INDICE
ARTE:
Edvard Munch
Gustav Klimt
Gustave Moreau
Aubrey Beardsley
Franz von Stuck
Dante Rossetti
Edvard Munch
Gustav Klimt
Gustave Moreau
Aubrey Beardsley
Franz von Stuck
Dante Rossetti
CAPITOLO 4:
La Femme Fatale, la nascita di un mito
Un percorso tra letteratura, musica, arte e cinema
MUSICA:
La Traviata di Giuseppe Verdi
Lady Macbeth di Giuseppe Verdi
La Carmen di Georges Bizet
La Salomé di Richiard Strauss
ARTE:
Edvard Munch
Gustav Klimt
Gustave Moreau
Aubrey Beardsley
Franz von Stuck
Dante Rossetti
La Femme Fatale, la nascita di un mito
Un percorso tra letteratura, musica, arte e cinema
MUSICA:
La Traviata di Giuseppe Verdi
Lady Macbeth di Giuseppe Verdi
La Carmen di Georges Bizet
La Salomé di Richiard Strauss
ARTE:
Edvard Munch
Gustav Klimt
Gustave Moreau
Aubrey Beardsley
Franz von Stuck
Dante Rossetti
Alphonse Mucha
Tamara de lempicka
Tamara de lempicka
Alphonse Mucha
Tamara de lempicka
CINEMA:
le femmes fatales del cinema muto
le femmes fatales del cinema sonoro degli anni '30
le femmes fatales del cinema sonoro degli anni '40 - '50
la femme fatale diventa Dark Lady
la femme fatale del Neo-noir anni '80 e '00
Conclusioni
LIBRI AGGIUNTIVI:
Graffiti
Magazine
Le donne che hanno fatto la storia
Tamara de lempicka
CINEMA:
le femmes fatales del cinema muto
le femmes fatales del cinema sonoro degli anni '30
le femmes fatales del cinema sonoro degli anni '40 - '50
la femme fatale diventa Dark Lady
la femme fatale del Neo-noir anni '80 e '00
Conclusioni
LIBRI AGGIUNTIVI:
Graffiti
Magazine
Le donne che hanno fatto la storia
Prefazione
Il nostro percorso vuole mettere in luce quanto sia stato difficile il cammino dell’emancipazione femminile per il riconoscimento dei diritti delle donne e quanto ancora la parità di genere non sia un obiettivo totalmente raggiunto nel mondo occidentale. La causa è da ricercarsi in una cultura patriarcale e misogina, fondata sulla rappresentazione religiosa e artistico-letteraria dualistica della donna: Maria, la Santa ed Eva la peccatrice o "venere bianca" e "venere nera", per usare l'espressione di Baudelaire.
Ancora oggi, spostandoci dall’Occidente all’Oriente, incontriamo donne che vivono senza diritti e senza tutele, un esempio che valga per tutti quello delle donne afghane. Con l’avvento al potere dei talebani, le donne sono state private di ogni diritto civile e forma di libertà. Prigioniere del burka, non possono frequentare scuole o università, camminare per strada se non accompagnate da un uomo, marito o parente. La casa diventa il luogo della loro segregazione. I mariti hanno potere di vita o di morte su di loro. Possono malmenarle o lapidarle se osano mostrare solo un centimetro di pelle dal burka.
Ancora oggi, spostandoci dall’Occidente all’Oriente, incontriamo donne che vivono senza diritti e senza tutele, un esempio che valga per tutti quello delle donne afghane. Con l’avvento al potere dei talebani, le donne sono state private di ogni diritto civile e forma di libertà. Prigioniere del burka, non possono frequentare scuole o università, camminare per strada se non accompagnate da un uomo, marito o parente. La casa diventa il luogo della loro segregazione. I mariti hanno potere di vita o di morte su di loro. Possono malmenarle o lapidarle se osano mostrare solo un centimetro di pelle dal burka.
DONNE AFGHANE ANNI '60
DONNE AFGHANE OGGI
Questo esempio per ricordarci che anche i diritti acquisiti non sono mai per sempre.
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Come nasce il pregiudizio![](https://assets.api.bookcreator.com/OLS-fG2k7uICoOe80WhQzFwSNCHzWpUYtGvOuGFxBEk/books/6wKhEY2JTX2PPMXI53vgOA/assets/BX_-Cmy-Rg6Z8DpDsJBFqA:m4v/000.jpg?width=875&height=656)
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Premessa ai LettoriLoading...
