprile 8 A Careggi muore Lorenzo il Magnifico. I Consigli confermano gli incarichi di Lorenzo a suo figlio, Piero, di venti anni. La cittadinanza, però, non era contenta : il governo della città era in mano a Piero e a una decina di suoi uomini e questo non piaceva perché,&nbsp;come dice GUICCIARDINI, sembrava un ”continuare quelle cose che davano ombra di tiranno, per le quali molti cittadini avevano voluto male a Lorenzo…” 1494 ottobre 26 Piero de’ Medici cede a Carlo VIII Sarzana, Pietrasanta, Livorno e Pisa La discesa di Carlo VIII, re di Francia, in Italia per rivendicare il trono di Napoli, come eredità angioina, provocò tensioni a Firenze. Trattare col re di Francia o resistergli? Sperare che non entrasse in città e non la saccheggiasse o prepararsi a combattere? Piero e i suoi furono forse indecisi, forse cercarono di trattare con il re francese, Piero si mise al servizio del sovrano e così ordinò di fare ai comandanti fiorentini delle diverse fortezze: Pisa, Livorno, Pietrasanta, Sarzana. La cittadinanza e le maggiori famiglie&nbsp;fiorentine si sentirono offesi da tale comportamento poco dignitoso e così Piero e i suoi familiari furono costretti alla fuga dalla città.

1494 novembre 8 Piero de’ Medici è costretto a fuggire da Firenze. Sono aboliti i Consigli dei Cento e dei Settanta L’8 Novembre 1494il popolo corse in soccorso della Signoria che rifiutava a Piero de’ Medici l’accesso nel palazzo della Signoria . I tre fratelli Medici : Piero, Giovanni e Giuliano scapparono, passando da Porta S. Gallo e da lì verso Bologna, poi Venezia. Il palazzo dei medici in via Larga, dove Cosimo il vecchio e il Magnifico Lorenzo avevano profuso denaro e cure nell’accumulare beni , opere d’arte, ricchezze, fu confiscato con tutte le opere d’arte. Qualcuno degli storici parla di saccheggio 1494 novembre 17-28&nbsp; Carlo VIII, re di Francia, a Firenze Fuori i Medici e i loro sostenitori, si trattò con Carlo VIII che , secondo Machiavelli, conquistò la città ( e l’Italia) “col gesso” : cioè, segnalando col gesso (appunto) le case destinate ad alloggio del seguito, degli ufficiali, dei cortigiani. &nbsp;Carlo VIII entrò in città il 17 Novembre, senza spargimenti di sangue: da porta S. Frediano, il re&nbsp;sfila&nbsp;sotto un baldacchino con stupendo destriero, seguito dai cortigiani e dai nobili cavalieri eleganti nei loro velluti,&nbsp;sete e&nbsp;con armature cesellate, seguito dalle guardie svizzere coi loro copricapi con&nbsp;piume colorate, e seguito, anche dai soldati e dai …CANNONI! Si dovette trattare, allora, sul governo della città e sull’alleanza coi francesi. I fiorentini non intendevano accettare il ritorno dei Medici. Né si reputavano ‘sudditi’ del re francese, da dover accettare un suo vicario.

Il&nbsp;DAVID, era collocato accanto al&nbsp;gruppo di&nbsp;GIUDITTA E OLOFERNE di Donatello, con il quale faceva una sorta di&nbsp;pendant, per il significato simbolico che le due sculture vennero ad assumere. Il 16 Agosto 1501 l’Opera del Duomo incaricò Michelangelo di ricavare un David da un blocco di marmo, già in parte lavorato&nbsp;in malo modo. Il David era compiuto il 5 maggio 1504 e sono di quel mese le deliberazioni&nbsp;della commissione dei maggiori artisti della città con cui si stabiliva di collocare la statua davanti al Palazzo della Signoria . Componenti la Commissione : Leonardo, Botticelli, Perugino, Filippino Lippi, Filarete, Sansovino&nbsp;&nbsp;

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Nacque a Colle Val d'Elsa nel 1240 e morì a Firenze nel 1302. Scultore e architetto, lavorò a Roma, Perugia, Orvieto e Firenze A Firenze Arnolfo di Cambio lavora alla costruzione del Duomo, della chiesa di Santa Croce, e al rifacimento di Palazzi Vecchio.

1° – Il giglio bianco in campo rosso è l’arme antica della città e, secondo gli autori, fu scelto per denotare la bellezza del luogo in cui sorse. Nel corso dei secoli venne utilizzato come simbolo di Firenze. 2° – Lo scudo bipartito per lungo in bianco e rosso rappresenta l’alleanza e l’unione di Firenze con Fiesole, avvenuta dopo la conquista di questa città realizzata dai fiorentini nel 1010. 3° – Lo scudo in campo bianco con il giglio rosso, deriva da quello menzionato al n° 1. 4° – Lo scudo azzurro con la parola Libertas a lettere d’oro, esprime l’insegna propria della Repubblica, ossia dei Priori di libertà. 5° – La croce rossa in campo bianco è l’arme del popolo fiorentino e si tramanda che fosse adottata nel 1292, anno nel quale fu creato il Gonfalonierato di Giustizia.

6° – L’arme con le due chiavi d’oro in campo turchino rappresenta lo stemma della Chiesa, adottato dalla Repubblica, che si dichiarò per la parte guelfa. 7° – L’aquila con un drago sotto i piedi ed un piccolo giglio d’oro sulla testa è lo stemma che il pontefice Clemente IV donò ai fiorentini di parte guelfa, che si offrirono di servire Carlo d’ Angiò contro il re Manfredi di Sicilia, della parte Ghibellina, nel1265 8° - L’arme con i gigli d’ oro ed il rastrello anch’esso d’ oro, in campo azzurro, è quella che il re Carlo d’ Angiò concesse ai fiorentini come ricompensa per i servigi in guerra e dopo il governo della città per 10 anni. 9° – Lo scudo bipartito per lungo in due parti uguali (una a gigli d’oro in campo azzurro e l’altra a liste rosse in campo d’ oro) rappresenta l’arme del re Roberto di Napoli , al quale i fiorentini concessero il governo della città per cinque anni nel 1313, per contrastare i pericoli che incombevano su di loro.

