Intrappolata nel quadro

Il maestro assicurò inoltre che, avrebbe narrato riguardo la pandemia che colpirà l’umanità, nel 2019, affinchè i posteri siano preparati. Si salutarono e i bambini si recarono nuovamente dal pittore del paese, il celeberrimo Giuseppe. Nella sua abitazione, c’era anche la sua figlioletta Clara, di 5 anni. Clara, dopo aver ascoltato il racconto di Sofia, ebbe una brillante idea: avrebbero potuto dipingere un quadro di Campoleone nel 2021; successivamente provare ad entrare nel quadro. Così fecero.

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Si ritrovò all’interno del quadro, in quel paesaggio antico; sentì che c’era ovunque un buon odore e notò subito l’assenza dei rumori a cui era abituata. Le anatre presero a beccarla e lei corse via gridando: “Dove sono? Mamma! Mammina mia dove sei?” Sofia tremava, aveva le braccia strette al petto, tra le mani aveva ancora il tablet. Le venne in mente che con quello strumento poteva anche telefonare e così provò a chiamare la mamma. Purtroppo non c’era nessun segnale e nemmeno internet. Si guardò intorno e vide che non c’era nulla di tecnologico: nessuna antenna, né macchine in strada, né motoscafi nel lago. &nbsp;Le due donne, sentendola gridare, si avvicinarono e le chiesero che cosa le fosse accaduto. &nbsp;Sofia disse loro, guardando intorno incredula: ”Sono entrata nel quadro!” “Ma quale quadro?” chiese una delle due signore. La bambina tentò di spiegare:” Ero a casa mia, in salotto, giocavo col tablet… il quadro appeso al muro faceva rumore e poi… e poi…mi ha intrappolato!” “E cos’è un tablet!?” chiesero curiose. Lei glielo mostrò e le due donne sgranarono gli occhi: non avevano mai visto una diavoleria simile. A quel punto iniziarono a crederle e le spiegarono che lei era probabilmente venuta dal futuro, viaggiando attraverso il quadro.&nbsp;

Ad un tratto sentì uno strano rumore nella stanza, lì per lì non ci fece caso ma quel rumore si ripetè ancora e ancora: sembrava uno scrosciare d’acqua e ogni tanto le pareva anche di sentire delle anatre che starnazzavano. Si accorse che la fonte di quello strano rumore era in fondo al salone, proveniva dalla parete di fronte a lei, più precisamente, dal grande quadro appeso al muro. Sì. Il rumore proveniva proprio dal quadro! Si alzò dal divano e stringendo il tablet a sé, piano piano, si avvicinò al quadro. Non lo aveva mai osservato con attenzione, così si concentrò, cercando di coglierne ogni dettaglio. Era un dipinto di un paesaggio di campagna in cui era rappresentato un grosso casale antico, circondato da grossi alti alberi e da rigogliosi prati; in primo piano c’era un bel laghetto con anatre che nuotavano gioiose nell’acqua ed altre che risalivano tra l’erba incolta. In secondo piano c’erano due donne, vestite con abiti lunghi e con dei fazzoletti legati in testa, che stavano raggiungendo la riva. Sofia si avvicinò ancora di più al quadro e cercò di toccarlo ma il rumore si fece più forte tanto che lei sobbalzò all’indietro. Prese coraggio, si avvicinò di nuovo e a quel punto il quadro la risucchiò dentro il dipinto, intrappolandola.

Le due signore si presentarono e spiegarono a Sofia che lavoro facevano: una era una ricamatrice e l’altra era una contadina, anche i loro mariti erano contadini. Avevano anche un figlio maschio ciascuna, dell’età di Sofia. Le due gentili donne cercarono di rassicurarla e le chiesero se volesse qualcosa da mangiare “Sì – disse Sofia- vorrei del pane e cioccolato”. Ma loro non sapevano cosa fosse (era un alimento rarissimo a quel tempo), cercarono di spiegarlo alla bambina ma lei si innervosì ed esclamò: “Se non sapete che cos’è il cioccolato …me ne vado!” Le pazienti signore, allora, andarono nella stalla e munsero le mucche e poi le offrirono pane e latte; dopo un po’ iniziarono a preparare il pranzo, fecero a mano fettuccine, gnocchi e poi le offrirono pane e marmellata. I loro figli tornarono da scuola e gustarono tutti insieme il buon pranzetto mentre la riempivano di occhiate e di domande. Anche a loro Sofia tentò di spiegare la sua incredibile avventura nel quadro e capì che anche quei bambini le credettero solo dopo aver visto il tablet: restarono scioccati e affascinati da quello che a loro pareva un oggetto incredibilmente magico.&nbsp;

