LE DONNE DELLA COSTITUENTE

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Originaria di Chioggia, era figlia di Giustina Poli, insegnante, e Fruttuoso Merlin, segretario comunale a Pozzonovo Visse a Chioggia per tutta l'infanzia e la giovinezza. Conseguita la maturità magistrale presso l'istituto delle Suore Canossiane, si trasferisce a Grenoble, in Francia, dove approfondisce le sue conoscenze di lingua e letteratura francese, materia in cui conseguirà successivamente la laurea. Nel 1919 un amico la invita a far parte del movimento fascista. Lina si sente attratta invece dagli ideali del socialismo che ritiene più vicini alla sua mentalità e alla sua morale. Si iscrive perciò al Partito Socialista Italiano, cominciando a collaborare al periodico "La difesa delle lavoratrici", di cui in seguito assumerà la direzione. Collabora con il deputato socialista Giacomo Matteotti a cui riferisce nei dettagli le violenze perpetrate dalle squadre fasciste nel padovano. Quando, nel 1925, dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti, Mussolini consolida il suo potere, il destino di Angela è ormai segnato. In meno di ventiquattro mesi viene arrestata cinque volte.

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Celico Matteo Arcuri Francesca Paola Hamil Loubna Diego Rosa

Angela Gotelli Filomena Delli Castelli Maria Nicotra Teresa Mattei Bianca Bianchi

Ottavia Penna Buscemi è stata una politica italiana. Figlia del barone di Portosalvo e della duchessa di Albafiorita, cresce a Caltagirone per poi trasferirsi a Poggio Imperiale e a Roma per completare gli studi universitari. Subito dopo sposò il medico Filippo Buscemi Galasso. Fu eletta nella lista del Fronte dell Uomo Qualunque, all'Assemblea Costituente nella circoscrizione di Catania. Insieme ad altre 20 donne che che presero parte all'Assemblea Costituente. Unica donna del movimento. Poi venne candidata dal suo partito alla poltrona di Capo provvisorio dello Stato.

Era la prima donna ad essere proposta per la più alta carica istituzionale. Successivamente lasciò il Fronte dell'Uomo Qualunque, insieme ad altri parlamentari del movimento per formare il gruppo dell'Unione Nazionale e vi rimase fino alla conclusione dei lavori dell'Assemblea Costituente. Infine, si presentò con successo alle elezioni amministrative della sua città tra le file del Partito Nazionale Monarchico divenendo consigliere comunale. Si ritirò dalla scena politica e trascorse gli ultimi anni nella città natale dove si spense nel 1986.&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;

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Nel giugno dello stesso anno venne candidata ed eletta membro dell'Assemblea Costituente, nella quale fece parte della Commissione dei 75, incaricata della stesura della Costituzione. Rieletta nel 1948 alla Camera dei deputati, sedette tra i banchi di Montecitorio ininterrottamente sino al 1999 e per lungo tempo ne presiedette l'Assemblea: venne infatti eletta Presidente della Camera dei deputati per tre volte consecutive, ricoprendo così quella carica per 13 anni, dal 1979 al 1992. Nel 1956, entrò a far parte del comitato centrale del Partito e nel 1962 della direzione nazionale. Rieletta nel 1963 alla Camera, fu membro della Commissione Affari Costituzionali, incentrando la sua attività sulla rilevanza del ruolo femminile nel mondo del lavoro e delle relazioni familiari. Muore il 4 dicembre 1999 a Roma.

“Il giorno che le donne si presero la Storia” “….Eravamo consapevoli che il voto alle donne costituiva una tappa fondamentale della grande rivoluzione italiana del dopoguerra. Avevamo finalmente potuto votare e far eleggere le donne. E non saremmo state più considerate solo casalinghe o lavoratrici senza voce ma fautrici a pieno titolo della nuova politica italiana”. &nbsp;(Filomena Delli Castelli)

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Elisabetta Conci, nota anche con il soprannome di Elsa (Trento, 23 marzo 1895 – Mollaro, 1° novembre 1965 ), è stata una politica italiana della Democrazia Cristiana, costituente e quattro volte deputata.

Studiò filosofia all'Università di Vienna fino alla fine della prima guerra mondiale, poi si spostò all'Università di Roma, dove si laureò in lettere nel 1920. Fece parte della Federazione Universitaria Cattolica Italiana, diventando presidente della sezione romana. Per 15 anni insegnò tedesco a Trento, all'Istituto tecnico inferiore Leonardo da Vinci. Fu anche attiva nell'Azione cattolica.&nbsp;

L’attività ha come&nbsp;finalità quella di approfondire le vicende relative al periodo nel quale si svolsero i lavori della Assemblea Costituente (1 giugno - 31 dicembre 1947) e di far conoscere ed apprezzare il ruolo delle 21 donne elette in tale Assemblea. I loro nomi e il loro impegno sono infatti oscuri e misconosciuti, mentre più nota è la storia dei 535 padri costituenti.&nbsp; Le donne elette nella Assemblea Costituente provenivano da diverse esperienze politiche, alcune di loro furono protagoniste della Resistenza al nazifascismo. Costante fu l'impegno per trovare soluzioni&nbsp;condivise sui temi a loro affidati nelle Commissioni quali la famiglia, la scuola, la sanità e il lavoro.

Anna Maria Agamben in Federici nacque all’Aquila nel 1899 da una famiglia benestante di origini armene. Compì i primi studi nel capoluogo abruzzese, per poi laurearsi a Roma in lettere; dopo il conseguimento del titolo universitario, si dedicò all’insegnamento di lettere e storia nelle scuole superiori. Nella capitale conobbe Mario&nbsp;Federici, che sposò nel 1926. Per sfuggire alle limitazioni imposte dal regime fascista, nel 1929 la coppia emigrò all’estero, in Bulgaria, in Egitto e infine a Parigi; la Federici continuò la professione di insegnante negli istituti italiani di cultura.