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Commissionata da Cosimo I, quest’opera di Benvenuto Cellini fu concepita espressamente per la Loggia. Perseo rappresenta il Duca, che con un taglio netto recide le esperienze repubblicane incarnate da Medusa.

ECCO IL MITO Il Re Polidette vuole convincere Danae, madre di Perseo, a sposarlo. Danae non vuole e Perseo promette al Re qualunque cosa, purché lui lasci in pace la madre. Polidette gli chiede la testa di Medusa, il cui sguardo pietrifica chiunque la guardi! Perseo riesce nell'impresa, grazie ai sandali alati, all'elmo che lo rende invisibile e allo scudo su cui può vedere riflesso il volto della Gorgone senza esserne pietrificato...

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Oggi per motivi di conservazione è custodita presso la sala dei Gigli.

L’opera di Donatello fu iniziata per la cattedrale di Siena, ma in seguito i Medici decisero di acquisire il gruppo scultoreo per il giardino del proprio palazzo in via Larga. In seguito l’opera fu trasportata nel Palazzo della Signoria a furor di popolo, per diventare un simbolo di Firenze dopo la cacciata dei Medici e la proclamazione della Repubblica, nel 1494.

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LA GIOVINEZZA E IL MATRIMONIO CON COSIMO I Eleonora nacque in Spagna nel 1522 da don Pedro e da Maria Osorio Pimentel, marchesa di Villafranca. La madre, ultima erede della sua casata, trasmise al marito il feudo ed il titolo di marchese di Villafranca. Il padre, figlio cadetto di Fadrique, secondo duca d'Alba e cugino di Ferdinando il Cattolico, dopo la morte di questi, si era distinto nel domare la ribellione della Navarra:&nbsp;il valore militare e la lealtà verso l'imperatore Carlo V valsero a don Pedro la nomina a vincere di Napoli,&nbsp;il 4 settembre 1532. A Napoli Eleonora trascorse quindi gli anni dell'adolescenza, tra le feste sontuose, lo sfarzo delle vesti e la rigida etichetta "alla spagnola" della corte vicereale. Il fasto della corte, il rango della famiglia, ma soprattutto la consapevolezza di vivere in un clima ostile agli spagnoli dovettero imprimere un segno indelebile sulla personalità della giovane Eleonora, dettandole quegli atteggiamenti alteri e scostanti che le saranno poi rimproverati soprattutto dai suoi sudditi fiorentini. Poco si sa della sua educazione, ma si può dedurre dalle vicende posteriori della sua vita che ella ricevette un'istruzione adeguata al ruolo sociale della famiglia,&nbsp;del tutto estranea a qualsiasi forma di fanatismo ed intolleranza.

BIBLIOGRAFIA GUIDA DI FIRENZE, Touring Club GUIDA DI FIRENZE, Univis J. M. Najemy,&nbsp;STORIA DI FIRENZE .1200-1575, Ed. EINAUDI M. Vannucci, I MEDICI. UNA FAMIGLIA AL POTERE , Newton Compton Ed. Giorgio Vasari, LE VITE DEI PIU ECCELLENTI PITTORI SCULTORI E ARCHITETTI, I Classi Rusconi Ed. AA.VV.&nbsp;LE DONNE DI CASA MEDICI - Presentazione di FrancoCcardini, Arnaud, Vincenzo Rita Ed. M. Vannucci, I GRANDI PROTAGONISTI DI FIRENZE, Newton Compton Ed. L.Artusi, S. Gabbrielli, LE FESTE DI FIRENZE, &nbsp;Newton Compton Ed.

SITOGRAFIA **&nbsp;DVD PALAZZO VECCHIO <a href="http://museicivicifiorentini.comune.fi.it/palazzovecchio/">http://museicivicifiorentini.comune.fi.it/palazzovecchio/</a> <a href="https://artsandculture.google.com/exhibit/JAIiVU6eaWEIJQ?hl=it">https://artsandculture.google.com/</a> <a href="https://artsandculture.google.com/exhibit/JAIiVU6eaWEIJQ?hl=it">exhibit/JAIiVU6eaWEIJQ?hl=it</a>&nbsp;mappa della catena <a href="https://www.scoprifirenze.com/piazza-della-signoria">https://www.scoprifirenze.com/piazza-della-signoria</a> LE TRASFORMAZIONI DEL PALAZZO -&nbsp;<a href="https://youtu.be/5QPgZcTr-00">https://youtu.be/5QPgZcTr-00</a> ALBERO GENEALOGICO FAMIGLIA MEDICI -&nbsp;&nbsp;<a href="https://youtu.be/IEiO_Tnd1R8">https://youtu.be/IEiO_Tnd1R8</a> Cosimo, Eleonora e i figli&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;<a href="https://youtu.be/A-PwqSItqzU">https://youtu.be/A-PwqSItqzU</a> L’APOTEOSI DI COSIMO&nbsp;&nbsp;&nbsp;- <a href="https://youtu.be/vEfTMLCg_4E">https://youtu.be/vEfTMLCg_4E</a> Muse.Firenze&nbsp;- Culturaitalia.it Museiditalia .musei digitali <a href="https://www.storiadifirenze.org/">https://www.storiadifirenze.org/</a>

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ELONORA E L’ARTE Di grande rilievo fu l'attività dispiegata da Eleonora nel campo della cultura: si adoperò per la riapertura dello Studio di Pisa e per facilitare il reperimento di alloggi in città per studenti e professori; sotto i suoi auspici sorse in Firenze l'Accademia degli Elevati, per favorire lo studio della poesia, alle cui riunioni, che si tenevano nella residenza ducale, Eleonora spesso intervenne di persona. Il suo mecenatismo si rivolse anche alle arti figurative: Angiolo Tori, detto Bronzino, fu uno dei suoi pittori favoriti, autore di tanti ritratti di E. e di altri membri della sua famiglia, mentre per la scultura e l'oreficeria commissionò molti lavori a Benvenuto Cellini.

