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Racconti in memoria di Giuseppe Di Matteo

by Roberta De Amicis

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IL FILONE DELLA MEMORIA

classe 3° A


Scuola Secondaria I grado "Umberto Nobile"
a.s. 2021-2022
"L'amavo senza averlo conosciuto.
Fuori di te nessuno lo ricordava.
Non ho fatto ricerche: ora è inutile.
Dopo di te sono rimasto il solo
per cui egli è esistito. Ma è possibile,
lo sai, amare un'ombra, ombre noi stessi".
(Eugenio Montale)
I racconti, composti dagli alunni e dalle alunne della classe 3°A, nell'ambito del Laboratorio "Il filone della memoria" proposto dall'Associazione LIBERA, sono liberamente ispirati alla vicenda di Giuseppe Di Matteo.
Muore giovane chi è caro agli dei (Menandro)
In memoria di GIUSEPPE DI MATTEO
INDICE
- LENZINI Arianna, Tuo Giuseppe
- AULETTA Maria Sole, Diario di un padre
- GIORDANO Gabriella, Firmato: Giuseppe Di Matteo
- CORTES Sara, Non esistevo più
- MERULLI Elisa - disegno
- RICCHIUTI Andrea, Il mio migliore amico
- GARGIULO Davide, Papà mio
- ACCALAI Elisa, Caro diario
- NARDOVINO Francesco, A chiunque legga questa lettera
- ALECSE Rares George - disegno
- PETRILLI Claudio, Una terribile vendetta
- POMENTE Sofia, Un invito mancato
- CORTES Alessia, Non si parla mai abbastanza di mafia
- GENTILE Mattia, Una storia disumana
- VILLEGGIA Pietro, Deposizione in procura
TUO GIUSEPPE di Arianna Lenzini
Parlare degli altri è sempre molto difficile, soprattutto se alla persona di cui si parla ci si è stati davvero affezionati. Forse perché i ricordi ti rimbombano in testa, e in fondo in fondo non riesci a trovare nulla di buono neanche in quelli.
Io mi chiamo Margherita, e Giuseppe lo conoscevo bene, meglio di molti altri. Adesso è il 1997, ed è passato quasi un’anno da quando Giuseppe è stato ucciso, per l’unica “colpa”, se così si può chiamare, di essere il figlio di un pentito. Sono passati tre anni e mezzo dall’ultima volta che l’ho visto, e pochi giorni dall’inizio del processo, da cui sono sicura usciranno ben presto molte verità.
Io ero la migliore amica di Giuseppe, ma non voglio usare l’imperfetto perché lui sarà mio amico fino a quando ne avrò memoria, e fino a quando continuerò a trovare lo stesso coraggio che ho avuto qualche anno fa per andare a cercarlo, in qualcosa simile ad una caccia al tesoro senza indizi, solo silenzio e complicità.
Di Giuseppe non mi è rimasto molto: qualche regalo di compleanno, qualche foto, tanti ricordi e una lettera. La lettera è ciò che mi ha effettivamente lasciato. Gliene scrivevo tante io, perché a me piace molto scrivere, ma lui quasi mai. Diceva che non era bravo, e lo diceva dalla prima elementare, da quando l’ho conosciuto, e si vergognava sempre di leggere i propri temi alla classe. Infatti la lettera non l’ha spedita. La lettera l’ha tenuta nascosta, in un piccolo spiraglio del muro, forse sperando che io la venissi a prendere. Me la portarono dopo aver scoperto il posto in cui lo tenevano, e ricordarlo con le sue parole, è meglio che farlo con le mie.
*
San Giuseppe Jato(?), Novembre 1995(?)
Cara Margherita,
innanzitutto tu come stai? Spero molto bene, o almeno meglio di me.
Spero che la data e il luogo non siano sbagliati, ma qui non ho molte informazioni. Il luogo l’ho sentito tempo fa, in un furgone, chiuso dietro un posto buio, mentre mi portavano qui, a San Giuseppe, o almeno questo ho capito. Sulla data anche non sono molto informato, ma i mesi li riesco a contare più o meno, e se mi perdo li chiedo, ma non amo parlare con loro. Non so i nomi e conosco a stento il viso, ma so che mi hanno portato qui, quando faceva ancora molto caldo, e prima di qui, in altri luoghi squallidi quanto questo, anche se il motivo è ancora molto vago sia dalle loro descrizioni che dalle indagini che mi sto facendo in mente. Ti ricordi le nostre indagini? Amavamo cercare di capire chi avesse mangiato l’ultimo bignè oppure chi avesse ributtato le nostre conchiglie in mare quando ci andavamo d’estate. Qui non c’è molto da indagare e non c’è stato nemmeno nell’ultimo lunghissimo tempo che mi hanno tenuto con loro. Forse ti starai chiedendo: Chi sono loro? Beh, neanche io so molto, anzi niente direi, come ti ho detto prima, di alcuni non ho visto nemmeno la faccia. Ricordo solo che “loro” nell’ultimo giorno in cui ho cavalcato, e l’ultimo giorno in cui ti ho vista, mi hanno preso e portato lontano dalla mia vita, da te e da tutti. 
Ricordo che quel giorno ero al maneggio, e tu eri lì a guardarmi mentre giravo intorno e mi chiedevi: “Ma a te, oltre ad andare a cavallo, cosa piace?” Non ricordo cosa risposi, ma sono sicuro che avrei voluto dirti: “Il Sole e l’aria aperta”, e non pensavo che me l’avrebbero tolta così facilmente.
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