Sofia descrisse al pittore Giuseppe, com’era il paesaggio di Campoleone nel 2021 e lui cominciò a disegnarlo. Durante l’esecuzione del quadro, Sofia si accorse che il disegno sulla tela non corrispondeva al territorio del suo tempo. Così la bambina decise di collaborare nel disegnare il quadro cercando di riprodurlo il più fedelmente possibile. Passarono dei giorni e il dipinto cominciò a prendere forma: il parco descritto da Sofia presentava i giochi esistenti nella sua epoca, la scuola annessa, le abitazioni ed anche il bau-park dove si divertivano i piccoli amici degli umani. La ragazzina cominciò ad avere un nodo in gola mentre guardava il dipinto e le lacrime sgorgarono improvvise e copiose dai suoi occhi; i suoi nuovi amici si avvicinarono a lei e l’abbracciarono e consolarono sussurrandole parole dolci e rassicuranti. Trascorse un mese da quel giorno ed il quadro finalmente fu terminato. Il pittore, un sabato mattina, chiese a sua figlia Clara di avvisare Sofia di recarsi insieme ai suoi amici nel suo laboratorio, per ammirare il lavoro commissionato. Giunti allo studio, Giuseppe accompagnò Sofia, che stringeva al petto il suo tablet, davanti al quadro ancora celato. Subito dopo lo scoprì: con grande meraviglia la piccola riconobbe immediatamente il suo amato parco e stette lì immobile aspettando che accadesse il miracolo tanto atteso, ma non accadde nulla.

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Sofia è una bella bambina timida e solitaria. È talmente timida che non riesce ad avere amici e così si ritrova a giocare quasi sempre da sola o con il fratellino più piccolo. Quando torna da scuola guarda la TV o gioca col tablet, a volte è attirata dal computer ma sempre più spesso si svaga con il telefono della mamma o va a curiosare tra i vari giochi virtuali della Playstation. Adora giocare con le bambole e si diverte anche a sfidare il fratello con le macchinine. In realtà ciò che ama di più è ballare, cantare e strimpellare una chitarra che le hanno regalato i nonni. Quando può uscire in giardino passa il tempo a giocare con la palla o a correre con il monopattino. Un pomeriggio in cui era sola soletta, seduta sul divano del salone di casa, dopo avere passato in rassegna ogni gioco, si ritrovò col tablet in mano senza avere più un’idea di come impiegare il tempo e realizzò che si stava annoiando terribilmente.

Lo sconforto, la delusione, la rabbia assalirono Sofia, poiché aveva tanto lavorato per ottenere cosa…niente! Affranta dal dolore sentì pervadere il suo corpo da un sentimento di rassegnazione perché tutto quello che aveva fatto, si era risolto in un niente di fatto. Ad un tratto la piccola Clara esordì con queste parole: “…e se avessimo sbagliato giorno?” Così chiese a Sofia se ricordasse il giorno e l’ora in cui fu risucchiata nel dipinto e lei rispose che era un giovedì pomeriggio di aprile verso le ore 17. Giuseppe allora dedusse che si dovesse ripresentare quella situazione temporale per far ritorno a casa nel 2021. Sofia cadde nella disperazione più assoluta, perché era maggio e avrebbe dovuto aspettare un lungo anno per riabbracciare i suoi cari. Nel frattempo i genitori di Sofia, straziati per la sua scomparsa, si attivarono con tutti i mezzi possibili per ritrovare la loro figlia svanita nel nulla. Oltre a collaborare con le autorità di polizia,&nbsp;crearono un’associazione per raccogliere dei fondi da utilizzare nella ricerca della loro piccola, in tutte le parti del mondo, servendosi di Internet, Facebook, Instagram e altri social network, per divulgare le sue foto. Cartelloni pubblicitari, volantini erano affissi su tutti i muri di Campoleone e nei paesi limitrofi, ma fino a quel momento…nulla, nessuna notizia.

