Favole in meet 

Gianni non impiegò molto a capire che si era trasformato nel cacciatore, e che avrebbe dovuto salvare la povera Cappuccetto Rosso dalle grinfie del lupo.&nbsp;Una volta capita la situazione, Gianni tentò di raggiungere la protagonista e di fermare il lupo, ma entrambi erano ormai troppo lontani da lui. Gianni decise di seguire Cappuccetto Rosso e, dopo aver camminato a lungo, la raggiunse davanti alla casa della nonna. Gianni provò ad avvertire Cappuccetto Rosso: "Cappuccetto, non entrare! Il lupo che hai incontrato sulla strada vuole mangiarti, e si è travestito da tua nonna per farlo!" "Sciocchezze, è impossibile! Se mia nonna fosse un lupo, me ne accorgerei immediatamente!". Cappuccetto Rosso, dopo aver detto queste parole, si voltò e si diresse verso la porta della casa della nonna. Gianni tentò nuovamente di fermarla, ma i suoi tentativi furono vani. Cappuccetto entrò nella casa, e pochi minuti dopo lanciò un urlo; Gianni raccolse tutto il suo coraggio e entrò nella casa, tenendo il fucile ben saldo in mano. Vide che il lupo aveva mangiato la nonna e Cappuccetto. Pensò di aspettare che il lupo si addormentasse, e poi gli avrebbe tagliato la pancia e avrebbe recuperato Cappuccetto Rosso. Ma quando il lupo si trovava sul letto della nonna, visibilmente intorpidito dall'abbondante pranzo, notò appena la presenza di Gianni nella stanza. O meglio, la notò quel poco che bastava. In un istante il lupo gli si fece vicino e lo afferrò per la camicia.

Blue geometrical pattern

Racconto di Giada S., Angelica V., Marta T., Gabriele R., Alessandro R. e Federico P.

GIANNI IL SOGNATORE

Racconto di Anja P., Asheber M., Greta L., Emma D., Alberto A.

"Notte" ribatté con tono lamentoso.&nbsp; A quel punto Marco sfioró delicatamente la ruvida copertina e avvicinò il libro al volto per provare a leggere la targhetta, ma era impossibile.&nbsp;Impaziente, aprì il libro alla prima pagina. Passó l'indice sul bordo della copertina, lo mise tra questa e le altre pagine e le sollevò lentamente per un breve tratto.&nbsp;Dalla fessura si intravedeva un fascio di luce limpida. Più incuriosito, continuò ad osservarlo finchè da lì uscì una splendida creatura, una farfalla. A quel punto Marco, senza accorgersene, si ritrovò catapultato fuori da quella che era la sua camera abituale, in un ambiente a lui sconosciuto, non ben definito, dove la luminosità faceva da padrona. &nbsp;Il bambino, ancora sconvolto dall’accaduto, non fece in tempo a capire ciò che stava succedendo quando la farfalla iniziò a parlare dicendogli: “Dai! Cosa aspettiamo? Ci aspetta un lungo viaggio!” “Un viaggio per dove?” rispose Marco confuso. “Lo scoprirai solo arrivando a destinazione.” E in quell’istante la farfalla si allontanò e aprì un varco che conduceva in un luogo pieno di vernici, tele dipinte e grandi pennelli dappertutto. Il bambino seguì la farfalla con la bocca spalancata e iniziò a farle migliaia di&nbsp;domande, senza però ottenere alcuna risposta. Ad un certo punto notò che la strada si interrompeva con un burrone il cui fondale era costituito interamente da vernice. In quel momento dal burrone emersero dei pennelli giganti e dei coperchi di barattoli di vernice che iniziarono a muoversi.

Luca, un ragazzo basso con i capelli ricci e neri, una domenica mattina, essendo una bella giornata, andò a passeggiare nel bosco, finché non raggiunse la sua casetta sull’albero. Nei dintorni della sua casetta c’era un’aria pacifica, una piccola cascata che cadeva in un limpido fiumiciattolo in cui si vedevano i pesci guizzare, e attorno ad esso gli uccellini facevano un gran cinguettare e volavano fra gli alberi fioriti; Luca era affezionato a questo posto, perché gli trasmetteva pace e tranquillità. Dopo essersi goduto l’atmosfera, prese il libro delle "Favole al telefono" di Gianni Rodari, iniziò a leggere un po’ di pagine, ma ad un certo punto si addormentò e in questo suo profondo sonno sognò che delle farfalle si erano avvicinate aumentando di numero, e piano piano lo avevano sollevato e lo avevano portato in un mondo magico, in cui le farfalle erano dei libri. &nbsp;Le farfalle, dopo averlo portato in questo luogo magico, volarono via; Luca si trovò difronte una foresta che all’apparenza gli sembrava una foresta normale, ma, incuriosito, decise di esplorala e scoprì che era una foresta magica, perché notò che gli animali erano piuttosto strani: ad esempio, i cervi avevano le corna che erano formate da tanti piccoli libri, e dei libri di diverso genere, ad esempio dei dizionari o libri scolastici, volavano insieme agli uccelli. Ad un certo punto, Luca iniziò a seguire dei ricci che avevano delle penne al posto delle spine; seguendoli arrivò alla loro tana da cui usciva della luce. Incuriosito si accucciò a guardare, ma scivolò per uno scivolo che lo portò in una grotta, in cui vide altri bambini più o meno della sua età; i bambini si presentarono uno alla volta: Marco, Alex, Chiara e Sofia.

