In questo particolare momento storico anche noi ragazzi vogliamo contribuire, mostrandoci cittadini attivi e attenti.
Come ogni anno, la nostra scuola ha pensato ad un progetto per coinvolgere i ragazzi di terza, un filo conduttore che ci portasse da settembre fino a giugno. A partire dal programma dell'anno che prevede lo studio del Novecento e delle guerre mondiali, ci siamo orientati a scoprire come è stata vissuta la guerra, in particolare nel nostro territorio, attraverso testimonianze e monumenti.
Tutto è iniziato a settembre: abbiamo scelto come meta del nostro viaggio di istruzione Trieste e abbiamo scoperto quanto il suo territorio sia stato profondamente colpito durante le guerre. Abbiamo visitato le trincee, le foibe, la Risiera...il dramma della guerra non era più solo sui libri di storia, ma prendeva vita sotto i nostri occhi.
Poi, grazie alla stretta e preziosa collaborazione con l'ANPI di Castellanza, abbiamo potuto conoscere e incontrare tanti testimoni: il signor Castiglioni, la signora Minotti Cerini, il signor Cusaro, la signora Zannini, il signor Roveda, la signora Colombo Passoni...le loro storie e i loro ricordi, che troverete sfogliando questo libro, ci hanno emozionato e coinvolto.
Abbiamo poi cercato nelle nostre case, nelle nostre città, nelle nostre storie...quante cose abbiamo scoperto! Lettere di nonni e bisnonni, racconti, foto, monumenti e documenti.
Ci siamo accorti che oltre alla “Storia” ci sono le “storie” fatte di amicizie, fragilità, paure...
Avremmo dovuto e voluto raccontare tutto questo attraverso una mostra e una performance teatrale ma, dato che ormai la scuola è a distanza, speriamo di raggiungervi con questo nostro elaborato.
Sfogliando le pagine di questo libro troverete il frutto del nostro lavoro e potrete prendere parte alla nostra mostra, leggendo e ascoltando comodamente seduti a casa vostra!
Certi che non dimenticheremo mai cosa vuol dire diventare “testimoni”, ringraziamo Voi lettori e il Comune di Castellanza per averci aiutato a raggiungervi!
Buona lettura!
I ragazzi di 3^A e 3^B dell'Istituto Maria Ausiliatrice
Come ogni anno, la nostra scuola ha pensato ad un progetto per coinvolgere i ragazzi di terza, un filo conduttore che ci portasse da settembre fino a giugno. A partire dal programma dell'anno che prevede lo studio del Novecento e delle guerre mondiali, ci siamo orientati a scoprire come è stata vissuta la guerra, in particolare nel nostro territorio, attraverso testimonianze e monumenti.
Tutto è iniziato a settembre: abbiamo scelto come meta del nostro viaggio di istruzione Trieste e abbiamo scoperto quanto il suo territorio sia stato profondamente colpito durante le guerre. Abbiamo visitato le trincee, le foibe, la Risiera...il dramma della guerra non era più solo sui libri di storia, ma prendeva vita sotto i nostri occhi.
Poi, grazie alla stretta e preziosa collaborazione con l'ANPI di Castellanza, abbiamo potuto conoscere e incontrare tanti testimoni: il signor Castiglioni, la signora Minotti Cerini, il signor Cusaro, la signora Zannini, il signor Roveda, la signora Colombo Passoni...le loro storie e i loro ricordi, che troverete sfogliando questo libro, ci hanno emozionato e coinvolto.
Abbiamo poi cercato nelle nostre case, nelle nostre città, nelle nostre storie...quante cose abbiamo scoperto! Lettere di nonni e bisnonni, racconti, foto, monumenti e documenti.
Ci siamo accorti che oltre alla “Storia” ci sono le “storie” fatte di amicizie, fragilità, paure...
Avremmo dovuto e voluto raccontare tutto questo attraverso una mostra e una performance teatrale ma, dato che ormai la scuola è a distanza, speriamo di raggiungervi con questo nostro elaborato.
Sfogliando le pagine di questo libro troverete il frutto del nostro lavoro e potrete prendere parte alla nostra mostra, leggendo e ascoltando comodamente seduti a casa vostra!
Certi che non dimenticheremo mai cosa vuol dire diventare “testimoni”, ringraziamo Voi lettori e il Comune di Castellanza per averci aiutato a raggiungervi!
Buona lettura!
