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Il pifferaio magico a MessinaLoading...
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di Andrea BertuccelliC’era una volta una bellissima città chiamata Messina, con monumenti, chiese, palazzi, piazze ed un mare stupendo, ma era afflitta da due grossi problemi: la maggior parte dei suoi cittadini non si curava di mantenerla pulita e le sue strade erano piene di topi.
Purtroppo di gatti anche randagi non ve ne erano più neanche l’ombra, perché la maggior parte delle persone preferivano i cani e per questo erano stati cacciati dalla città. Fu così che i topi divennero tantissimi e non era più possibile vivere in modo sostenibile nella città.
Si pensò allora di far tornare i gatti allontanati, ma i topi li misero subito in fuga. Era una vita beata la loro tra i rifiuti!
Ce n’erano di tutte le dimensioni: topi, topini, ratti e rattoni. Tutti i roditori avevano da mangiare, soprattutto grazie all’enorme quantità di sporcizia presente a Messina. I poveri cittadini, non sapendo più che fare, si rivolsero al loro sindaco Scateno che era solito dire: – Ve ne libererò senza se e senza ma! – non poi non lo faceva mai.
Purtroppo di gatti anche randagi non ve ne erano più neanche l’ombra, perché la maggior parte delle persone preferivano i cani e per questo erano stati cacciati dalla città. Fu così che i topi divennero tantissimi e non era più possibile vivere in modo sostenibile nella città.
Si pensò allora di far tornare i gatti allontanati, ma i topi li misero subito in fuga. Era una vita beata la loro tra i rifiuti!
Ce n’erano di tutte le dimensioni: topi, topini, ratti e rattoni. Tutti i roditori avevano da mangiare, soprattutto grazie all’enorme quantità di sporcizia presente a Messina. I poveri cittadini, non sapendo più che fare, si rivolsero al loro sindaco Scateno che era solito dire: – Ve ne libererò senza se e senza ma! – non poi non lo faceva mai.
Ma ecco, che una mattina comparve in città un ometto minuto molto allegro che disse al sindaco: – Io vi libererò dai topi, ma voglio in cambio 10.000 euro. Al sindaco la sua richiesta non parve esagerata e dopo essersi scambiati una bella stretta di mano, gli promise la ricompensa.
L’ometto allora prese dal suo borsello, che portava a tracolla, un piffero e diede due o tre zufolate. Subito i topi che erano nello studio del Sindaco e a Palazzo Zanca, nascosti qua e là, balzarono fuori e quando l’uomo uscì, lo seguirono.
Il pifferaio continuò a suonare lungo il Corso Garibaldi e nugoli di topi lo seguirono squittendo felici.
Ad occhi aperti sognavano montagne di formaggio tutte per loro, vedevano dispense con ogni ben di Dio pronte ad essere saccheggiate.
Tutto per voi, tutto per voi, bei topini! – prometteva la musica che li attraeva e li affascinava.
L’ometto allora prese dal suo borsello, che portava a tracolla, un piffero e diede due o tre zufolate. Subito i topi che erano nello studio del Sindaco e a Palazzo Zanca, nascosti qua e là, balzarono fuori e quando l’uomo uscì, lo seguirono.
Il pifferaio continuò a suonare lungo il Corso Garibaldi e nugoli di topi lo seguirono squittendo felici.
Ad occhi aperti sognavano montagne di formaggio tutte per loro, vedevano dispense con ogni ben di Dio pronte ad essere saccheggiate.
Tutto per voi, tutto per voi, bei topini! – prometteva la musica che li attraeva e li affascinava.
Ma ecco, che una mattina comparve in città un ometto minuto molto allegro che disse al sindaco: – Io vi libererò dai topi, ma voglio in cambio 10.000 euro. Al sindaco la sua richiesta non parve esagerata e dopo essersi scambiati una bella stretta di mano, gli promise la ricompensa.
L’ometto allora prese dal suo borsello, che portava a tracolla, un piffero e diede due o tre zufolate. Subito i topi che erano nello studio del Sindaco e a Palazzo Zanca, nascosti qua e là, balzarono fuori e quando l’uomo uscì, lo seguirono.
Il pifferaio continuò a suonare lungo il Corso Garibaldi e nugoli di topi lo seguirono squittendo felici.
Ad occhi aperti sognavano montagne di formaggio tutte per loro, vedevano dispense con ogni ben di Dio pronte ad essere saccheggiate.
