LE POSIZIONI DEI DIVERSI SOFISTI
Trasimaco (clicca qui per approfondire)
Le leggi (non è chiaro se quelle naturali, quelle umane o entrambe) sono lo strumento utilizzato dai potenti per imporre i loro interessi a tutti gli altri uomini. Quella che viene indicata come Giustizia altro non è che l’utile del più forte.
Crizia (clicca qui per approfondire)
Riprende le tesi di Trasimaco ed aggiunge che proprio per far rispettare le leggi i più forti inventano l’origine divina delle stesse, in modo da imporle grazie al timore per gli dei.
Callicle (clicca qui per approfondire)
In natura vige la legge del più forte, quindi la legge di natura si identifica con il diritto del più forte. Le leggi umane sono dei mezzi di difesa inventate dai più deboli per difendersi dai potenti. I deboli, non reggendo il confronto sul piano della forza, inventano la politica e le leggi per non soccombere di fronte ai più forti.
Le leggi (non è chiaro se quelle naturali, quelle umane o entrambe) sono lo strumento utilizzato dai potenti per imporre i loro interessi a tutti gli altri uomini. Quella che viene indicata come Giustizia altro non è che l’utile del più forte.
Crizia (clicca qui per approfondire)
Riprende le tesi di Trasimaco ed aggiunge che proprio per far rispettare le leggi i più forti inventano l’origine divina delle stesse, in modo da imporle grazie al timore per gli dei.
Callicle (clicca qui per approfondire)
In natura vige la legge del più forte, quindi la legge di natura si identifica con il diritto del più forte. Le leggi umane sono dei mezzi di difesa inventate dai più deboli per difendersi dai potenti. I deboli, non reggendo il confronto sul piano della forza, inventano la politica e le leggi per non soccombere di fronte ai più forti.
LA POSIZIONE DI SOCRATE
Secondo Socrate le leggi vanno rispettate perché senza di esse il tessuto della nostra vita associata si lacera. Le leggi sono sì convenzioni, ma fondate su un “patto” liberamente sottoscritto dai cittadini che quindi sono obbligati a rispettarle. Le leggi sono fondamentali per una vita sociale pacifica e regolata, inoltre esse esigono sempre obbedienza, senza eccezioni, se fossero previste eccezioni al rispetto della legge, infatti, questa non sarebbe più tale.
![](https://assets.api.bookcreator.com/CpKqZVpJG1hePV0bE5myyhb0Kx82/books/NpAc8uxSQBCAiKhaCaqkHw/assets/JbsIyxByQt-9TPIPYsooJw.jpeg?width=316&height=421)
UN DILEMMA TRAGICO
Cosa accade quando una legge scritta (nòmos), condivisa da una comunità, si scontra con una legge non scritta (physis)? Come ci si deve comportare?
È giusto sottrarsi alla legge se la si ritiene ingiusta? È opportuno o, addirittura, necessario farlo?
È giusto sottrarsi alla legge se la si ritiene ingiusta? È opportuno o, addirittura, necessario farlo?
![](https://assets.api.bookcreator.com/CpKqZVpJG1hePV0bE5myyhb0Kx82/books/NpAc8uxSQBCAiKhaCaqkHw/assets/ubAaDSCYRKe7JM_P8XI4-Q.jpeg?width=378&height=295)
Oppure bisogna sempre piegarsi e, a limite, cercare, laddove è possibile, di farla modificare o abolire? E se questa possibilità non c’è e non è prevista (come in un regime tirannico o dittatoriale)?
Il primo, forse il più celebre conflitto tra leggi scritte e non scritte, tra leggi dello stato e principi etici, è quello drammaticamente rappresentato nella tragedia “Antigone” di Sofocle.
Il primo, forse il più celebre conflitto tra leggi scritte e non scritte, tra leggi dello stato e principi etici, è quello drammaticamente rappresentato nella tragedia “Antigone” di Sofocle.
LA TRAGEDIA DI SOFOCLE
Antefatto
Dopo che su Tebe ha regnato Edipo, i suo figli, Eteocle e Polinice, si accordano per dividersi a turno il trono, ma Eteocle non rispetta i patti. Polinice, scacciato, chiede aiuto al suocero Adrasto, re di Argo, e muove guerra alla città natale con un esercito al cui comando sono sette valenti eroi: è la spedizione nota nel mito come dei 'sette contro Tebe'. Eteocle e Polinice muoiono però l'uno per mano dell'altro, gli assalitori vengono respinti e il potere è assunto da Creonte, fratello di Giocasta. È a questo punto che ha inizio la tragedia di Sofocle.