I ragazzi di 3^A e 3^B dell'Istituto Maria Ausiliatrice
Arpano Caterina 3^A
Mia nonna paterna Rosaria è nata e ha vissuto per un periodo della sua vita a Manfredonia (provincia di Foggia) in Puglia.
Durante la seconda guerra mondiale lei aveva 9 anni e il giorno del suo onomastico ci furono i bombardamenti a Foggia . Lei e la sua famiglia dovettero trasferirsi.
Nel periodo in cui stava nella piccola città andava in giro a sistemare le case degli anziani siccome non andava più a scuola (interruppe gli studi in quinta elementare).
Dopo qualche mese, il giorno del suo decimo compleanno, ritornò a Manfredonia che non era stata bombardata, come aveva previsto Padre Pio che l’aveva benedetta.
Durante la seconda guerra mondiale lei aveva 9 anni e il giorno del suo onomastico ci furono i bombardamenti a Foggia . Lei e la sua famiglia dovettero trasferirsi.
Nel periodo in cui stava nella piccola città andava in giro a sistemare le case degli anziani siccome non andava più a scuola (interruppe gli studi in quinta elementare).
Dopo qualche mese, il giorno del suo decimo compleanno, ritornò a Manfredonia che non era stata bombardata, come aveva previsto Padre Pio che l’aveva benedetta.
In questa foto è raffigurata la famiglia di mio nonno paterno nel periodo fascista.
La foto venne scattata quando nacque il decimo figlio Zefferino Arpano.
A quei tempi il duce Benito Mussolini premiava con del denaro le famiglie con almeno 10 figli.
I maschietti di questa foto sono tutti vestiti da Balilla.
Monumento ai caduti a Castellanza
“Castellanza ai suoi figli caduti per la patria”
Banfi Francesco 3^A
Mia nonna paterna Angela ha vissuto nel periodo della grande guerra, era una piccola ragazza che abitava a Busto Garolfo con i suoi genitori. Mia nonna, durante i bombardamenti che sono stati fatti a Milano, era molto spaventata perché ha sempre pensato che magari una bomba sarebbe finita nella sua città, per fortuna non fu così ma era comunque molto spaventata vedendo sorvolare gli aerei carichi di bombe. Mi ha raccontato del frastuono delle sirene anche se era molto distante da Milano, ogni volta che il megafono suonava Angela aveva molta paura e pregava perché nessuno venisse ucciso dalle bombe. La cosa che più mi ha colpito è il modo con cui mia nonna mi ha raccontato la sua storia, era come se lei fosse nei bunker sotterranei.
Monumento ai carabinieri: Castellanza
Rappresenta i carabinieri caduti durante la guerra
Rappresenta i carabinieri caduti durante la guerra
Monumento a Don Carlo Gnocchi: Castellanza
Rappresenta la figura di Don Carlo Gnocchi che durante la seconda guerra mondiale si arruola come cappellano volontario tra gli alpini, con i quali vive la tragica ritirata di Russia. Si salva per miracolo, ed accoglie al rientro gli orfani di guerra e bambini straziati dalle bombe realizzando quell'opera che gli fece guadagnare sul campo il titolo di "padre dei mutilatini".
Rappresenta la figura di Don Carlo Gnocchi che durante la seconda guerra mondiale si arruola come cappellano volontario tra gli alpini, con i quali vive la tragica ritirata di Russia. Si salva per miracolo, ed accoglie al rientro gli orfani di guerra e bambini straziati dalle bombe realizzando quell'opera che gli fece guadagnare sul campo il titolo di "padre dei mutilatini".
Monumento ai caduti: Castellanza
E' una lunga fila di pietre dove su ognuna di esse c'è scritto il nome del deceduto tra cui un amico di mia nonna.
E' una lunga fila di pietre dove su ognuna di esse c'è scritto il nome del deceduto tra cui un amico di mia nonna.
Monumento ai caduti: Cimitero di Legnano
Raffigura i caduti per la patria ovvero i morti della prima e della seconda guerra mondiale
Raffigura i caduti per la patria ovvero i morti della prima e della seconda guerra mondiale
Monumento ai caduti: Cimitero di Legnano
Questo è un altro monumento ai caduti che si trova sempre nel cimitero di Legnano e raffigura i caduti e i dispersi nella prima e seconda guerra mondiale
Questo è un altro monumento ai caduti che si trova sempre nel cimitero di Legnano e raffigura i caduti e i dispersi nella prima e seconda guerra mondiale
Monumento ai caduti durante le guerre: Cimitero di Legnano
Questo monumento mette in primo piano la scritta che ritrae i caduti che sono morti per amore. In questo periodo è morto mio nonno materno che non so se è morto per guerra.