Le due, quasi vicine alla destinazione, si ritrovarono di fronte ad un incrocio e qui Carlotta chiese alla farfalla dov’era la strada per il posto da lei descritto; quella le disse che non era molto lontano, ma inaspettatamente al posto di proseguire a destra o a sinistra la farfalla si mise a scavare una buca e in un battibaleno la portò in quel posto. Appena arrivata, la ragazza si meravigliò del panorama circostante, poiché aveva visto alberi fatti con lo zucchero filato (lo stesso del luna park in cui di solito andava). Carlotta si mise a mangiarlo con voracità e all’improvviso si ritrovò sulla stessa panchina dove stava leggendo il libro, svegliata dal nonno che le annunciava di andare a cena.&nbsp;

Un giorno un bambino, camminando trovò per terra una bellissima farfalla morta. Rimase ammaliato dalla sua bellezza e dai suoi colori. Più tardi provò a guardarne altre avvicinandosi, ma fallì miseramente, poiché esse continuavano a volar via. Così si mise ad ucciderne molteplici per metterle nel suo libro ed ammirarle. Da allora cominciò la sua collezione. Nei giorni seguenti, questa diventò un'ossessione tanto che non riusciva a smettere di collezionarne. Dopo aver riempito un intero libro di farfalle, decise di fare una dormita. Quando si svegliò, notò che qualcosa non andava. Si guardò intorno e vide due bambini che giocavano tranquillamente, ma tutto ad un tratto una farfalla gigante li afferrò e li portò in cielo. Terrorizzato, si girò e vide centinaia di farfalle prendere bambini e portarli in un campo di rovi da cui era impossibile evadere. Quando giungevano al centro, le farfalle gettavano i bambini per terra e li mettevano in fila. Le farfalle presero anche lui, lo portarono al centro del campo e, con&nbsp;l'intenzione di impiccarlo, lo fecero salire su uno sgabello; gli misero un cappio al collo e... di scatto si svegliò. Traumatizzato, capì che era stato solo un brutto sogno. Subito fu avvolto dal senso di colpa per tutte quelle farfalle uccise e si pentì delle sue azioni insensate. Sentì il libro muoversi e aprendolo uscirono tutte le farfalle variopinte che, avendo ripreso vita, si sparsero per il prato colorandolo. Il bambino si sentì rinato e si promise che non avrebbe mai più ucciso farfalle.&nbsp;

Un dì, all’ora del crepuscolo, vidi un lumicino. La fiamma era così bella, sarei potuta rimanere lì per sempre ad ammirarla. Era talmente bella che sembrava uno di quei fiori su cui ero solita posarmi. Allora, ammaliata dalla splendida fiamma, ci passai sopra.&nbsp; Il volo non terminò come previsto: mi trovai poco lontana dal lume con una zampa in meno e un’ala bruciacchiata.&nbsp; “Che cosa mi sarà successo?” mi chiesi, ma non trovai risposta alla mia domanda.&nbsp; Ripresi le forze, mi alzai nuovamente in volo dispiegando le mie ali variopinte e continuai a fare acrobazie attorno alla fiammella.&nbsp; Riprovai a posarmici sopra, ma questa volta non fui tanto fortunata come la prima: caddi incenerita nell’olio utilizzato per alimentare la fiamma. Sentii il lume che diceva che non era né un fiore, né il sole, come pensavo, ma una fiamma e che chi non sapeva usarla con prudenza si bruciava. A mie spese ho imparato che non è tutto oro ciò che luccica. Adesso mi ritrovo qui, in un luogo desolato, a scrivere della mia avventura per non far ripetere il mio errore ad altre farfalle.

Racconto di Nicolò R. -Marta R. – Fran S.- Elisa S.- Victoria P.C

Marco iniziò a toccare con attenzione la copertina verde del libro, sentiva qualcosa di bizzarro…&nbsp; Il padre di Marco era sempre in giro per il&nbsp;mondo a causa del suo lavoro e quando tornava a casa gli portava sempre un libro, ma i libri che riceveva non erano libri qualunque.&nbsp; Spesso aspettava con impazienza il padre che, finalmente, dopo mesi, facesse ritorno.&nbsp;Nel mentre, il bambino rimaneva a casa con un'anziana signora, con la quale non aveva un bel rapporto. Quest'ultima era una vecchia amica della madre, che ormai era venuta a mancare da molto tempo. Ella, infatti, alcuni anni prima era morta a causa di una malattia. A Marco, pesava molto il fatto di non avere la mamma, perché non c’era nessuno con cui potesse divertirsi o passare il tempo. L’unico modo per distrarsi era leggere i libri che gli portava il padre. Li leggeva volentieri, ma non finiva qui. Essi contenevano degli oggetti. Quando veniva aperto un libro, gli oggetti saltavano fuori come per magia.&nbsp; Marco non si faceva molte domande su questi oggetti, ma erano un chiaro ricordo del passato. Portavano infatti il suo pensiero ai primi periodi della sua vita, anche se non ne era sicuro, perché di quei momenti ricordava poco e niente.&nbsp; Un giorno il padre tornó dal lavoro molto tardi e frettolosamente salutó il bimbo: "Ehi, come va, piccolo? Stanotte dormirò poco, domani ho un colloquio importante all'estero, quindi partiró presto."&nbsp; "Tutto bene, ma come... Già te ne vai domattina?"&nbsp; "È importante! Non posso mancare, ma non ti preoccupare, ho portato un pensierino per te . È il più speciale di tutti! Vedrai, ti piacerà!" Gli porse un nuovo libro, verde, dalla copertina rigida, ruvida e profumava di inchiostro. Sulla copertina c'era anche una targhetta color oro. Per colpa di una rigatura si intravedeva il fondo ferroso, che ne impediva la lettura.&nbsp; Il padre uscì dalla stanza lasciando Marco solo: "Buona notte"&nbsp;

