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Nel Cuore di Roma

by Fabiola Magliocco

Pages 4 and 5 of 12

NEL CUORE DI ROMA

Classe 2G IPSSAT Rocco Chinnici Nicolosi (CT)
La fondazione di Roma si fa risalire al 21 aprile dell'anno 753 a.C., dal letterato latino Varrone.
Altre leggende indicano date diverse. In realtà Varrone conosceva la Grecia, era stato legato per alcuni anni nell’Illiria greca, e come tutti i Romani del primo secolo a.C. aveva numerose date che erano proposte per fissare l'anno della fondazione di Roma, tutte riducibili ad alcuni decenni della fine dell'VIII secolo a.C. Scelsero il 753 a.C. poiché si collegava alla nascita della democrazia ateniese, che avvenne con l'inizio della nomina degli arconti decennali e poi annuali ad Atene.
Numitore era re della città latina di Alba Longa, ma il fratello Amulio gli sottrasse il trono. Amulio
temeva che i discendenti di Numitore potessero un giorno pretendere il suo posto: per questo obbligò l’unica figlia di Numitore, Rea Silvia a diventare
sacerdotessa. Ma Rea Silvia si innamorò del dio Marte e dal loro amore nacquero due gemelli: Romolo e Remo. Furioso, Amulio ordinò di abbandonare i gemelli in
una cesta nelle acque del fiume Tevere. La corrente portò la cesta sulla riva del colle Palatino, dove i neonati furono trovati e allattati da una lupa. In seguito, il pastore Faustolo li trovò e li crebbe come figli. Diventati adulti, i due gemelli vennero a conoscenza della loro storia e tornarono nel luogo in cui furono slavati dalla lupa, ovvero nei pressi del colle Palatino.
Proprio qui Romolo volle fondare una nuova città a cui diede il suo nome. Era il 21aprile del 753 a.C., data che secondo la tradizione segna la fondazione di Roma.

Tra il 753 a.C. e il 509 a.C. Roma fu una Monarchia; a differenza di quanto accadeva in altre monarchie,
i re dell’antica Roma non potevano lasciare il trono ai propri figli. Era il Senato a nominare il successivo sovrano della città. Secondo la tradizione i re di Roma furono sette:
1.Romolo
2.Numa Pompilio
3.Tullo Ostilio
4. Anco Marzio
5.Tarquinio Prisco
6.Servio Tullio
7.Tarquinio il Superbo .
Gli ultimi tre re di Roma furono di origine etrusca, infatti, a partire dal 600 a.C. gli Etruschi avevano esteso i loro domini alla valle del Tevere e conquistarono Roma. La tradizione narra che nel 509 a.C. Tarquinio il Superbo fu cacciato. Così Roma cambiò forma di governo diventando una Repubblica. I plebei anche se facevano parte delle assemblee restavano esclusi dal governo della città, perché i magistrati erano scelti sempre tra i patrizi. Nel 494 a.C. i plebei si radunarono sul colle Aventino e iniziarono una protesta che portò all’istituzione di una nuova figura politica: il tribuno della plebe. Nel 450 a.C. i plebei raggiunsero un altro risultato: un codice di leggi scritte. Le guerre tra Roma e Cartagine durano dal 264 a.C. al 146 a.C. e furono dette guerre puniche.
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GIULIO CESARE