Questo monumento mette in primo piano la scritta che ritrae i caduti che sono morti per amore. In questo periodo è morto mio nonno materno che non so se è morto per guerra.
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Bellemo Andrea 3^ALoading...
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Il Bunker di Marnate è una costruzione militare della Seconda Guerra Mondiale, con lo scopo di essere utilizzato come un bunker industriale, si rivelò nascondiglio dell'oro nazista.Loading...
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Un racconto davvero specialeLoading...
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La cartolina dimenticata al Distretto Militare di MilanoLoading...
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Lo zio fece ritorno a casa il 25 Giugno del 1945Loading...
Bettinelli Cecilia 3^A
Una storia particolare...
Facendo questo lavoro ho capito veramente quanto la gente soffrì nel periodo di guerra.
Nessuno di noi dovrebbe mai dimenticare quello che accadde in quei terribili anni ma soprattutto dobbiamo essere grati a tutti i partigiani e a tutte le persone che hanno combattuto e che sono morte per liberare l'Italia dai nazisti.
Nessuno di noi dovrebbe mai dimenticare quello che accadde in quei terribili anni ma soprattutto dobbiamo essere grati a tutti i partigiani e a tutte le persone che hanno combattuto e che sono morte per liberare l'Italia dai nazisti.
Monumenti di Rescaldina
Questa è una targa scritta dall' A.N.P.I. di Rescaldina per ricordare alcuni rescaldinesi che erano stati deportati nei campi di concentramento.
Questo è un monumento dedicato ai caduti.
I MONUMENTI DI GORLA MINORE
Bianchi Elisa 3^A
I monumenti costituiscono il centro del culto dei caduti.
Questa esigenza di commemorazione si fa sentire anche a Prospiano e nel 1920 si dà inizio ai lavori di costruzione di un monumento ai caduti.
L’area scelta è quella del vecchio cimitero. Nel nostro territorio sarà uno dei primi monumenti eretti. L’inaugurazione avviene il 25 aprile 1921. Partecipa tutta la popolazione e tiene un discorso un ex combattente prospianese, a nome degli 80 reduci e ricordando i 20 caduti per la Patria.
Un piccolo viale affiancato da una targa commemorativa per ciascun caduto, conduce a una costruzione semplice, sormontata da una croce, simbolo di sofferenza ma, al tempo stesso,
di speranza.
Due anni più tardi, anche a Gorla Minore,
si avverte l’esigenza di erigere un monumento ai caduti.
Il 4 novembre 1923 viene posata la prima pietra
ma l’inaugurazione avrà luogo solo il 28 giugno del 1925. Alla cerimonia è presente
sua altezza Reale Adalberto di Savoia, cugino del Re. Al momento dell'inaugurazione del monumento i bambini delle elementari, accompagnati dalla banda,
cantano la “Leggenda del Piave”.
Su un’alta base in pietra, svetta una statua bronzea di un fante che regge
nella mano sinistra una bandiera e in quella destra un ramoscello d’ulivo, mentre
le lapidi che lo affiancano recano i nomi dei caduti.
Questo soldato di bronzo che doveva essere un monito perché non ci fossero
più guerre, nel 1941, secondo leggi fasciste, venne requisito e fuso per contribuire a produrre armamenti di una nuova guerra peggiore della prima. Così il monumento rimase per tanti anni senza statua fino a quando nel 1998 venne ricollocato un nuovo fante a grandezza d’uomo.
Questa esigenza di commemorazione si fa sentire anche a Prospiano e nel 1920 si dà inizio ai lavori di costruzione di un monumento ai caduti.
L’area scelta è quella del vecchio cimitero. Nel nostro territorio sarà uno dei primi monumenti eretti. L’inaugurazione avviene il 25 aprile 1921. Partecipa tutta la popolazione e tiene un discorso un ex combattente prospianese, a nome degli 80 reduci e ricordando i 20 caduti per la Patria.
Un piccolo viale affiancato da una targa commemorativa per ciascun caduto, conduce a una costruzione semplice, sormontata da una croce, simbolo di sofferenza ma, al tempo stesso,
di speranza.
