Il mostro rosso

Red geometrical pattern

Paper texture

Silvano corse subito a fare la sua conoscenza. “Ciao!” gli disse, “Come ti chiami?”. Lo gnomo gli sorrise e alzò le spalle, senza rispondere. “Oh! Forse non sa parlare!” disse Giorgia, arrivando subito dopo. Lo gnomo annuì, sempre sorridente. “Strano che non sia andato a scuola per impararlo!” disse Amedeo, che era arrivato in quel momento assieme a sua sorella. “Magari nel suo paese non c’e' la scuola? Come possiamo saperlo?” disse Marta.

“Ma certo!!! Uno scudo invincibile!!! Che ideona!!!” gridò Gianni all’improvviso.

I due bambini lo guardarono, perplessi. “Ma certo! Non devo studiare un’arma per combatterlo, ma uno scudo per difendermi!” disse lo scienziato, “Come ho fatto a non pensarci prima!”. Gianni sparì nel suo laboratorio, sotto lo sguardo stupito dei bambini. Del resto lo sapevano che era un po' matto, non davano piu' troppo peso alle sue parole.

Gianni lavorò giorno e notte per un’intera settimana. Poi, un bel giorno, mostrò ai bambini cosa aveva costruito: si trattava di una sagoma trasparente, che sembrava di plastica morbida. “Cosa vorresti farci con quella?” chiese Marta, dubbiosa. “Aspettate e vedrete!” rispose lui. Li portò accanto alla gabbia del mini mostro-rosso e indossò la strana sagoma come se fosse un guanto. Mise la mano all’interno della gabbia e… Marta chiuse gli occhi, terrorizzata. Pensava che il mostro gli avrebbe mangiato la mano!

Insomma: i quattro amici stavano insieme per intere giornate, fino a quando non era il momento di tornare a casa per andare a cena. Del resto il loro paese era davvero bellissimo! Il luogo più incantevole in cui vivere. Un bel pomeriggio, dal nulla, arrivò uno gnomo: era veramente simpatico! Alto come i bambini, sorrideva sempre: quello che lo distingueva dai piccoli era una lunga barba bianca. Indossava una maglietta rossa con una corona disegnata, e dei pantaloncini azzurri. Ai piedi aveva delle enormi scarpe verdi.

“Io però ho un’idea” intervenne Giorgia. “E’ vero che non sa parlare, ma sapra' sicuramente divertirsi! Perché non gli chiediamo di giocare con noi oggi?”. Lo gnomo era talmente felice per l’idea che iniziò a saltellare di qua e di la', facendo ridere i bambini.

“Visto che non sappiamo il suo nome, lo chiameremo il re, dato che ha la corona sulla maglietta!” propose Marta. Tutti i bambini furono d’accordo, e anche lo gnomo annuì. Passarono tutto il pomeriggio a giocare a pallone, anzi! Le loro mamme dovettero uscire per andarli a chiamare e farli tornare a casa.

Sua sorella e Gianni non lo sentirono prepararsi e uscire dal laboratorio. Si svegliarono solo quando lo sentirono gridare: “Ehi, re! Dove sei? Non hai fame?”. Corsero alle finestre giusto in tempo per vedere che il mostro rosso si avvicinava a grande velocità verso Amedeo. “Che fai?! Torna subito dentro!” urlò sua sorella, disperata. Nel frattempo, tutto il paese si era svegliato, e tutti osservavano la scena dalle finestre.

“Si fara' mangiare!” urlò Marta, disperata, “Dobbiamo riportarlo dentro!”.

Arrivarono tutti i soldati del paese, che cercarono di attaccare quella creatura: prima che potessero colpirlo con le loro spade, però, il mostro rosso li mangiò, uno dopo l’altro. Marta e Amedeo, disperati, iniziarono a piangere: gli mancavano i loro amici, divorati dal mostro, e temevano di non rivedere mai piu' i loro genitori.

Infine c’erano Giorgia e Silvano: erano cugini ed entrambi avevano gli occhi castani, ma, mentre Giorgia aveva i capelli rossi, di solito raccolti in due codine, Silvano aveva i capelli più neri e lisci che riusciate ad immaginare.

I quattro bambini erano inseparabili: frequentavano la stessa classe, facevano tutti basket, e anche quando non erano impegnati con la scuola o per lo sport, passavano moltissimo tempo insieme. Si divertivano a fare gare di corsa, a nuotare nel laghetto vicino al loro paese, a far merenda nel parco vicino alle loro case…

I quattro amici corsero ad abbracciarsi. Tutti i paesani uscirono in strada per riabbracciare i loro cari, era una scena stupenda! E anche se era notte fonda, decisero di fare un’enorme festa! Ci furono fuochi d’artificio, balli e canti tutta la notte. E finalmente quel paese tornò ad essere il posto speciale che tutti avevano nel cuore.