In una tiepida mattina di metà settembre, iniziarono le lezioni nella Scuola dei Bruchi, situata nella cavità di una maestosa quercia. Mentre i bruchini prendevano posto ed iniziavano a conoscersi, ecco che arrivò la maestra Farfalla, si presentò raccontando un po’ di sé e poi chiese di fare lo stesso agli alunni. Sin dai primi giorni di scuola, il carattere degli studenti incominciò a manifestarsi. Molti di loro erano socievoli e non esitavano ad interagire con i compagni, mentre alcuni erano più riservati e timidi e riscontravano difficoltà nel fare amicizia con la classe. Tra le diverse personalità ne emerse una, quella di Gaston, che approfittando della sua taglia si divertiva a fare scherzi meschini. Tra coloro che venivano presi più di mira vi era Zac, timido e minuto, che spesso si lasciava schernire. Preferiva evitare battibecchi, piuttosto che scontrarsi con Gaston. Mentre tra i più audaci vi era Molly, la quale non sopportava le ingiustizie. Pertanto si ritrovava spesso a difendere gli altri, tanto che al termine di una mattinata Gaston, che già nelle ore precedenti si era divertito ad infastidirlo, gli rubò l’astuccio e si mise a disegnarci sopra.&nbsp; “Ehi, fermo! Non rovinarmi l’astuccio!”, esclamò Zac&nbsp; ”Taci, tu! Qui decido io che cosa fare!”, replicò Gaston. Mentre Zac stava per scoppiare in lacrime, intervenne Molly che con tono severo disse:&nbsp; “Restituiscigli immediatamente l’astuccio! Devi smettere di prenderti gioco di lui, altrimenti lo dirò alla maestra!”&nbsp;

Una lacrima stava percorrendo il volto del piccolo, che senza neanche pensarci, corse per l'ultima volta tra le braccia della madre. Quell'abbraccio, che il bambino sperava fosse infinito, durò solo pochi istanti. Marco incominciò a vedere tutto sfuocato intorno a lui tanto che gli stava iniziando a far male la testa. Chiuse gli occhi per vedere se sarebbe passato, ma quando li riaprì si ritrovò seduto sul letto col libro aperto sulla pagina da cui era uscita la farfalla. Pensò un attimo, poi capì cosa&nbsp;stava succedendo realmente, e con il volto rigato di lacrime, si affacciò alla finestra, guardò la stella più luminosa e disse: "Ti voglio bene mamma!".

&nbsp;Così, iniziai a cercare: dopo poco tempo trovai il diamante e la chiave; mancava solo il quadernino. Girando ancora, finalmente lo trovai. Una volta che tutti e tre gli oggetti furono di nuovo riuniti, le pareti del labirinto iniziarono a muoversi e davanti a me si spalancò la strada perfetta per ritornare a casa. Mi sarebbe bastato attraversare quel sentiero e sarei tornato indietro. Era tutto molto facile, forse troppo; ed infatti, due passi prima dalla fine del percorso, davanti a me apparve un gigantesco specchio, con attorno una cornice dorata. Rimasi lì per ore a cercare di capire a che cosa sarebbe servito, vedendo riflessa la mia figura all’interno di questo. Così, dopo un po’ di tempo, iniziai a pensare a casa mia e a quanto questa mi mancava. In quel preciso istante, all’interno dello specchio apparve l’immagine del cielo grigio e delle nuvole del momento in cui fui trasportato in quel mondo fantastico; ma la cosa che mi rese più felice fu vedere, a destra, vicino alla cornice dorata, il profilo di casa mia. Così mi alzai, toccai lo specchio e fui trasportato nuovamente nel mio mondo, nel vialetto del mio quartiere, davanti alla mia dolce, dolce casa.&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;&nbsp;

Leaf border

Rivolgendosi alla classe, Gaston disse:&nbsp; “Ho sbagliato. Lo so e vi chiedo scusa dal profondo del mio cuore. Ho appreso quanto il rispetto sia fondamentale per rapportarmi con gli altri ed essere rispettato a mia volta.&nbsp; Da oggi prometto che sarò più buono e rimedierò ad ogni mio errore commesso fino ad ora.” Da quel momento in poi Gaston mantenne la parola e riuscì a vivere serenamente e a guadagnarsi l’affetto degli altri, compreso Zac.&nbsp;

Dopo aver percorso un lungo sentiero, vide una casetta e, stancatasi del lungo viaggio, andò a vedere se ci fosse qualcuno al suo interno. Bussò insistentemente fino a quando dalla porta uscì un’anziana signora che in modo sgarbato disse: “Chi è che continua a battere alla mia porta?”; vide la bambina e continuò: “Chi sei? E cosa vuoi da me? Non mi sembra rispettoso andare a disturbare un’anziana signora”, e senza neanche lasciarle il tempo di rispondere, la donna le sbatté la porta in faccia. Carlotta non si sarebbe mai aspettata un comportamento del genere e, dato che la signora non l’aveva accolta gentilmente come avrebbe fatto qualsiasi altra persona, ma l'aveva trattata in modo scortese e maleducato, si allontanò dalla casetta pensierosa e affranta.&nbsp;Vedendo la bambina sola e abbandonata a se stessa, la farfalla, che le era stata accanto per tutto il suo viaggio, decise di consolarla e la portò in un posto speciale che solo lei conosceva; la accompagnò per fiumi, monti, radure e mari fino a quando trovarono una valle incantata, che era fatta di dolci di ogni categoria e genere. Carlotta a quel punto esausta domandò alla farfalla se fossero arrivate e sorprendentemente la farfalla le rispose che c’era ancora un po’ di strada da fare; quindi continuarono il cammino verso la meta.

