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LE NOSTRE FIABE DI NATALE

by Casse 1B

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Le nostre fiabe di Natale
Laboratorio di scrittura
a cura degli alunni della classe 1^ B
Scuola secondaria di 1° grado "G. Bovio"
Canosa di Puglia (BT)
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IL NATALE A NATALOPOLI E NEL MONDO
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di Aurora Giordano
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C’era una volta nel paese di Natalopoli Babbo Natale, l’uomo più dolce e generoso del mondo. Con lui vivevano i suoi amici elfi: l’Elfo Bianco che aveva il potere del teletrasporto, l’Elfo Arancione che aveva il potere della luce e l’Elfo Rosso che aveva il potere del fuoco.
Due giorni prima di Natale l’Elfo Rosso, visto che era un elfo molto cattivo e odiava il Natale, senza farsi vedere da nessuno, incendiò la slitta di Babbo Natale così non poteva consegnare i regali. Era arrivata la Notte Santa e Babbo Natale era pronto per consegnare i regali ai bambini di tutto il mondo con i suoi aiutanti elfi, ma quando andò nel cortile a prendere la sua slitta, la trovò bruciata. Era perciò molto nervoso e arrabbiato, anche perché non sapeva chi fosse stato a fare un’azione così meschina. Intanto l’Elfo Rosso, che di nascosto assisteva alla scena, contento sghignazzava. Babbo Natale si ricordò che l’Elfo Bianco aveva il potere del teletrasporto e quindi poteva aiutarlo a consegnare i regali nel più breve tempo possibile, dato che il tempo rimasto era limitato. Anche l’Elfo Arancione volle dare il suo aiuto e, avendo il potere della luce, aiutò Babbo Natale ad illuminare la strada che percorreva. L’unico Elfo che non volle collaborare era quello Rosso che preferì trascorrere il suo tempo a dormire. In realtà stava architettando un dispetto da fare a Babbo Natale perché non voleva che, con l’aiuto degli altri elfi, consegnasse i regali e rendesse felici tutti i bambini del mondo. Babbo Natale e i suoi amici elfi partirono per la missione e durante la Notte Santa consegnarono i regali in tutte le case del mondo. All’alba rientrarono a Natalopoli stanchi ma felici di aver completato la loro missione, ma trovarono una brutta sorpresa: tutti gli alberi di Natale del paese erano stati bruciati. 
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Il Natale era stato rovinato. Babbo Natale si fermò a pensare cosa potesse essere successo. Si fece un giro nel paese per cercare con i suoi amici elfi qualche indizio che li conducesse al colpevole. Sotto un albero trovarono un cappellino rosso bruciato insieme agli addobbi e alle luci. Gli elfi pensarono subito al loro amico Elfo Rosso, che gli venne incontro guarda caso senza il suo cappello. Lui era disperato perché senza il cappello non aveva più il suo potere. Babbo Natale gli mostrò il cappellino bruciato e l’Elfo Rosso ammise che era il suo. Ormai era stato scoperto.
Era stato lui ad incendiare la slitta e gli alberi di Natale. Aveva usato male il suo potere. Il fuoco gli doveva servire ad accendere i camini nelle case del paese di
Natalopoli perché lì c’era tutto l’anno la neve e faceva sempre freddo. L’Elfo Rosso fu costretto con le lacrime a confessare perché odiava così tanto il Natale. Durante la Notte Santa di tanti anni prima suo nonno, a cui era
molto affezionato, mentre era nel bosco a raccogliere la legna per il loro camino, fu aggredito da un lupo e perse la vita. Da quell’anno il Natale per l’Elfo Rosso non era più una festa da vivere con gioia. Lui era diventato cattivo perché il Natale gli aveva portato via il nonno. Babbo Natale e gli amici elfi lo consolarono con un dolce abbraccio. L’Elfo Rosso chiese scusa per le sue cattive azioni e promise che da quel giorno avrebbe vissuto il Natale con gioia e amore. 
Improvvisamente gli alberi di Natale diventarono di nuovo verdi, innevati e luminosi. Tutte le lucine si riaccesero e la slitta di Babbo Natale riprese la sua forma e i suoi colori. Tutti videro in cielo una grande stella più splendente delle altre, era lo spirito del nonno dell’Elfo Rosso che lo aveva aiutato in questo momento di grande difficoltà. Finalmente il Natale era di nuovo una grande e felice festa per tutti! 
IL CORAGGIOSO ELFO SAM
di Mirco Ricatti
C’era una volta, in una regione polare sperduta la casa di Babbo Natale che viveva con i suoi elfi. Sam, l’elfo prediletto, un giorno mentre fabbricava i giochi udì Babbo Natale che gridava disperato: “Oh no, le mie renne sono scomparse!”.
Babbo Natale così incaricò gli elfi Sam e Ben di ritrovarle in tempo per la vigilia di Natale e diede loro un bastone caramellato magico. Appena usciti i due elfi videro il malvagio orco Xorim, a cui il Natale non piaceva proprio, che portava le renne al guinzaglio.

