I NOSTRI NONSENSE E LIMERICK
L’elefante Fattorino
Va in strada in motorino
Ha un gran malore
Che comporta dolore
Ha comprato una botte
Ma si è fatta notte
Ha montato una serra
Ma gli manca la terra
Ha mangiato l’erba
Ma era troppo acerba
Fa raffreddare la minestra
Mettendola sulla finestra
Ha vinto una cesta
Senza perdere la testa
Mentre faceva una festa
Si è rotto pure la testa.
Va in strada in motorino
Ha un gran malore
Che comporta dolore
Ha comprato una botte
Ma si è fatta notte
Ha montato una serra
Ma gli manca la terra
Ha mangiato l’erba
Ma era troppo acerba
Fa raffreddare la minestra
Mettendola sulla finestra
Ha vinto una cesta
Senza perdere la testa
Mentre faceva una festa
Si è rotto pure la testa.
C’era nell’oceano una sirena
Che desiderava vedere una balena
Un giorno la trovò
E fuori di testa andò
Quella matta di una sirena.
C’era un uomo milanese
Che giocava tutto il mese
E un giorno si stancò
E a dormire scappò
Quel pigrone di milanese.
Che desiderava vedere una balena
Un giorno la trovò
E fuori di testa andò
Quella matta di una sirena.
C’era un uomo milanese
Che giocava tutto il mese
E un giorno si stancò
E a dormire scappò
Quel pigrone di milanese.
C’era un ragazzo torinese
Che mangiava sempre maionese
Un giorno si sentì male
E dentro di lui c’era un temporale
Quello squilibrato di un torinese.
C’era in campagna un’ape
Che andava in cerca di rape
Ma quando ne prese una
Andò a buttarla nella radura
Quella tonta di un’ape.
Che mangiava sempre maionese
Un giorno si sentì male
E dentro di lui c’era un temporale
Quello squilibrato di un torinese.
C’era in campagna un’ape
Che andava in cerca di rape
Ma quando ne prese una
Andò a buttarla nella radura
Quella tonta di un’ape.
C’era un uomo di Firenze
Che mangiava tutte le lenze
Aveva i denti forti
Anche se erano molto corti
Quel mangione di Firenze.
C’era un cavallo africano
Che trottava con un nano
Poi incontrò un brasiliano
Che lo portò su un banano
Quel trotterellone cavallo africano
Che mangiava tutte le lenze
Aveva i denti forti
Anche se erano molto corti
Quel mangione di Firenze.
C’era un cavallo africano
Che trottava con un nano
Poi incontrò un brasiliano
Che lo portò su un banano
Quel trotterellone cavallo africano
C’era un leone fifone
Che giocava a pallone
Trovò un amico sincero
Che gli regalò un pero
Quel fifone di un leone.
C’era un peperone ciccione
Che venne divorato in un boccone
Finì nella pancia di un ragazzaccio
Provò a uscire con uno strofinaccio
Quello sbadato di un peperone ciccione.
Che giocava a pallone
Trovò un amico sincero
Che gli regalò un pero
Quel fifone di un leone.
C’era un peperone ciccione
Che venne divorato in un boccone
Finì nella pancia di un ragazzaccio
Provò a uscire con uno strofinaccio
Quello sbadato di un peperone ciccione.
C’era una bambina di nome Agnese
A cui piaceva il salame ungherese
Mangiava anche formaggi
Con un po’ di ostaggi
Quella golosa bambina di nome Agnese.
C’era uno sciocco pagliaccio
Che inciampò in uno straccio
Poi cascò in un pozzo
E divenne un po’ più tozzo
Quello sciocco di un pagliaccio.
A cui piaceva il salame ungherese
Mangiava anche formaggi
Con un po’ di ostaggi
Quella golosa bambina di nome Agnese.
C’era uno sciocco pagliaccio
Che inciampò in uno straccio
Poi cascò in un pozzo
E divenne un po’ più tozzo
Quello sciocco di un pagliaccio.
I NOSTRI FUMETTI
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REINVENTIAMO LE FAVOLE!
PIDOCCHIO
C’era un falegname di nome Geppetto che un giorno fabbricò una scultura in legno rassomigliante a un nano. Dopo un po’ di giorni la scultura prese vita. Un giorno per divertirsi la scultura si roteò nell’erba ma cominciò a prudergli la testa: aveva preso i pidocchi! Si lavò in ogni modo e con qualsiasi tipo di detergente ma niente da fare, la sua testa era piena di pidocchi. Un giorno andò a scuola perché doveva diventare un bravo bambino ma lì passo i pidocchi a tutti i suoi compagni. Siccome non riusciva a liberarsi dai pidocchi nonostante provasse ogni soluzione possibile, decise di buttarsi in mare per fare un bagno nell’acqua salata, sperando che questa potesse allontanare i pidocchi dalla sua testa ma finì nella pancia di una balena. Nella pancia della balena tutto era umido e cercò di uscire. Ci riuscì, torno a riva e si accorse che finalmente i pidocchi erano spariti dalla sua testa. Tutti, però, continuarono a chiamarlo Pidocchio.