La figura predominante delle sorti della Roma antica e della sua espansione in gran parte dell’Europa
è stata indubbiamente Giulio Cesare. Proveniva da una famiglia non particolarmente ricca, ma di origine patrizia. Era un grande generale e un politico molto abile, capace di incantare le folle con i suoi discorsi e
guidare vittoriosamente gli eserciti. Nel 59 a.C. divenne console e si fece affidare il comando dell’esercito per sottomettere la Gallia. L’esercito di Cesare stava ottenendo una vittoria dopo l’altra, ma nel 52 a.C. i Galli
attaccarono i Romani. Cesare li sconfisse e la Gallia divenne una provincia romana. Inoltre, Cesare fu un dittatore e realizzò molte riforme: distribuì le terre, diminuì gli affitti e realizzò molte opere pubbliche. Alcuni senatori decisero di organizzare una congiura contro di lui e nel 44 a.C. Giulio Cesare venne ucciso con 23 pugnalate nell’aula del Senato. Cesare aveva indicato come successore il figlio adottivo Ottaviano, ma lo stesso fu contrastato da Marco Antonio. Lo scontro si ebbe nella battaglia di Azio nel 31 a.C. La flotta di
Ottaviano sconfisse quella di Marco Antonio. L’epoca della Repubblica era terminata e cominciava quella dell’Impero: era il 27 a.C.
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Il Colosseo, originariamente conosciuto come Anfiteatro Flavio (in latino: Amphitheatrum), situato nel
centro della città di Roma, è il più grande anfiteatro romano del mondo (in grado di contenere un numero di spettatori stimato tra 50 000 e 87 000). È il più importante anfiteatro romano, nonché il più imponente monumento dell'antica Roma che sia giunto fino a noi. Inserito nel 1980 nella lista dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO - insieme all'intero Centro storico di Roma, è stato anche inserito fra le Nuove sette meraviglie del mondo a seguito di un concorso organizzato da New Open World Corporation.
L’anfiteatro fu edificato in epoca Flavia su un'area al limite orientale del Foro Romano. La sua costruzione, iniziata da Vespasiano nel 70 d.C., fu conclusa da Tito, che lo inaugurò il 21 Aprile nell'80 d.C. Ulteriori modifiche vennero apportate durante l'impero di Domiziano, nel 90. L'edificio forma un'ellisse di 527 m di perimetro, con assi che misurano 187,5 e 156,5 m. L'arena all'interno misura 86 × 54 m, con una superficie di 3 357 m². L'altezza attuale raggiunge 48,5 m, ma originariamente arrivava a 52 m. La struttura esprime con chiarezza le concezioni architettoniche e costruttive romane della prima Età imperiale, basate rispettivamente sulla linea curva e avvolgente offerta dalla pianta ellittica e sulla complessità dei sistemi costruttivi. Archi e volte sono concatenati tra loro in un serrato rapporto strutturale. Anticamente era usato per gli spettacoli dei gladiatori e altre manifestazioni pubbliche (spettacoli di caccia, battaglie navali, rievocazioni di battaglie famose e drammi basati sulla mitologia classica). La tradizione che lo vuole luogo di martirio di cristiani è infondata. Non più in uso dopo il VI secolo, l'enorme struttura venne riutilizzata nei secoli, anche come cava di materiale. Oggi è un simbolo della città di Roma e una delle maggiori attrazioni turistiche sotto forma di monumento archeologico regolarmente visitabile. Nel 2018 il circuito archeologico Colosseo, Foro Romano e Palatino ha ottenuto 7 650 519 visitatori, risultando il secondo sito museale statale italiano più visitato (il primo tra quelli a pagamento), alle spalle del Pantheon.
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https://www.youtube.com/watch?v=OelpmCIKNxA
Il Pantheon