Nella capitale francese iniziò ad avvicinarsi alla politica, frequentando ambienti antifascisti e femministi di esuli italiani. Nel 1939 i Federici rientrarono in Italia e Maria entrò a far attivamente parte della Resistenza della capitale; fu attiva anche nei settori sindacali e femministi, diventando delegata dell’Unione donne dell’Azione Cattolica italiana. Nel 1944 fu eletta delegata al Congresso costitutivo dell’Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani (ACLI), prima donna a rivestire tale ruolo.&nbsp;

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GRUPPO "QUELLE DI SEMPRE"

- Mangano Ilaria - Santagata Denise Pia - Suriano Elisa Pia - Converti Teresa

- ANGELA MARIA GUIDI CINGOLANI - ANGIOLA MINELLA MOLINARI - ELISABETTA CONCI - LAURA BIANCHINI - TERESA NOCI

Teresa Converti Denise Santagata Ilaria Mangano Suriano Elisa Pia

Matteo Celico Lubna Hamil Rosa Diego Francesca Arcuri

Elisa Vercilli Serena Montilli Angela Parrilla Rebecca Zito Valentina Auriemma

Francesca Genisi Alessia Perciaccante Erika Stamato

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Fondò una sezione del partito della&nbsp;Democrazia Cristiana&nbsp;e successivamente fu nominata Segretaria provinciale del Movimento Femminile del Partito. Eletta, insieme a sole 21 donne, all'Assemblea costituente italiana&nbsp;il 2 giugno&nbsp;1946,&nbsp;fu riconfermata alla&nbsp;Camera dei deputati&nbsp;nel&nbsp;1948&nbsp;e poi nel&nbsp;1953. Dal&nbsp;1951&nbsp;al&nbsp;1955&nbsp;fu anche&nbsp;sindaco di Montesilvano. In seguito fu collaboratrice della&nbsp;RAI&nbsp;per vari anni e si dedicò alla promozione e all'organizzazione di attività culturali e di volontariato. Fece parte del&nbsp;Comitato d'Onore&nbsp;per le celebrazioni del 60º anniversario dell'Assemblea Costituente istituito nella&nbsp;XIV Legislatura&nbsp;(2001-2006). Il 20 dicembre 2019 le è stato intitolato il terzo ponte sul fiume Saline tra le città di Montesilvano e Città Sant'Angelo.

Angiola Minella fa parte del gruppo delle nove comuniste; ci sono poi altrettante democristiane, due socialiste, una qualunquista. Nell’assemblea Minella non interviene, ma presenta insieme ad altri diverse interrogazioni. È l’inizio di una lunga carriera politica: viene rieletta alla Camera nel 1948 e poi nel 1958, mentre nel 1963 passa al Senato, dove rimane fino al 1972 sempre nelle liste del Pci.

Tra i suoi interessi c’è sicuramente l’impegno a favore delle donne; successivamente si occupa di problemi riguardanti la sanità, come vicepresidente della Commissione Igiene e Sanità dal 1958, poi come segretaria della stessa Commissione del Senato nel 1963. A Palazzo Madama si dedica con particolare impegno alla riforma dell’assistenza sanitaria e ospedaliera e del servizio per l’assistenza alla maternità e all’infanzia, coerentemente con il desiderio sopito di fare la medica. Angiola Minella Molinari muore il 12 marzo del 1988.

Maria Nicotra Fiorini(Catania, 6 luglio 1913-Padova, 14 luglio 2007) è stata una politica italiana, eletta all'Assemblea Costituente nelle file della Democrazia Cristiana. Appartenente a una nota famiglia catanese, ancora studentessa entrò a far parte dell'Azione Cattolica di Catania e vi assunse ruoli direttivi. Nel periodo bellico ottenne la medaglia d'oro al valore per l'attività infermieristica, prestata come volontaria nella Croce Rossa, e contribuì alla Fondazione catanese dell’ Associazione Volontari del sangue. Nel 1944 entrò a far parte della commissione femminile delle ACLI, dedicandosi alle artigiane .

In questa Costituzione... c’è tutta la nostra storia, tutto il nostro passato, tutti i nostri dolori, tutte le nostre sciagure, le nostre glorie… e a sapere intendere, dietro questi articoli si sentono grandi voci lontane (…Mazzini…Cavour…Cattaneo…Garibaldi…Beccaria…). Ci sono umili voci, voci recenti… giovani che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa carta… se voi volete andare in pellegrinaggio dov’è nata la Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.

Teresa Mattei, detta&nbsp;Teresita&nbsp;(Genova,&nbsp;1º febbraio 1921&nbsp;–&nbsp;Usigliano,&nbsp;12 marzo&nbsp;2013), è stata una&nbsp;partigiana,&nbsp;politica&nbsp;e&nbsp;pedagogista&nbsp;italiana. Combattente nella formazione garibaldina&nbsp;Fronte della Gioventù&nbsp;(con la qualifica di&nbsp;comandante di compagnia), prese parte all'organizzazione&nbsp;dell'uccisione del filosofo Giovanni Gentile, di cui era stata allieva. Fu anche la più giovane eletta all'assemblea Costituente, dove assunse l'incarico di segretaria dell'ufficio di presidenza. Dirigente nazionale dell'unione Donne Italiane, fu insieme a&nbsp;Teresa Noce&nbsp;e a&nbsp;Rita Montagnana&nbsp;l'inventrice dell'uso della&nbsp;mimosa&nbsp;per l'otto marzo:&nbsp;Luigi Longo&nbsp;le chiese se sarebbe stato opportuno scegliere le violette, come in Francia, per celebrare quel giorno; Teresa Mattei gli suggerì la mimosa, un fiore più povero e diffuso nelle nostre campagne.

Angela Maria Guidi coniugata Cingolani, conosciuta anche come Angela Maria Guidi Cingolani nasce a Roma il 31 Ottobre 1896, è stata una politica italiana, esponente della Democrazia Cristiana e prima donna a ricoprire la carica di sottosegretario di Stato nel governo italiano. Si laureò presso l'Istituto Universitario Orientale di Napoli in lingue e letterature slave. &nbsp;Molto attiva nel movimento cattolico, collaborò a giornali come L'Avvenire d'Italia e il Corriere d'Italia.&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp; È stata una delle prime giovani cattoliche a partecipare al Movimento nazionale pro suffragio femminile.&nbsp;

Nel 1919 s'iscrive al Partito Popolare Italiano, assumendo la carica di segretaria del gruppo femminile romano fino allo scioglimento del partito nel 1926 ad opera del fascismo. Nel 1921 fonda il Comitato nazionale per il lavoro e la cooperazione femminile di cui sarà segretaria fino al 1926. Nel 1929 è tra le fondatrici dell'Associazione nazionale delle professioniste ed artiste. Alla caduta del fascismo aderisce alla Democrazia Cristiana divenendone consigliere nazionale dal 1944 al 1947.