Tutto per voi, tutto per voi, bei topini! – prometteva la musica che li attraeva e li affascinava.
L’ometto allora prese dal suo borsello, che portava a tracolla, un piffero e diede due o tre zufolate. Subito i topi che erano nello studio del Sindaco e a Palazzo Zanca, nascosti qua e là, balzarono fuori e quando l’uomo uscì, lo seguirono.
Il pifferaio continuò a suonare lungo il Corso Garibaldi e nugoli di topi lo seguirono squittendo felici.
Ad occhi aperti sognavano montagne di formaggio tutte per loro, vedevano dispense con ogni ben di Dio pronte ad essere saccheggiate.
Tutto per voi, tutto per voi, bei topini! – prometteva la musica che li attraeva e li affascinava.
E la marcia trionfale del suonatore continuò. Da tutte le case e i negozi del Viale uscivano centinaia di roditori di tutte le dimensioni e di tutte le età, e anche i più saggi e i più furbi tra loro credevano a ciò che la musica magica prometteva.
E la gente, affacciata alle finestre, appoggiata ai muri delle case o da dentro le macchine, guardava esterrefatta e felice quella smisurata fila di topi che andava via seguendo il suonatore.
Se ne vanno! Se ne vanno! Ma come è possibile? Tutt'è bbonu e binirittu!
Finalmente quando tutti i topi della città furono riuniti dietro di lui, il suonatore si avviò verso lo Stretto di Messina, seguito dalle bestiole sempre più affascinate dalla sua musica magica. Egli entrò nell’acqua e avanzò fino a quando fu immerso fino al collo, tutti i topi lo seguirono incantati e fiduciosi.
Ad un certo punto si fermò in mezzo allo Stretto e la forte corrente di Scilla e Cariddi li fece annegare tutti, nessuno escluso!
E la gente, affacciata alle finestre, appoggiata ai muri delle case o da dentro le macchine, guardava esterrefatta e felice quella smisurata fila di topi che andava via seguendo il suonatore.
Se ne vanno! Se ne vanno! Ma come è possibile? Tutt'è bbonu e binirittu!
Finalmente quando tutti i topi della città furono riuniti dietro di lui, il suonatore si avviò verso lo Stretto di Messina, seguito dalle bestiole sempre più affascinate dalla sua musica magica. Egli entrò nell’acqua e avanzò fino a quando fu immerso fino al collo, tutti i topi lo seguirono incantati e fiduciosi.
Ad un certo punto si fermò in mezzo allo Stretto e la forte corrente di Scilla e Cariddi li fece annegare tutti, nessuno escluso!
Allora il magico suonatore uscì dal mare, si scrollò l’acqua di dosso e si recò dal sindaco per ricevere la sua ricompensa.
Il sindaco, come lo vide entrare, cominciò ad aggredirlo chiedendogli: – Che vuoi tu?
Essere pagato per tutto quello che ho fatto per la città!
10.000 euro per aver suonato il piffero per poco più di un’ora?
Senza di me i topi avrebbero distrutto Messina la tua bellissima città!
Se avessi saputo che sarebbe bastato attirarli con la musica, mi sarei messo a suonare la mia zampogna. Dunque, io non ti do niente!
Chieda ai cittadini se sono del mio stesso parere.
Scateno, allora fece dal suo studio di palazzo Zanca una diretta live, chiedendo ai messinesi cosa dovesse fare e tutti furono d’accordo con il loro sindaco.
Il pifferaio allora amareggiato e molto arrabbiato li avvertì: – Vi pentirete, oh se vi pentirete di questa decisione!
Il sindaco, come lo vide entrare, cominciò ad aggredirlo chiedendogli: – Che vuoi tu?
Essere pagato per tutto quello che ho fatto per la città!
10.000 euro per aver suonato il piffero per poco più di un’ora?
Senza di me i topi avrebbero distrutto Messina la tua bellissima città!
Se avessi saputo che sarebbe bastato attirarli con la musica, mi sarei messo a suonare la mia zampogna. Dunque, io non ti do niente!
Chieda ai cittadini se sono del mio stesso parere.
Scateno, allora fece dal suo studio di palazzo Zanca una diretta live, chiedendo ai messinesi cosa dovesse fare e tutti furono d’accordo con il loro sindaco.
