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MEDITERRANEO Racconti di viaggio 3 puntata

by Isabella Mecarelli

Pages 4 and 5 of 20

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Non posso non aggiungere in coda la nota dolente: il nostro tonno, venduto sfacciatamente per fresco, era, per dirla chiaramente, disgustoso, e non credo lo fosse per la ricetta che avevo seguito alla lettera, ma in quanto tale. Nonostante ciò, il giovanotto olandese aveva mostrato di gradirlo, sperticandosi in lodi, ma lui non poteva certo far testo...

           Andai a pulire i piatti ai lavandini del campeggio e lì devo dire che durante tutta l’operazione occorreva muoversi, agitarsi, addirittura danzare, nel senso che era il luogo dove tutti gli insetti della zona venivano a banchettare e ristorarsi: lì trovavano acqua e cibo (soprattutto il nostro sangue) a volontà. Nel film che abbiamo girato in 8 mm mi rivedo con gran divertimento, mentre mi divincolo come nel ballo di S.Vito per tentare di scacciare mosche e zanzare.

           Per il resto quel camping non era male, si può dire decente, anche se non di lusso. Era sorvegliato giorno e notte. Il custode era un vecchio gentile, sempre cordiale e sorridente, che ci salutava ogni volta all’entrata e all’uscita. Spesso ci fermavamo a scambiare due chiacchiere. Una volta gli chiesi se ci potevamo fidare a bere l’acqua del rubinetto e lui mi rispose con orgoglio, raddrizzando la schiena: “L’eau c’est toute bonne en Tunisie!”. Era vero, lo sperimentammo anche in seguito durante il viaggio, quando ci imbattemmo in varie località dove i pozzi artesiani fornivano acqua fresca e sana.
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Due giorni di sosta forzata con disavventure
 
L’indomani, lunedì, tornammo in banca, ma i soldi non erano ancora arrivati. Una vera seccatura perché così eravamo costretti a prolungare il soggiorno a Tunisi, perdendo giorni preziosi. Avendo allora un’altra giornata da passare, ne approfittammo per recarci alla Kouba, un delizioso padiglione moresco che avevo visitato anni prima, trovandolo molto piacevole. Si trattava di un edificio costruito in posizione panoramica sul colle del Belvedere.
L’interno era tutto un lavoro di marmo traforato e di mattonelle variopinte, dove si riconoscevano bene i disegni e i colori delle ceramiche di Nabeul.

Quando posteggiammo la macchina, ci si avvicinò un poliziotto che attirato dalla nostra targa, Roma, ci salutò, mostrandosi ammirato come diversi altri prima di lui a Tunisi per la nostra provenienza dalla Città Eterna. Molti tunisini mostravano gran simpatia per gli italiani e addirittura una sorta di venerazione per Roma. Attratto anche dalla nostra radio transistor, ci chiese se potevamo vendergliela, ma gli spiegammo che ci era troppo utile per il viaggio. 
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