Il mago li portò in dei bellissimi luoghi che lui conosceva: bastava che tutti pensassero a un posto e lui&nbsp;riusciva a portaceli,&nbsp;perché nel mondo di Bookterfly bisognava lasciare viaggiare la fantasia; visitarono cinque luoghi ognuno diverso dall’altro, ma ad ogni viaggio un bambino scompariva e nessuno, tranne il mago, sapeva il perché, finché Luca gliene chiese il motivo. Il mago rispose: “Purtroppo, quando vi porto nel posto desiderato, uno di voi si risveglia nella realtà e quindi scompare da questo mondo”. I bambini però volevano tornare una seconda volta,&nbsp;perché lì potevano diventare quello che volevano e realizzare i propri sogni, così chiesero al mago di utilizzare l’artefatto per poterci tornare, ma il mago disse loro: “ Bambini, non dovete essere così tristi perché, ricordate, anche nelle vostre vite potete far diventare i vostri sogni realtà”.

“Favole in meet” è una raccolta di racconti nati dalla fantasia di studentesse e studenti della 1 BLS dell’ISIS “Edith Stein” di Gavirate e della 1 DL del liceo “Daniele Crespi” di Busto Arsizio, che si sono incontrati tramite google meet per scrivere insieme delle favole, ispirandosi alle “Favole al telefono” di Gianni Rodari, scrittore di Omegna che ha trascorso gli anni della sua infanzia e prima giovinezza a Gavirate. L’attività nasce all'interno del progetto “Il territorio, l’arte e noi” (una declinazione dall’approccio esperienziale all’apprendimento, che caratterizza il liceo dell’esperienza del liceo scientifico di Gavirate) e dalla volontà di un gruppo di insegnanti di far compiere ai propri studenti e studentesse un'esperienza significativa che li rendesse capaci di decodificare autonomamente la realtà sempre più complessa e di agire consapevolmente quanto appreso.&nbsp;Ma come fare a realizzare il progetto in quest'anno di pandemia, di chiusure e di impossibilità ad uscire? Detto fatto: Gavirate chiama, Busto risponde! Anche presso il liceo Crespi, infatti, si sentiva il bisogno di far “uscire” i propri allievi dalle aule per permettere loro lo sviluppo anche di competenze civiche, oltre che didattiche, così da renderli in grado di relazionarsi con gli altri, di trovare strategie per risolvere problemi, di sviluppare autonomia, nella consapevolezza dei propri limiti e delle proprie potenzialità. Le insegnanti dei due licei hanno deciso così di dar vita ad un gemellaggio per far incontrare, seppur virtualmente, le due classi e promuovere un'esperienza di apprendimento attivo e collaborativo sul modello tanto caro allo scrittore varesino.

Quel mattino Sebastian, ritornando a casa dopo aver preso le medicine per il suo fratellino,&nbsp;trovò un libro sul ciglio della strada. Era un libro davvero vecchio e logoro, ma il simbolo che vi era sulla copertina lo incuriosì, così tanto che lo raccolse di nascosto, per paura che il proprietario lo scoprisse, e lo portò a casa. Arrivato a casa mostrò il libro al fratellino, ma proprio quando Riven provò ad aprirlo si dimostrò illeggibile, poiché aveva dei caratteri bizzarri, ma che Sebastian aveva già visto da qualche parte.&nbsp; Andò a lavorare pensieroso. Il suo lavoro consisteva nel consegnare libri a tutti i cittadini. Le persone lasciavano delle lettere all'entrata della biblioteca e Sebastian il giorno dopo consegnava gli ordini ai vari clienti. Conosceva tutti gli abitanti della città e oramai non doveva neppure leggere l'indirizzo del cliente per sapere dove abitasse. Era faticoso girare ogni giorno per la città per soddisfare le richieste altrui e avrebbe evitato volentieri l'incontro serale con il proprio capo per fare il punto della situazione, poichè ogni volta che un libro veniva disperso, Sebastian veniva rimproverato severamente e mandato a casa piangendo, ma per il suo fratellino sopportava tutto questo e si riprometteva di continuare, pur essendo sempre più stremato. La notte dopo aver trovato il libro, Sebastian incuriosito lo sfogliò per provare a ricordarsi dove avesse già visto quei caratteri, ma le pagine del libro erano stranamente tutte bianche, non vi era neppure una parola o frase, se non lo stesso simbolo presente sulla copertina al centro di ogni facciata. Il ragazzo, pensando che fosse a causa della stanchezza, lo chiuse nascondendolo sotto un asse di legno e si addormentò.

LA COLLEZIONE DI FARFALLE

Racconto di Febo R. Ilaria O. Matilde S. Melisa M. Stefano R.

Racconto di Federico R., Sofia C., Eleonora C., Elia M. e Giorgia P.

Gianni si dimenava cercando di afferrare il fucile per difendersi, ma non fu abbastanza. Il lupo era semplicemente più forte, e in un attimo Gianni finì nella pancia del lupo. Da quel momento in poi vide solo nero. Gianni sentì improvvisamente un prurito sul naso; cercò più volte di grattarsi il naso, ma il prurito non passava. Aprendo gli occhi, notò che una farfalla si era posata sul suo naso: era stato tutto un sogno, un'avventura incredibile che però non era avvenuta realmente. Gianni si alzò in piedi e si avviò verso l'entrata della biblioteca. Una volta restituito il libro, Gianni uscì dal parco della biblioteca e iniziò a camminare verso casa. In fondo alla strada camminava nella direzione opposta una bambina vestita di rosso, che assomigliava tanto alla bambina che aveva sognato. Gianni si voltò, e quando si volse di nuovo la bambina era sparita.