La sua elezione, il 2 giugno 1946, all’Assemblea Costituente segnò l’inizio di una lunga carriera istituzionale, che la vedrà in Parlamento per quattro legislature, dal 1948 al 1968. Anche al suo contributo si deve la tutela dell’autonomia regionale come espressione di libertà e democrazia e la pubblicazione da parte dei giornali delle rettifiche di notizie su persone di cui fosse stata lesa la dignità. Si dedica con passione e con spirito di sacrificio, anche in mezzo a molte difficoltà, alla formazione e all’assistenza dei lavoratori, soprattutto donne, rivestendo varie cariche all’interno delle associazioni e delle istituzioni prima di entrare nella vita parlamentare. Sono questi gli anni in cui l’Azione Cattolica svolge un’attività formativa molto intensa ed in cui i rapporti con il fascismo diventano sempre più difficili proprio a causa delle sue molteplici iniziative sociali, culturali e ricreative, che vengono ad intralciare quelle del regime; nel maggio del 1931 le sedi dei circoli cattolici verranno chiuse e il distacco del Movimento dal fascismo, anche se graduale, sarà sempre più netto e nel 1938 definitivo.

Nominata alla Consulta Nazionale nel 1945, fu la prima donna ad intervenire nelle discussioni con un forte intervento a favore della parità uomo-donna. Nel 1946 divenne una delle ventuno donne elette alla Costituente e partecipò ai lavori della Commissione lavoro e previdenza. Nel 1951 in occasione della formazione del suo settimo governo, Alcide De Gasperi decide di affidarle la carica di sottosegretario per l'artigianato al Ministero dell'Industria e del commercio, diventando così la prima donna a diventare viceministro in Italia. Alle elezioni politiche italiane del 1953 non viene rieletta. Eletta Sindaco di Palestrina nel 1954, mantiene la carica fino al 1965. Durante il suo mandato si dedica energicamente all'opera di ricostruzione post-bellica della cittadina del Lazio ed alla valorizzazione del suo patrimonio artistico e archeologico. Muore l’11 Luglio 1991.

Vercilli Elisa Maria Auriemma Valentina Montilli Serena Parrilla Angela Zito Rebecca Carmen

ADELE BEI NADIA GALLICO SPANO NILDE IOTTI MARIA DE UNTERRICHTER MARIA MADDALENA ROSSI MARIA FEDERICI

Tra il 1944 e il 1945 partecipò alla fondazione del Centro italiano femminile (CIF), di cui fu la prima presidente fino al 1950. Alle elezioni politiche italiane del 1946 si candidò per l’Assemblea costituente nella circoscrizione Perugia-Terni-Rieti, optando poi però per la nomina nel collegio unico nazionale; risultò quindi una delle 21 donne elette all’Assemblea costituente, dove sedette come componente del gruppo parlamentare Democratico Cristiano. Fu una delle cinque donne entrate a far parte della commissione speciale incaricata di elaborare e proporre il progetto di Costituzione da discutere in aula, divenuta nota col nome di Commissione dei 75; in particolare lavorò nella terza sottocommissione, relativa ai diritti e doveri economico-sociali. Alle elezioni politiche italiane del 1948 si candidò nella medesima circoscrizione per la Camera dei deputati, venendo eletta per la prima legislatura repubblicana. Finito il mandato da deputata nel giugno del 1953, non si ricandidò alle elezioni di quell’anno, abbandonando la vita politica attiva.

Vittoria Titomanlio, membro dell’Assemblea Costituente e quattro volte deputata per la Democrazia Cristiana, nasce a Barletta (Bari) il 22 aprile 1899 da Sabino e Carolina De Boffe. Conseguito il diploma magistrale, per lunghi anni insegnò nelle scuole elementari e contemporaneamente si impegnò nell’ambito cattolico ed in particolare nell’associazionismo, ancor prima di dedicarsi all’attività politica strettamente detta. Fece parte del consiglio diocesano di Napoli; nel 1928 entrò nella Gioventù femminile dell’Azione cattolica; nel 1932 venne nominata propagandista nazionale&nbsp;carica che comportava&nbsp;il muoversi per tutta Italia tenendo corsi e relazioni soprattutto tra i lavoratori e le lavoratrici e nel 1936 entrò a far parte del Consiglio superiore e venne nominata incaricata regionale per la Campania. Fu consigliere nazionale dell’Associazione italiana maestri cattolici e segretaria provinciale delle Acli (Associazione Cattolica Lavoratori Italiani), delegata nazionale del Movimento femminile per l’artigianato italiano e membro del comitato consultivo ministeriale per l’artigianato e le piccole industrie; entrò a far parte del Consiglio nazionale del Movimento Femminile della Democrazia Cristiana e, nel 1947, del suo Comitato centrale, che era diretto da Maria De Unterrichter Jervolino.

Il progetto formativo ha l'obiettivo di far conoscere il contesto storico in cui fu eletta l'assemblea costituente, partendo dai primi movimenti delle donne all'inizio del novecento e di fornire una piena conoscenza dei diritti di cittadinanza, faticosamente conquistati dalle donne. Questi gli obiettivi didattici del progetto: - Educare alla memoria storica e stimolare il pensiero critico attraverso una ricerca originale sul contributo delle donne alla Costituente; - Usare, consapevolmente, le nuove tecnologie attraverso la ricerca, la creazione e la raccolta di materiali per la realizzazione di un libro elettronico; - Sperimentare e combinare linguaggi nuovi e diversi, per raccontare le vicende delle donne costituenti.