Due anni più tardi, anche a Gorla Minore,
si avverte l’esigenza di erigere un monumento ai caduti.
Il 4 novembre 1923 viene posata la prima pietra
ma l’inaugurazione avrà luogo solo il 28 giugno del 1925. Alla cerimonia è presente
sua altezza Reale Adalberto di Savoia, cugino del Re. Al momento dell'inaugurazione del monumento i bambini delle elementari, accompagnati dalla banda,
cantano la “Leggenda del Piave”.
Su un’alta base in pietra, svetta una statua bronzea di un fante che regge
nella mano sinistra una bandiera e in quella destra un ramoscello d’ulivo, mentre
le lapidi che lo affiancano recano i nomi dei caduti.
Questo soldato di bronzo che doveva essere un monito perché non ci fossero
più guerre, nel 1941, secondo leggi fasciste, venne requisito e fuso per contribuire a produrre armamenti di una nuova guerra peggiore della prima. Così il monumento rimase per tanti anni senza statua fino a quando nel 1998 venne ricollocato un nuovo fante a grandezza d’uomo.
La leggenda del Piave
LA STORIA DI MIA NONNA
Giulia Landoni ha solo 8 anni quando i suoi genitori, Giulio ed Ernesta, ospitano per tre mesi due avieri appartenenti al Comando Regia Aeronautica Militare.
Dopo l'8 settembre gli avieri sono costretti a nascondersi, per sfuggire alle ronde e alle perquisizioni dei fascisti e degli ex-alleati. Matteo Specchi e Giovanni Biason trovano rifugio in casa di papà Landoni, che già conoscono.
La casa dove abita Giulia con i genitori e la sorella Piera, mia nonna, costituisce un ottimo rifugio, perché sorge fuori dal paese, verso Gorla Maggiore, e dispone di un accesso al fondovalle nel retro del cortile, perfetta via di fuga in caso di rastrellamento.
Giacché con le tessere annonarie non c'è modo di sfamarsi, Giulio ed Ernesta, come tutti, imparano a barattare il cibo e Giovanni, abile in cucina, con il riso che Giulio prende in Piemonte, prepara il risotto, con il latte il burro e con la farina pasta e pane. Matteo invece aiuta a tagliare la legna, riordina il pollaio e le conigliere, fabbrica scope di saggina, secondo l'uso istriano, zona da cui proviene. Soprattutto però legge e cerca di spiegare a Giulia e Piera cosa siano la Bora e il mare.
Matteo scrive e riceve lettere dal padre Pietro: la corrispondenza,
che ovviamente deve essere segreta, viene imbucata
alla stazione di Castellanza da Giulio e viene recapitata
grazie alla prudenza a alla disponibilità del postino di allora,
che nasconde le risposte nel manubrio, appositamente modificato,
della sua bicicletta da bersagliere.
Giovanni e Matteo lasciano casa Landoni tra fine novembre e inizio dicembre 1943.
Partono accompagnati dalla benedizione di di Ernesta, dal saluto di Giulio e dai pianti di Piera e Giulia.
Giulia, anni dopo viene a sapere che Giovanni ha raggiunto la Slovenia, la sua terra, ma continua a chiedersi dove sia Matteo. Un caso veramente fortuito le permette di riabbracciarlo sessant'anni dopo, nella sua casa di Trieste, il 16 maggio 2004.
Dopo l'8 settembre gli avieri sono costretti a nascondersi, per sfuggire alle ronde e alle perquisizioni dei fascisti e degli ex-alleati. Matteo Specchi e Giovanni Biason trovano rifugio in casa di papà Landoni, che già conoscono.
La casa dove abita Giulia con i genitori e la sorella Piera, mia nonna, costituisce un ottimo rifugio, perché sorge fuori dal paese, verso Gorla Maggiore, e dispone di un accesso al fondovalle nel retro del cortile, perfetta via di fuga in caso di rastrellamento.
Giacché con le tessere annonarie non c'è modo di sfamarsi, Giulio ed Ernesta, come tutti, imparano a barattare il cibo e Giovanni, abile in cucina, con il riso che Giulio prende in Piemonte, prepara il risotto, con il latte il burro e con la farina pasta e pane. Matteo invece aiuta a tagliare la legna, riordina il pollaio e le conigliere, fabbrica scope di saggina, secondo l'uso istriano, zona da cui proviene. Soprattutto però legge e cerca di spiegare a Giulia e Piera cosa siano la Bora e il mare.