Una sera, dopo l’ennesimo appello trasmesso alla TV, i genitori, tornati a casa sconsolati, si sedettero sul divano posto davanti quello stesso dipinto che aveva risucchiato Sofia e cominciarono a guardarlo, prima senza interesse poi... Si accorsero, con grande meraviglia, che qualcosa era cambiato nel dipinto: oltre che agli animali e alle persone presenti sullo sfondo del paesaggio campestre, una figura risaltava quasi nitida…..Osservando scrupolosamente il quadro si accorsero che quella figura aveva stretta al petto un aggeggio simile ad un tablet. Ma come era possibile, visto che il dipinto aveva più di cento anni? D’un tratto riconobbero, in quella figura, la loro Sofia. Perplessi e sorpresi cominciarono a porsi mille domande a cui, però, non sapevano darsi una risposta. Nella stanza calò un improvviso silenzio e fu allora che dal quadro iniziarono a scaturire quegli stessi rumori sentiti da Sofia; i tre si accostarono di più al dipinto, ma non ebbero nemmeno il tempo di comprendere cosa stesse succedendo, che furono risucchiati anch’essi nel quadro.

Istituto Comprensivo "Garibaldi" di Aprilia (LT) Anno scolastico 2020/2021

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Warp blue

A cura degli alunni della scuola primaria di Campoleone S,

Intrappolata nel quadro

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Lei spiegò loro a cosa serviva quello strumento e, finché la batteria resse, lei mostrò a tutta la famiglia foto e video del suo tempo, della sua vita, della sua città. I due bambini a quel punto l'accompagnarono nei loro luoghi preferiti, quelli in cui loro giocavano ogni giorno e poi le mostrarono in che modo si divertivano: arrampicandosi sugli alberi, giocando a campana, a nascondino, acchiapparella, rotolandosi nei prati facendo capriole o lanciando biglie di vetro colorato. Nel tardo pomeriggio rientrarono in casa e si dissetarono con acqua e limone.

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Arrivati a scuola, il maestro Galileo, rimproverò i due bambini perché giunsero in ritardo! Egli decise che quei bambini discoli, dovevano avere una lezione. Gli diede tre “bacchettate” ciascuno, sulle dita. Dopo aver assistito ad una scena così dolorosa, Sofia intervenne e disse al maestro: ”Carissimo Egregio maestro Galileo, lei non si comporta in modo adeguato con i suoi alunni e sta violando la Costituzione dei diritti del bambino. Essa impone a tutti gli adulti di rispettare la libertà di azione e pensiero dei bambini e non maltrattarli mai. Da dove vengo io, Campoleone, le maestre sono buone e gentili con i propri alunni e mettono le loro mani nelle tasche!” Ed il maestro: “E tu chi diavolo sei mocciosa?” “Iooooo??? Io sono Sofia, vengo dal futuro, dal 2021, dalla scuola Primaria di Campoleone Scalo, per la precisione dalla quarta A! E adesso come la mettiamo? Ha ragione, signor Maestro, ad arrabbiarsi perché sono arrivati in ritardo, ma non deve bacchettarli, del resto la colpa è mia!” “Un incidente mi ha portata qui ed ero molto curiosa di vedere una scuola del passato, ma non mi piace!”. La vostra classe è brutta, fredda e puzzolente! Non ci sono cartelloni, lavoretti, non ci sono le bambine. Ma che c’avete er covid&nbsp;pure voi?

Si abbracciarono e baciarono a lungo, stretti l’uno contro l’altro: la famiglia si era riunita. Insieme si incamminarono verso il casale, chiedendosi se mai fossero ritornati nel 2021 e Sofia spiegò loro che forse avrebbero dovuto aspettare aprile del prossimo anno. Il tempo scorreva tranquillo. La famiglia si stabilì in un casetta vicino al lago e ognuno di loro aveva trovato un compito da svolgere: il papà coltivava il campo e pescava, la mamma badava alla casa, il fratellino curava il pollaio e Sofia…Sofia dipingeva, era diventato il suo passatempo preferito, dimenticando i giochi meccanici e senza anima. Non aveva nostalgia della tecnologia, della TV…per la verità nessuno ne aveva. Non mancava loro il traffico, lo smog, l’inquinamento di ogni tipo, il Covid, la mascherina, il tram tram della vita quotidiana e il tempo che scorreva scandito dall’orologio senza lasciare spazio a tutti quei momenti di felicità, amore, rispetto, comprensione, unione, complicità, convivenza che sono le radici per far crescere una famiglia sana e serena. Fu così che la ritrovata famiglia decise di non tentare di ritornare nel 2021, che quella ormai era la loro vita, fatta di poco ma piena di ogni ricchezza non materiale, che appagava i loro cuori e la loro anima.