Alla fondazione del&nbsp;Partito d'Azione&nbsp;(1942), col fratello&nbsp;Gianfranco, docente ordinario di chimica al&nbsp;Politecnico di Milano, preferisce entrare nel&nbsp;Partito Comunista Italiano, che, con i&nbsp;GAP, le sembra più affidabile, dal punto di vista organizzativo, del&nbsp;Partito d'Azione. Gianfranco Mattei sarà uno dei principali esponenti, come responsabile della produzione di esplosivi, dei&nbsp;GAP&nbsp;di&nbsp;Roma&nbsp;(Raistoria, intervista trasmessa il 25 aprile 2019).&nbsp;La madre è una&nbsp;glottologa.&nbsp;Nel&nbsp;1938, in seconda liceo, viene espulsa dal&nbsp;Liceo classico&nbsp;Michelangiolo e da tutte le scuole del Regno perché contesta le&nbsp;leggi razziali fasciste. Prende la maturità, sempre al Michelangiolo, come privatista (per consiglio di&nbsp;Piero Calamandrei) lo stesso anno, e s'iscrive a Lettere e Filosofia. Il 10 giugno&nbsp;1940, in occasione della dichiarazione di guerra, organizza la prima manifestazione in Italia contro il conflitto, in Piazza San Marco a&nbsp;Firenze. Si laurea in Filosofia presso l'Università di Firenze&nbsp;nel&nbsp;1944. Nel febbraio di quell'anno, il fratello, dopo la cattura per una delazione, si toglie la vita nella cella della prigione di via Tasso a Roma, impiccandosi con la cintura dei pantaloni, per non cedere alle torture inflittegli e non rischiare, quindi, di rivelare i nomi dei compagni.

Nasce a Codevilla (Pavia), il 29 settembre 1906. Dalla seconda metà degli anni Trenta, con il marito Antonio Semproni, ella è attiva nel PCD I clandestino, in particolare s’impegna nel Soccorso rosso, attività svolta in gran parte dalle donne. Arrestata a Bergamo nel 1942, Maria Maddalena è condannata al confino a Sant’Angelo in Vado (Pesaro-Urbino), torna in libertà nel 1943 e si trasferisce in Svizzera. Nel 1946 è eletta all’Assemblea Costituente, nuovamente eletta nella I e II Legislatura. Nel 1952 la deputata interviene in Parlamento su «uno dei drammi più angosciosi» del dopoguerra, gli stupri di guerra, Maria Maddalena Rossi immette nello spazio istituzionale, sordo alle esigenze espresse dalle donne, i disagi materiali e morali da esse subiti, sostiene il dovere etico e la responsabilità civile di non cancellare quella memoria. Sempre nella veste di parlamentare si occupa, a diversi livelli, dei rapporti con l’estero e degli interessi dei minori.

Angiola Minella nasce a Torino nel 1920, in una benestante famiglia borghese. Frequenta la migliore scuola di Torino e intanto coltiva il sogno di diventare medica, ma non sarà possibile; il progetto incontra la ferma opposizione materna e, dopo essersi diplomata, Angiola Minella deve ripiegare su studi letterari, che preludono a un futuro di insegnante: è un lavoro che agli occhi della madre è più adatto per una donna. Nel 1943 entra come volontaria nella Croce Rossa, realizzando in qualche modo il suo desiderio di essere utile al prossimo in difficoltà, e nel 1944 aderisce alla Resistenza. Il suo nome di battaglia è Lola, il soprannome con cui viene chiamata in famiglia e dagli amici. Nel giugno del 1946 viene eletta per la Costituente e si trova così a far parte della piccola pattuglia di donne che per la prima volta nella storia d’Italia hanno la possibilità di contribuire a decidere i destini del Paese.&nbsp;

Angela Gotelli(Albareto, 28 febbraio 1905-Albareto, 21 novembre 1996) è stata una politica e partigiana italiana. Nacque nella frazione di San Quirico da Domenico, medico e da Tullia Fattori. Laureatasi con massimo dei voti e la lode con una nominata delegata della FUCI per l’Italia del Nordest e vinse un concorso per l’insegnamento delle lettere classiche presso il ginnasio di Trieste. Nel 1943 partecipò alla stesura del Codice di Camaldoli. Prese parte alla resistenza italiana come partigiana, impegnandosi nella lotta di liberazione nel parmense.

Nel 1945 si trasferì a Roma, nel 1946 lavorò , a fianco di Giuseppe Lazzati e Giorgio la Pira, Giuseppe Dossetti, Amintore Fanfani aderendo anche al gruppo del “Porcellino”. Il 6 Febbraio 1947 fu chiamata a far parte della commissione ristretta di 75 membri designata dai costituenti e, con Nilde lotti, prese parte alla prima sottocommissione per i diritti e i doveri dei cittadini. Fu eletta alla Camera dei deputati per tre successive legislature, nel 1948, nel 1953 e nel 1958, ricoprì incarichi di rilievo: Sottosegretario alla Sanità nel Governo Fanfani II e nel Governo Tambroni e al Lavoro nel Governo Segni II. Dal 1951 al 1958, fu sindaco di Albareto.

Nata a&nbsp;Città Sant'Angelo&nbsp;(PE) da una famiglia di umile estrazione con il papà&nbsp;emigrato&nbsp;in&nbsp;America, si diplomò presso l'Istituto Magistrale&nbsp;del paese d'origine per poi continuare gli studi e conseguire la laurea presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano in lettere e&nbsp;filosofia. Esercitò quindi la professione di maestra. Già in età giovane impegnata all'interno del Movimento Giovanile dell'Azione Cattolica&nbsp;di cui era presidente durante gli studi magistrali, ne continuò il legame durante gli anni dell'Università&nbsp;iscrivendosi alla Federazione italiana Cattolica Universitaria nel&nbsp;1940 Finita la&nbsp;seconda guerra mondiale, divenne insegnante presso l'istituto magistrale dove aveva conseguito il diploma.

Nadia Gallico Spano è stata una politica italiana, membro dell'Assemblea costituente italiana e deputato del Partito comunista italiano. Nasce il 2 Giugno 1916 a Tunisia e muore il 19 Gennaio 2006 a Roma. Si è impegnata sui problemi di politica internazionale, del Mezzogiorno e della questione femminile; è stata attiva nella presidenza dell'ANPPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti). La situazione in Tunisia degenerò rapidamente allo scoppio della guerra. Nel maggio del 1939, intanto, Nadia Gallico sposò Velio Spano, dirigente centrale del Partito Comunista Italiano.