L’Antigone
Considerando Polinice un traditore, Creonte ordina con un editto che il suo cadavere rimanga insepolto. Ma Antigone, mossa dall'affetto di sorella e appellandosi alle leggi divine che impongono pietà per i morti, disobbedisce al decreto del nuovo re. Dopo aver inutilmente tentato di coinvolgere nell'azione la timorosa sorella Ismene, esce di notte fuori le mura, si reca sul luogo ove è stato portato il cadavere di Polinice e gli dà una simbolica sepoltura cospargendolo di polvere. Sorpresa dalle guardie di Creonte, viene portata alla presenza del re, dinanzi al quale rivendica con fierezza la legittimità del suo gesto: ella ha sì violato l'editto del sovrano, ma ha inteso obbedire alle leggi degli dei: leggi "non scritte, inalterabili, fisse, che non da ieri, non da oggi esistono, ma eterne" e perciò di gran lunga superiori alle leggi dei mortali. Creonte, adirato ma incapace di replicare alle argomentazioni della fanciulla, ordina che sia rinchiusa in una grotta fuori città.
Invano suo figlio Emone, fidanzato di Antigone, cerca di intercedere per lei: il dispotico Creonte è sordo anche alle sue preghiere. Solo quando Tebe è colpita da una serie di eventi infausti e l'indovino Tiresia spiega che essi sono dovuti alla collera degli dei, il re concede infine che a Polinice siano resi gli onori funebri. Vorrebbe anche liberare Antigone, ma è troppo tardi: la fanciulla si è tolta la vita impiccandosi; lo stesso Emone, alla vista della fanciulla morta, si suicida; e anche Euridice, la moglie di Creonte, quando apprende che ha perso suo figlio, pone fine ai suoi giorni. A Creonte, solo e disperato, non resta che vivere nel dolore
Dopo che su Tebe ha regnato Edipo, i suo figli, Eteocle e Polinice, si accordano per dividersi a turno il trono, ma Eteocle non rispetta i patti. Polinice, scacciato, chiede aiuto al suocero Adrasto, re di Argo, e muove guerra alla città natale con un esercito al cui comando sono sette valenti eroi: è la spedizione nota nel mito come dei 'sette contro Tebe'. Eteocle e Polinice muoiono però l'uno per mano dell'altro, gli assalitori vengono respinti e il potere è assunto da Creonte, fratello di Giocasta. È a questo punto che ha inizio la tragedia di Sofocle.
L’Antigone
Considerando Polinice un traditore, Creonte ordina con un editto che il suo cadavere rimanga insepolto. Ma Antigone, mossa dall'affetto di sorella e appellandosi alle leggi divine che impongono pietà per i morti, disobbedisce al decreto del nuovo re. Dopo aver inutilmente tentato di coinvolgere nell'azione la timorosa sorella Ismene, esce di notte fuori le mura, si reca sul luogo ove è stato portato il cadavere di Polinice e gli dà una simbolica sepoltura cospargendolo di polvere. Sorpresa dalle guardie di Creonte, viene portata alla presenza del re, dinanzi al quale rivendica con fierezza la legittimità del suo gesto: ella ha sì violato l'editto del sovrano, ma ha inteso obbedire alle leggi degli dei: leggi "non scritte, inalterabili, fisse, che non da ieri, non da oggi esistono, ma eterne" e perciò di gran lunga superiori alle leggi dei mortali. Creonte, adirato ma incapace di replicare alle argomentazioni della fanciulla, ordina che sia rinchiusa in una grotta fuori città.
Invano suo figlio Emone, fidanzato di Antigone, cerca di intercedere per lei: il dispotico Creonte è sordo anche alle sue preghiere. Solo quando Tebe è colpita da una serie di eventi infausti e l'indovino Tiresia spiega che essi sono dovuti alla collera degli dei, il re concede infine che a Polinice siano resi gli onori funebri. Vorrebbe anche liberare Antigone, ma è troppo tardi: la fanciulla si è tolta la vita impiccandosi; lo stesso Emone, alla vista della fanciulla morta, si suicida; e anche Euridice, la moglie di Creonte, quando apprende che ha perso suo figlio, pone fine ai suoi giorni. A Creonte, solo e disperato, non resta che vivere nel dolore
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