Da tempo cerco di cancellare quel brutto giorno. Era iniziato come un giorno speciale: zaino in spalla e un gran sorriso a papà, che mi stava accompagnando a scuola.
Ero felice! Ma quando stavo per entrare in classe, mi sentii lo zaino tirarmi indietro e uno strattone forte e deciso mi fece cadere di spalle. Non capivo cosa stesse accadendo.
Dietro di me c’erano Penny e Luigi che ridevano a crepapelle e io rimasi lì incredula, con un gran male alla testa.
Stavo più male dentro che fuori e in classe arrivai in ritardo, perché non avevo il coraggio di entrare piangendo.
Dietro di me c’erano Penny e Luigi che ridevano a crepapelle e io rimasi lì incredula, con un gran male alla testa.
Stavo più male dentro che fuori e in classe arrivai in ritardo, perché non avevo il coraggio di entrare piangendo.
Passai la ricreazione seduta da sola nel mio banco a pensare per cercare di capire perché Penny e Luigi mi avevano fatto questo. Da quel giorno la mia vita era diventata un inferno: scherzi, oggetti che dal mio banco finivano nel cestino e ogni ricreazione passata senza mangiare, perché quando la cercavo non la trovavo.
Mi sentivo sempre peggio, le giornate a scuola sembravano non finire mai e non vedevo l’ora di tornare a casa dove passavo i pomeriggi sola e triste chiusa in me stessa . Ai miei genitori non volevo dire nulla, perché non volevo farli preoccupare e neanche alle maestre, perché Penny e Luigi erano i più bravi della classe e avevo paura di non essere creduta. I miei genitori non si accorgevano che quando ero chiusa nella mia cameretta passavo le ore a piangere .
Ero davvero sola e disperata.
Ero davvero sola e disperata.
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A scuola la situazione peggiorava sempre più. Tutti mi guardavano in modo strano anche perché, da quel giorno, non riuscivo più a parlare. Le maestre mi dicevano: - Alba, così non va bene. Se non studi rischierai di essere bocciata. Loading...
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Un giorno la mia compagna Miriam si avvicinò e mi chiese:- Alba, che ti sta succedendo? Perchè non riesci più a parlare? Eppure parlavi parecchio ed eri molto brava!
Io abbassai gli occhi e rimasi in silenzio.
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Penny cominciò ad insultarmi dicendo che ero brutta e non sapevo vestirmi e io di colpo le diedi uno schiaffo. Non avevo mai pensato di poter picchiare una mia compagna di classe, non lo avrei mai fatto, non era da me e me ne pentii subito. Penny non se lo aspettava, pensava di potermi insultare quando e quanto ne aveva voglia.
Quella fu l’ultima volta in cui mi ribellai, perché il pomeriggio stesso, Penny riempì i social di foto in cui mostrava la guancia rossa e scritte piene di odio contro di me. Ma nessuno sapeva che lei a Luigi mi strattonavano, nessuno sapeva o pensava che in realtà ero io la vera vittima. Ero stanca di tutto, così decisi addirittura di voler cambiare scuola.
Un giorno, entrando in classe, trovai una nuova professoressa, aveva un sorriso gentile che mi scaldò il cuore . Doveva essere una supplente, perché non l’avevo mai vista .
I giorni seguenti nessuno mi diede più fastidio . La professoressa Viola, così si chiamava, mi aiutava, mi spiegava le cose più volte, se non capivo. Finalmente qualcuno si accorgeva di me! Mi chiamava spesso alla lavagna ed io ero diventata la più brava della classe. Tutti i miei compagni, persino Penny e Luigi , smisero di insultarmi e addirittura cominciarono ad essere gentili.
Sicuramente perché avevano bisogno che io li facessi copiare.
Mi appassionavo sempre più alle lezioni della professoressa Viola ed ero quasi felice di andare a scuola.
Sicuramente perché avevano bisogno che io li facessi copiare.
Mi appassionavo sempre più alle lezioni della professoressa Viola ed ero quasi felice di andare a scuola.
Stava andando tutto liscio, ma quando arrivò il giorno del mio compleanno, l’incubo ritornò. Tutta la classe era piena di foto e poster, c’erano animali e mostri con la mia faccia e sul mio banco bucce di banana e scarti di cibo. Ero pietrificata e incredula, perché pensavo fosse tutto finito. Invece no. Non era finito affatto.
Con le lacrime a rigarmi il viso, le mani che tremavano dalla paura e il forte sconforto, mi sentii strattonare verso la porta dalle spinte continue dei miei compagni di classe, che mi avevano accerchiata dicendo:
- Pensavi di passarla liscia? - Cosa pensi che la professoressa ti consideri brava?- Lei vuole coccolarti solo perché sei una perdente.
Non hai amici, sei povera e nessuno vuole stare con te.
Con le lacrime a rigarmi il viso, le mani che tremavano dalla paura e il forte sconforto, mi sentii strattonare verso la porta dalle spinte continue dei miei compagni di classe, che mi avevano accerchiata dicendo:
- Pensavi di passarla liscia? - Cosa pensi che la professoressa ti consideri brava?- Lei vuole coccolarti solo perché sei una perdente.
Non hai amici, sei povera e nessuno vuole stare con te.