Riven e Sebastian erano due fratellini non di sangue, ma che si volevano bene come se lo fossero stati davvero. Abitavano in un paesino molto isolato dal resto della comunità, un piccolo villaggio di nome " … ", quasi interamente circondato dalle montagne, se non fosse stato per una grande apertura verso est che consentiva alle persone di uscire dalla "gabbia", come la chiamava Riven. Lui odiava quel posto con tutto se stesso, desiderava andare via, esplorare e scappare da tutto&nbsp;ciò che lo circondava, ma la tassa da pagare per poter evadere da quella cittadella era così alta, che solo i ricchi visitatori dell'esterno potevano entrare e uscirne. È vero, all'interno del paese vi era una famiglia nobile, l'unica rimasta, che era riuscita ad eliminare ogni avversario e impoverire la comunità per arricchirsi, ma viveva su un'altura al centro del paese e nessuno li aveva mai visto uscire di casa. La villa dove vivevano gli aristocratici era magnifica, bianca come la neve e splendente quanto l'oro che i comuni cittadini potevano solo immaginare o leggere sui libri, libri che erano per la maggior parte degli abitanti l'unico modo per evadere dalle sofferenze di ogni giorno. Proprio a causa di quel posto povero, che non godeva di alcuna struttura sanitaria accessibile ai due ragazzi, Riven si era gravemente ammalato.&nbsp; Si trovava&nbsp;in pessime&nbsp;condizioni, ma sempre al suo fianco c’era Sebastian, non solo suo fratello maggiore, ma anche suo migliore amico, che lo sosteneva e utilizzava il poco guadagno che riceveva, per comprare a Riven delle cure per aiutarlo.

Marco era alto e aveva i capelli mori, corti e a spazzola, invece Alex era basso e paffuto con capelli lunghi e biondi. Chiara non era né bassa né alta e aveva lunghi capelli ricci e biondi, Sofia era alta con i capelli rossi e lisci. I bambini erano lì da più tempo di Luca, quindi avevano avuto la possibilità di esplorare quel mondo ed erano entusiasti di portarlo in un posto in particolare: lo portarono in un castello non molto grande; in questo castello viveva un mago che si chiamava Merlino. Il mago era stato il primo essere umano ad arrivare in questo mondo fatato e dopo molti anni aveva iniziato a praticare delle arti magiche che furono fondamentali per la costruzione del suo castello, in cui ospitava degli animali molto strani, che avevano alcune parti del corpo a forma di libri o matite o penne; così aveva iniziato a studiarli. Il mago iniziò a parlare con i bambini, spiegando loro la storia del mondo in cui si trovavano:” Il mondo di Bookterfly nacque molti anni fa ed io fui il primo essere umano a metterci piede; arrivai qui dopo essermi addormentato leggendo un libro e, dopo diverso tempo trascorso in questo mondo, trovai una grotta in cui si trovava un artefatto capace di far rimanere qui le persone; decisi di prenderlo in mano e mi&nbsp;comparve davanti colui che aveva creato questo mondo; questo mi scelse come custode dell'artefatto; ma adesso basta parlare, andiamo a visitare il mondo”.

C’era una volta, in una piccola cittadina in provincia di Milano, un bambino di nome Gianni. Era un bambino timido e molto solitario; infatti, mentre i suoi coetanei andavano al parco a giocare a pallone, Gianni passava gran parte dei suoi pomeriggi in biblioteca a leggere i libri, che erano la cosa che amava di più al mondo.&nbsp;Un giorno, prese un libro dallo scaffale delle fiabe, e decise di leggerlo proprio nel giardino della biblioteca, che era pieno di alberi rigogliosi e arbusti. Gianni si fermò sotto un albero di pesco, e cominciò a leggere la storia di Cappuccetto Rosso. Era arrivato alla pagina in cui Cappuccetto Rosso incontra il lupo, quando, senza nemmeno accorgersene, si assopì. Improvvisamente, Gianni si ritrovò nel bosco fatato di quella favola, seduto dietro ad un albero. In sottofondo sentì delle voci: una bassa e acuta, un'altra roca e profonda. Voltandosi, Gianni vide proprio Cappuccetto Rosso intenta a parlare con il lupo. "Tua nonna sarà molto felice se le porterai dei fiori: guarda, in questo prato ce ne sono di bellissimi!". Gianni era parecchio confuso; non sapeva come fosse arrivato in quel luogo e nemmeno sapeva come uscirne. Guardandosi attorno, vide un fucile appoggiato sull'erba, accanto alla sua gamba destra; inoltre, notò che i suoi abiti erano stati sostituiti da una camicia di flanella a quadri e da una salopette di jeans.

Dopo averne letto e assimilato lo spirito, i ragazzi si sono dunque cimentati in una prova di scrittura creativa, ideando favole ispirate a due parole, libro e farfalla, secondo gli insegnamenti dell'autore, riuscendo a ricreare l'atmosfera delle “Favole al telefono” con molta naturalezza. Sono nati così nove racconti, raccolti poi in un vivace ebook illustrato. Prima di congedarci e di lasciarvi al piacere della lettura delle favole, ringraziamo sentitamente la prof.ssa Laura Ceresa, Dirigente Scolastica dell’ISIS di Gavirate e la prof.ssa Cristina Boracchi, Dirigente Scolastica del Liceo Crespi di Busto Arsizio, per aver permesso ai nostri alunni di vivere questa esperienza di condivisione. Gabriella Catanzaro e Alessandra Torreggiani

Racconto di Federico B., Angelica C., Fedra M., Marianna M., Gioele P.