Si sottrasse alla cattura e riuscì a raggiungere fortunosamente l'Italia nel 1944 dopo le quattro giornate di Napoli, dove fu una delle protagoniste del processo di rifondazione dello Stato e della nascita della Repubblica. Fu infatti una delle 21 donne elette all'Assemblea costituente e tra il 1948 e il 1958 è stata parlamentare comunista. Ha partecipato alla fondazione dell'Unione Donne Italiana e del settimanale Noi Donne, che ha diretto sino al 1945. Muore a Roma i,19 gennaio 2006.

Il 27 aprile 1945 viene nominata dal CLNAI Commissario per l'Istruzione di tutta la Lombardia. Dopo la fine della guerra Lina si trasferisce a Roma alla direzione nazionale del PSI. Nel 1946 viene eletta all'Assemblea Costituente. I suoi interventi nel dibattito costituzionale, quale membro della "Commissione dei 75", risulteranno determinanti per la tutela dei diritti delle donne, e lasceranno un segno indelebile nella Carta Costituzionale. Candidata dal PSI nel collegio di Rovigo, viene eletta al Senato della Repubblica il 18 aprile del 1948. A 77 anni, nonostante le esortazioni dei suoi sostenitori che avrebbero voluto rivederla candidata anche nelle elezioni del 1963 come indipendente, Lina Merlin decise di ritirarsi dalla politica e di tornare a vivere nella sua casa di Milano insieme a Franca Cuonzo Zanibon. Morì a Padova il 10 agosto 1979 a due mesi dai suoi 92 anni.

Genisi Francesca Perciaccante Alexia Stamato Erika

Rita Montagnana Elettra Pollastrini Ottavia Penna Buscemi Angelina Merlin Vittoria Titomanlio

Laura Bianchini nacque a Castenedolo (Brescia)&nbsp;il 23 agosto 1903, in una famiglia modesta. Con molti sacrifici riuscì a proseguire gli studi laureandosi brillantemente in filosofia e pedagogia. Si dedicò all’insegnamento, prima nell’Istituto Magistrale di Brescia, di cui divenne preside, poi&nbsp;presso il Liceo Ginnasio Arnaldo di Brescia come docente di storia e filosofia. Negli anni universitari ella fece parte della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana)&nbsp;di cui divenne presidente del ramo femminile per sette anni, e del Movimento Laureati, due circoli universitari molto vitali e ricchi di spazi di discussione culturale e religiosa. E fu proprio in questo contesto che ella&nbsp;maturò progressivamente il suo antifascismo, che la portò poi&nbsp;a un impegno militante nella lotta per la resistenza.&nbsp;

Maria De Unterrichter in Jervolino nacque il 20 agosto 1902 ad Ossana (Trento) Nel 1946 fu eletta all’Assemblea Costituente. Fu poi eletta deputato nelle prime tre legislature, dal 1948 al 1963. Dal 1947 al 1975 è stata presidente dell’Opera Nazionale Montessori, che nel 1988 ha istituito un premio in suo nome. Fu poi eletta deputato nelle prime tre legislature, dal 1948 al 1963. Dal 1946 fu membro della direzione nazionale della Democrazia Cristiana, costantemente rieletta fino al 1954. Fu eletta all’Assemblea Costituente nel collegio unico nazionale, fece parte della Commissione per i Trattati Internazionali e collaborò con Alcide De Gasperi alle trattative con l’Austria per la redazione dell’Accordo De Gasperi-Gruber sull’Alto Adige. Muore il 27 Dicembre 1975 a Roma.

Teresa Noce nasce a Torino nel 1900 da una famiglia molto povera. Ancora bimba è costretta ad abbandonare la scuola, e il sogno di diventare maestra, per lavorare. A 11 anni partecipa al suo primo sciopero per migliorare le condizioni di lavoro. Durante la prima guerra mondiale lavora alla Fiat brevetti. Nel 1919 fonda, insieme ad altri compagni, il circolo giovanile socialista torinese. Nel 1921 aderisce al partito comunista d’Italia. Tra la prima e la seconda guerra mondiale ha un intensa attività politica e si sposta in vari stati europei. Allo scoppio della seconda guerra mondiale, Teresa viene arrestata in Francia.

Nel 1943 viene di nuovo arrestata e deportata in Germania prima e in Cecoslovacchia poi, dove viene destinata ai lavori forzati. Nel 1945 torna in Italia dove continua il suo impegno politico. È nominata alla consulta e nel 1946 è la prima degli eletti alla costituente della sua circoscrizione e una delle più votate del PCI a livello nazionale e farà parte della commissione dei 75, incaricata a stendere il testo della carta costituzionale. Eletta in parlamento, vi rimase per due legislature e fu promotrice di due leggi per migliorare la condizione delle donne sul lavoro. Muore a Bologna nel 1980.

Bianca Bianchi nasce nel 1914 a&nbsp;Vicchio, in&nbsp;provincia di Firenze, dove trascorre la sua prima infanzia. Alla morte del padre, fabbro del paese e attivo socialista, si trasferisce alla&nbsp;Rufina, presso la famiglia materna, e in seguito a Firenze&nbsp;per proseguire gli studi. Consegue il diploma magistrale e s'iscrive alla Facoltà di magistero. Nel&nbsp;1939&nbsp;si laurea con una tesi dal titolo&nbsp;Il pensiero religioso in&nbsp;Giovanni Gentile, poi pubblicata, con relatore&nbsp;Ernesto Codignola.

Insegnante a&nbsp;Genova, a&nbsp;Bolzaneto, poi a&nbsp;Cremona, incontra difficoltà e ostacoli, fino a perdere il lavoro, a causa delle divergenze coi superiori per il suo modo indipendente di condurre le lezioni, per la volontà per esempio di non ignorare la cultura e la civiltà ebraica, escluse invece dal programma didattico di stato. Accetta dunque la proposta di un incarico d'insegnante di lingua italiana in&nbsp;Bulgaria, dal dicembre&nbsp;1941. Nel giugno&nbsp;1942&nbsp;torna in Italia e, dopo un breve periodo nel quale si stabilisce nuovamente alla&nbsp;Rufina, rientra a&nbsp;Firenze&nbsp;alla&nbsp;caduta di Mussolini.