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Fu necessario quindi&nbsp;costruire una nuova aula più capiente, su modello di quella del Consiglio Maggiore della Serenissima Repubblica di Venezia. La “Sala Nova” fu costruita da Simone del Pollaiolo, detto il Cronaca, con la collaborazione di altri architetti. Era in uso nel 1496 e&nbsp;occupava lo stesso spazio dell’attuale Salone, ma era più bassa di circa sette metri, con finestre su tutti i lati, un altare sulla parete ovest e, dalla parte opposta, una tribuna per la Signoria. Due&nbsp;porte conducevano al Segreto, la stanza degli scrutini, e allo Specchio, dove si tenevano i registri dei debitori della Repubblica. Cosimo I si recò a risiedere nel Palazzo nel 1540 e ordinò a Giorgio Vasari di trasformare la Sala nel fastoso Salone che vediamo oggi, luogo delle udienze pubbliche del duca e fulcro della celebrazione della sua gloria. I lavori di ristrutturazione e decorazione della sala si protrassero fino al 1572, furono diretti da Baccio Bandinelli e Giuliano di Baccio d’Agnolo, quindi da Giorgio Vasari. Nel frattempo la famiglia del Granduca Cosimo, con la corte, si era già trasferita nella nuova reggia di Palazzo Pitti, ma i successori di Cosimo I avrebbero continuato ad usare il Salone di Palazzo Vecchio per le feste e le cerimonie solenni.

A FIRENZE&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; A Firenze le nozze furono celebrate furtivamente nella chiesa di San Marco e da quel momento la giovane si trovò a vivere con la famiglia Bonaventuri in quella medesima piazza&nbsp;.&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Nella controversia&nbsp;con la famiglia veneziana, che non concedeva a Bianca la ricca dote&nbsp;lasciata dalla madre, i due giovani chiesero aiuto a Francesco , figlio di Cosimo ed Eleonora, che dal 1564 era diventato Granduca di Firenze. &nbsp;Fu così che Francesco I vide e si invaghì della bella Bianca : bella giovinetta e bella donna, certamente! Si dice infatti che anche Galileo Galilei, anni dopo, venisse&nbsp;folgorato dalla avvenenza di Bianca ormai Granduchessa...

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A PALAZZO&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; &nbsp;&nbsp;I due sposi ebbero protezione e vantaggi da Francesco I. Bianca fu accolta tra le dame di Palazzo e Pietro divenne Guardarobiere di Sua Altezza il Granduca. Giovanna D’Austria, la moglie di Francesco I non amava molto la Cappello e la lasciava piuttosto alla compagnia delle altre donne di famiglia Medici.&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Bianca e Pietro abitano nel bel palazzo di Via Maggio, ma certo non sono felici: Bianca suscita&nbsp;invidie e malevolenza per la relazione con Francesco I, e Pietro si comporta male. Sa&nbsp;bene che la moglie è l’amante del Granduca e non se ne lamenta: ne approfitta. Approfittando della benevolenza&nbsp;del Granduca e della posizione ottenuta a Corte, si abbandona a spericolate avventure ed è assai malvisto. Il 26 Agosto 1572 sarà ucciso dal parente di una sua amante. Bianca rimane dunque vedova, ma non riesce ad avere figli per Francesco. Giovanna, la moglie, invece, partorisce&nbsp;ben sette volte …&nbsp; a riprova del fatto che le donne, nobili o popolane, Granduchesse o borghesi, avevan questo principale compito o privilegio : partorire figli per lo sposo, la famiglia, la società, la Corona …

Bianca Capello nacque a Venezia nel 1548.&nbsp;Era figlia di Bartolomeo e di Pellegrina Morosini, appartenenti ambedue a famiglie tra le più antiche e illustri dell'aristocrazia veneziana.&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; &nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;Bianca rimase orfana della madre a soli 12 anni, ebbe una severa educazione dalla seconda moglie del padre, la nobile Lucrezia Grimani Contarini: casa e chiesa per la giovinetta, che però, cadde per i begli occhi di un giovine straniero…&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Pietro Bonaventuri, fiorentino, giovine impiegato presso la filiale veneziana del banco Salviati: non nobile né ricco, ma giovane e innamorato della bella Bianca, ormai sedicenne . Un amore di gioventù che avrebbe portato Bianca&nbsp;Cappello a diventare Granduchessa di Toscana, 16 anni dopo .&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; &nbsp;I due innamorati&nbsp;fuggirono&nbsp; nascostamente da Venezia e giunsero a Firenze: la nobile famiglia di lei fu assai irritata per la fuga, tanto da punire duramente lo zio di Pietro&nbsp;e la nutrice di Bianca&nbsp;che avevano aiutato i due .&nbsp;&nbsp;

