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Piccole parabole di sport

by 1 A S. U.

Pages 4 and 5 of 35

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Allenamento dopo allenamento, partita dopo partita vedevo che il mio impegno stava portando dei frutti. 
Ma da un giorno all’altro la mia vita sportiva cambiò.
Mi ricordo bene quel giorno, quando durante gli allenamenti non c’era solo il mio allenatore, ma tra gli spettatori intravedevo una persona estranea, che non avevo mai visto. A fine partita lo vidi venirmi incontro insieme al mio allenatore, che mi spiegò chi fosse: era l’istruttore della squadra provinciale, che mi aveva visto giocare e mi disse che avevo molto talento per il basket. Iniziammo a parlare degli allenamenti e ad un tratto mi chiese se volessi entrare nella sua squadra. 
Arrivai a casa incredulo della proposta appena ricevuta e la prima persona a cui lo dissi era Carlotta, che mi abbracciò e mi disse: “Non dimenticare mai che l’importante non è arrivare al podio, ma il segreto è essere convinti di se stessi e di ciò che si sta facendo.”
La settimana dopo andai ad allenarmi in un vero campo da basket e non in una semplice palestra della scuola, dove mi allenavo con la vecchia squadra. Ero entusiasta di aver finalmente raggiunto questo piccolo traguardo che, per me, rappresentava molto. 
Dopo un anno di allenamenti e di vittorie insieme alla squadra provinciale, migliorai ancora di più, tanto che l’allenatore mi propose di andare a giocare nella squadra nazionale.
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Non ci volevo credere: finalmente potevo realizzare il mio grande sogno! Durante la cena del giorno stesso parlai alla mia famiglia di questa grande notizia e tutti furono molto felici dei miei traguardi sportivi.
Dopo qualche settimana mi chiamarono e mi confermarono che potevo giocare con i campioni di basket.
Era il giorno della mia prima partita; mi svegliai presto: ovviamente ero agitatissimo e quando arrivai al campo, che era già pieno di spettatori, capii che cosa volesse dire la frase che Carlotta mi ripeteva sempre. Dopo un’ora dal mio arrivo la partita iniziò e -fortunatamente- si svolse nel migliore dei modi, 25 a 13 per la mia squadra.
Per la prima volta mi sentii realizzato e fiero di me; quella partita fu solo la prima di una serie di molte altre, alcune sconfitte ma anche molte vittorie, che mi hanno portato al punto in cui sono adesso: un ragazzo di 23 anni che non dà tanto peso al podio o alle vittorie, ma che crede che la fiducia in se stessi sia il segreto per ottenere ciò che si vuole.
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testo di: Becchio Alice e Chiarena Greta