Passeggiata musicale

BREVE PREMESSA

In copertina c'è un signore che corre lungo l'argine.
Per evitare di correre per niente, bisogna quantomeno:

1) saper guardare con testa alta e viso fiero il panorama che ci circonda;
2) sapere guardare bene dove si sta andando.

Non sempre è facile osservare, riconoscere, gestire. In particolare, se la "corsa" prevede la complessità, e se la complessità comprende, tra l'altro:

- abitudini d'ascolto spesso (giustamente) onnivore;
- attività esecutive extrascolastiche;
- gusti (pre) adolescenti, spesso formati su e condizionati da elementi identitari difformi e lontani dal gusto adulto dell'insegnante;
- tradizioni didattiche e abitudini pluridecennali che non possono essere cancellate, ma devono convivere con qualcosa di nuovo, che prima o poi non può non arrivare.

Tuttavia, la complessità (che non si esaurisce certo nei pochi punti poc'anzi accennati) non può e non deve impedire di camminare e di guardare la strada che si sta percorrendo, valutandone fattibilità, compatibilità con i propri mezzi, rischi, lati positivi, difficoltà.

Il cammino che si sceglie deve essere comune, costruito insieme da adulti e adolescenti, al fine di mettere insieme le migliori energie degli uni e degli altri, per creare un clima di collaborazione e di reciproco incoraggiamento.

Lo trovo essenziale, soprattutto in questi tempi, percorsi da un disagio che concretamente ci allontana: sarà vincente l'idea di tracciare percorsi dove ritrovarsi a camminare insieme verso un futuro, che non potrà che essere migliore di questo presente.

Padova, 02/12/20

Gregorio Carraro

Leggiamo insieme una parte del frontespizio:

"OPERA INTITULATA LA FONTEGARA, la quale insegna a sonare di flauto con tutta l'arte opportuna ad esso instrumento". Venezia, 1535.

Silvestro Ganassi "dal Fontego" scrive il più importante trattato sul flauto dolce. È la prima testimonianza dello strumento in epoca moderna.
Il Trattato viene dedicato al Doge Andrea Gritti,
figura di spicco nella Venezia dei primi decenni
del Cinquecento.

Come si vede nella foto qui a destra, Andrea Gritti è presente anche sull'arco trionfale della Torre dell'Orologio di Piazza dei Signori, a Padova. Tale arco venne edificato all'epoca in cui venne pubblicata la Fontegara.

Il fatto che un trattato sul flauto dolce venisse dedicato ad un Doge ci fa capire quanto importante fosse lo strumento e quanto venisse suonato nella Serenissima.
Il Doge aveva una cappella musicale privata (pagata da lui) molto importante all'epoca, piena dei migliori musicisti, tra cui anche Ganassi.

La Fontegara di Ganassi non solo presenta la prima tavola con le diteggiature dello strumento (ad oggi in uso) ma anche spiega nel dettaglio come debba essere suonato.
Leggendolo, si capisce quale fossero gli elementi estetici del suono del flauto e anche gli elementi tecnici, cioè come si facesse a suonarlo praticamente.

Nelle foto: copie moderne di flauti di Ganassi a cura di Ralph Elhert.
Si veda anche il video sull'atelier di Philippe Bolton

GANASSI, I FLAUTI, IL CATAJO, VIENNA

Quando gli austriaci nel XIX secolo abbandonano il Veneto portano con sé alcune casse con del materiale dal castello del Catajo, tra cui proprio dei Flauti Ganassi, uno dei quali oggi è conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna (foto).

Dunque per sintetizzare: è il passato che ci insegna come suonare il flauto. Però anche oggi tutte le indicazioni tecniche di Ganassi possono essere studiate e messe in pratica, anche (perché no?) utilizzando la musica attuale.

Come sarebbe successo nel 500, abbiamo suonato e cantato un pezzo, che si può anche ballare. Strumenti, voci, ballo. Nulla di più attuale e di più antico.
Il nostro punto di riferimento per questo lavoro è HYPNOTYZED, un pezzo del 2020.

Insieme a Hypnotized abbiamo ascoltato, analizzato e cantato anche un pezzo molto più vicino all'epoca di Ganassi. Chi volesse ascoltarlo può cliccare qui!

CANTARE, A NATALE, INSIEME.

Si tratta di una festa componibile: ci mettiamo gli amici, la famiglia, l'albero, i regali, il presepio. Insomma: ciascuno riempia questo periodo come meglio crede. In generale, aiuta a passare il freddo del primo inverno.

A scuola si è presentata l'occasione di fare un video di auguri, del quale il dipartimento musica si è voluto occupare insieme a Religione e Arte-Immagine.
Si è trasformato tutto in un compito di realtà, con una sfida: fornire una traccia audio per un video di auguri, con la collaborazione delle classi di musica (coinvolgendo più persone possibili).

Bisognava trovare una canzone di Natale. MA...QUALE?
Un alunno mi si presenta armato di basso elettrico e mi chiede: "Prof la conosci questa"? E parte con il riff di can't stop dei Red Hot Chili Peppers.

Certo che la conosco: fui giovane! - (prima cosa che mi è venuta in mente). Allora ho accolto la sfida e ho rigirato il problema dentro di me: "E se diventasse la nostra canzone di natale?"

Qualche giorno dopo avevo scritto un testo in italiano (Gesù che nasce ce l'ha detto), che ho presentato a tutte le mie classi: su una canzone rock americana (tutto tranne che natalizia), avremmo così eseguito in italiano un testo dedicato alla natività. MA...COME?

Nella foto:
il frontman dei RHCP, Anthony Kiedis.

Nascono all'uopo le "corali" del plesso Cavino e plesso Caltana: non sono altro che le mie classi, messe a cantare regolarmente ad ogni lezione (come naturale!!) per un totale di due ore settimanali di coro (fino a quando è stato possibile).

Prima con il video sotto, per capire strutture e armonie, poi accompagnate dal vivo con la tastiera da me, poi accompagnate dagli strumentisti che c'erano a disposizione nelle singole classi.

Pronuncia del testo, intonazione, ritmo, ricerca dei controcanti, facendo leva anche sul contributo di chi già fosse abituato a cantare.

Il lavoro è stato poi proseguito dal Prof. Marchetto e dalle colleghe di Arte immagine e Religione.

E se per caso un domani ci dicessero che non si potrebbe più cantare? ABBIAMO (AVUTO) UN PIANO B.

In questo periodo così complesso ad un certo punto è sembrato pericoloso cantare anche se con la mascherina. Unica possibilità di esecuzione musicale rimasta: le percussioni.

Nella foto: Tullio De Piscopo, grande batterista partenopeo.
Dopo San Gennaro e Maradona, non restava che lui come nume tutelare.