Il Pantheon è uno degli edifici romani più belli e affascinanti, ha ispirato i più grandi architetti del Rinascimento, tanto che Raffaello volle farne il luogo del proprio riposo eterno, e Michelangelo lo
considerava un’opera di angeli e non di uomini.
La parola “Pantheon” proviene infatti dal greco e significa proprio (tempio) “di tutti gli Dei” (“pan” = “tutto” e “theon” = “divino”). Originariamente il Pantheon fu costruito da Marco Vipsanio Agrippa tra il 27 e il 25 a.C. ed era dedicato al culto di tutti gli Dei dell’Olimpo. Nell’80 d.C e nel 120 d.C fu danneggiata da due incendi ma, tra il 120 e il 125 d.C., fu completamente ricostruita dall’imperatore Adriano conservandosi sostanzialmente integro fino ad oggi. Quest’ultimo ha voluto ricordare Agrippa con una iscrizione sull’architrave, che ancora oggi è ben visibile: “M. Agrippa L. F. Cos. Tertium fecit” (“Lo costruì Marco Agrippa, figlio di Lucio, nell’anno del suo terzo con 5 curiosità sul Pantheon: Nel 608 d.C., il Pantheon passò ufficialmente al Cristianesimo, quando papa Bonifacio IV fece collocare al suo interno le ossa di molti martiri prelevate dalle catacombe cristiane. Il tempo pagano è stato così convertito in una basilica cristiana, di nome Santa Maria ad Martyres.
Quando l'imponente mole cilindrica che oggi conosciamo con il nome di Castel Sant'Angelo vede la luce sulla riva destra del Tevere, non è un castello ma un
sepolcro, e tra le numerose statue che la ornano non ci sono né santi né angeli. L'ha fatta erigere l'imperatore Adriano nel 403 d.c, volendo garantire una degna sepoltura ai resti suoi e della sua famiglia in quell'ampia porzione di territorio all'estrema periferia di Roma nota come ager Vaticanus, la cui posizione fortemente decentrata unitamente al divieto di inumare i morti all'interno della città fa sì che lungo i lati delle sue due vie principali - la Cornelia e la Triumphalis - si allineino sepolcri e tombe.  Non è possibile ricostruire con esattezza l'aspetto originario dell'antico sepolcro, tuttavia sappiamo che, nell'impianto generale, esso deve richiamare l'Augusteum, il mausoleo di Augusto realizzato circa un secolo e mezzo prima e situato a poca distanza, sulla sponda opposta del Tevere. L’utilizzo del Castello ha subito diverse modifiche nei secoli e dell’originaria struttura romana, oggi pressoché irriconoscibile, sopravvivono resti cospicui, come le strutture di fondazione del basamento, l'intero nucleo in muratura del corpo cilindrico, l'ingresso monumentale realizzato in blocchi di pietra, la rampa elicoidale che conduce al piano superiore e la camera funeraria, la cosiddetta Sala delle Urne, destinata ad accogliere i resti dell'imperatore. Il complesso - i cui lavori di costruzione hanno inizio intorno al 123 d.C. - è ultimato solo nel 139 d.C., un anno dopo la morte dell'imperatore, dal suo successore Antonino Pio; per circa 150 anni il sepolcro assolve diligentemente la sua funzione, accogliendo i resti degliAntonini.
Castel Sant'Angelo
La fontana di Trevi è composta da una vasca rettangolare
anteposta al prospetto scenografico collegato al retrostante palazzo Poli, che fa da fondale architettonico. Il prospetto è costituito da tre elementi
architettonici:
-facciata in travertino
-complesso di statue in marmo di carrara
- scogliera in travertino
La costruzione della fontana percorre varie epoche, ma il primo progetto barocco della fontana di Trevi venne inizialmente affidata al Bernini da Urbano VIII nel 1629. Sebbene il grandioso progetto, i lavori non iniziarono mai. Il progetto passò quindi per varie mani comprese quelle del Borromini, ma nessuno ha mai portato a compimento l’opera. Solo nel 1730 Papa Clemente XII con un concorso fu scelto lo scultore Nicola Salvi che finalmente nel1732 iniziò i lavori. La costruzione della fontana venne però conclusa solo trent’anni dopo nel 1762 da Giuseppe Pannini. La fontana di Trevi è composta da una vasca rettangolare anteposta al prospetto scenografico collegato al retrostante palazzo Poli, che fa da fondale architettonico.

Rubrica “Dalla terra... alla
tavola!”
In questo viaggio ricco di cultura e di sapori, vi
accompagneremo nella scoperta culinaria dei piatti tipici della Capitale.
Preparate le forchette!

