The Team at "Scuola Secondaria Primo Grado A. Buzzolla" IC  ADRIA DUE, Class 3b, 2022-23: 
Serena Agostini, Music Teacher; 
Annalisa Andreello, Italian Teacher; 
Chiara Dall'Armellina, German Teacher

Ilse Weber: sguardi, commenti  e riflessioni sulla poetessa di Theresienstadt

Parchment

Ingoia le lacrime, soffoca il dolore, ‎ non udire insulti e ingiurie, ‎ ma dura sia d'acciaio la tua volontà, ‎ di superare le estreme difficoltà. ‎ Ché tutto andrà bene, ché tutto andrà bene, sopporta paziente l’attesa, ‎ confida nel futuro, ‎non perderti di coraggio: il mondo tornerà un giardino di maggio!‎ Allora cesseranno dissidi, odio e avidità, ‎ e tutto il dolore finirà "Fratello Uomo" ti chiamerà il tuo nemico allora e provando vergogna ti tenderà le mani. Ché tutto andrà bene, ché tutto andrà bene, sopporta paziente l’attesa, ‎ confida nel futuro, ‎non perderti di coraggio: il mondo tornerà un giardino di maggio!‎ E non dovrai più stare in disparte ‎ mentre altri gioiscono e ridono. ‎ per te pure il sole sorgerà, ‎ per te si sveglierà l'uccellino! Ché tutto andrà bene, ché tutto andrà bene, sopporta paziente l’attesa, ‎ confida nel futuro, ‎non perderti di coraggio: il mondo tornerà un giardino di maggio!‎

Schluck’runter die Tränen, verbeiß’ deinen Schmerz, ‎ hör’nicht auf das Schimpfen und Schmähen, ‎ dein Wille jedoch sei hart wie das Erz, ‎ die Not zu überstehen. ‎ Denn alles wird gut, denn alles wird gut,‎ ertrag geduldig das Warten, ‎ vertraue der Zukunft, ‎verlier nicht den Mut: Die Welt wird wieder zum Garten! ‎ Dann endet die Zwietracht, ‎der Hass und die Gier und alles Leid hat ein Ende, ‎ dann sagt dein Feind "Bruder Mensch" ‎zu dir und reicht beschämt dir die Hände. ‎ Denn alles wird gut, denn alles wird gut,‎ ertrag geduldig das Warten, ‎ vertraue der Zukunft, ‎verlier nicht den Mut: Die Welt wird wieder zum Garten! Und du brauchst nicht länger mehr ferne zu stehn, ‎ wenn andre sich freuen und lachen, ‎ für dich auch wird die Sonne aufgehn ‎ für dich die Vöglein erwachen! Denn alles wird gut, denn alles wird gut,‎ ertrag geduldig das Warten, ‎ vertraue der Zukunft, ‎verlier nicht den Mut: Die Welt wird wieder zum Garten!

Adria, 27 gennaio ... Cara Ilse, &nbsp; tu che hai scelto coscientemente di andare incontro alla morte pur di rimanere&nbsp; vicina ai tanti bambini del ghetto, hai saputo&nbsp; trovare parole di conforto e speranza per tutti.&nbsp; Leggendo la tua poesia “Canto dell’emigrante”, ho capito che, anche quando viviamo nel buio delle atrocità, l’uomo trova sempre uno spiraglio di luce per credere in un futuro migliore.&nbsp; Le tue parole sono, infatti, un invito a non arrendersi, ad affrontare le avversità che la vita , a volte, ci riserva, con volontà e speranza.&nbsp; Anche oggi la tua poesia ci prende per mano e ci dona la forza sia per guardarci dentro sia per conoscere meglio il mondo intorno a noi ; un mondo che, purtroppo non è ancora quel “Giardino di maggio” che tanto sognavi.&nbsp;&nbsp; Ci tengo a ringraziarti per le tue parole che mi hanno toccato il cuore aiutandomi a credere in un futuro senza guerre e dolore.&nbsp; Un affettuoso saluto&nbsp; Gianmarco

Sguardi commenti e riflessioni

sulla poetessa di Theresienstadt

Istituto Comprensivo Adria Due, Rovigo Classe 3B - Scuola Secondaria di Primo Grado "A. Buzzolla", a.s. 2022-23

La notte s'insinua pian piano nel ghetto nera e muta. Prendi sonno, scorda il mondo tutt'intorno. Abbandona il mio braccio il tuo capo piccino, si dorme di gusto e al caldo con la mamma vicino. Dormi, di notte tanto può avvenire, di notte tutto l'affanno può svanire. Figlio mio, vedrai: un giorno, al tuo risveglio, la pace troverai.