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ELEONORA E LA POLITICA Nel 1541, dopo il battesimo del secondogenito Francesco, Cosimo dovette recarsi a Genova per incontrare l'imperatore, lasciando ad Eleonora le redini dello Stato. Dopo un iniziale sgomento per le insolite responsabilità il sig. duca, per quell'affetto che ci vuole grandissimo, ha un concetto di noi maggiore del nostro merito e ci ha lasciato, nel partire per Genova, il peso di governare questi sudditi, scrisse alla superiora di un monastero pistoiese, chiedendone il sostegno morale e le preghiere; Cantini, p. 516), sembra che poi le abbia assolte con impegno. Circostanze analoghe si verificheranno nel maggio-giugno 1534, in occasione di un altro viaggio a Genova del marito. Nell'autunno dello stesso anno poi il duca Cosimo fu colpito da una grave malattia e ancora una volta fu Eleonora, che per circa dieci mesi si occupò del governo. Secondo Bernardo Segni, il peso di Eleonora nella vita politica dello Stato fiorentino fu rilevante anche al di fuori di questi periodi di reggenza, in cui l'assenza o l'impedimento del duca la rendevano, anche formalmente, responsabile del governo del Ducato Da alcune lettere si apprende che l'attività di Eleonora si dispiegò principalmente nel filtrare le innumerevoli richieste di grazie, favori, sussidi, incarichi di ogni genere che da più parti si rivolgevano al duca, ma che venivano indirizzate a lei, con la richiesta, implicita oppure espressa, di una sua intercessione presso Cosimo in favore del richiedente.

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ELEONORA E GLI AFFARI Un altro campo che attrasse in particolare l'impegno di E. fu quello degli investimenti finanziari: ella si occupava in prima persona di ottenere cospicui prestiti in denaro da banchieri tanto fiorentini che stranieri, ma soprattutto genovesi. Impiegava le somme di denaro così ottenute in acquisti immobiliari (oltre al palazzo Pitti, acquistò a suo nome vaste tenute nella Maremma pisana e livornese e i feudi di Castiglion della Pescaia e isola del Giglio), in rifornimenti annonari destinati alla famiglia, ma, in periodi di carestia, alla stessa città di Firenze, in committenza artistica e culturale, in opere pie. Ella inoltre si occupava di commercializzare le eccedenze dei raccolti dei possedimenti ducali. Grazie anche alla sua oculata amministrazione, la situazione economica della famiglia Medici, assai modesta prima del suo matrimonio, migliorò notevolmente.

Alla violenza del gesto contrappone lo sguardo di Giuditta che sembra pensieroso e un po’ perso nel vuoto, quasi che la violenza sia frutto di un destino al quale neppure lei può sfuggire. C’è, insomma, quasi la sensazione di un destino tragico, al di sopra dalla semplice volontà dei singoli. Il momento raffigurato si risolve così in una posa più teatrale che realistica. Forse proprio per questo, l’opera venne interpretata allegoricamente quale simbolo della virtù che si afferma, e quindi quale vittoria dei giusti sui prevaricatori e i tiranni.

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Il progetto di una&nbsp;GUIDA ANIMATA ALLA CITTA’ – LEGGERE (PER) FIRENZE contiene proprio nel titolo la finalità : Leggere ‘PER’&nbsp;entrare nella realtà del passato, per incontrare i personaggi della Storia come uomini e donne, scoprendo i dettagli di una vita vissuta davvero, secoli fa. Si è voluto così diffondere tra i ragazzi la conoscenza della ricchezza del patrimonio culturale cittadino, riuscendo a vedere oltre i negozi e i locali di ritrovo e comprendendo meglio e di più il valore di questo patrimonio comune.

In tal modo i marmi e i bronzi, gli stemmi e gli affreschi si lasciano leggere e capire meglio: ognuno contiene storie di uomini e donne. Uomini e donne che si avvicinano, così&nbsp;tanto da poter ….essere interpretati ! La produzione della Guida digitale, arricchita di registrazioni audio e di video,&nbsp;ha permesso ai ragazzi di diventare davvero i ‘protagonisti’ di uno stralcio di Storia, nella città , ma con legami col Mondo. Ha permesso loro&nbsp;di avvicinare l’arte e la maestria antiche alla tecnologia di oggi, in un connubio esaltante . Grazie ai ragazzi tutti.

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La scultura si trova sul lato destro dell'ingresso principale di Palazzo della Signoria, in angolo con via della Ninna. Commissionata da papa Clemente VII (Giuliano de' Medici ) a Baccio Bandinelli, fu concepita per riequilibrare l'asimmetria che si era generata con la sistemazione del colosso del DAVIDE. Il lavoro, iniziato nel 1525, interrotto tra il 1527 e il 1530, durante la seconda fase della Repubblica, ripreso al rientro dei Medici a Firenze fu scoperto il 1 maggio del 1534. Suscitò critiche, per l'inevitabile confronto con il vicino David. Il DAVIDE, il PERSEO e ERCOLE E CACO rappresentano la vittoria di figure eroiche contro esseri mostruosi e assumono un significato simbolico: allegoria del governo mediceo della città, che avrebbe apportato serenità e prosperità, pace e ordine contrapposto al caos, ovvero a quel periodo di sanguinose lotte interne della storia fiorentina dal finire del Quattrocento ai primi decenni del Cinquecento. Così la vittoria di Ercole sul mostruoso Caco rappresenta l'identificazione di Cosimo I, portatore di giustizia e di stabilità, con Ercole. Sul piedistallo elementi richiamano altre fatiche di Ercole: il cinghiale di Erimanto, una delle nove teste dell'Idra, il leone Nemeo, una delle tre teste di Cerbero.

Nel 1559 Cosimo I de' Medici bandì un concorso per la prima fontana pubblica di Firenze. Parteciparono i più importanti scultori fiorentini dell'epoca:Benvenuto Cellini, Baccio Bandinelli, Vincenzo Danti, Bartolomeo Ammannati e il Giambologna. Venne scelto il Nettuno dell'Ammannati perché giudicato più significativo nell'esaltare i gloriosi traguardi marinari raggiunti dal Granducato di Toscana, con la presa di Siena (1559), la progettazione di Livorno e la fondazione dell'Ordine di Santo Stefano deputato a combattere i turchi nel Mediterraneo per la sicurezza dei traffici di persone e merci. Il punto scelto per la collocazione della fontana fu l'angolo di Palazzo della Signoria, che era il punto focale delle due ali della piazza, incrociate ad angolo retto e fino ad allora divise in due aree separate.