Anche Marta diventò triste, e le sfuggì persino una lacrima. Invece Amedeo aveva di nuovo quella strana luce negli occhi: avrebbe presto combinato qualcos’altro. Di notte, infatti, si alzò, quatto quatto… E indossò la strana guaina di Gianni. “Io sono più piccolo di lui”, pensava. “Se vado io ad affrontare il mostro, riesco ad essere completamente coperto e a portarmi anche una spada!”.

Ma la cosa che più amavano fare, era andare a sbirciare dalle finestre che cosa stava combinando Gianni: era uno scienziato piuttosto buffo, con i capelli bianchi e sempre arruffati, il camice bianco sempre tinto di schizzi e gli occhiali perennemente storti, davanti agli enormi occhi color nocciola. Quell’omino buffo se ne stava sempre nel suo laboratorio a fare i suoi esperimenti, e spesso, quando scorgeva i bambini appollaiati fuori dalla sua finestra, li faceva entrare per offrire loro pane e marmellata: la merenda piu' buona del mondo!

I giorni passavano e passavano, e i due bambini erano sempre chiusi nel laboratorio dello scienziato. Un po' studiavano, un po' giocavano, ma piu' spesso se ne stavano alle finestre ad osservare il mostro rosso che passeggiava, indisturbato, per le vie del paese. Erano molto tristi, perché gli mancava la loro famiglia e i loro amici. Ma si sentivano fortunati a passare del tempo con Gianni. Lo scienziato, infatti, aveva ri-creato un mini-mostro rosso, che teneva in una gabbia di vetro, e ogni giorno cercava di ucciderlo con un’arma nuova: una volta era uno stuzzicadenti, una volta era un ago, una volta tentò persino con una spada! Ma nulla da fare, anche il mini-mostro rosso mangiava sempre ogni cosa.

Il signor Gianni sembrava essere l’unico a non aver paura del mostro. “Che strana creatura!” diceva fra se' e se', “Chissa' da dove viene… Quanto saranno grandi i suoi genitori? Mangera' anche le verdure?”.

Marta e Amedeo, ascoltando le strane parole dello scienziato, smisero di piangere. “Gianni, ma ti sembra il momento di chiederti queste cose?” disse la bambina. “E perche' no?” rispose lui, “L’amore per la scienza non ha un momento giusto o uno sbagliato!”.

Un giorno, osservando il mini-mostro rosso, Amedeo si girò verso Marta con una strana luce negli occhi, come quando voleva combinare una monelleria. “Sono il mostro rosso!!!” urlò, gettandosi verso sua sorella, che si scansò. Anche se era finito per terra, il bambino, si rialzò urlando: “Adesso ti mangiooooo!!”. Marta si mise a correre, ridendo, e prese un coperchio in cucina: “Non mangi un bel niente, io ho uno scudo invincibile!!” gridò, a sua volta.

“Chissa' cosa?” chiese Marta. “Chissa' se mangia le verdure… Gli darei volentieri quelle che ci prepara la mamma!” rispose suo fratello. Gianni scoppiò in una fragorosa risata. Marta scosse la testa, sorridendo. “Che discorsi questi uomini…” disse, fra se' e se'. Poi, rivolgendosi a suo fratello: “Come facciamo a tornare a casa?”.

"Chissa'…” disse Amedeo, addentando una fetta di pane con la marmellata.

Il pomeriggio era stato talmente bello e divertente che i bambini si ripromisero di giocare ancora con lo gnomo il giorno dopo. Accadde però che, la mattina successiva, Silvano non andò a scuola. “Si sara' preso un raffreddore per quanto abbiamo giocato ieri!” pensavano i suoi amici. Quando però, sua mamma arrivò in classe per chiedere alla maestra se avesse visto il bambino, capirono che… Silvano era sparito.

Decisero, così, di dividersi. Giorgia cercò dappertutto: al laghetto, al parco, dietro la scuola…

Fino a quando, girando dietro ad una vecchia fattoria rivide il re assieme ad uno dei bambini che andavano in classe con lei. Sorrise e decise di andare a salutarlo: era così tanto tempo che non si vedevano!

Ma proprio mentre stava per avvicinarsi… Vide che lo gnomo si gonfiava, fino a diventare gigantesco…. Diventava di un colore rosso acceso e sembrava quasi di gelatina… 

E alla fine, in un sol boccone, si pappava quel bambino!

