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I DOLCI NELLA STORIA

by GRUPPO 4

Pages 2 and 3 of 17

I dolci nella storia
Il pandoro
La pastiera
La cassata
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Le origini del Pandoro
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Secondo molti le prime tracce del pandoro risalgono al 1500 nel periodo della Repubblica Veneziana.


Il pandoro è nato a Verona: il pasticcere Domenico Melegatti ottenne da parte del Ministero di Agricoltura e Commercio del Regno d’Italia il brevetto per un dolce natalizio. Era il 14 ottobre 1884 e da allora il Natale non sarebbe stato più lo stesso.


Per realizzare la sua ricetta, il pasticcere Melegatti prese ispirazione dalla tradizione veronese. In queste zone le donne cucinavano il Levà, un dolce lievitato, ricoperto di mandorle e zucchero. Melegatti utilizzò la stessa ricetta, aggiungendo uova e burro, ma eliminò la copertura, per rendere l’impasto molto soffice e morbido.
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La forma a stella venne realizzata invece da Angelo Dall’Oca Bianca, un pittore che creò lo stampo a piramide con otto punte. 
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Secondo una leggenda il nome gli fu dato da un pasticcere: l’uomo, dopo aver tirato fuori dal forno il dolce, rimase sorpreso dal suo colore dorato e lo chiamò “Pan d’oro”, da qui il termine “Pandoro” che oggi tutti conosciamo molto bene.
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La storia della
Pastiera Napoletana
Per ringraziarla si celebrava un misterioso culto, durante il quale la popolazione portava alla sirena sette doni:

Le origini della Pastiera Napoletana affondano le proprie radici nel mito.
Secondo la leggenda greca, la sirena Partenope aveva scelto come dimora il Golfo di Napoli, da dove si spandeva la sua voce melodiosa e dolcissima.
Partenope gradì i doni, ma li mescolò creando questo dolce unico.
Per ringraziarla si celebrava un misterioso culto, durante il quale la popolazione portava alla sirena sette doni:

la farina, simbolo di ricchezza;

la ricotta, simbolo di abbondanza;

le uova, che richiamano la fertilità;

il grano cotto nel latte, a simboleggiare la fusione di regno animale e vegetale;

i fiori d'arancio, profumo della terra campana;

le spezie, omaggio di tutti i popoli;

lo zucchero, per celebrare la dolcezza del canto della sirena
Partenope gradì i doni, ma li mescolò creando questo dolce unico.
Le radici della
la Cassata Siciliana
“Tintu è cu nun mancia a cassata a matina ri Pasqua” (Meschino chi non mangia cassata la mattina di Pasqua) recita un antico detto dell'isola. 
Secondo la tradizione, una notte un pastore decise di mescolare la ricotta di pecora con lo zucchero o il miele. E chiamò questo dolce “quas’at” (“bacinella”), dal nome della ciotola in cui era contenuto l'impasto. 
È nella Palermo del periodo arabo (XI secolo) che affondano le radici della cassata; gli Arabi avevano importato vari prodotti: dal pistacchio agli agrumi, dalla mandorla alla canna da zucchero.
Nel Settecento, da Genova, arrivò il pan di Spagna a sostituire la pasta frolla; alla ricotta vennero aggiunte scaglie di cioccolato; e con la pasta martorana vennero create delle decorazioni alle quali si aggiunsero anche quelle create con la frutta candita e la glassa di zucchero. 
Secondo la tradizione, una notte un pastore decise di mescolare la ricotta di pecora con lo zucchero o il miele. E chiamò questo dolce “quas’at” (“bacinella”), dal nome della ciotola in cui era contenuto l'impasto. 
La coloratissima variante oggi conosciuta è il risultato di un'evoluzione nell’epoca normanna con l'invenzione della pasta reale, a base di farina di mandorle.
Nel Settecento, da Genova, arrivò il pan di Spagna a sostituire la pasta frolla; alla ricotta vennero aggiunte scaglie di cioccolato; e con la pasta martorana vennero create delle decorazioni alle quali si aggiunsero anche quelle create con la frutta candita e la glassa di zucchero. 
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