Matteo scrive e riceve lettere dal padre Pietro: la corrispondenza,
che ovviamente deve essere segreta, viene imbucata
alla stazione di Castellanza da Giulio e viene recapitata
grazie alla prudenza a alla disponibilità del postino di allora,
che nasconde le risposte nel manubrio, appositamente modificato,
della sua bicicletta da bersagliere.
Giovanni e Matteo lasciano casa Landoni tra fine novembre e inizio dicembre 1943.
Partono accompagnati dalla benedizione di di Ernesta, dal saluto di Giulio e dai pianti di Piera e Giulia.
Giulia, anni dopo viene a sapere che Giovanni ha raggiunto la Slovenia, la sua terra, ma continua a chiedersi dove sia Matteo. Un caso veramente fortuito le permette di riabbracciarlo sessant'anni dopo, nella sua casa di Trieste, il 16 maggio 2004.
L'aviere Matteo Specchi
Bocola Benedetta 3^A
Testimonianza di Gaetano Castiglioni
È nato il 19 aprile 1930, anche se la sua storia inizia nel 1943, quando ha 13 anni.
In quell'epoca i ragazzi erano obbligati a seguire le idee fasciste e, a Castellanza, c’era solo l’oratorio che insegnava idee diverse da quelle del PNF.
Coloro che non frequentavano l’oratorio e non seguivano gli insegnamenti religiosi invece, andavano all'associazione del fascio.
Dopo la quinta elementare per istruirsi maggiormente bisognava pagare una quota abbastanza alta e quindi molti ragazzi andavano a lavorare e imparavano le tecniche della guerra partigiana.
Così a 14 anni Castiglioni iniziò a lavorare.
Andare a lavorare era molto pericoloso poiché si rischiava ogni giorno di essere uccisi a causa dei bombardamenti che colpivano principalmente le fabbriche.
Castiglioni inoltre spiega che Il 25 aprile, il giorno della liberazione, a Castellanza i partigiani occuparono il Comune e vennero uccisi alcuni fascisti.
All'oratorio e sotto il campanile della chiesa vennero deposte le armi e le munizioni per eventuali scontri.
A quell’ epoca tutti i partigiani seguivano ideali diversi ed erano comunque obbligati a seguire le regole fasciste.
Castiglioni è stato presidente dell’A.N.P.I., l’associazione nazionale dei partigiani italiani, che ha fondato lui proprio a Castellanza.
Far parte dell’associazione voleva dire desiderare la libertà
ed apprezzare le idee di anti-fascismo.
È stato molto bello, secondo me, sentire il coraggio di questi
partigiani che ogni giorno rischiavano la vita per ottenere
la libertà loro e dei loro posteri.
In quell'epoca i ragazzi erano obbligati a seguire le idee fasciste e, a Castellanza, c’era solo l’oratorio che insegnava idee diverse da quelle del PNF.
Coloro che non frequentavano l’oratorio e non seguivano gli insegnamenti religiosi invece, andavano all'associazione del fascio.
Dopo la quinta elementare per istruirsi maggiormente bisognava pagare una quota abbastanza alta e quindi molti ragazzi andavano a lavorare e imparavano le tecniche della guerra partigiana.
Così a 14 anni Castiglioni iniziò a lavorare.
Andare a lavorare era molto pericoloso poiché si rischiava ogni giorno di essere uccisi a causa dei bombardamenti che colpivano principalmente le fabbriche.
Castiglioni inoltre spiega che Il 25 aprile, il giorno della liberazione, a Castellanza i partigiani occuparono il Comune e vennero uccisi alcuni fascisti.
All'oratorio e sotto il campanile della chiesa vennero deposte le armi e le munizioni per eventuali scontri.
A quell’ epoca tutti i partigiani seguivano ideali diversi ed erano comunque obbligati a seguire le regole fasciste.
Castiglioni è stato presidente dell’A.N.P.I., l’associazione nazionale dei partigiani italiani, che ha fondato lui proprio a Castellanza.
Far parte dell’associazione voleva dire desiderare la libertà
ed apprezzare le idee di anti-fascismo.
È stato molto bello, secondo me, sentire il coraggio di questi
partigiani che ogni giorno rischiavano la vita per ottenere
la libertà loro e dei loro posteri.