Nacht schleicht durchs Ghetto schwarz und stumm. Schlaf ein, vergiss an alles ringsum. Schmieg ́ fest dein Köpfchen in meinen Arm, bei Mutter schläft sich's wonnig und warm. Schlaf, über Nacht kann vieles geschehen, über Nacht kann aller Kummer vergehen. Mein Kind, du sollst sehn: Einst, wenn du erwachst, ist der Frieden gekommen über Nacht.

Adria, 27 gennaio ... Cara Ilse,&nbsp; la tua Ninna Nanna mi ha suscitato profonde e intense emozioni che mi hanno portato a riflettere ed immaginare il contesto che ti ha ispirata a scrivere una melodia rasserenante, nonostante il luogo in cui ti trovavi.&nbsp; Hai utilizzato degli elementi della natura, probabilmente perché pensavi alla libertà sia per te sia per i tuoi bambini, nei verdi campi, cullati dal vento, quando osservavi il cielo scuro e ti rilassavi nella quiete della notte. Ho pensato di scrivere anch’io una ninna nanna, questa volta rivolta a te, per ringraziarti di aver dato a tanti bambini un po’ di balsamo, rendendoli felici, anche solo per un breve momento.&nbsp;&nbsp; Come tu hai alleviato le loro sofferenze così anch’io voglio dedicarti queste semplici parole affinché diventino un segno tangibile di riconoscenza per quello che tu, nonostante l’orrore dei campi di concentramento, sei riuscita a fare.&nbsp;

Anna Maria Giannone, Ilse Weber e la sua ninna nanna, Wiegala, cantata dai bambini ad Auschwitz e simbolo del massacro degli innocenti, in <a href="https://www.bonculture.it/femmes/storie/ilse-weber">https://www.bonculture.it/femmes/storie/ilse-weber</a>, 24 gennaio 2022, consultato il 24 ottobre 2022

Rita Badaloni, Ilse Weber, Ma quando avrà fine il dolore?, 2011

Musiche: J. Sibelius, Pieces for piano n. 2 op. 76 "Etude" S. Prokofiev, Music for children op. 65 n.2 "Fairy Tale" F. Chopin, Notturno in Do diesis min. opera postuma De la Nux "Concert piece" Ilse Weber, Wiegala eseguite dagli alunni dalla classe 3 B della Scuola Secondaria di Primo Grado "A. Buzzolla" di Adria (RO)

Cammino per Theresienstadt e passo avanti ad un severo soldato, il liuto prestato, avvolto come un bimbo fra braccia. Il cuore s'accelera, le guance un fuoco, mentre m'avvicino al soldato temuto. Che ne sarebbe del liuto se lo vedesse con me... Siamo sì condannati in questo luogo all'infamia e all'angoscia più estrema, gli strumenti ce li portano via, illecita merce di scambio. Fame sopportiamo e libertà sottratta e tutti i tormenti delle loro pene, eppure lo spirito violato riscatta sempre la sua dignità. Circondati da morte e terrore, abbiamo un dovere, mantenere di noi stessi la fede e costruire altari alla gioia nei tetri alloggi di massa. Musica e poesia per poter sfuggire al male, e far sbocciare da scarni canti, un grammo di felicità e un balsamico oblio.

Ich wandere durch Theresienstadt, vorbei an dem strengen Gendarmen, die Laute, die man mir geliehen hat, wie ein Kind verpackt in den Armen. Mein Herz schlägt schneller, die Wange brennt in des Gefürchteten Nähe. Es wäre geschehen um das Instrument, wenn er es bei mir sähe... Wir sind ja verurteilt an diesem Ort zu tiefster Verzweiflung und Schande, und die Instrumente nahm man uns fort als gefährliche Konterbande. Wir dulden Hunger und Freiheitsraub und alles, womit sie uns quälen, doch richten sich immer empor aus dem Staub die niedergetretenen Seelen. Wir dürfen, umgeben von Tod und von Grauen, den Glauben an uns nicht verlieren, wir müssen der Freude Altäre bauen in den düsteren Massenquartieren. Mit Dichterwort und ein wenig Musik wollen wir dem Elend entfliehen, aus schlichten Liedern soll bißchen Glück und gütiges Vergessen erblühen.