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Il monumento fu voluto dal Duca Alessandro dei Medici . Giambologna&nbsp;scolpì una enorme statua di marmo, di oltre quattro metri di altezza, destinata ad arredare scenograficamente la Loggia dei Lanzi. La potente scultura coglie tre personaggi:&nbsp;&nbsp;un giovane romano che afferra e solleva una giovane Sabina terrorizzata, che si divincola e allarga le braccia . In basso un uomo più anziano, disperato, tenta invano di bloccare il rapitore. I personaggi sono disposti in un movimento ad S : dal sabino inginocchiato, verso&nbsp;la schiena in torsione del giovane romano, e, più in alto, verso la giovanissima sabina che emerge di tre quarti.

Introduzione 1. PIAZZA DELLA SIGNORIA pag.6 - Arnolfo di Cambio - Girolamo Savonarola - I Palazzi 2. PALAZZO DEI PRIORI pag.24 3. LE STATUE pag.36 4. LA LOGGIA DEI LANZI pag.68

5. PALAZZO VECCHIO: GLI INTERNI pag.84 - IL SALONE DEI CINQUECENTO - IL CORTILE INTERNO 7. UN GOSSIP ALLA CORTE DEL GRANDUCA pag.116 APPENDICE pag.130 - CENNI STORICI BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA pag.136

Uno dei particolari che si nota più facilmente, osservando la facciata, è la presenza, sotto il ballatoio, di una serie di stemmi. Se si guarda con un minimo di attenzione, si osserva che dopo un po’ gli stemmi iniziano a ripetersi, di 9 in 9. Nove furono appunto gli stemmi adottati nel tempo dalla Repubblica fiorentina. Ciascuna arme della Repubblica ha un suo significato ben preciso, che è curioso conoscere nel dettaglio. Proviamoci...

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&nbsp;I patti matrimoniali (in Arch. di Stato di Firenze,&nbsp;Diplomatico&nbsp;-&nbsp;Mediceo, 29 marzo 1539) prevedevano l'esborso da parte del Toledo di una dote di 20.000 scudi; Cosimo da parte sua prometteva alla sposa, tramite i suoi procuratori, due donativi, per complessivi 30.000 scudi. Intanto nel palazzo mediceo di via Larga, già residenza del duca Alessandro, fervevano i preparativi per i festeggiamenti nuziali, che contemplavano banchetti, musiche e rappresentazioni teatrali e che, iniziati dopo la solenne cerimonia religiosa nella basilica di San Lorenzo, si protrassero per alcuni giorni. Il resoconto di questi festeggiamenti, descritti in una lettera dal letterato Pier Francesco Giambullari all'oratore fiorentino in corte imperiale, Giovanni Bandini, fu successivamente dato alle stampe.(Moreni, p. 5). Con questi sontuosi festeggiamenti, coronati da distribuzioni di elemosine, Cosimo si riprometteva, oltre che di ridare impulso alla attività artistica e culturale della città, del tutto spenta dopo il lungo assedio del 1530, di accattivarsi le simpatie del popolo fiorentino, ma l'opinione pubblica rimase sfavorevolmente colpita dal fatto che il duca avesse sposato "una barbara spagnola nemica alla patria del suo marito" (A. Marucelli da San Gallo,&nbsp;Cronaca fiorentina, in Cantagalli, p. 111). In realtà&nbsp;Cosimo e Eleonora si amarono follemente&nbsp;per tutta la vita ed ebbero&nbsp;11 figli.&nbsp;Eleonora&nbsp;era&nbsp;premurosa nei confronti del marito, tanto che, raccontano i servi, una volta che non poté seguirlo in un suo viaggio si mise a urlare per tutto il palazzo strappandosi i capelli. Cosimo I, dal canto suo, non la tradì mai, e questa incredibile&nbsp;prova di fedeltà, vista l’epoca e i costumi, racconta più di mille aneddoti e dicerie.

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Mentre si aspettava la decisione imperiale, si fece avanti don Pedro de Toledo, offrendo una delle sue figlie. Egli avrebbe preferito collocare alla corte di Firenze la maggiore, Isabella, per la quale chiedeva il pagamento di 80.000 scudi di dote da parte del promesso sposo, ma Cosimo, avvertito da Agnolo Niccolini, suo agente a Roma, che costei era "bruttissima e di cervello il ludibrio di Napoli", ottenne la mano della più piccola, Eleonora, che aveva già visto tre anni prima, durante una visita a Napoli al seguito di Alessandro de' Medici. Per negoziare le condizioni del matrimonio nel febbraio1539 Cosimo inviò alla corte di Napoli due emissari, ma l'accordo fu raggiunto soltanto il 29 marzo successivo, giorno in cui avvenne anche il matrimonio per procura.

La fiancata verso via de’ Gondi comprende la facciata originaria . All’ epoca della costruzione del palazzo, la piazza era molto più piccola dell’attuale: tra il Tribunale di Mercatanzia e l’angolo del palazzo su cui ora si trova la fontana. Sull'angolo di Palazzo Vecchio, verso gli&nbsp;Uffizi, un profilo maschile detto l'"Importuno", è appena sbozzato su una pietra del bugnato angolare, secondo la leggenda un'opera estemporanea di&nbsp;Michelangelo Buonarroti, eseguita addirittura di schiena.

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Palazzo Uguccioni&nbsp;realizzato da Mariotto di Zanobi Folfi (1549), forse su disegno di Michelangelo o Antonio da Sangallo. Palazzo del Tribunale di Mercatanzia&nbsp;l'antico tribunale preposto alle cause tra mercanti fiorentini che qui aveva sede. (oggi è sede del museo della storica&nbsp;maison&nbsp;fiorentina GUCCI) Palazzo Guiducci&nbsp;con ingresso in&nbsp;Via delle Farine&nbsp;, nel quale Cosimo I dei Medici insediò il Provveditore&nbsp;della Gabella (dazio) delle macine e delle farine.