Spaghetti
all’amatriciana
INGREDIENTI
v  Spaghetti:
350 gr
v  Guanciale
di Maiale: 200 g
v  Pecorino
Romano DOP: 150 gr
v  Peperoncino:
q.b.
v  Sale
fino: q.b.
v  Pepe
Nero: q.b.
v  Vino
bianco: 50 gr
v  Pomodori
pelati: 400 gr
v  Olio
extravergine d’oliva: q.b.
PREPARAZIONE
Per preparare gli
spaghetti all’amatriciana, per prima cosa mettete a bollire l'acqua per la
cottura della pasta da salare poi a bollore. Potete quindi dedicarvi al
condimento: prendete il guanciale, eliminate la cotenna e tagliatelo a
fette di circa 1 cm di spessore; riducete le fette a listarelle di circa mezzo
cm. Fatelo rosolare a fiamma bassa per 7-8 minuti in una padella di ferro
oppure di acciaio. Il grasso del guanciale dovrà diventare trasparente e la
carne croccante. Mescolate spesso facendo attenzione a non bruciarlo. Quando il
grasso si sarà sciolto, sfumate con il vino bianco, alzate la fiamma e lasciate evaporare. Trasferite le listarelle di guanciale in un piatto e tenetele da parte. Grattugiate il Pecorino Romano DOP. Nella stessa padella con il fondo di cottura del guanciale, ponete il peperoncino intero privato dei semi e versate anche i pomodori pelati sfilacciati a mano. Cuocete il sugo a fiamma
moderata, per circa 10 minuti e aggiustate di sale a piacere. Versate nel tegame gli spaghetti, cuoceteli al dente. Eliminate il peperoncino dal sugo, unite le listarelle di guanciale 10 e mescolate per amalgamare. Scolate gli spaghetti e versateli nella padella con il sugo. Saltate molto velocemente la pasta per amalgamarla bene al condimento. Per finire spolverizzate con il Pecorino Romano DOP grattugiato: i vostri spaghetti
all’Amatriciana sono pronti per essere serviti!
Spaghetti
Cacio e Pepe

INGREDIENTI     
Spaghetti: 320
gr      
Pecorino romano:
200 g      
Pepe nero  5 gr

PREPARAZIONE
Per preparare gli spaghetti cacio e pepe per prima cosa mettete sul fuoco una pentola con l’acqua per cuocere la pasta: riempitela con circa metà dell’acqua che usate di solito, in questo modo sarà più ricca di amido. Nel frattempo grattugiate il Pecorino romano e trasferitelo quasi tutto in una ciotola, tenendone un po’ da parte per l’impiattamento. Quando l’acqua sarà arrivata a bollore, salate moderatamente e tuffate gli spaghetti. Intanto pestate i grani di pepe con un batticarne (oppure usate un macinino lasciandolo piuttosto lento in modo da avere anche pezzetti più grandi di pepe). Versate il pepe in un’ampia padella antiaderente e tostatelo a fuoco dolce, mescolando con un mestolo di legno. Sfumate con un paio di mestoli dell’acqua di cottura della pasta. Continuate a mescolare a fuoco dolce. Scolate gli spaghetti 2-3 minuti prima
rispetto al tempo indicato sulla confezione e trasferiteli nella padella, avendo cura di conservare l’acqua di cottura. Terminate la cottura degli spaghetti in padella, risottandoli, aggiungendo quindi acqua calda al bisogno e rimestando continuamente con le pinze. Aspettate che il fondo della padella sia quasi asciutto prima di aggiungere altra acqua. Potete preparare la crema di Pecorino (non iniziate prima perché tenderebbe a rapprendersi o a risultare troppo fredda rispetto alla temperatura della pasta): versate un mestolo di acqua di cottura calda nella ciotola con il Pecorino grattugiato, poi mescolate energicamente con una frusta a mano. La consistenza che dovrete ottenere è più pastosa che cremosa, non preoccupatevi se sarà molto asciutta. Qualora una volta pronta la crema la pasta non dovesse essere pronta per la mantecatura, ponete brevemente la ciotola sulla pentola con l’acqua calda continuando a mescolare con la frusta, così da avere la crema a una temperatura simile a quella della pasta. Quando gli spaghetti saranno giunti a cottura, spegnete il fuoco e unite la crema di Pecorino, rimestando di continuo con le pinze. Per la cremosità ideale regolatevi aggiungendo più Pecorino oppure poca acqua di cottura al bisogno. Servite i vostri spaghetti cacio e pepe spolverizzando con il restante Pecorino grattugiato e altro pepe macinato al momento a piacere.
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