La mattina seguente Sebastian a causa della luce dell'alba si svegliò ancora un po' assonnato, prese nuovamente il libro e notò che esso aveva magicamente ripreso le proprie scritture, ma ancora non riusciva a capire dove le avesse già viste. Così andò a lavoro, raccolse le lettere all'entrata, ma, aprendole, una gli cadde di mano e iniziò a cercarla per terra. Non trovandola iniziò a sbuffare, ma notò che le assi di legno del pavimento erano strane, infatti alcune avevano un colore decisamente più chiaro ed altre più scuro e riconobbe nel pavimento delle lettere. Alzando lo sguardo al soffitto, vide qualcosa di cui non si era mai accorto. L'intero soffitto aveva le stesse lettere dello stesso alfabeto con cui era scritto il libro trovato per strada due giorni prima. Capì subito che le lettere sopra la sua testa e quelle sotto i suoi piedi combaciavano e scrisse rapidamente su un foglio tutte le congruenze tra i vari caratteri. Tornato a casa dopo il tramonto, entusiasta per la scoperta fatta, aprì il libro, ma esso per la seconda volta aveva perso tutte le scritte: ancora una volta al centro di quelle pagine c'era lo stesso simbolo posto sulla copertina.&nbsp; Questa volta era sicuro di non essere troppo stanco e tanto meno confuso. Qualcosa era successo, qualcuno stava cambiando le pagine del libro ogni volta che lui tornava a casa oppure andava in biblioteca, ma purtroppo non riusciva a dare a questo fenomeno alcuna spiegazione.

Racconto di Dario A., Chiara C.,Filippo C., Margherita F. e Giorgia P.

Di notte, provò ad immaginare quale fosse il motivo dell'accaduto; provò a rimanere sveglio tutta la notte mantenendo il libro aperto, e proprio all'alba i caratteri e le frasi ricomparvero magicamente.&nbsp; Capì quindi che a far cambiare quel libro erano le fasi del giorno e della notte, che alternandosi nascondevano e mostravano le parole. Tolse il foglio in cui aveva scritto la propria interpretazione dell'alfabeto dalle tasche e provò a leggere la prima frase della prima pagina del libro: " Se la farfalla in astuzia supererai allora la persona a te più cara aiuterai. Vuoi provare? ". Sebastian rispose al libro a voce alta come se potesse comunicarci. In pochi&nbsp;secondi si ritrovò in un luogo a lui completamente sconosciuto, di cui non aveva sentito parlare neppure nei libri. In quel posto non vi erano montagne a circondarlo, non vi erano abitazioni nè persone o animali; iniziò a vagare fino a quando non trovò&nbsp;una piccola farfalla sofferente che gli fece rimbombare nella mente le parole scritte sul libro. Oltretutto quell'insettino gli ricordava vagamente il fratellino Riven. Sebastian continuò a seguire la farfalla e, ad un certo punto, dopo averla persa di vista la ritrovò dall'altra parte di un'enorme voragine. Guardò attorno a sè per vedere se vi fosse qualche passaggio, ma nulla. Riguardò verso la sponda dove un minuto prima si trovava la farfalla e vide un ponte che prima non esisteva. Quel ponte non gli sembrava molto stabile perchè era costruito da corde molto sottili e assi di legno invecchiate, quindi decise di osservarlo meglio e notò che, proprio sulla metà del tragitto, era posata una carota dai colori dell’ambra e un po’ affamato si fece coraggio e portò avanti il primo passo.

In tutta l’aula non volava una mosca. I bruchini erano molto concentrati e rimasero in silenzio fino alle ultime parole. Così concludeva il libro:&nbsp; “C’è una strada che se la scegli ti conduce in tutte le direzioni: il rispetto. Rispetta e sarai&nbsp;rispettato”.&nbsp; Dopo alcune settimane dalla lettura del libro si smosse qualcosa in Gaston.&nbsp; Nella classe non si manifestò più l’irruenza dell’alunno: era proprio il trambusto in gran parte creato da lui, ora assente, che spesso lasciava momenti di quiete nell’aula. Tutti pensarono che che gli fosse accaduto qualche cosa. In realtà, Gaston si stava chiedendo tra sé e sé se fosse poi così giusto prendersi gioco dei compagni e soprattutto che cosa scatenasse la sua voglia di fare dei dispetti. Comprese che ciò che causava questo suo atteggiamento era la necessità di emergere nel tentativo di farsi apprezzare. Riflettendo ancora, capì che in tal modo non avrebbe però ottenuto le attenzioni che tanto desiderava. Decise, pertanto, di migliorare il suo modo di porsi con gli altri, cercando di essere più gentile ed educato. Di conseguenza anche i compagni avrebbero incominciato a nutrire rispetto nei suoi confronti. Arrivato a scuola, Gaston propose all’insegnante di porgere le proprie scuse a tutti i compagni. Ella, sorpresa e soddisfatta per avergli trasmesso un buon insegnamento, decise di lasciargli a disposizione tutto il tempo necessario.

La prima cosa che notai fu che tutto era più grande e anche pieno di farfalle. A un certo punto, una di quelle farfalle si avvicinò a me e davanti a lei comparve una lettera: questa diceva che per poter tornare a casa avrei dovuto affrontare una serie di prove, come quelle del libro che stavo leggendo; la prima era cercare e riuscire a trovare nel bosco in cui mi trovavo una pianta, la quale mi avrebbe permesso di respirare sott’acqua. Con questa avrei dovuto cercare nel lago accanto alla foresta un aiuto fondamentale per proseguire il mio percorso.&nbsp; Dopo ore di ricerca trovai finalmente la pianta fondamentale per superare la prima prova della mia avventura. Sulla sponda del lago, mi accolse una persona anziana per descrivermi cosa avrei dovuto affrontare in seguito.&nbsp; Arrivato a destinazione, trovai un grande portone di legno; lo aprii e lo attraversai. Così, venni di nuovo trasportato in una dimensione diversa del libro, dove avrei dovuto affrontare una seconda prova. Il luogo in cui mi trovavo in quel momento era molto diverso rispetto a quello precedente, e subito capii che ero stato teletrasportato all’interno di un labirinto. Dopo pochi secondi, la farfalla che all’inizio della mia avventura si era avvicinata a me, apparve di nuovo davanti ai miei occhi, e con lei una seconda lettera: su questa c’era scritto che, per poter finalmente fare ritorno a casa, avrei dovuto trovare all'interno del labirinto tre oggetti: una chiave, un diamante e un quadernino. Una volta che questi fossero stati riuniti, avrei trovato l’uscita che mi avrebbe permesso di ritornare a casa.