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Certamente Il matrimonio fu un completo successo dal punto di vista politico per Cosimo: gli garantì infatti l'appoggio di una delle più potenti consorterie spagnole e lo mise sullo stesso piano dei governanti degli altri Stati, che facevano parte dell'Impero di Carlo V. Questo fatto fu opportunamente sottolineato dallo stesso Carlo V nelle sue&nbsp;Istruzioni&nbsp;dirette al figlio Filippo II il 18 genn. 1548 Il duca di Firenze si è sempre dimostrato molto devoto … Data la sua parentela con i Toledo … e la situazione del suo Stato … tu farai bene a benvolerlo e favorirlo in ogni sua faccenda (Cochrane, pp. 38 s.). Nel 1562 Eleonora morì di malaria durante un viaggio in Maremma. Rimasto vedovo Cosimo ebbe una relazione prima con Eleonora degli Albizzi e successivamente con&nbsp;Camilla Martelli, che poi sposò contro la volontà dei figli. Stanco e provato abdicò in favore del figlio Francesco e si ritirò nella Villa del Castello, dove si spense il 21 aprile 1564 a 55 anni.

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Nella Repubblica fiorentina del dopo medioevo, il “marzocco” o “marzucco” era un leone eretto e rappresentato a simbolo del potere popolare. La tradizione dell'animale totemico nelle città italiane del medioevo era molto forte, in particolare a Firenze; tale identificazione si riflette in molti stemmi cittadini e spesso utilizzato in stemmi araldici del tempo; l'abitudine di mantenerne ed esporne esemplari era considerato segno di potenza e ricchezza. Il termine è di etimologia incerta, ma comunque da riferire al latino "martius", di Marte. Un'altra delle spiegazioni avanzate è che la parola Marzocco sia la contrazione della parola Martocus, cioè piccolo Marte. La più celebre rappresentazione è quella di Donatello, una bellissima scultura che nel primo rinascimento fiorentino, sintetizzava con un’anormale intuizione un leone che trattiene con la zampa destra uno scudo rappresentante il giglio rosso in campo bianco simbolo guelfo di questa città. ll Marzocco originale di Donatello è oggi conservato nel Museo del Bargello, mentre una copia è in Piazza della Signoria davanti al Palazzo. Si possono trovare moltissime rappresentazioni artistiche del Marzocco, sia in scultura, come i leoni della Loggia dei Lanzi o quelli sopra il portone d’ingresso principale di Palazzo Vecchio, sia in pittura, come in vari affreschi d’epoca tardo medievale o rinascimentale.

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Per far arrivare l'acqua alla fontana venne appositamente costruito un ingegnoso acquedotto: dalla fonte alla Ginevra, presso la&nbsp;porta San<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Porta_San_Giorgio_(Firenze)"> </a>Giorgio&nbsp;in&nbsp;Oltrarno, scendeva a valle attraversando poi il fiume sul&nbsp;ponte di Rubaconte&nbsp;(oggi&nbsp;Ponte alle Grazie), arrivava in piazza Peruzzi e scorreva verso&nbsp;piazza della Signoria&nbsp;lungo&nbsp;Borgo dei Greci. La scultura venne eseguita tra il&nbsp;1560&nbsp;e il&nbsp;1565 dall'Ammannati, che sfruttò anche i disegni di Baccio Bandinelli, morto nel&nbsp;1560 . La fontana fu inaugurata in occasione delle nozze tra&nbsp;Francesco I de' Medici&nbsp;e la granduchessa&nbsp;Giovanna d'Austria, celebrate&nbsp;il 10 dicembre&nbsp;1565. La vasca venne completata nel&nbsp;1575.

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questo è l' ingresso che si trova in Via Della Ninna

questo è l'ingresso Principale del Palazzo Vecchio

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LA CONQUISTA DEL POTERE Cosimo de' Medici nacque a Firenze il 12 giugno 1519, da Giovanni delle Bande Nere, discendente da un ramo cadetto della famiglia Medici, e da Maria Salviati, discendente per via materna dal ramo principale di quel casato e nipote di Leone X. Trascorse buona parte della sua infanzia e lunghi periodi dell'adolescenza nella villa paterna del Trebbio, nel Mugello, e nella Villa del Castello. Dopo la morte del padre, la madre seguì personalmente l'educazione di Cosimo, che va a&nbsp;caccia, tira di&nbsp;spada, ma studia anche il&nbsp;latino&nbsp;e i&nbsp;classici. Quando i Medici tornano al potere, Maria Salviati inserisce il figlio al seguito del Duca Alessandro, che nel frattempo era stato designato dall'imperatore duca della Repubblica di Firenze. Ben presto gli oppositori, guidati dal nobile Filippo Strozzi, tentarono di rovesciare il potere del duca, ma Cosimo I li sconfisse presso la rocca di Montemurlo&nbsp;(1537), eliminando così definitivamente il pericolo di una restaurazione repubblicana. Cosimo I non era dunque un giovane sprovveduto e debole, si stava delineando la figura di un uomo abile, coraggioso e determinato.

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LA POLITICA MATRIMONIALE Ad un degno Duca è necessaria una degna Duchessa. Per il giovane Cosimo il matrimonio costituiva un'occasione, per allacciare utili alleanze politiche, che gli avrebbero permesso di consolidare la sua posizione interna ed internazionale. Egli infatti mirava in primo luogo a stabilire un legame più saldo e più diretto con l'Imperatore Carlo V. Cosimo poteva aspirare ad un matrimonio principesco e perfino alla stessa figlia naturale di Carlo V, Margherita d'Austria, vedova di Alessandro de' Medici, tuttavia le&nbsp;sue avances non furono gradite all'Imperator Sfumata questa possibilità e scartata anche la candidatura di Vittoria Farnese, nipote del papa, Cosimo chiese che fosse lo stesso Carlo V a scegliere per lui una sposa "bella, nobile, ricca" e di parte spagnola.

