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Il Rinascimento italiano

by Simona Orsini

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Il Rinascimento italiano
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La Città ideale del Rinascimento, che esprime, interpretando l'omonimo paradigma, l'idea di perfezione della classicità "moderna". Il dipinto è anonimo, probabilmente omaggio a Leon Battista Alberti ed è esposto alla Galleria nazionale delle Marche di Urbino
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Lavoro realizzato dal gruppo Hope
Indice:
1. L'Italia rinascimentale: quadro storico e culturale

2. Il Rinascimento fiorentino

3. Il Rinascimento in letteratura

4. Il Rinascimento in arte

5. Il Rinascimento nelle scienze

6. Conclusioni
1. L'Italia rinascimentale: quadro storico e culturale
Il Rinascimento italiano è quella civiltà culturale ed artistica, che ebbe come uno dei centri principaliFirenze dove ebbe origine il primo umanesimo fiorentino che affermò il primato della vita attiva su quella contemplativa. Da Firenze il nuovo movimento culturale arriverà alla corte napoletanaaragonese di Alfonso I, a quella papale di Pio II, il papa umanista, e di Leone X, e a quella milanese di Ludovico il Moro. Politicamente l'Umanesimo, come espressione della borghesia che ha consolidato il suo patrimonio e aspira al potere politico, si accompagna in Italia alla trasformazione dei Comuni in Signorie mentre in Europa gli sviluppi dell'umanesimo rientrano nella formazione delle monarchie nazionali.
Il Rinascimento, come naturale punto di sbocco dell'Umanesimo, nei suoi aspetti specifici si diffuse poi in tutta Europa dalla metà del XIV secolo a tutto il XVI secolo ed ebbe come obiettivo primario il recupero e la rivalutazione della classicità antica come modello della naturalità dell'uomo e dei suoi valori terreni, mettendo in discussione la visione religiosa che aveva influenzato la cultura di tutto il periodo medioevale. L'intellettuale del rinascimento non si limitò, come nel precedente umanesimo, a uno studio teorico dell'opera classica, ma volle invece trarne esempio per volgerlo alla sperimentazione pratica.
Il Rinascimento è anche un momento di particolare fioritura delle arti e delle lettere, caratterizzate le prime dallo sviluppo di alcune forme e tecniche come la prospettiva e la pittura a olio, e le seconde dalla filologia e dal culto per le humanae litterae (la letteratura classica ispirata dal concetto della humanitas da dove nasce il termine umanesimo) liberate dalle incrostazioni delle divinae litterae medioevali dove prevalevano interessi religiosi.
2. Il Rinascimento fiorentino
Il rinnovamento culturale e scientifico iniziò negli ultimi decenni del XIV secolo e nei primi del XV secolo a Firenze e affondava le radici nella riscoperta dei classici, iniziata già nel Trecento da Francesco Petrarca e altri eruditi. Nelle loro opere l'uomo incominciò a essere l'argomento centrale accanto a Dio.
In città, si aprì una stagione in cui i legami con le origini romane, vennero rinsaldati e produssero un linguaggio figurativo radicalmente diverso da quello allora preponderante del gotico internazionale. Nel campo delle arti visive vissero contemporaneamente in città tre grandissimi maestri che rinnovarono in maniera irreversibile i linguaggi dell'architettura, della pittura e della scultura, rispettivamente Filippo BrunelleschiMasaccio e Donatello.
Il cambiamento artistico non fu altro che un indicatore del cambiamento dei tempi e della mentalità.
La nuova proposta fiorentina fu all'inizio solo un'alternativa di netta minoranza, inascoltata e incompresa nella stessa Firenze per almeno un ventennio.
3. Il Rinascimento in letteratura
La riscoperta delle letterature classiche dà un nuovo slancio allo studio della lingua latina, cosa di cui beneficia soprattutto la scrittura in prosa, in un periodo in cui la produzione poetica appare in crisi. Per buona parte del secolo la produzione in prosa è dominata da un latino che, dopo essere stato rimodellato dagli studi filologici ed aver preso Cicerone come modello, si attesta come lingua colta ormai lontana dalle forme medievali. 
Nel XV e XVI secolo Firenze è guidata dalla famiglia dei Medici che porta avanti una forte politica mecenatistica favorendo scrittori e artisti fiorentini ed attirandone tanti altri da altre città. Questa stagione, che investe tutto il XIV secolo e raggiunge il suo apice con l’inizio del Cinquecento durante le Guerre d’Italia, vede la definitiva affermazione del volgare.
Il merito della scrittura delle due maggiori opere storiche e politiche di questo periodo va a due fiorentini che hanno usato l’indagine storica per sostenere l’analisi politica con uno stile radicalmente innovativo.
Uno di essi è Niccolò Machiavelli, autore di opere che rompono con la tradizione trattatistica umanistica come Il Principe, libro d’argomento politico in cui, dopo aver descritto i vari tipi di principato e la modalità della loro gestione, si traccia un disegno per la soluzione del problema italiano.  
L’altro fiorentino è Francesco Guicciardini, che nei venti libri della sua Storia d’Italia intreccia la cronaca dei fatti alla loro chiave di lettura.

La questione della lingua:
All’inizio del Cinquecento la dignità e l’uso del volgare non sono più in discussione, il nodo da sciogliere diventa quindi quale volgare sia da utilizzare. 
Le tesi sono tre e prevedono: il fiorentino corrente, il volgare fiorentino antico, la lingua cortigiana.
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