“Fermati!” esclamarono i due elfi, ma l’orco con un colpo d’ascia creò un crepaccio nel lago ghiacciato e continuò a scappare con le renne. Sam con il bastone magico dato da Babbo Natale costruì un ponte e passarono dall’altra parte. Intanto Xorim era andato su una torre e aveva rinchiuso le renne nelle gabbie. I due elfi sentirono bramire e, seguendo il verso delle renne, arrivarono sulla torre in cui si era rifugiato Xorim. Per fortuna avevano un piano infallibile: mentre Sam teneva impegnato il perfido orco facendosi rincorrere, Ben avrebbe liberato le renne. E così fecero; Sam schivò i colpi dell’ascia di Xorim e l’elfo tramortì con il bastone caramellato l’orco.
Così riportarono le renne a Babbo Natale, che riuscì a consegnare i doni a tutti i bambini del mondo.
GLI SCHIACCIANOCI
di Lamberto Dibattista
C’era una volta un Babbo Natale un po’ acciaccato data l’età e soprattutto molto impaurito dal Covid. Ma l’amore per i bambini era talmente forte che nonostante tutto Babbo Natale riuscì a preparare i doni attesi. Purtroppo però anche lui fu aggredito dal feroce Covid che lo costrinse a rimanere a letto con la febbre alta.
Babbo Natale era triste e disperato, non sapeva come fare!
Il 23 dicembre, mentre passavano sotto casa sua dei simpatici “schiaccianoci” a forma di soldatini, a Babbo Natale venne una grandiosa idea. Li chiamò tutti a rapporto, erano più di mille e non poterono dire di no proprio a Babbo Natale, infatti si misero subito all’opera. Ognuno di loro, dopo aver lasciato un chilo di noci piene di vitamine a Babbo Natale, prese un sacco pieno di doni e cominciò a marciare sotto il cielo stellato, accompagnato dalla meravigliosa “Jingle Bells”. Arrivarono in tutte le case del mondo ed ogni bambino poté ricevere i doni tanto attesi. Dopo aver consegnato l’ultimo dono, tutti gli schiaccianoci si recarono da Babbo Natale che, dopo aver mangiato le magiche noci, aveva riacquistato le forze e sconfitto il brutto virus.
Così gli schiaccianoci e Babbo Natale poterono festeggiare felici il Santo Natale tra noci e spumante! 
LA FAMIGLIA CLAUS
di Anita Minerva
C'era una volta un ragazzo di nome George Claus che viveva a Closford, una bella cittadina tra le montagne del Polo Nord. Era ancora un bambino quando suo padre morì, proprio il giorno della vigilia di Natale. Da allora George non credette più nell'amore e soprattutto in Babbo Natale. Qualche anno dopo, quando George divenne un ragazzino, la madre si risposò e, in occasione del viaggio di nozze, dovette lasciare suo figlio alle cure del nonno, in Lapponia, a Rovaniemi.
Quando George arrivò dal nonno, notò che era solitario e un po’ scorbutico, ma in compenso c'era la nonna, che era molto gentile e premurosa. Ogni giorno il nonno doveva partire per un viaggio e tornava la sera. Però il nonno tornava ogni giorno sempre più triste e questo insospettì molto George. Una sera il ragazzo, all'insaputa dei nonni, ascoltò la loro conversazione; il nonno diceva: “Tesoro, ormai sono troppo vecchio per guidare la slitta e devo trovare un sostituto; il problema è che i miei elfi più fidati sono troppo piccoli!” e la nonna rispose: “Aspetta un attimo...ho un'idea! Perché non scegli George come tuo successore? D’altronde è un ragazzo intelligente e allegro: è perfetto! E poi, la tradizione vuole che....”, ma non ebbe il tempo di finire la frase, che si sentì un rumore. Era George!
Il ragazzo corse nel suo letto per non farsi scoprire e fece finta di dormire. La nonna andò a controllare e, rivolgendosi al nonno, disse: “Sta dormendo. Comunque è tardi e tu domani ti devi alzare presto. Buonanotte!”. Baciò George sulla fronte e andò a dormire. Il ragazzo, sentendo la nonna uscire dalla sua camera, tirò un sospiro di sollievo e si addormentò. Il mattino seguente George si svegliò prestissimo, aveva elaborato un piano: si sarebbe nascosto nell’aereo del nonno per scoprire la verità! Così, prima che il nonno partisse, si nascose nella stiva dell’aereo. Il viaggio fu movimentato, ma dopo un po' arrivarono a destinazione. Una volta fuori, George vide la cosa più bella del mondo: un villaggio favoloso in cui era racchiuso il Natale. Infatti era popolato non da persone normali bensì da elfi. Al centro di questo villaggio c’era un albero enorme tutto addobbato con palline, luci e in cima una stella dorata. Davanti a George c’era un grosso edificio rosso e bianco che aveva l’aria di essere una fabbrica di giocattoli. Incuriosito, George entrò di nascosto e scoprì che aveva ragione: quella era proprio una fabbrica di giocattoli. Poi vide il nonno, ma era diverso, aveva un abito rosso e bianco e un cappello degli stessi colori. Cercò di avvicinarsi il più possibile a lui per guardarlo meglio, ma inciampò su una scatola e cadde. Il nonno lo vide e lo aiutò a rialzarsi, dicendo: “Cosa hai combinato! Perché sei venuto?
Ah, è inutile arrabbiarsi, tanto ormai sai tutto. Penso che ormai sia giunto il momento di dirtelo George: io sono Babbo Natale, questa è la mia fabbrica di giocattoli e i miei aiutanti sono gli elfi, sono piccoli e pestiferi, ma sono molto affidabili. Adesso vieni con me…”. Così uscirono e andarono in un piccolo bar del villaggio, dove, seduti davanti ad una cioccolata calda, il nonno raccontò tutto a George, che con molto interesse rimase ad ascoltarlo. Alla fine del racconto il nonno però manifestò tutta la sua stanchezza, il mestiere di Babbo Natale era faticoso e consegnare i regali a tutti i bimbi del mondo, in una sola notte, era un impegno faticosissimo che richiedeva molte forze.
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