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ingresso da Via Dei Leoni

ingresso da Via Dei Gondi

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La magnifica scultura, potrebbe anche significare 'LE TRE ETA' DELL'UOMO' : dalla gioventù alla vecchiaia. Certo rappresentata un'opera realizzata con grande maestria, nel pieno del periodo manierista, cui Giambologna appartiene appieno. Seppur realizzata in un unico blocco di marmo, l'Artista riuscì a creare un andamento variato e mosso, per la prima statua con punti di vista multipli. Si può infatti ammirare da più angolazioni significative, girando attorno al monumento.

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Il ratto delle Sabine farebbe riferimento alla leggenda della fondazione di Roma Dopo la fondazione di Roma, nel 753, Romolo organizzò un imponente spettacolo per celebrare l’evento: parteciparono le popolazioni dei Ceninensi, Antemnati, Crustumini e Sabini.&nbsp; Ad un cenno di Romolo, i suoi uomini, con le armi in pugno, si impossessarono delle donne nubili, senza però uccidere alcuno. Gli uomini di Roma avevano quindi le donne per procreare e dare vita alla nuova popolazione: I Romani!

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Cosimo e Elonora furono presto allietati dalla nascita di molti figli. Per merito di E., la cui prolificità rese quanto mai indovinato il motto scelto per lei dal marito (Cum pudore laeta fecunditas) e che campeggia in molti dei suoi ritratti, la famiglia Medici, continuamente minacciata fino ad allora dal pericolo dell'estinzione, si trasformò in una numerosa compagine, capace di assicurare alla Toscana la continuità dinastica per due secoli. Oltre alla sua numerosa prole, E. si prese cura anche di una figlia naturale di Cosimo, nata prima del matrimonio. L'ingresso di E. dopo le nozze in palazzo Medici segnò una vera e propria rivoluzione nello stile di vita, fino ad allora piuttosto sobrio e quasi borghese della famiglia: ben presto il vecchio palazzo di via Larga, edificato da Michelozzo nel secolo precedente per Cosimo il Vecchio, si rivelò insufficiente ad accogliere la moltitudine di dame, paggi, cavalieri, servitori, per lo più spagnoli, di cui la duchessa amava circondarsi; inoltre il palazzo stesso era stato nello stesso periodo assegnato in proprietà a Margherita d'Austria, la vedova di Alessandro; pertanto nel 1540, pochi giorni dopo la nascita della figlia primogenita, Maria Lucrezia, la famiglia ducale si trasferì nell'antico palazzo della Signoria, che fu ristrutturato per adattarlo alle esigenze della famiglia; in seguito, nel 1549, Eleonora acquistò per la famiglia il palazzo dei Pitti, che fu trasformato in un'autentica reggia.

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&nbsp;Il Salone dei Cinquecento sorge nell’area di un vasto ambiente costruito alla fine del XV secolo per accogliere le adunanze del Consiglio della Repubblica fiorentina. Nel 1494 i fiorentini infatti avevano cacciato i Medici dalla città e, su suggerimento di fra’ Girolamo Savonarola, avevano proclamato una nuova Repubblica che prevedeva una partecipazione al governo attraverso&nbsp;un Gran Consiglio composto da più di tremilatrecento cittadini. La partecipazione fu poi ridotta a mille membri, che si riunivano a rotazione in gruppi di cinquecento.

Ma non era bella , con un viso lungo e pallido, naso sporgente… Qualcuno disse addirittura gobba ! Non era simpatica, rimase estranea alla città e alla cultura fiorentina, ebbe difficoltà ad esprimersi nella lingua della città e non fu molto amata.&nbsp; Certo, si dimostrò paziente, anche se spesso lamentosa per il tradimento del marito con la Cappello, obbedì ai consigli del suocero, Cosimo I ,&nbsp;‘ a far pace insieme’ e perdonò più volte il marito : ogni perdono una figlia e un maschio, morto all’età 5 anni… Finché l’ultima&nbsp;gravidanza le fu fatale e&nbsp;dopo 13 anni di matrimonio, a 30 anni, Giovanna D’Austria, Granduchessa di Toscana,&nbsp;morì tra dolori atroci.&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Francesco I aveva accettato di buonagrazia l’incarico del governo della città&nbsp;lasciatogli da Cosimo I, suo padre. Nel 1564, Francesco, a 23 anni, aveva desiderio di comando e ambizione, era colto e amante delle arti, come nella tradizione della famiglia de’ Medici . A lui si deve l’impulso, in Firenze, per la formazione della raccolta d'arte degli Uffizi, per la realizzazione del suo STUDIOLO, per l’impulso dato all’Opificio delle Pietre dure e all’Accademia della Crusca.&nbsp; A lui si deve anche l’attenzione fuori di Firenze, per l’Università di Pisa , per le bonifiche e le coltivazioni di piante industriali (gelso e canna da zucchero), per la valorizzazione di Livorno, il porto principale della Toscana.&nbsp;&nbsp;

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<a href="https://drive.google.com/file/d/1c1xs62Zb8yzb91AXqRCJWQXGuCJ-ersX/view?usp=sharing">TG3 edizione straordinaria </a>

