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LA STORIA DI ALBA

by Lina Sava

Pages 4 and 5 of 16

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NO AL BULLISMO E AL CYBERBULLISMO

LA STORIA DI ALBA
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Da tempo cerco di cancellare quel brutto giorno. Era  iniziato come un giorno speciale: zaino in spalla e un gran sorriso a papà, che mi stava accompagnando a scuola.
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Ero felice! Ma quando stavo per entrare in classe, mi  sentii lo zaino tirarmi indietro e uno strattone forte e deciso mi fece cadere di spalle. Non capivo cosa stesse accadendo.
Dietro di me c’erano Penny e Luigi che ridevano a crepapelle e io rimasi lì incredula, con un gran male alla testa.
Stavo più male  dentro che fuori e in classe arrivai  in ritardo, perché non avevo il coraggio di entrare piangendo.
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Passai la ricreazione seduta da sola nel mio banco a pensare per cercare di capire perché Penny e Luigi mi avevano fatto questo. Da quel giorno la mia vita era diventata un inferno: scherzi, oggetti che dal mio banco finivano nel cestino e ogni ricreazione passata senza mangiare, perché quando la cercavo non la trovavo.
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Mi sentivo sempre peggio, le giornate a scuola sembravano non finire mai e non vedevo l’ora di tornare a casa dove passavo i pomeriggi sola e triste chiusa in me stessa . Ai miei genitori non volevo dire nulla, perché non volevo farli preoccupare e neanche alle maestre, perché Penny e Luigi erano i più bravi della classe e avevo paura di non essere creduta. I miei genitori non si accorgevano che quando ero chiusa nella mia cameretta passavo le ore a piangere .
Ero davvero sola e disperata.
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A scuola la situazione peggiorava sempre più. Tutti mi guardavano in modo strano anche perché, da quel giorno, non riuscivo più a parlare. Le maestre mi dicevano: - Alba, così non va bene. Se non studi rischierai di essere bocciata.
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Un giorno la mia compagna Miriam si avvicinò e mi chiese:
- Alba, che ti sta succedendo? Perchè non riesci più a parlare? Eppure parlavi parecchio ed eri molto brava!
Io abbassai gli occhi e rimasi in silenzio.
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Penny cominciò ad insultarmi dicendo che  ero brutta e non sapevo vestirmi e io di colpo le diedi uno schiaffo. Non avevo mai pensato di poter picchiare una mia compagna di classe, non lo avrei mai fatto, non era da me e me ne pentii subito. Penny non se lo aspettava, pensava di potermi insultare quando e quanto ne aveva voglia.
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Quella fu l’ultima volta in cui mi ribellai, perché il pomeriggio stesso, Penny riempì i social di foto in cui mostrava la guancia rossa e scritte piene di odio contro di me. Ma nessuno sapeva che lei a Luigi mi strattonavano, nessuno sapeva o pensava che in realtà ero io la vera vittima. Ero stanca di tutto, così decisi addirittura di voler cambiare scuola.
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Un giorno, entrando in classe, trovai una nuova professoressa, aveva un sorriso gentile che mi scaldò il cuore . Doveva essere una supplente, perché non l’avevo mai vista .
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