Nella campagna del nonno, la piccola Carlotta sedeva su una panchina leggendo un libro, quando all’improvviso una creatura alata azzurra con qualche striatura nera le si poggiò sopra. Lei subito si concentrò a fissare i lenti movimenti della farfalla e, presa dalla curiosità la seguì; venne portata in un luogo meraviglioso. Si ritrovò immersa nella natura più rigogliosa: non c’era traccia né di grattacieli, né di macchine; sembrava un posto tranquillo apparentemente, ma dietro quel luogo incantato si nascondeva un mondo.&nbsp; Iniziò ad addentrarsi in questo luogo misterioso e dopo aver attraversato un campo di girasoli si ritrovò in un boschetto e vicino ad un cespuglio scorse un bianco cane di grossa taglia, che appena la vide si lasciò accarezzare con tutta la dolcezza che Carlotta possedeva.&nbsp; Il cane decise di seguirla, ma improvvisamente i due si ritrovarono davanti ad un lupo, un lupo che apparentemente sembrava voler mettere paura a Carlotta; il cane vedendolo, scappò lasciando Carlotta da sola; poi però la bambina vide che l’animale si andava a nascondere nella sua tana, spaventato. La bambina prese coraggio e iniziò a parlare al lupo: “Perchè ti nascondi? tu sei molto più forte di me. Hai per caso paura? Dai, vieni fuori, voglio conoscerti!” e lui uscì dal nascondiglio, ma se ne andò, senza neppure rivolgerle la parola. Lei ci rimase male e proseguì lungo una stradina che non sapeva dove portasse. Si sentiva confusa e spaesata, ma aveva sempre la farfalla al suo fianco.

Da quel momento della farfalla non ci fu più traccia: era scomparsa.&nbsp; Marco in lontananza iniziò a vedere un'ombra sfuocata che pian piano si stava avvicinando a lui. Il bambino socchiuse gli occhi per cercare di capire chi fosse la persona che vedeva.&nbsp;Cominciarono a camminare l’uno verso l’altra. Marco era un po' impaurito perché&nbsp;non sapeva a chi stesse andando incontro. Appena si trovò a pochi metri dalla persona sconosciuta, spalancò la bocca dallo stupore e si strofinò gli occhi un paio di volte per assicurarsi che ciò che stava vedendo fosse reale. Sì, era davvero lei; incominciò a correre a braccia spalancate urlando: "Mamma, mamma!". La madre si inginocchiò e lo abbracciò più forte che poteva. Entrambi scoppiarono in lacrime e fecero durare quell'abbraccio il più possibile. Appena interruppero quel bel momento, i due si guardarono attorno e si accorsero di essere nel parco dove la mamma accompagnava Marco una volta finita la scuola. Il bambino prese la mano della madre e la fece sedere su una panchina situata sotto l'ombra di un grande pesco e le raccontò tutto ciò che non le aveva detto in quegli anni di lontananza.&nbsp;Il tempo volò e arrivò la sera, il bambino dovette salutare la mamma e lei prima di dirgli addio, si alzò dalla panchina e raccolse un fiore, lo diede a Marco e gli disse "Strappagli un petalo". Marco non lo fece subito, poi però, rassicurato dalla mamma, si decise a fare ciò che gli aveva chiesto. Il petalo ricrebbe subito e la mamma gli spiegò che ogni volta che avrebbe strappato un petalo, quest'ultimo sarebbe ricresciuto. "Vedi tesoro, questo fiore non perderà mai la sua bellezza e i suoi petali, è un fiore infinito, proprio come l'amore che provo per te!".&nbsp;

IL SIGNORE CHE FU TELETRASPORTATO DALLA FANTASIA

Racconto di Sacha F. - Eleonora N. - Tommaso T. - Anna F. - Eleonora S.

<a href="bookcreator://page/b4Yg2enHTqWpF3m-IakwCQ">Prefazione </a>…...............................................................pag. 4 <a href="bookcreator://page/5TdNqZe0RweXuK5J77f4Tw">La collezione di farfalle</a>.......…....................................pag. 6 <a href="bookcreator://page/b9WgusPKTl2ChLsa-7DWOw">Non è tutto oro ciò che luccica</a>.................................pag. 7 <a href="bookcreator://page/2M0d9dgOTJawVFwfNqjNdg">Gianni il sognatore</a> ....................................................pag. 9 <a href="bookcreator://page/0xcdkzztRJamD3VB2gPrqA">Carlotta e la farfalla</a> ...................................................pag. 13 <a href="bookcreator://page/E2McvkYuQaOjmI8ISnm_NA">Luca nel mondo di Bookterfly</a> ..................................pag. 17 <a href="bookcreator://page/TYFD2nGaRKSQW5ACDpjnVg">Libri di una vita</a>............................................................pag. 21 <a href="bookcreator://page/tD7eXqBPTNefXz7tVbjZOw">Il signore che fu teletrasportato dalla fantasia</a>.......pag. 27 <a href="bookcreator://page/dbOOwR1DQKiwcFLkW_ZhBA">Un viaggio insolito</a> .....................................................pag. 31 <a href="bookcreator://page/tom6d_V3QCGG6xyhykdi8g">Il sentiero di Gaston</a> ..................................................pag. 38