Girolamo Savonarola nasce a Ferrara nel1452. Ben presto abbandona gli studi d medicina e diventa monaco domenicano, poi Priore di San Marco a Firenze. Nelle sue famose prediche condannava con vigore l’atteggiamento della Chiesa, ne chiedeva la condanna per i suoi peccati e ne auspicava la radicale riforma. A causa dei ripetuti attacchi venne sospeso per un breve periodo dalle predicazioni da papa Alessandro VI Borgia. Nel 1496 poté riprendere la sua attività di predicatore . Gli attacchi del frate alla corruzione della Chiesa di Roma non cessarono, anzi si intensificarono allorché gli fu offerta, in cambio del silenzio, l’elezione a cardinale. Savonarola rifiutò , così che il pontefice, il 12 maggio 1497, scomunicò Savonarola per eresia e disobbedienza. Fu sottoposto a molti interrogatori e a tortura insieme ai confratelli e seguaci Domenico Buonvicini e Silvestro Maruffi. Venne infine condannato come eretico e scismatico, oltre che come predicatore di pericolose novitates, e consegnato al braccio secolare. Il 23 maggio, insieme ai suoi compagni, Savonarola fu impiccato in Piazza della Signoria, il suo corpo bruciato e le ceneri sparse in Arno.

per saperne di più, <a href="https://docs.google.com/document/d/1xlURfQxNDKq2_SpGjbCXJygDRCWZgdaxNJN-1pOTPSY/edit?usp=sharing">cliccaqui</a>

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Eleonora, a soli 17 anni,&nbsp;si trasferì in Toscana, a Firenze&nbsp;nel 1539, in al matrimonio con Cosimo de' Medici. Nonostante l'esito favorevole della trattativa e l'avvenuta celebrazione del matrimonio, la partenza di Eleonora per la Toscana fu ritardata di quasi due mesi. Nel frattempo ella si dimostrava, a detta degli agenti medicei, molto impaziente di raggiungere lo sposo e di dare inizio alla sua nuova vita e si esercitava alla comprensione della lingua italiana, cercando di leggere senza alcun aiuto le lettere che Cosimo le inviava ed a cui ella però rispondeva in spagnolo. Finalmente l'11 giugno Eleonora salpò da Napoli accompagnata dal fratello don Garzia e da un numeroso seguito di cavalieri e dame per lo più spagnoli che richiesero, insieme col bagaglio, l'equipaggiamento di sette galere. La mattina del 22 giugno sbarcò a Livorno, accolta, in rappresentanza dello sposo, che l'attendeva a Pisa, da Onofrio de Bartolini, arcivescovo di Pisa. Il giorno dopo la coppia ducale, accompagnata da un numeroso seguito, si diresse alla villa medicea di Poggio a Caiano, dove rimase alcuni giorni e da cui fece poi la domenica successiva, 29 giugno, il solenne ingresso in Firenze. ranza.

Dopo le nozze, nel 1578, Bianca e Francesco trascorsero nove anni di vita matrimoniale.&nbsp;&nbsp; Bianca fu moglie e Granduchessa attenta, irreprensibile, gentile ed umana : nella famiglia de’ Medici si adoperò per far pace tra i diversi componenti, si dimostrò&nbsp;generosa e caritatevole, sostenendo infermi e fanciulle povere, tanto da ricevere l’onorificenza pontificia della Rosa d’Oro. Nell’Ottobre 1587, Francesco e Bianca si trovavano nella Villa di Poggio&nbsp;Caiano, insieme al cardinale Ferdinando, fratello di Francesco. Bianca, seppur odiata dal cognato, desiderava che i due fratelli si riconciliassero.&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; Il 19 ottobre Francesco morì. Il 20 morì Bianca . Esequie solenni e sepoltura degna del Granduca per Francesco I...&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; ...Di Bianca non si seppe dove venisse sepolta : ‘Dovunque ma non la vogliamo tra noi’ pare che avesse ordinato il Cardinale Ferdinando. A lungo si è pensato che il cardinale avesse avvelenato entrambi: studi recentissimi sui resti di Francesco hanno dimostrato che fu colpito da malaria. Il contagio colpì anche Bianca.&nbsp;

“… e veramente questa opera ha tolto il grido a tutte le statue moderne e antiche, o greche , o latine che elle si fussero…. Perché in essa sono contorni di gambe bellissime ed appiccature e sveltezza di fianchi divine, né mai più si è veduto un posamento sì dolce, né grazia che tal cosa pareggi, né piedi né mani né testa… E certo chi vede questa, non dee curarsi di veder altra opera di scultura …”

“Era questa statua, quando finita fu, ridotta in tal termine, che varie furono le dispute che si fecero per condurla in piazze de’ Signori. Perché i due fratelli Sangallo fecero un castello di legname fortissimo, e quella figura con i canapi sospesero a quello e con le travi per la terra piane con argani la tirarono, e la misero in opera. Fece un cappio al canapo, che teneva sospesa la figura, facilissimo a scorrere, e stringeva quanto il peso l’ aggravava; che è cosa bellissima e ingegnosa, che l’ ho nel nostro libro disegnato di man sua, che è mirabile, sicuro, e forte per legar pesi."&nbsp;

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Nel Trecento, accanto a&nbsp;Palazzo Vecchio, la Signoria aveva un vero e proprio&nbsp;serraglio di leoni, circa una trentina: infatti la strada prese il nome di&nbsp;via dei Leoni.&nbsp; &nbsp;I leoni inizialmente si trovavano in un locale a fianco della torre del&nbsp;Guardamorto, in&nbsp;piazza San Giovanni; in seguito,&nbsp;nel&nbsp;XIII secolo, furono trasferiti in&nbsp;piazza Signoria, tra l'attuale via dei Leoni e la via dei Gondi. Nel&nbsp;1550&nbsp;il serraglio fu posto in&nbsp;via del Maglio, l'attuale&nbsp;via Lamarmora, e vi restò&nbsp;fino al&nbsp;1775. Venne abolito dai&nbsp;Granduca&nbsp;Leopoldo di Lorena.&nbsp;

Una curiosità: nel periodo della Repubblica, l'incaricato della direzione del serraglio doveva avere tre caratteristiche principali: essere&nbsp;nobile,&nbsp;pagare le tasse da trenta anni&nbsp;&nbsp;e portare&nbsp;la barba lunga.

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