Book Creator

Mediterraneo Racconti di viaggio parte 2

by Isabella Mecarelli

Cover

Loading...
Loading...
Isabella Mecarelli
Loading...
Loading...
MEDITERRANEO

Racconti di viaggio
Loading...
Parte 2
Loading...
COMEN - Conferenza Mediterranea
Associazione Internazionale

La traversata

Stavolta ritirammo i passaporti e li tenemmo ben stretti. Raggiungemmo in breve Trapani. La città giaceva sotto un sole infuocato che la rendeva di un bianco abbacinante, rendendola simile a una medina araba. In attesa dell’imbarco ci concedemmo una passeggiata per le sue strade assolate.
La nave salpò alle 11 della mattina in un’atmosfera festosa: aveva imbarcato commercianti tunisini, impazienti di tornare in patria con il carico della merce acquistata in Italia; turisti tedeschi e olandesi ancor più impazienti di raggiungere la tanto ambita terra africana; e noi elettrizzati.

Sotto un sole abbacinante vedevo rimpicciolirsi velocemente la sagoma della Madonnina che vegliava all’estremità del molo, mentre netto sull’orizzonte marino si delineava il contorno delle Egadi, bastioni di roccia che parevano emergere dal mare come cetacei. Il guizzo improvviso di un delfino ci distrasse dalla contemplazione delle terre. Assistemmo divertiti al suo show: filava dritto come un siluro a pelo d’acqua, poi saltava e si rituffava, continuando il suo gioco clownesco, finché non lo perdemmo di vista. Al tramonto stavamo navigando nel golfo di Tunisi; lontano, alla nostra destra, sulla cima di un alto promontorio si scorgeva il grazioso villaggio di Sidi Bou Said, che avevo visitato e ammirato anni prima e da cui avevo contemplato il mare su cui navigavo ora. 
La nave puntò verso la Goletta, il porto di Tunisi, sempre molto affollato. Per attraccare dovemmo attendere che si liberasse un accesso alla banchina. Finalmente a terra. Dopo le consuete formalità, all’uscita del porto subimmo l’assalto di un gruppo di ragazzi che chiedevano denaro e oggetti.

Ci sganciammo con difficoltà, poi, sotto una pioggerella insistente, attraversammo la laguna, Le Lac, che è separata dal mare da una diga larga appena da contenere la strada. All’orizzonte le tenebre della notte erano squarciate da una serie intermittente di lampi che illuminavano a giorno la città. Superammo la capitale, diretti ad Hammam-lif, un paese distante 15 chilometri, dove sapevamo che esisteva un campeggio.

Ma, data la tempesta, lo trovammo a stento, e solo dopo ripetute ricerche. Naturalmente ci toccò montare la tenda sotto l’acquazzone. A fianco a noi una roulotte targata Roma pareva star lì a rassicurarci riguardo alla nostra prima notte in Africa. 
Tunisi

Il mattino dopo era spuntato il sole e scoprimmo che il camping si trovava proprio in riva al mare, all’ombra di pini e palme. Tirava un forte vento e il mare era mosso.
Non soffrimmo per questo il caldo, quando ci recammo di buon’ora a Tunisi per cercare la banca del cambio e procurarci qualche dépliant turistico.

L’acquisto di un paio di bistecche in una macelleria ci fece passare la voglia di ripetere in futuro l’operazione: suggestione o fisima, una volta cotte, il sapore ci sembrò così diverso dalla nostra carne da nausearci; ma avrà contribuito senz'altro la visione del nugolo di mosche che svolazzavano sul bancone e attorno al macellaio che affettava la carne.
La frutta invece si rivelò gustosa.
Nel pomeriggio, non avendo altro da fare, ci concedemmo una passeggiata lungo l’arenile; con nostra grande sorpresa l’acqua del mare era ancora caldissima.
Mentre procedevamo spensierati, calpestando con piacere la rena fine che al tramonto si faceva sempre più tiepida e gradevole in quella spiaggia quasi deserta, assistemmo a una scena sorprendente per un paese islamico: una giovane coppia di locali, evidentemente emancipati, anzi, totalmente disinibiti, stava facendo il bagno in costume adamitico e una volta uscita fuori dall’acqua, incurante di eventuali passanti, si lasciò andare alle effusioni più estreme. Il Sessantotto aveva fatto scuola anche lì?

Ci ritirammo in buon ordine per la cena. Il mattino dopo tornammo a Tunisi. Gironzolammo per la zona moderna, molto animata e piena di traffico. Era molto cambiata da come l’avevo vista dieci anni prima.

Certo, i palazzi erano gli stessi, in stile parigino; le strade si incrociavano sempre ad angolo retto, formando una scacchiera tutta raccolta attorno all’asse principale, il grande viale alberato, l’Avenue Bourghiba; ma la folla che vi si aggirava mi pareva più fitta e movimentata. 
Rari barracani vi comparivano, mentre era tutto un pulsare di vita “occidentale”; si coglieva un ritmo che, anche se non ancora frenetico come nelle nostre metropoli, pareva tuttavia avviato a diventarlo.

A forza di gironzolare capitammo al mercato centrale: non mi sarei mai aspettata di trovarlo così pulito e ordinato; la cosa più piacevole era l’assenza delle mosche che, mentre negli altri negozi brulicavano, qui erano tenute lontano dagli insetticidi.

Ci divertimmo a girare tra i banchi per ammirare soprattutto le cascate di frutta e ortaggi: pesche albicocche susine meloni pomodori, insomma, prodotti comuni pure da noi, ma non così succosi e dolci, forse perché si vendevano molto più maturi.

Mi meravigliai anche, data la stagione inoltrata, della bontà di arance e mandarini. I pescivendoli (qui il pesce lo si trovava proprio fresco) esponevano enormi gusci di tartaruga, molto ricercati dai turisti come souvenir; nonostante il pietoso spettacolo cui avevamo assistito nel porto di Trapani, ci ripromettemmo di comprarne uno a una prossima occasione.
PrevNext