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Racconti

by Elena Lava

Pages 2 and 3 of 137

Racconti
realizzati dai ragazzi
della classe III
Sec. di primo grado
-
Istituto La Marmora dei F.S.C.
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Indice
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- Prefazione

- Il mio bisnonno ha fatto la guerra (pag. 4)

- La scrittrice con il turbante (pag. 14)

- Una vita segnata dalla guerra (pag.20)

- Un caso di cuore (pag. 30)

- Per sempre insieme (pag. 46)

- L'isola delle porte (pag. 58)
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Questo piccolo eBook è nato quasi per caso al termine di un anno scolastico intenso sì, ma al tempo stesso emozionante.
È nato mentre stavo ripensando agli innu-merevoli temi corretti nel corso di questi nove mesi e mi sono sorpresa a sorridere da sola, ricordando fogli protocollo fitti di storie e sentimenti che racchiudono sensibilità diverse, frutto anche delle riflessioni quotidiane legate al piano educativo "Tu sei parte del miracolo".
È in quel preciso momento che mi sono detta: "Questi racconti non devono finire depositati per anni dentro ad un armadio! Vale davvero la pena leggerli". Così ne ho selezionati alcuni, quelli per me meno scontati, e li ho impaginati a comprova che "i miracoli" avvengono.
L'augurio, per chi deciderà di immergersi nella lettura, è che possa lasciarsi meravigliare dalla delicatezza delle parole di questi ragazzi e sognare "alti ideali" insieme a loro!
Buona lettura,
prof.ssa Elena Lava
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Questo piccolo eBook è nato quasi per caso al termine di un anno scolastico intenso sì, ma al tempo stesso emozionante.
È nato mentre stavo ripensando agli innu-merevoli temi corretti nel corso di questi nove mesi e mi sono sorpresa a sorridere da sola, ricordando fogli protocollo fitti di storie e sentimenti che racchiudono sensibilità diverse, frutto anche delle riflessioni quotidiane legate al piano educativo "Tu sei parte del miracolo".
È in quel preciso momento che mi sono detta: "Questi racconti non devono finire depositati per anni dentro ad un armadio! Vale davvero la pena leggerli". Così ne ho selezionati alcuni, quelli per me meno scontati, e li ho impaginati a comprova che "i miracoli" avvengono.
L'augurio, per chi deciderà di immergersi nella lettura, è che possa lasciarsi meravigliare dalla delicatezza delle parole di questi ragazzi e sognare "alti ideali" insieme a loro!
Buona lettura,
prof.ssa Elena Lava
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Il mio bisnonno ha fatto la guerra
L’altro giorno sono andata a casa dei miei nonni e, non so come, abbiamo iniziato a parlare della Prima Guerra Mondiale. Non la guerra che hanno combattuto i colonnelli più importanti e facoltosi, ma quella di un soldato semplice: Attilio, il mio bisnonno. 
“Non ci raccontava mai della sua esperienza in trincea, ma di notte si svegliava urlando.” ha iniziato il nonno “Diceva che quei conflitti non avevano alcun senso e che gli avevano lasciato un segno profondissimo”.
“Fila Nova Attilio, nato nel 1899, anni 18, peso 60Kg…soldato semplice!” disse l’ufficiale, guardando il referto medico, alle sei di mattina nel centro di reclutamento combattenti per la guer-
scritto da
Alice Nazzario
N.B. La consegna era quella di elaborare un racconto di qualsiasi genere letterario che avesse come sfondo le atrocità della guerra.
L’altro giorno sono andata a casa dei miei nonni e, non so come, abbiamo iniziato a parlare della Prima Guerra Mondiale. Non la guerra che hanno combattuto i colonnelli più importanti e facoltosi, ma quella di un soldato semplice: Attilio, il mio bisnonno. 
“Non ci raccontava mai della sua esperienza in trincea, ma di notte si svegliava urlando.” ha iniziato il nonno “Diceva che quei conflitti non avevano alcun senso e che gli avevano lasciato un segno profondissimo”.