Il pifferaio allora amareggiato e molto arrabbiato li avvertì: – Vi pentirete, oh se vi pentirete di questa decisione!
Uscì in strada ed eseguì una dolce melodia col flauto aiutandosi con le agili dita, emettendo gradevolissimi suoni.
Dopo qualche istante che la musica aleggiava nell’aria si videro teste di bambine, bambini, ragazze e ragazzi si tutte l’età affacciarsi dalle finestre delle scuole e volgere lo sguardo verso il pifferaio, poi un ragazzino uscì dal cancello dell’”Enzo Drago” e guardò con entusiasmo l’uomo che suonava.
A lui si unirono in fila uno, due, tre compagni e così via, rapiti dal suono magico del flauto.
Il pifferaio non smise di suonare, anzi la sua musica divenne più dolce e persuasiva e nella mente dei ragazzi faceva nascere visioni di città piene di giochi, musica, prelibatezze, senza scuole, senza adulti che comandavano ad ogni ora del giorno. E la schiera si ingrossava sempre più. Tutti i componenti erano felici e ridevano, e tenendosi per mano cantavano e seguivano sempre più frettolosi il pifferaio. Ed ecco i genitori rincorrere quella schiera di gioiosi figlioli che se ne andavano con l’omino rapiti dalla dolce melodia così come i topi che lo avevano seguito sino alla morte.
Dopo qualche istante che la musica aleggiava nell’aria si videro teste di bambine, bambini, ragazze e ragazzi si tutte l’età affacciarsi dalle finestre delle scuole e volgere lo sguardo verso il pifferaio, poi un ragazzino uscì dal cancello dell’”Enzo Drago” e guardò con entusiasmo l’uomo che suonava.
A lui si unirono in fila uno, due, tre compagni e così via, rapiti dal suono magico del flauto.
Il pifferaio non smise di suonare, anzi la sua musica divenne più dolce e persuasiva e nella mente dei ragazzi faceva nascere visioni di città piene di giochi, musica, prelibatezze, senza scuole, senza adulti che comandavano ad ogni ora del giorno. E la schiera si ingrossava sempre più. Tutti i componenti erano felici e ridevano, e tenendosi per mano cantavano e seguivano sempre più frettolosi il pifferaio. Ed ecco i genitori rincorrere quella schiera di gioiosi figlioli che se ne andavano con l’omino rapiti dalla dolce melodia così come i topi che lo avevano seguito sino alla morte.
Nun Iatevinni, nun iatevinni!... Non andate con lui! Tornate per carità! – gridavano disperati i padri e le madri rincorrendoli, ma affaticati e stanche non riuscivano a tenere il passo dei loro figli che camminavano sognando cose meravigliose.
Il sindaco, chiuso nelle sue stanze, si strappava disperato i capelli, anche perché non accettava che i suoi piccoli seguaci non seguissero più le sue dirette social.
Intanto il suonatore si avviava verso il monte Dinnammare, che si trovava proprio alle spalle di Messina con i bambini e ragazzi che cantavano dietro di lui.
Erano così felici di seguire quell’omino e nessuno li avrebbe distolti dal loro proposito.
Giunsero così a metà montagna nei pressi dei colli San Rizzo e dopo un suono magico del pifferaio questa apri una porta segreta e tutti quanti, con il pifferaio in testa, entrarono nella fenditura che si richiuse ermeticamente dietro l’ultimo della fila.
I cittadini che giunsero sul luogo dopo qualche tempo non trovarono nessuna più traccia dei bambini e dei ragazzi.
Il sindaco, chiuso nelle sue stanze, si strappava disperato i capelli, anche perché non accettava che i suoi piccoli seguaci non seguissero più le sue dirette social.
Intanto il suonatore si avviava verso il monte Dinnammare, che si trovava proprio alle spalle di Messina con i bambini e ragazzi che cantavano dietro di lui.
Erano così felici di seguire quell’omino e nessuno li avrebbe distolti dal loro proposito.
Giunsero così a metà montagna nei pressi dei colli San Rizzo e dopo un suono magico del pifferaio questa apri una porta segreta e tutti quanti, con il pifferaio in testa, entrarono nella fenditura che si richiuse ermeticamente dietro l’ultimo della fila.
I cittadini che giunsero sul luogo dopo qualche tempo non trovarono nessuna più traccia dei bambini e dei ragazzi.