C’era un falegname di nome Geppetto che un giorno fabbricò una scultura in legno rassomigliante a un nano. Dopo un po’ di giorni la scultura prese vita. Un giorno per divertirsi la scultura si roteò nell’erba ma cominciò a prudergli la testa: aveva preso i pidocchi! Si lavò in ogni modo e con qualsiasi tipo di detergente ma niente da fare, la sua testa era piena di pidocchi. Un giorno andò a scuola perché doveva diventare un bravo bambino ma lì passo i pidocchi a tutti i suoi compagni. Siccome non riusciva a liberarsi dai pidocchi nonostante provasse ogni soluzione possibile, decise di buttarsi in mare per fare un bagno nell’acqua salata, sperando che questa potesse allontanare i pidocchi dalla sua testa ma finì nella pancia di una balena. Nella pancia della balena tutto era umido e cercò di uscire. Ci riuscì, torno a riva e si accorse che finalmente i pidocchi erano spariti dalla sua testa. Tutti, però, continuarono a chiamarlo Pidocchio.
I tre porcellini
C’erano una volta tre porcellini che riciclavano carta, vetro e plastica. Però c’era un problema: i tre porcellini erano poveri e non avevano i secchi per la raccolta differenziata. Per raccogliere la spazzatura decisero di utilizzare la resina degli alberi con la quale, ogni volta che trovavano un rifiuto, lo attaccavano al loro corpo. Per questo motivo non erano molto profumati, anzi puzzavano molto! Se li si incontrava per strada si rischiava di svenire per il cattivo odore. Un giorno la loro mamma e il loro papà, che non ne potevano più di sentire quell’odore orribile, dissero loro di andare a vivere da soli in case diverse perché non potevano di certo vivere nella stessa casa a causa del fetido odore. Così costruirono tre case: una di paglia, una di foglie e una di erba e terra. Un giorno un porcellino tornò a casa con l’annuncio che c'era un lupo nei paraggi. I tre porcellini spaventati si nascosero nelle casette fatte di materiali poveri. Ecco che un giorno arrivo il lupo cattivo che, però, per l'odore fetido della prima casa passo subito alla seconda, ma anche quest'altra casa aveva lo stesso pessimo odore, allora andò alla terza casetta, ma anche lì avvenne la stessa cosa. Al lupo stava venendo la nausea e cosi scappò via. I tre porcellini che, nel frattempo si erano fatti un bel riposino, uscirono dalle loro case, videro dei secchi con il simbolo del riciclo e ci buttarono dentro l'immondizia, poi andarono in un lago e si fecero un bel bagno. I tre porcellini decisero che sarebbero tornati dai loro genitori e così fecero e alla fine vissero felici, contenti e profumati.
C’erano una volta tre porcellini che riciclavano carta, vetro e plastica. Però c’era un problema: i tre porcellini erano poveri e non avevano i secchi per la raccolta differenziata. Per raccogliere la spazzatura decisero di utilizzare la resina degli alberi con la quale, ogni volta che trovavano un rifiuto, lo attaccavano al loro corpo. Per questo motivo non erano molto profumati, anzi puzzavano molto! Se li si incontrava per strada si rischiava di svenire per il cattivo odore. Un giorno la loro mamma e il loro papà, che non ne potevano più di sentire quell’odore orribile, dissero loro di andare a vivere da soli in case diverse perché non potevano di certo vivere nella stessa casa a causa del fetido odore. Così costruirono tre case: una di paglia, una di foglie e una di erba e terra. Un giorno un porcellino tornò a casa con l’annuncio che c'era un lupo nei paraggi. I tre porcellini spaventati si nascosero nelle casette fatte di materiali poveri. Ecco che un giorno arrivo il lupo cattivo che, però, per l'odore fetido della prima casa passo subito alla seconda, ma anche quest'altra casa aveva lo stesso pessimo odore, allora andò alla terza casetta, ma anche lì avvenne la stessa cosa. Al lupo stava venendo la nausea e cosi scappò via. I tre porcellini che, nel frattempo si erano fatti un bel riposino, uscirono dalle loro case, videro dei secchi con il simbolo del riciclo e ci buttarono dentro l'immondizia, poi andarono in un lago e si fecero un bel bagno. I tre porcellini decisero che sarebbero tornati dai loro genitori e così fecero e alla fine vissero felici, contenti e profumati.