La storia continuò fino a quando, un giorno, i bambini non trovarono più nemmeno la maestra a scuola. Molto tristi, e non sapendo bene cosa fare, iniziarono ad andare in giro, per tentare di trovare almeno la loro insegnante. Nemmeno Marta, Amedeo e Giorgia sapevano cosa fare: Giorgia voleva a tutti i costi andare a cercare tutte le persone che erano sparite, mentre Marta e Amedeo volevano andare a chiedere al signor Gianni se, per caso, poteva preparare loro uno di quei panini alla marmellata così buoni per tirarsi su il morale.

Marta e Amedeo erano quasi arrivati dal signor Gianni, quando sentirono le urla di Giorgia: si girarono giusto in tempo per vedere che il mostro la mangiava! Terrorizzati, corsero fino al laboratorio dello scienziato gridando: “Aiuto, aiuto! Facci entrare Gianni, ti prego!”. Gianni arrivò alla porta il prima possibile, e i due bambini scivolarono dentro proprio un secondo prima che il mostro rosso mangiasse anche loro.

Carissimi bambini, e' con immensa gioia che vi consegno il frutto del vostro lavoro. I disegni che avete fatto sono tutti meravigliosi, ma visti insieme... Sono un vero spettacolo! Sono molto orgogliosa di voi. Con affetto Maestra Giulia

Un ringraziamento speciale ai piccoli artisti: Veronica Nicolò Ada Natì Celeste Margherita Gloria Kesia Beatrice Chiara Ludovico Adriano Raffaele e, soprattutto, alle loro famiglie, senza le quali questo lavoro non sarebbe stato possibile!

Riccardo Maria Vittoria Giulio Abram Alessandro Viola Carlotta Nicola F. Nicola T. Laura Tommaso Valentina

C’erano una volta quattro bambini, molto amici fra di loro: Marta, Amedeo, Giorgia e Silvano. Marta era una bellissima bambina con i capelli biondi e ricci e gli occhi verdi. Amava il rosa, e spesso si vestiva con abiti di quel colore. Anche il suo gemello, Amedeo, aveva i capelli biondi e ricci, ma i suoi occhi erano celesti. Contrariamente a Marta, amava fare giochi rischiosi, e spesso tornava a casa con le ginocchia sbucciate e con i vestiti un po' strappati.

“Non credo sia il caso di uscire” intervenne Gianni. “Potete rimanere qui da me quanto volete. Io non esco quasi mai dal mio laboratorio, sono troppo impegnato con la scienza! In compenso, però, ho talmente tanto cibo che potrei andare avanti per degli anni! Per me non e' un problema ospitarvi!”. I due bambini pensarono che effettivamente era più sicuro rimanere lì con Gianni, e così accettarono la sua ospitalita'.

Preoccupatissimi, decisero di cercarlo in giro per tutto il paese durante il pomeriggio. Tutti i compaesani ebbero la stessa idea, e tutti si ritrovarono a gridare “Silvano! Silvano!” in tutte le strade. Ma purtroppo fu inutile. E inoltre le cose peggiorarono ulteriormente. Giorno dopo giorno, iniziarono a sparire dal paese alcuni medici, poi alcuni soldati, poi i cassieri del supermercato, poi il sindaco… Tutti si chiedevano dove avessero tanta voglia di andare tutte quelle persone così all’improvviso. E poi… Possibile che non avvisassero proprio nessuno prima di partire?

In preda al terrore, Giorgia si lasciò scappare un urlo! Il mostro rosso si girò verso di lei e iniziò ad inseguirla, senza pensare di ritrasformarsi nello gnomo. “Aiuto, aiuto! Lo gnomo mangia le persone!” gridava Giorgia mentre correva per tutto il paese, inseguita dal mostro. Tutti i paesani, terrorizzati, iniziarono a gridare e scappare dentro casa.

E invece il piccoletto rosso ci provò, ma rimase schiacciato dal dito dello scienziato come se fosse davvero fatto di gelatina.

“Ma e' fantastico!” gridò Amedeo, “Con questo possiamo sconfiggere il mostro rosso! Devi solo trovare il modo di indossare l’armatura e passarla anche intorno alla spada!”. Lo sguardo di Gianni si fece triste. “Hai ragione, caro… E’ solo che non ho abbastanza materiale per costruire un’armatura così grande. Guarda! Con questa riesco a coprirmi solo fino dalla testa alla cintura dei pantaloni…”.

Gianni, invece, osservava dalla finestra, incuriosito. Il mostro rosso arrivò e aprì l’enorme bocca per mangiare Amedeo…

Il bambino, però, alzò la spada, e così, non appena il mostro venne a contatto con l’arma… Esplose! E al suo posto rimasero una montagna di persone: c’erano tutti gli abitanti scomparsi, persino Giorgia e Silvano!

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