E' nata a Torino il 6 gennaio 1895, nel quartiere rosso di San Paolo, da una famiglia di salde tradizioni ebraiche e di deciso orientamento socialista. Nel 1914 si iscrisse al Partito Socialista italiano, nel quale ricoprì diversi incarichi, diventando del dirigente provinciale e regionale movimento giovanile; nel 1917 partecipò alle rivolte torinesi per il pane, nel 1919 al movimento dei Consigli operai e all’occupazione delle fabbriche; nel 1921, insieme al fratello Mario Montagnana (futuro direttore de “l’Unità”), fu tra coloro che fondarono il Partito Comunista d’Italia, e venne inviata come delegata al III Congresso dell’Internazionale comunista a Mosca. Con l’avvento del fascismo entrò in clandestinità con il nome di “Marisa”, dedicandosi a tempo pieno alle attività del Partito. In questi anni conobbe Palmiro Togliatti con il quale si sposò nel 1924.

2 GIUGNO DEL 1946 .......Una data storica, una data di svolta... 21 DONNE, 21 farfalle, si liberano con i loro ideali. Sono casalinghe, giornaliste, insegnanti, impiegate, crocerossine, artigiane e sindacaliste. Ma soprattutto DONNE! Aprono la porta di quel luogo fino ad allora prerogativa degli uomini, liberano i loro ideali, si impongono, lottano, si sacrificano in nome dei loro principi. E lo fanno per tutte quelle DONNE mai ascoltate, mai considerate donne. E' un momento importante, un giorno di svolta, un giorno da ricordare, ma soprattutto da capire.

Nel dopoguerra venne inviata nel Mezzogiorno dove partecipò all’occupazione delle terre in Lucania e Calabria. Fu responsabile della Commissione femminile nazionale della CGIL e da questa venne designata alla Consulta. Dirigente dell’Unione Donne Italiane fu eletta all’Assemblea Costituente il 2 giugno 1946. In tale veste sostenne la parità tra uomo e donna. Nel 1948 fu senatrice di diritto per meriti antifascisti. Durante tutta la sua attività politica fu sempre attenta ai problemi del mondo femminile e sua attività politica fu sempre molto si batté per il miglioramento delle condizioni carcerarie delle donne e per maggiori diritti alle lavoratrici. Dal 1953 al 1958 fu alla Camera dei deputati nelle liste del PCI in rappresentanza delle Marche. Durante l’attività parlamentare si occupò delle condizioni del mondo del lavoro, della vita in fabbrica, delle assicurazioni e della previdenza dei lavoratori e delle loro famiglie. Dal 1952 al 1960 guidò anche il sindacato nazionale delle tabacchine che si era costituito nel dopoguerra quando la protesta delle lavoratrici del tabacco. Morì a Roma il 15 ottobre 1976.

Nel 1946, proposta dalla DC per l'assemblea costituente, viene eletta nel collegio XXIX (comprensivo dell'area di Catania, Messina, Siracusa, Ragusa, Enna) con 22.838 preferenze. La sua attività politica, estesa alla I legislatura, terminò nel 1953. Negli anni seguenti si dedicò al movimento femminile della DC. Dieci anni più tardi, in sostituzione del marito coinvolto in provvedimenti giudiziari, si trovò ad essere la prima donna presidente di una società calcistica (Siracusa Calcio). A causa delle inchieste legate ad attività non sempre limpide e del marito decise tuttavia di lasciare la Sicilia. Eletta nella I legislatura maggio 1948-giugno 1953 vi partecipò con diciassette interventi.

Nel 1943 entrò nella redazione del giornale antifascista “Brescia libera” elaborando scritti e volantini clandestini. Dopo l’8 settembre ospitò nella sua casa di Brescia le prime riunioni di esponenti militari e politici dell’antifascismo bresciano. Nei primi mesi del 1944 entrò a far parte&nbsp;della brigata partigiana “Fiamme Verdi”, una formazione a prevalente orientamento cattolico. Terminata il conflitto, Laura Bianchini proseguì il suo impegno politico partecipando ai gruppi di discussione e di elaborazione teorica che si erano formati intorno alla persona&nbsp;di Giuseppe Dossetti,&nbsp;e che tanta parte ebbero&nbsp;&nbsp;nella nascita e&nbsp;nella formulazione delle idee che sostanziò l’Assemblea Costituente.

Laura Bianchini fu membro dell’Assemblea Costituente, ove i suoi contributi si legarono soprattutto ai problemi della scuola e della donna. Venne eletta alla Camera dei Deputati, nelle elezioni del 18 aprile 1948. Dal 1953 al 1973 tornò alla sua intima vocazione, l’insegnamento di storia e filosofia&nbsp;presso il Liceo Virgilio di Roma, città in cui si spense il 27 settembre 1983.

Nasce a Genova nel 1921 e trascorre l'infanzia tra Varese e Milano. Il padre Ugo è un avvocato antifascista amico di&nbsp;Carlo&nbsp;e&nbsp;Nello Rosselli&nbsp;e attivo nei loro gruppi di&nbsp;Giustizia e Libertà; trasferitosi con la famiglia a&nbsp;Bagno a Ripoli, nel&nbsp;1932&nbsp;egli diventa un importante dirigente toscano del&nbsp;Partito d'Azione, che sarà formalmente fondato nel&nbsp;1942. Teresa Mattei prende attivamente parte al lavoro di&nbsp;Giustizia e Libertà: per esempio, è inviata a&nbsp;Nizza&nbsp;a consegnare a&nbsp;Carlo Rosselli&nbsp;600.000 lire, che dovranno servire per l'organizzazione della sezione italiana che andrà a combattere nella&nbsp;guerra di Spagna, e a&nbsp;Mantova&nbsp;da&nbsp;Primo Mazzolari.

