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Ombre su Varese

by Liceo Crespi (2CL-2DL) e Liceo Stein (2BLS)

Pages 2 and 3 of 42

OMBRE SU VARESE
2CL-2DL LICEO CRESPI & 2BS LICEO STEIN
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La scrittura che unisce...

Dopo la positiva esperienza di gemellaggio dell'anno passato, anche in questo 2022 gli alunni dei licei Crespi e Stein si sono incontrati in modalità online per condividere un'esperienza di scrittura creativa. Si sono confrontati, hanno superato imbarazzi e iniziali diffidenze, hanno messo in comune conoscenze e competenze... e dopo essersi calati in un Medioevo tenebroso, hanno popolato i luoghi del Varesotto con i loro personaggi, dando vita a racconti, tutti rigorosamente a sfondo gotico.
Un'altra dimostrazione di quanto la scrittura possa superare ostacoli e unire.
Buona lettura
IL MISTERO DELLE ACQUE DI SANGUE
Michela G., Giulia R., Federico R., Nicolò R., Luca Z.
Nel Medioevo sulla sponda del Lago di Varese, rivolta verso Gavirate, si trovava un molo di barche abbandonate che ogni mercoledì sera si riempiva di pescatori, i quali vi si recavano di consuetudine ad arpionare dei pesci. Questo luogo, essendo ricco di qualsiasi varietà di pesce, era il più frequentato dai pescatori, anche se, isolato e tetro, incuteva grande timore e angoscia. Nel molo erano presenti delle barche ancorate, dimenticate e in parte danneggiate dal tempo. Le barche ricordavano vecchie leggende del paese ed erano usate dai pescatori come luogo in cui riporre gli arnesi per la pesca. Si narrava, infatti, che alcuni pescatori, usciti per pescare al largo, non erano più rientrati il mattino seguente e di loro non si era più avuta notizia. Per questo fatto, i pescatori temevano di addentrarsi nel lago e il mistero che lo circondava cancellava la volontà di sfidarlo, avvolgendo tutti nella diffidenza e trepidazione. A quel tempo, le acque del lago di Varese erano state suddivise in diverse parti appartenenti alle famiglie nobili della zona. 
A pochi chilometri dalla sponda di Gavirate, sull’Isolino Virginia, dimorava un pescatore solitario, di cui nessuno conosceva il nome. Le uniche informazioni che si avevano riguardo a lui lo descrivevano come un uomo di mezza età, dall’aspetto cupo e trasandato, che indossava sempre una giacca marrone, strappata, sporca e più larga della sua taglia; portava anche un cappello rigorosamente nero, logoro con il quale copriva i suoi occhi indagatori. Secondo voci che circolavano, quest’uomo trascorreva la maggior parte delle sue ore, seduto su una sedia all’esterno della sua casa in rovina, affilando un lungo coltello, dal manico rosso sangue. Mentre il tempo scorreva, di tanto in tanto volgeva il suo sguardo omicida verso il molo e sembrava sussurrare tra sé delle parole di morte. Il nostro pescatore riteneva che la zona di lago che circondava il suo isolotto e che si estendeva fino alla sponda, comprendendo anche il molo di barche, fosse di sua proprietà e di conseguenza in quello spazio, lui solo aveva il diritto di pescare. Ogni mercoledì sera, il pescatore solitario si appostava in un punto nascosto e poco illuminato del suo isolotto con lo scopo di realizzare una mappa che lo aiutasse a capire, quali pescatori avessero arpionato dei pesci nelle sue acque. Egli disegnava non solo l’aspetto fisico del pescatore in questione, ma anche le caratteristiche della barca in cui riponeva gli strumenti per pescare. Inoltre, rappresentava il contenuto della barca e visto che lui abitava sull’isolotto da tantissimo tempo, possedeva una conoscenza fuori dal comune di ogni barca del molo ed era in grado di identificarle e comprendere chi fosse il pescatore in questione.
Nel corso della nebbiosa notte di mercoledì 17, un pescatore coraggioso e temerario, volendo sfidare il lago e le numerose leggende tramandate, si spinse al largo con una delle imbarcazioni abbandonate, con la speranza di procurarsi un’enorme quantità di pesci. Il pescatore solitario, vedendolo arrivare, si avvicinò alla sua barca e liberò degli esseri mostruosi, oscuri e mutanti, che muovendosi sott’acqua, urtarono la barca del pescatore temerario e la fecero ondeggiare, incutendogli molto terrore. L'imbarcazione iniziò a tremare, dondolare e il pescatore terrorizzato comprese che la barca stava per capovolgersi e decise di remare verso la costa per tentare di salvarsi. Mentre cercava di fare questo, uno degli esseri bestiali strattonò la barca e fece cadere il pescatore in acqua, dove annegò. Il pescatore solitario prese il coltello dal manico rosso sangue e scuoiò il corpo della vittima accumulando la sua pelle in un contenitore. La pelle delle sue vittime era utilizzata per realizzare delle funi. Successivamente, si diresse verso la sponda opposta all’Isolino Virginia, dove si trovavano delle ghiacciaie ormai inutilizzate dagli abitanti del villaggio lì vicino. Il suo obiettivo, infatti, era quello di portare lì la propria vittima per utilizzarla a scopi malefici.
L'unica persona con cui il pescatore solitario aveva contatti era una donna, che vagava per le strade sola e trasandata e che lasciava un’aria misteriosa attorno a sé. L'uomo aveva chiesto a questa donna, che si rivelò poi essere una strega, di incantare quelle ghiacciaie, in modo tale da trasformare i cadaveri delle sue vittime in esseri mutanti, metà pesce e metà uomo, che avrebbe potuto sfruttare a suo piacimento in ogni occasione. Ogni volta che un pescatore tentava di andare al largo, sfidando il lago, si ripeteva la stessa macabra vicenda. Un giorno alcuni pescatori decisero di investigare arrivando alle ghiacciaie, dove videro gli esseri mutanti. Attoniti riconobbero i pescatori che non erano più rientrati dopo essersi avventurati nel lago e iniziarono ad urlare a squarciagola i loro nomi. Così facendo, gli esseri mostruosi si agitarono talmente tanto che, spezzarono il malefico incantesimo della strega. Tornati uomini, si diressero alla casa del pescatore solitario, lo trovarono seduto sulla sua sedia e con il suo coltello rosso gli trafissero il cuore, lo scuoiarono e lo trascinarono, grondante di sangue, alle ghiacciaie dove lo legarono con la fune creata con la sua stessa pelle. 
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