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Ezio Bosso (1971-2020)

by F. JACKIE MUSSO

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Comic Panel 1
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IN MEMORIA DI EZIO BOSSO
(Parole e musica)
Ezio Bosso - Arena di Verona 2019, Carmina Burana e Stefano Accorsi legge un pensiero del maestro Bosso all'inizio del Covid-19
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Una sera di febbraio del 2016 sul palco del festival di Sanremo, Carlo Conti invitò Ezio Bosso.
Direttore d’orchestra, compositore e pianista, all’epoca era più conosciuto all’estero che in Italia. Quella serata diede finalmente la visibilità che la sua arte meritava. La sua esibizione, “Following a bird”, tratta dal suo primo disco solista “The 12th room” e le sue parole furono così forti da coinvolgere pubblico e presentatore in modo così empatico che, senza accorgersene, la produzione sforò la scaletta. E non fu certo la sua evidente difficoltà ad attrarre presenti e telespettatori ma il suo carisma, la sua interiorità ed il suo sorriso, sempre presente, nonostante le difficoltà fisiche e l'evidente dolore che gli causavano.

Ezio Bosso, torinese di nascita, londinese e bolognese di adozione e a casa propria nei più grandi teatri del mondo, era un artista a tutto tondo. Studi al conservatorio di Torino, un’esperienza giovanile come cantante nel gruppo torinese degli Statuto e poi direzioni per la London Symphony, il Regio di Torino, l’Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli e l’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna. E’stato direttore stabile residente del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Ha composto colonne sonore per Gabriele Salvatores e, per l'Università Alma Mater di Bologna, ha scritto una composizione dedicata alla Magna Charta delle Università Europee, composizione che contiene il primo inno ufficiale di questa istituzione. Ha composto quattro sinfonie e innumerevoli pezzi. Bosso è stato testimone e ambasciatore internazionale dell'"Associazione Mozart 14", eredità ufficiale dei principi sociali ed educativi del Maestro Claudio Abbado, portati avanti dalla figlia Alessandra. 

Eppure fu quella serata televisiva a renderlo trasversalmente conosciuto: da quel momento, in Italia, tutti parlarono di Bosso e della sua arte. A Bologna, le prove delle sue direzioni al Teatro Comunale vennero prese d’assalto e quando girava per la città, cominciò ad essere continuamente fermato. Sorrideva a tutti e si prestava a quella notorietà con entusiasmo e gentilezza. E a settembre del 2019 riempì l'Arena di Verona, facendo il tutto esaurito, mai successo per un concerto sinfonico.
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Ezio Bosso dirige l'Orchestra del teatro Comunale di Bologna nel 2016
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«La musica è l’unica arte della civiltà umana che, se non performata, non esiste». diceva Ezio Bosso, chiuso nella sua casa di Bologna durante l’emergenza Coronavirus. Stava per lanciare un progetto con l’intento di salvare il mondo della musica colta dalla crisi economica indotta dalla pandemia. Lunedì 18 maggio sarebbe partito un live test di protocollo medico-sanitario per le orchestre diretto proprio da Bosso: una settimana di prove aperte e concerti trasmessi in streaming per provare a conciliare le necessità della musica con quelle dalla sicurezza sanitaria. I proventi dell’iniziativa, in gran parte finanziata dallo stesso Bosso, sarebbero stati utilizzati per dare sostegno economico ai musicisti precari.
Il maestro Ezio Bosso considerava la musica la sua cura, una cura per l’anima di tutti. La sua visione, in un momento in cui le persone sono soggette a pressioni psicologiche di ogni tipo e preoccupazioni per il futuro, vedeva nell’orchestra la metafora perfetta della società ideale. Una società composta, disciplinata, unita dalla volontà di miglioramento reciproco attraverso lo studio, l’impegno e la crescita con e nella partitura, intesa come carta costituzionale a cui aderire tutti, superando le singole differenze.
La sua visione superava i confini delle nazioni, osteggiava l’idea di un mondo diviso: lo si legge anche nel nome dell’orchestra che ha fondato e diretto fino alla morte, l’Europa Philarmonic Orchestra. Il maestro pensava che l’orchestra potesse essere la rappresentazione perfetta della società internazionale, con musicisti di ogni età provenienti da tutto il mondo. Musicisti uniti nell’aiuto reciproco: tutti uniti nell’onorare la responsabilità di cui ci si carica quando si porge l’arte, quindi cura e sollievo, al pubblico. Pubblico che a sua volta, nell’idea di Bosso, è un musicista silente, parte integrante del concerto e membro dell’orchestra stessa. «Il tempo è un pozzo nero. E la magia che abbiamo in mano noi musicisti è quella di stare nel tempo, di dilatare il tempo, di rubare il tempo», diceva il maestro Bosso. Lui è riuscito a portare luce in quel pozzo nero: la sua musica, il suo talento, la sua passione, i suoi insegnamenti non conoscono altro limite che l’eternità. Oggi ci ha lasciato a 48 anni, ma vivrà per sempre nella sua musica.

15 maggio 2020
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“Sono un uomo con una disabilità evidente in mezzo a tanti uomini con disabilità che non si vedono.” Ezio Bosso (1971-2020)
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