Fu eletta alla Costituente nel 1946 e ciò che di lei più si ricorda fu il suo essere stata con Teresa Mattei, l’ideatrice del simbolo della mimosa, che fece la sua comparsa quell’anno, in occasione della celebrazione della giornata internazionale della donna. Rita Montagnana si impegnò nella campagna elettorale del 1948, e fu eletta al senato sia nella prima che nella seconda legislatura, ma venne emarginata dalla vita del partito, che prima l’aveva sollevata dall’incarico di responsabile femminile regionale del Piemonte e poi le aveva assegnato un collegio come quello di Biella in cui non aveva alcuna possibilità di essere eletta. Nel 1958 fece ritorno a Torino , dedicandosi alle cure del figlio. Ad Aldo Togliatti, infatti, che aveva molto sofferto del distacco dai genitori negli anni trascorsi presso l’Istituto Ivanovo in Unione Sovietica, era stata diagnosticata una grave malattia nervosa, dove mori nel 2011. Rita Montagnana morì il 17 luglio 1979.

Prende parte alle riunioni del&nbsp;Partito d'Azione, a volantinaggi antifascisti e a un trasporto di armi per i&nbsp;partigiani. Nel&nbsp;1945&nbsp;s'iscrive allo&nbsp;PSIUP&nbsp;di&nbsp;Giuseppe Saragat&nbsp;e di&nbsp;Pietro Nenni. Alle elezioni del 2 giugno&nbsp;1946&nbsp;viene eletta all'Assemblea Costituente, una delle 21 donne su 556 membri, raccogliendo più del doppio dei consensi del capolista&nbsp;Sandro Pertini. Vive tra&nbsp;Firenze&nbsp;e&nbsp;Roma Alla Costituente interviene sui problemi della scuola, delle pensioni e dell'occupazione. Nel gennaio del&nbsp;1947&nbsp;segue il gruppo di Saragat nella scissione di&nbsp;Palazzo Barberini, che dà vita al nuovo partito socialdemocratico, il&nbsp;PSLI, poi&nbsp;PSDI. Nel&nbsp;1948, candidata in&nbsp;Sicilia, è eletta, nella&nbsp;I legislatura, per la&nbsp;lista di unità socialista.&nbsp;

Nel&nbsp;1949&nbsp;presenta la prima di una serie di proposte di legge sul tema della tutela giuridica dei&nbsp;figli naturali fra l'altro al fine di render più attuabile il riconoscimento della paternità, moltiplicando le eccezioni al divieto di ricerca. Il progetto legislativo incontra notevoli resistenze e sarà approvato solo nel&nbsp;1953. Interrotta l'esperienza politica, dagli&nbsp;anni cinquanta&nbsp;si dedica allo studio dei temi dell'educazione&nbsp;e alla creazione della Scuola d'Europa&nbsp;di&nbsp;Montesenario, un istituto modello per ragazzi della scuola&nbsp;elementare&nbsp;e&nbsp;media. Le idee che muovono quest'esperienza, per molti aspetti sperimentale e all'avanguardia, sono espresse nei saggi&nbsp;Amicizia per i nostri figli&nbsp;e&nbsp;L'esperienza di un'educazione nuova alla Scuola d'Europa. Negli stessi anni collabora al quotidiano "La Nazione" di&nbsp;Firenze, curando, fra l'altro, la rubrica "Occhio ai ragazzi", dedicata ai problemi educativi. Dal 1970 al 1975 è consigliera comunale di&nbsp;Firenze, eletta nelle liste del&nbsp;PSDI, ricoprendo anche la carica di vicesindaca. A partire da questi anni si dedica anche all'attività di scrittrice, con opere di carattere&nbsp;autobiografico. Torna ad abitare a&nbsp;Vicchio,&nbsp;"... eterno, unico, paese dell'anima, casa mia."&nbsp;Muore a&nbsp;Firenze&nbsp;il 9 luglio del 2000.

Adele Bei nacque da Angela Broccoli e Davide Bei, di professione boscaiolo. Era la terza di undici figli. La sua famiglia era assai politicizzata, il che favorì in Adele una precoce e chiara coscienza politica. Nel 1922 Adele sposa&nbsp;Domenico Ciufoli. Alla fine dell’anno successivo la coppia, per sfuggire all’arresto da parte dei fascisti si sposto in Francia. Nel 1933 venne arrestata mentre si trovava a Roma. Durante il processo, i giudici in camicia nera per convincerla a denunciare i suoi compagni cercarono di speculare sui suoi sentimenti di madre, ricordandole i figli rimasti in Francia. La risposta di Adele fu molto determinata: “non pensate alla mia famiglia, qualcuno provvederà; pensate invece ai milioni di bambini che, per colpa vostra, stanno soffrendo la fame in Italia”. Giudicata “socialmente pericolosissima” fu condannata a diciotto anni di carcere. Il 25 luglio del 1943, con la caduta del fascismo, riacquistò la libertà. Collaborò attivamente alla Resistenza con il compito specifico di organizzare i gruppi di azione femminile.

Nel ’34, s’iscrisse al Partito Comunista d’Italia ed ebbe per qualche anno l’incarico di redattrice di &lt;&lt;Noi Donne&gt;&gt;. Prese parte nel ’36 alle riunioni dei comitati per la propaganda contro il fascismo e la guerra in Abissinia. Nel 1937, fu inviata in Spagna come componente di una delegazione internazionale femminile per gli aiuti e la solidarietà al popolo spagnolo; in questa occasione partecipò al congresso delle donne spagnole a Barcellona e Valencia. Nel ‘38 rientrò in Francia, dove organizzò i comitati femminili dell'Unione popolare italiana, collaborando alla &lt;&lt;Voce degli italiani&gt;&gt;.Nel settembre del 1939 fu arrestata e rinchiusa prima nel carcere femminile della Roquette. Nel ‘45 fece parte della Consulta Nazionale, mentre l'anno successivo fu eletta alla Costituente con più di 5000 voti di preferenze. Nel 58, a due anni di distanza dall'invasione dei carri armati sovietici in Ungheria venne inviata a Budapest come giornalista; lavorò per cinque anni nella redazione della radio; tornata in Italia continuò a lavorare sia nella federazione comunista romana che in altre organizzazioni di partito. Muore il 2 febbraio 1990 a Rieti.&nbsp;