Adria, 27 gennaio ... Cara Ilse, &nbsp; leggendo la tua poesia “ Musica Proibita” , mi sono immedesimato subito nella tua terribile situazione perché anche io sono un musicista e non avrei mai avuto il tuo coraggio nel separarmi dal mio amato strumento. &nbsp; Condivido pienamente l’agitazione e la paura che hai provato nell’avvicinarti al soldato temuto, continuando a pensare solo al tuo caro liuto, invece che alla tua vita. &nbsp; “Fame sopportiamo e libertà sottratta” è questa la frase che dà inizio al quarto verso della tua poesia e che, secondo me, è quello che più di tutti fa capire l’inaccettabile condizione dei deportati nel campo di concentramento di Theresienstadt. &nbsp; A mio parere, la libertà è un diritto che ognuno di noi dovrebbe avere, indipendentemente dalla sua origine e dalla sua condizione sociale. Nella tua poesia dimostri molto coraggio e&nbsp; tenacia nel riuscire a non arrenderti mai, attaccandoti alle piccole cose belle che ancora facevano parte della tua vita, riuscendo ad affrontare anche i momenti più tragici. “Musica e poesia per poter sfuggire al male”:&nbsp; è così che tu e i tuoi bambini cercavate di superare le difficoltà e le crudeltà di quel luogo, portando un briciolo di allegria e alleviando il dolore dei deportati a Theresienstadt. &nbsp; Cara Ilse, devi sapere che anche oggi la musica e la poesia per alcuni di noi sono fondamentali per sfuggire alle brutture del mondo che ci circonda, soprattutto per chi vive in situazione di difficoltà e guerra.&nbsp; In questo ultimo anno, non lontano da noi, è scoppiata una violenta guerra che ha coinvolto Russia e Ucraina, provocando migliaia di morti e milioni di sfollati.&nbsp;&nbsp; Vorrei tanto che le parole della tua poesia potessero raggiungere i cuori di tutti i potenti della Terra per portare un nuovo sentimento di fraternità e solidarietà.&nbsp; Un abbraccio forte&nbsp;&nbsp; 																	Alessio

A sedici anni Ilse decide che nella sua vita si sarebbe dedicata ai bambini: studia per diventare infermiera pediatrica e, nel contempo, scrive storie, favole e canzoni che inizia a raccontare alla radio, accompagnandosi spesso con la chitarra. In poco tempo ottiene un grande successo. Decide di sposare Willi Weber e diventa mamma di Hanus e di Tommy. I progetti di Ilse per il futuro suo e della sua famiglia sono numerosi ma è a partire dal 1933 che inizia ad avvertire che qualcosa sta cambiando, che un "veleno" chiamato antisemitismo sta iniziando a penetrare nella società.

Nel 1939, dopo l'occupazione nazista, i Weber decidono di mandare il piccolo Hanus in Inghilterra insieme a più di seicento altri bambini, quindi in Svezia dall'amica fidata Lilian. Nel 1942, Ilse, il marito e il piccolo Tommy vengono deportati a Theresienstadt, il "ghetto modello" da cui partivano i deportati per Auschwitz. Qui Ilse, separata da suo figlio e da suo marito, inizia a fare l'infermiera nell'ospedale dei bambini, continuando a scrivere per loro poesie e canzoni, rischiando spesso la vita in quanto queste cose non erano permesse. Le lettere e le testimonianze raccontano che Ilse nascondeva fogli per far disegnare i bambini, li cullava cantando loro dolci ninne nanne. Appena poteva andava anche nelle camerate degli anziani a cantare per loro.

Conoscendo Ilse.....................................................pagina 5 Lei era Ilse ..............................................................pagina 11 Cammino vagando per Theresienstadt - Ich wandre durch Theresienstadt........................pagina 12 Canto dell'emigrante - Emigrantenlied ..............pagina 14 Musica proibita - Musica prohibita......................pagina 16 Piccola ninna nanna - Kleines Wiegenlied..........pagina 18 Epilogo....................................................................pagina 22 Bibliografia, sitografia e musiche........................pagina 26

possibile. Siediti con i bambini per terra e continua a cantare. Canta con loro ciò che hai sempre cantato. Così inalerete il gas più velocemente, altrimenti verrete uccisi dagli altri quando scoppia il panico". La reazione di Ilse fu strana. Rise, come assente, abbracciò uno dei suoi bambini e disse: "Allora non faremo la doccia". La canzone che cantò insieme a suo figlio Tommy e agli altri bambini quel 6 ottobre 1944 entrando nelle docce di Auschwitz fu una sua ninna nanna: "Wiegala". Da quel giorno, questa ninna nanna fu cantata da altri bambini prima che entrassero nei gas di Auschwitz e rimase nella memoria dei sopravvissuti come simbolo del massacro degli innocenti.

Il marito Willi riuscì a sopravvivere. Era riuscito a seppellire sotto terra a Theresienstadt nel capanno degli attrezzi le poesie e le canzoni che Ilse aveva composto durante la prigionia. 

Cammino vagando per Theresienstadt,&nbsp; greve il cuore come piombo,&nbsp; finché brusco il mio tracciato termina,&nbsp; là accanto al bastione.&nbsp; Là, ferma sul ponte,&nbsp; rivolgo lo sguardo alla vallata:&nbsp; quanto vorrei proseguire,&nbsp; quanto vorrei andare ‘a casa’!&nbsp; ‘A casa’ – tu meravigliosa parola,&nbsp; tu mi gravi nel petto,&nbsp; me l’hanno portata via la mia casa,&nbsp; non ne ho più una ora.&nbsp; Mi volto affranta ed esausta,&nbsp; quanto affanno in quel gesto,&nbsp; Theresienstadt, Theresienstadt&nbsp; – ma quando avrà fine il dolore? –&nbsp; quando saremo liberi di nuovo?