Naturalmente il nostro percorso attraverso l’arte, la letteratura, il cinema e la musica ha previsto l'esclusione di numerose opere e artisti. Chiediamo "che non se ne vogliano a male", né loro, né il pubblico che leggerà il testo. Purtroppo il lavoro ha preteso una scelta obbligata, che, tuttavia, ci auguriamo ugualmente piacevole e gradita.Capitolo 1 a cura di:
Adinolfi Greta
Pulerà Morgana
Saber Nouran
Approfondimenti a cura di:
Adinolfi Greta
Ducatelli Alexia
Gatti Stefano
Saber Nouran
Grafica a cura di:
Ducatelli Alexia
Saber Nouran
Sanarico Marco
Adinolfi Greta
Pulerà Morgana
Saber Nouran
Approfondimenti a cura di:
Adinolfi Greta
Ducatelli Alexia
Gatti Stefano
Saber Nouran
Grafica a cura di:
Ducatelli Alexia
Saber Nouran
Sanarico Marco
La donna
nella storia della civiltà occidentale
nella storia della civiltà occidentale
La donna, nella storia della civiltà occidentale, è sempre stata subordinata all'uomo. Considerata un essere inferiore in una società sostanzialmente misogina, dominata da convenzioni sociali e da pregiudizi, tutt’ora esistenti. Benché la donna fosse al centro di molte opere d’arte e la letteratura la descrivesse come un essere angelico, provvidenziale e bellissimo, molto diversa era la situazione reale in cui essa viveva.
Nella civiltà classica e per tutto il medioevo, il rinascimento e l’età barocca, la donna, sottoposta al capofamiglia, non ebbe mai altra funzione che quella di assicurare la discendenza.
L’avvento dell’Illuminismo e il generale diffondersi delle idee di uguaglianza innescarono un primo processo di emancipazione. Si ricorderà a tale proposito Olympe de Gouges, una femminista ante-litteram, che nel 1791, in piena Rivoluzione Francese, scrisse “La dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”, progetto questo che segnò l’inizio di una lotta per i diritti al femminile, ma la strada verso la vera emancipazione sarà ancora lunga.
Infatti, l’avvento dell’Impero napoleonico impose nuovamente il silenzio alle donne: il Codice civile del 1804, restaurando l'autorità del padre e del marito, le privava dei diritti giuridici, alla stregua di criminali o di deboli di mente.
Sarà la Rivoluzione Industriale e la diffusione delle fabbriche nelle città a cambiare il ruolo sociale delle donne, strappando le contadine alle campagne e al loro focolare domestico per gettarle nelle manifatture, vere e proprie “galere industriali”. Anche se ciò non impedirà al mito della donna eterna, moglie e madre, di sopravvivere ancora, tuttavia, sarà proprio la stessa borghesia capitalista che accrescendo la classe operaia di elementi femminili, contribuirà, suo malgrado, alla nascita di rivendicazioni d'uguaglianza tra uomini e donne.
La vera spinta decisiva al movimento di emancipazione femminile, sempre più volto alla conquista di diritti civili e politici, si vedrà però solo a partire dalla fine dell’Ottocento.
In Inghilterra, nel 1869 nascerà il movimento delle suffragette che si batterà in particolare modo per l’introduzione del suffragio femminile. Movimenti analoghi si avranno anche negli Stati Uniti d’America. Mentre la situazione della donna in Italia si presentava ancora arretrata rispetto alla maggior parte dei Paesi occidentali.
Nella civiltà classica e per tutto il medioevo, il rinascimento e l’età barocca, la donna, sottoposta al capofamiglia, non ebbe mai altra funzione che quella di assicurare la discendenza.
L’avvento dell’Illuminismo e il generale diffondersi delle idee di uguaglianza innescarono un primo processo di emancipazione. Si ricorderà a tale proposito Olympe de Gouges, una femminista ante-litteram, che nel 1791, in piena Rivoluzione Francese, scrisse “La dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina”, progetto questo che segnò l’inizio di una lotta per i diritti al femminile, ma la strada verso la vera emancipazione sarà ancora lunga.
Infatti, l’avvento dell’Impero napoleonico impose nuovamente il silenzio alle donne: il Codice civile del 1804, restaurando l'autorità del padre e del marito, le privava dei diritti giuridici, alla stregua di criminali o di deboli di mente.
Sarà la Rivoluzione Industriale e la diffusione delle fabbriche nelle città a cambiare il ruolo sociale delle donne, strappando le contadine alle campagne e al loro focolare domestico per gettarle nelle manifatture, vere e proprie “galere industriali”. Anche se ciò non impedirà al mito della donna eterna, moglie e madre, di sopravvivere ancora, tuttavia, sarà proprio la stessa borghesia capitalista che accrescendo la classe operaia di elementi femminili, contribuirà, suo malgrado, alla nascita di rivendicazioni d'uguaglianza tra uomini e donne.
La vera spinta decisiva al movimento di emancipazione femminile, sempre più volto alla conquista di diritti civili e politici, si vedrà però solo a partire dalla fine dell’Ottocento.
In Inghilterra, nel 1869 nascerà il movimento delle suffragette che si batterà in particolare modo per l’introduzione del suffragio femminile. Movimenti analoghi si avranno anche negli Stati Uniti d’America. Mentre la situazione della donna in Italia si presentava ancora arretrata rispetto alla maggior parte dei Paesi occidentali.