Nilde Jotti, nata a Reggio Emilia 10 aprile 1920. Fu la prima donna nella storia dell'Italia repubblicana a ricoprire la terza carica dello Stato, la presidenza della Camera dei deputati, incarico che detenne per quasi 13 anni durante tre legislature, dal 20 giugno 1979 al 22 aprile 1992, diventando il presidente della Camera rimasto in carica più a lungo in assoluto dall'istituzione della Repubblica. Rimase orfana del padre nel 1934 e poté proseguire gli studi grazie a borse di studio che le permisero di iscriversi all'Università Cattolica di Milano, dove ebbe tra i suoi professori Amintore Fanfani, laureandosi in lettere nel 1942. il 5 ottobre 1942 si iscrisse al Partito Nazionale Fascista presso la Federazione dei Fasci Femminili di Reggio Emilia, condizione peraltro indispensabile per poter svolgere l’attività di insegnante pubblico.&nbsp;

Nella classe si sono formati quattro gruppi. Ogni gruppo si è, liberamente, dato un nome di fantasia: - Segretario - I ciot da chiazz - Le anonime - Quelle di sempre Ognuno di essi ha scelto quattro, cinque o anche sei delle nostre donne costituenti per approfondire la loro conoscenza e cercare di rendersi partecipi del loro percorso culturale. Ogni gruppo ha eletto un proprio "capogruppo" che ha avuto il compito di coordinarne il lavoro. I gruppi così organizzati hanno svolto, su ogni donna, una ricerca per delinearne la biografia, la formazione, la personalità e l'apporto alla Carta Costituzionale.

Pur essendo in poche hanno rappresentato comunque un passo in avanti in un processo di emancipazione, iniziato molto tempo prima e accelerato dalla Resistenza e dalla guerra di Liberazione, perché costituirono la prima ondata di partecipazione femminile ai diritti civili.

Ventuno donne su 556 deputati eletti: nove nelle liste del partito comunista, nove democristiane, due socialiste, una del partito dell’uomo qualunque (un ossimoro). Una percentuale bassissima (3,7 per cento) innalzata al 6,7 per cento per le cinque (Federici, Gotelli, Iotti, Merlin, Noce) che entrarono nella commissione dei 75 che redasse il testo della Costituzione.

Elettra Pollastrini, eletta per il Partito comunista italiano all'Assemblea Costituente, era nata a Rieti il 15 giugno del 1908, in un'Italia governata dalla monarchia sabauda e da un Parlamento liberale; il 1908 era stato un anno importante per il movimento emancipazionista e l'associazionismo femminile: si era aperto infatti a Roma il primo Congresso nazionale delle donne italiane con più di 30 associazioni intervenute, inaugurato da Ernesto Nathan, figlio della mazziniana Sara Levi Nathan. Nel 1930 ottenne un lavoro come correttrice dei compiti in lingua italiana all ’Ecole universelle par correspondance, e aderì alla&nbsp;Lega internazionale di donne per la pace e la libertà, una potente, ma ancora in parte da scoprire, associazione che mostrava come la mancanza di diritti civili e politici fondamentali fosse un denominatore comune per le donne in moltissimi paesi, non solo europei. Nel 1933, si iscrisse al Partito Comunista francese prendendo parte come delegata al Congresso Mondiale contro la guerra e il fascismo a Parigi. Contribuì a organizzare i comitati dell’Unione Donne Italiane aderenti all’Unione Popolare italiana cui facevano riferimento antifascisti italiani emigrati.&nbsp;

Progetto di potenziamento: Maria Rosa Tripodi Diritto ed Economia: Angelo Morrone Sostegno: Milena Magnano

Alunni 3 E indirizzo Socio Sanitario: Arcuri Francesca Paola Auriemma Valentina Celico Matteo Converti Teresa Diego Rosa Genisi Francesca Hamil Loubna Mangano Ilaria Montilli Serena Parrilla Angela Perciaccante Alexia Santagata Denise Pia Stamato Erika Suriano Elisa Pia Vercilli Elisa Maria Zito Rebecca Carmen

Dirigente Scolastico: Ing. Alfonso Costanza

Al termine della seconda guerra mondiale entrò nella Democrazia Cristiana. Scrisse vari articoli di argomento politico e moralistico su Il Popolo Trentino (ora l'Adige). Nel 1946 deputata all'Assemblea Costituente. Fece parte della Commissione dei 18, che aveva il compito di coordinare gli Statuti speciali con la Costituzione . Dal 1948 al 1952 fu vice-segretaria del gruppo Democratico Cristiano della Camera, 1963 diventandone poi segretaria. Dal 19 novembre 1959 al 15 maggio fu Segretaria della "Commissione speciale per l'esame del disegno e delle proposte di legge concernenti provvedimenti per la città di Napoli".&nbsp;

Fece parte della delegazione italiana al Parlamento europeo di Strasburgo. Nel maggio 1965 si ammalò gravemente, e si ritirò nella casa a Mollaro in Val di Non. In settembre papa Paolo VI le assegnò la croce Pro Pontifice et Ecclesia. Morì il 1º novembre 1965.&nbsp;

Fra le varie iniziative in questo ambito merita citare la richiesta di snellire i procedimenti di adozione. Prima presidente dell’Udi tra la ricostruzione e la guerra fredda, nel clima incandescente di quello scontro ideologico, ella sostiene la «linea di “supporto” alla lotta operaia. La deputata che aveva fermamente sostenuto i diritti delle donne alla Costituente sarà alla guida di un’associazione che va scolorendo in quegli anni la vocazione emancipazionista. L’Udi si impegna con interventi diversi che vanno dalle raccolte di fondi alle pressioni sulle amministrazioni locali per l’istituzione di colonie marine e montane, asili. Nel 1963 la deputata lascia l’attività parlamentare per dedicarsi a quella locale. È eletta consigliera comunale, successivamente dal 1970 al 1975 ha l’incarico di sindaca. Nel dicembre 1987 la Provincia di Milano le conferisce la medaglia d’oro per l’impegno sociale, politico e civile. Muore a Milano il 19 settembre 1995. Viene sepolta a Codevilla (Pavia) dove è tuttora vivo il suo ricordo ed una strada a lei intitolata lo mantiene tale.

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