Ich wandre durch Theresienstadt, das Herz so schwer wie Blei, bis jäh mein Weg ein Ende hat, dort knapp an der Bastei. Dort bleib ich auf der Brücke stehn und schau ins Tal hinaus. Ich möcht so gerne weitergehn, ich möcht so gern ­ nach Haus. „Nach Haus!“ ­ du wunderbares Wort, du machst das Herz mir schwer. Man nahm mir mein Zuhause fort. Ich habe keines mehr. Ich wende mich betrübt und matt, so schwer wird mir dabei. Theresienstadt, Theresienstadt, wann wohl das Leid ein Ende hat ­- wann sind wir wieder frei?

Adria, 27 gennaio &nbsp;... Cara Ilse,&nbsp; ho letto la tua poesia, le tue parole mi hanno commosso.&nbsp; Non riesco neanche ad immaginare il dolore che stavi provando, lontano dalla tua casa, in quei luoghi bui dove il significato di felicità era ormai dimenticato.&nbsp; “Casa”, la tua casa, luogo dove ti sentivi sicura, protetta, ti è stata sottratta, insieme&nbsp; alle persone care e a tutto quello che avevi.&nbsp; Come te, tenera Ilse, anche in altre parti del mondo ci sono persone che devono abbandonare la propria casa , la propria famiglia a causa di guerre e persecuzioni.&nbsp; Ilse, mai come oggi le tue parole sono attuali e&nbsp; allo stesso tempo stimolo ad essere coraggiosi, a non perdere la speranza di un mondo migliore. Mentre ti scrivo penso alle tante persone i cui diritti umani non vengono rispettati.&nbsp; Vorrei dirti che l’uomo è cambiato… ha capito che la pace e la fratellanza sono gli unici valori dell’Umanità, ma purtroppo non è così.&nbsp; Spero tanto che questo, prima o poi, si realizzi…&nbsp; Un caro saluto&nbsp;&nbsp; 																	Akil&nbsp;

Nel 1944 il marito Willi fu per primo deportato ad Auschwitz. Poco dopo, anche Ilse e Tommy furono inseriti in un "trasporto dell'Est". Al capolinea del treno su cui era salita volontariamente per non abbandonare i suoi bambini malati, arrivata ad Auschwitz, pienamente consapevole della sorte che l'attendeva, fu riconosciuta da un detenuto che era stato deportato con lei a Theresienstadt; lui la vide che cercava di consolare i suoi bambini messi in fila davanti alle docce e le si avvicinò, mentre le sentinelle erano lontane. Ilse chiese: "E' vero che possiamo fare la doccia dopo il viaggio?". Egli non volle mentirle e rispose: "No, questa non è una doccia, è una camera a gas e ora ti do un consiglio. Ti ho sentito cantare nell'infermeria. Entra con i bambini cantando nella camera a gas il più in fretta

Ninna Nanna a Ilse 	 	 La Ninna Nanna guida quel tuo spirito gemente che grida, nel rumore del vento&nbsp; che fluttua sospeso, lieve e lento e nei tuoi grandi occhi nitidi. Occhi che specchiano dolci brividi. La Ninna Nanna canta per il tuo spirito smarrito e per il tuo cuore rapito. Ninna Nanna come una fiamma per te che culli ogni bimbo come una mamma. La Ninna Nanna canta. Canta il coraggio di vivere che tu, per i tuoi bambini, non ti sei mai stancata di esprimere. Ora riposa finché puoi per sognare un mondo libero che tu più di tutti vuoi. Nei momenti difficili del tuo coraggio mi ricorderò, e sempre nel mio cuore io ti proteggerò.

Il rosso, il blu e il bianco erano i suoi colori preferiti. Il mirto e la violetta i fiori che non si stancava mai di raccogliere. Allegra, ironica, generosa molto indipendente, Ilse Weber è stata prima una bambina, poi una ragazza e infine una donna piena di vita e di sogni, diventata un simbolo di coraggio e forza nel triste inferno di Auschwitz. La sua storia inizia a Witkowitz, un villaggio Cecoslovacco dove nasce nel 1903. La sua mamma aveva una trattoria e lei, tra i tavoli e i piatti, leggeva, divorava libri e storie, scriveva poesie e usava le parole per sognare. Era di religione ebraica e studiava alla scuola tedesca, non si sentiva differente da nessuno dei suoi amici e amiche, indipendentemente dalla lingua che parlavano o dalla loro religione.

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