Le prime battaglie del movimento femminista italiano, tra fine '800 e primi '900, riguardarono: il diritto al voto ed il mantenimento del posto di lavoro. Già nel 1906 Anna Maria Mozzoni e Maria Montessori presentarono una petizione al Parlamento per il voto femminile. La stessa Anna Kuliscioff si era impegnata a favore del voto alle donne nella rivista “Critica sociale”.
La silenziosa battaglia delle donne italiane tra la Prima e la Seconda guerra mondiale
La guerra del 1915-1918 non fu un’esperienza uguale per tutte le donne, per molte della classe media la guerra fu un’opportunità per uscire dalla gabbia, per evadere dall’ambito familiare e adempiere a «compiti socialmente utili»: un esempio può essere quello dell’attività di crocerossina. Coloro che, invece, affrontarono le maggiori difficoltà furono le donne di estrazione popolare, le quali dovettero sostituire l’uomo nel lavoro nei campi. Da un momento all’altro dovettero iniziare a convivere con nuove responsabilità. Esse divennero tranviere, ferroviere, portalettere, impiegate di banca e dell’amministrazione pubblica, operaie nelle fabbriche delle munizioni. Ciò comportò la rottura di alcuni tabù e di alcuni confini tra i compiti e i ruoli. Nacque un senso inedito di libertà per le donne: vivere sole, uscire sole, assumersi da sole certe decisioni che un tempo apparivano impossibili. Il fatto che la donna avesse iniziato a esercitare lavori dapprima solo maschili «provocò diffidenze che, non di rado, attingevano a più tristi stereotipi ed a pregiudizi moralistici». Le donne avevano iniziato a far parte della società in maniera sempre più attiva: uscivano la sera, le si vedeva fumare e bere alcolici, andare nei locali di divertimento in cui fino a poco tempo prima non erano ammesse. La stampa si fece sempre più portavoce delle lamentele e delle paure infondate di chi non tolleravano che le donne si sentissero libere. Con l’avvento della guerra, però, l’aiuto delle donne divenne sempre più indispensabile, in Italia come in altri paesi europei come si legge ne "L'appel Viviani". Lo Stato aveva avuto bisogno di loro, del loro lavoro, e ora che partecipavano attivamente alla vita del proprio Paese erano risolute nell’affermare che “non sarebbero più rientrate nelle mura di casa”.
La silenziosa battaglia delle donne italiane tra la Prima e la Seconda guerra mondiale
La guerra del 1915-1918 non fu un’esperienza uguale per tutte le donne, per molte della classe media la guerra fu un’opportunità per uscire dalla gabbia, per evadere dall’ambito familiare e adempiere a «compiti socialmente utili»: un esempio può essere quello dell’attività di crocerossina. Coloro che, invece, affrontarono le maggiori difficoltà furono le donne di estrazione popolare, le quali dovettero sostituire l’uomo nel lavoro nei campi. Da un momento all’altro dovettero iniziare a convivere con nuove responsabilità. Esse divennero tranviere, ferroviere, portalettere, impiegate di banca e dell’amministrazione pubblica, operaie nelle fabbriche delle munizioni. Ciò comportò la rottura di alcuni tabù e di alcuni confini tra i compiti e i ruoli. Nacque un senso inedito di libertà per le donne: vivere sole, uscire sole, assumersi da sole certe decisioni che un tempo apparivano impossibili. Il fatto che la donna avesse iniziato a esercitare lavori dapprima solo maschili «provocò diffidenze che, non di rado, attingevano a più tristi stereotipi ed a pregiudizi moralistici». Le donne avevano iniziato a far parte della società in maniera sempre più attiva: uscivano la sera, le si vedeva fumare e bere alcolici, andare nei locali di divertimento in cui fino a poco tempo prima non erano ammesse. La stampa si fece sempre più portavoce delle lamentele e delle paure infondate di chi non tolleravano che le donne si sentissero libere. Con l’avvento della guerra, però, l’aiuto delle donne divenne sempre più indispensabile, in Italia come in altri paesi europei come si legge ne "L'appel Viviani". Lo Stato aveva avuto bisogno di loro, del loro lavoro, e ora che partecipavano attivamente alla vita del proprio Paese erano risolute nell’affermare che “non sarebbero più rientrate nelle mura di casa”.
Anna Kuliscioff
“la guerra attuale è stata la principale forza motrice del progresso femminile. Il sesso DEBOLE ha saputo essere FORTE “
![](https://assets.api.bookcreator.com/OLS-fG2k7uICoOe80WhQzFwSNCHzWpUYtGvOuGFxBEk/books/6wKhEY2JTX2PPMXI53vgOA/assets/Dhg7WFnITrGWeKkk-3RGhg.png?width=162&height=140)
Futurluce, pseudonimo di Elda Norchi, scriveva su “Roma futurista”.