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Questo racconto è il prodotto finale del progetto "Restiamo uniti". Il progetto ha trovato la sua motivazione principale nel mantenere, nonostante tutte le limitazioni dovute al distanziamento sociale, il contatto tra tutti i bambini delle varie classi del plesso e tra tutti gli insegnanti che vi operano, per garantire continuità a ciò che abbiamo sempre fatto negli scorsi anni rispetto ai progetti comuni, ovvero sentirci uniti in momenti di effettiva condivisione. La scrittura di un testo condiviso (testo a staffetta) è stata un’esperienza alternativa per i bambini, centrata sull’aspetto ludico dell’apprendimento, con un duplice obiettivo: di stimolo alla propria creatività e insieme di confronto aperto con gli altri. Questa attività li ha aiutati a riconoscere l’importanza della collaborazione e della pianificazione di un lavoro per perseguire uno scopo comune.

Giunti sulle sponde del lago, spaesati e un po’ terrorizzati, corsero verso il casale e le donne, che spaventate dall’apparizione, cominciarono ad urlare. Arrivati davanti alle signore, le tempestarono di domande: chiesero il nome del luogo, se avessero conosciuto la bambina con il tablet e cosa più importante, dove fosse in quel momento. Le contadine ancora impaurite, riferirono che Sofia era nel laboratorio del pittore Giuseppe per tentare di ritornare a Campoleone nel 2021. Gentilmente chiesero se qualcuno potesse accompagnarli ma le donne indicarono loro solo la via da seguire. I tre cominciarono a correre affannosamente, il cuore in gola batteva all’impazzata...stavano per rivedere la loro piccola Sofia. Si fermarono solo quando arrivarono sull’uscio del laboratorio di Giuseppe. Piano aprirono la porta, Sofia era davanti al dipinto, spalle all’ingresso, rassegnata, triste, singhiozzante...quando sentì pronunciare il suo nome -“SOFIA”- con una voce che lei conosceva benissimo: quella della sua mamma. Si girò di scatto e quando vide i suoi cari, il sorriso…la gioia…la felicità presero il posto delle lacrime e della tristezza; corse verso di loro e con un balzo si ritrovò tra le braccia del suo papà, circondata dalla mamma e dal fratellino.

L’indomani, i due bambini invitarono Sofia ad andare a scuola con loro e la prepararono alle differenze che avrebbe trovato nella scuola del loro tempo: un solo maestro, oltretutto molto severo, una classe con 40 bambini di età diverse, banchi di legno con un foro in cui inserire il calamaio con il pennino.

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Sofia sentì salire la nostalgia di casa e soprattutto dei suoi genitori, così chiese loro, con gli occhi colmi di lacrime: ”Aiutatemi a tornare a casa mia. Avete idea di come potrei riuscirci?” Uno dei bambini pensò e ripensò e poi ebbe un’intuizione: “Disegniamo e dipingiamo un quadro come quello che hai a casa tua e forse potrai viaggiare di nuovo e tornare nel tuo tempo”. Ma reperire il materiale per dipingere non era cosa semplice, loro non avevano tele, né pennelli né tempere, così decisero di andare a chiedere aiuto al pittore del paesello. Il pittore fornì ai bambini il materiale in cambio di uova, latte, farina, mais, pomodori, formaggio, burro, lana, salsicce e ortaggi. I bambini si resero conto che dipingere non era cosa facile; il quadro realizzato da loro non era affatto somigliante a quello originale e dunque non funzionò. Tornarono dal pittore che questa volta li aiutò, dipingendo lui stesso il quadro e lo fece identico a quello che Sofia aveva attaccato alla parete del salotto. Eppure, nonostante questo, il quadro non la trasportò, non accadde proprio nulla. Così Sofia iniziò a piangere inconsolabile e le due donne le prepararono il lettino e la rassicurarono, finché lei si addormentò.

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Avreste bisogno di cantare un rap!” Il maestro le rispose:” E cosa sarebbe il Covid? Ed il rap? Sofia spiegò a tutti che il Covid-19 era una bruttissima malattia infettiva che dilagava "nel suo tempo" in tutto il mondo. Per non contagiarsi, bisognava utilizzare un dispositivo protettivo: la mascherina. Inoltre spiegò loro che il rap è una canzone in rima e, improvvisando, gliene fece ascoltare una. "Hei ragazzi, questa scuola non piace a nessuno, venite tutti nel 2021, perché Campoleone è la numero uno! Qui non c'è neanche un disegno ma solo tanti banchi di legno!" Rimasero tutti a bocca aperta! Il maestro Galileo si scusò con i bambini, che avrebbero ballato e cantato e comunicò loro che da quel giorno, avrebbe dialogato di più.

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