Così Gaston sgridato davanti a tutti gettò a terra l’astuccio, facendone cadere tutto il contenuto e si allontanò.&nbsp; Pochi giorni dopo, il prepotente decise di rubare le merendine di alcuni suoi compagni; tuttavia, Molly, accorgendosi della situazione, intervenne all’istante per fermarlo:&nbsp; ”Tutti noi siamo stanchi di questi tuoi atteggiamenti, falla finita!” ”Altrimenti?” domandò Gaston ”Andrò dalla maestra!” “Va pure, non mi importa! Faccio quello che voglio.”, concluse lui. L’insegnante venuta a conoscenza del comportamento di Gaston decise di prendere dei provvedimenti. Non lo mise in castigo, perché altrimenti egli avrebbe continuato ad avere un&nbsp;comportamento irrispettoso. Decise così, di leggere un libro alla classe. Il libro letto dalla maestra trattava per l’appunto del rispetto verso gli altri. Arrivò in classe e disse:&nbsp; “Buongiorno bruchini, oggi faremo una lezione diversa perché vi leggerò un breve libro”. I bruchini entusiasti si misero tutti all’ascolto della storia raccontata dalla maestra e ognuno di loro prestò particolare attenzione ad ogni parola.

Racconto di Alessandra D., Gaia C., Luca Z., Rebecca G., Simone F.

Quando il ragazzo prese la carota per darle un morso gli comparve davanti un coniglio che gli disse :” Hey giovanotto, cosa pensi di fare con la mia carota in mano?” Sebastian insicuro rispose: "Scusa, non pensavo fosse tua!”; il ragazzo ridiede la carota al coniglio e continuò dicendo: ”Mi potresti far passare dall'altra parte del ponte?” La creatura lo guardò e gli disse: ”Certamente!”. Sebastian sorpassò il coniglio e continuò fino alla fine del ponte, dove, poco più avanti ritrovò la farfalla. Le si avvicinò ed ella avvertendo una strana presenza si girò e sorpresa nel vedere il ragazzo gli rivolse la parola dicendo:” Ciao Sebastian, se vuoi aiutare il tuo fratellino dovrai rispondere correttamente a questo indovinello”. Il ragazzo deglutì e annuì, allora la farfalla disse: ”Esiste solo con la luce, con l’oscurità subito finisce, che cos’è?”. Sebastian ci pensò e rispose:” L’ombra”. In meno di due secondi si ritrovò di nuovo nella sua camera, corse a controllare il suo fratellino e lo vide in piedi. Il ragazzo gli si avvicinò con le lacrime agli occhi e gli disse:” Che bello rivederti finalmente guarito!” e lo abbracciò forte.

Era una giornata come tutte le altre; come al solito stavo leggendo i miei libri preferiti, visto che la solitudine era diventata ormai una routine per me.&nbsp; A un certo punto, iniziai a leggere un libro che aveva attirato particolarmente la mia attenzione. Parlava di una ragazza che era stata teletrasportata in un mondo immaginario; lì aveva incontrato una farfalla che la aveva accompagnata e le aveva mostrato il percorso per ritornare a casa. Andando avanti nel racconto, la ragazza aveva avuto un brutto presentimento come se qualcosa di brutto le stesse per succedere; infatti, all'improvviso era stata trasportata&nbsp;in un altro mondo immaginario. Decisi di andare a fare due passi per ammazzare il tempo, magari non essere più solo e farmi qualche nuova conoscenza. Rientrai a casa, il cielo era già buio e proprio come la ragazza del libro letto cominciai ad avere brutti presentimenti. Non passò neanche un secondo che un ammasso di nuvole mi colpì, non facendomi vedere più niente. Dopo essermi ripreso, realizzai qualcosa di sconvolgente: venivo trasportato in un mondo parallelo, quasi identico a quello descritto nel libro che stavo leggendo.

Questi formarono un percorso che era l’unico modo per raggiungere l’altra sponda del burrone. Marco si decise ad attraversalo. Mentre lo faceva notò che i colori giallo e blu della vernice che si trovava attorno a lui, erano gli stessi di uno dei libri che il padre gli aveva regalato tornando da uno dei suoi viaggi, nel quale aveva trovato proprio un pennello, che gli aveva ricordato che a sua madre piaceva molto dipingere. Tuttavia, non ci fece molto caso e raggiunse la farfalla dall’altra parte, che intanto aveva già aperto un altro varco che portava in un posto pieno di scarpe giganti che formavano un labirinto. Marco, appena si voltò, notò che la farfalla era già scomparsa.&nbsp; Si fece coraggio e iniziò a percorrere il labirinto, trovandosi di fronte a botole che portavano nel vuoto, scarpe giganti che cadevano a terra e tornavano su a ritmo costante e lacci che intrappolavano chi ne veniva a contatto. Guardando uno di essi, di colore rosso, pensò al libro rosso che il padre gli aveva dato, il quale conteneva un laccio di scarpa, che gli fece ricordare quando strappava i propri lacci e sua madre era sempre pronta a sostituirli con degli altri. Uscito dal labirinto, corse dalla farfalla che iniziò a svolazzare e stette il più attento possibile per non perderla di vista. Si ritrovò in un luogo pieno di note musicali che componevano una allegra melodia. L’aveva già sentita da qualche parte, ma non ricordava dove. Ad un certo punto però si ricordò che il titolo della canzone era lo stesso di un libro che il padre gli aveva regalato al ritorno da uno dei suoi viaggi, ed era anche la canzone preferita della madre.

Name

Safari may block some audio or video from playing automatically and ‘read to me’ will skip these. You can configure this in Safari’s preferences.