“Fila Nova Attilio, nato nel 1899, anni 18, peso 60Kg…soldato semplice!” disse l’ufficiale, guardando il referto medico, alle sei di mattina nel centro di reclutamento combattenti per la guer-
“Un, due, un, due…marche!” gridavano i superiori a squarciagola in testa alla batteria. 
“Dove ci portano?” disse tremante Attilio. “Hanno
per la guerra mondiale. “Beh, Giovanni, qui andiamo bene. Vado ad avvisare la mamma” disse Attilio al suo amico, una volta uscito dal centro. “Ci vediamo in piazza” rispose Giovanni. Arrivato a casa, il mio bisnonno preparò le valigie, mangiò velocemente la sua colazione, salutò la madre e partì. 
Giunto al piazzale, con lo zaino in spalla, i comandanti gli dissero di cambiarsi indossando la divisa dell’esercito (tuta militare, scarponcini e zaino) e poi mettersi a coppie in fila, pronti per andare al fronte. Naturalmente Attilio scelse come compagno Giovanni.
I due amici e, ormai, soldati semplici (anche se io li definirei “carne da macello”) si salutarono con un segno militare, quasi fosse un gioco.
detto Monte Grappa” rispose eccitato l’amico “Chissà che panorama!” 
Li caricarono su camioncini, ammassati come animali, per portarli verso il fronte veneto, per poi scaricarli una dozzina di chilometri prima della meta. Quel giorno, in Veneto, nevicava e i primi fiocchi di neve cadevano ancora candidi e non ancora rosso sangue sugli elmetti dei soldati; faceva un freddo polare, ma il lungo
“Un, due, un, due…marche!” gridavano i superiori a squarciagola in testa alla batteria. 
“Dove ci portano?” disse tremante Attilio. “Hanno
detto Monte Grappa” rispose eccitato l’amico “Chissà che panorama!” 
Li caricarono su camioncini, ammassati come animali, per portarli verso il fronte veneto, per poi scaricarli una dozzina di chilometri prima della meta. Quel giorno, in Veneto, nevicava e i primi fiocchi di neve cadevano ancora candidi e non ancora rosso sangue sugli elmetti dei soldati; faceva un freddo polare, ma il lungo
viaggio e lo stret-to contatto fisico li avevano scal-dati.
Camminarono al gelo per diverse ore quando, uno dopo l’altro, vide-
ro degli altri uomini venire verso di loro: erano i sopravvissuti del primo scontro contro i nemici e la batteria di Giovanni e del mio bisnonno ne costituiva il cambio. 
Gli occhi dei reduci dicevano tutto e al loro passaggio tutti tacevano, anche il vento che stava fischiando nelle orecchie di ognuno di loro. 
Alcuni avevano delle bende su entrambi gli occhi, altri non avevano più un braccio, una gamba o entrambi, ma la cosa più spaventosa erano le brandine. Su di esse vi erano non persone decedute, ma parti di esse. Arrivati in trincea i soldati semplici si sistemarono per la notte.
Tu, tu e tu: andate per primi!” disse il capo-brigata indicando qualche uomo. Questi uscirono dalla trincea dal retro, corsero più veloci della luce, ma non delle schegge che provenivano da una granata esplosa poco distante da loro. I giorni in trincea erano tutti più o meno uguali: sveglia, colazione (che incredibilmente era ricca),
ta di prima mattina.
Bum! Tatatata! La guerra sul Monte era già inizia-
ginnastica e combattimento. Due mesi così. Ogni tanto Attilio scriveva qualche lettera alla madre per dirle che era ancora vivo e stava bene.
                                                                                                                                       

Cara Madre,
come state?
Mi hanno messo al fronte con Giovanni.
“Dobbiamo andare nella pros-sima trincea! Pas-siamo dal versan-te, sarà meno pe-ricoloso. 
Qui fa molto freddo, ci sono morti ovunque e carcasse di animali che emanano un odore sgradevole. 
Giusto ieri hanno mandato alcuni soldati per conquistare una trincea vicina e non sono più tornati. 
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