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(copy) Don Rodrigo

by KAROL SANFELICE

Pages 4 and 5 of 33

DON RODRIGO
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Personalità
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Manzoni non ci descrive Don Rodrigo, non sappiamo fisicamente come sia, di lui viene tracciato un ritratto indiretto mediante la descrizione del suo palazzotto dalla quale traspare la sua fama di malvagio, che si circonda di gente come lui...

Manzoni utilizza spesso l’aggettivo “piccolo“ per descrivere l’ambiente e gli elementi del palazzotto di Don Rodrigo, questo piccolo in senso fisico si traspone su un livello più alto ed indiretto connotando la figura di Don Rodrigo come un personaggio mediocre, di poco spessore dal punto di vista etico e morale l’oscurità delle sale interne, il frastuono confuso e le voci discordi che cercano di soverchiarsi, rappresentano anch’essi l’immagine di DonRodrigo come di un personaggio non illuminato dalla ragione, non limpido e cristallino, in cui l’oscurità del male prevale, in cui la prevaricazione è il denominatore comune degli atteggiamenti.

Don Rodrigo è un personaggio statico: raffigura quello che ai suoi tempi era il tipico nobiluomo di provincia, vittimadella sua ricchezza e della sua posizione sociale, svelando anche un lato debole che si contrappone al suo essere spietato e prepotente, infatti si manifesta anche insicuro e pauroso.
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È l’antagonista dei promessi sposi , colui che si pone contro i protagonisti. Don Rodrigo ha una doppia personalità, un duplice aspetto che riscontriamo nel corso del romanzo, una parabola discendente che alla fine lo vede vittima della peste, tradito dal suo Griso.
Se analizziamo come agisce Don Rodrigo, ci accorgiamo che le sue azioni non sono generate da un pensiero proprio e da una libera decisione, ma sono influenzate dalla società, dalla situazione storica, dal costume, che lo dominano Don Rodrigo compie il male semplicemente perché è sicuro che la sua posizione sociale e gli appoggi di persone molto influenti e poco scrupolose gli garantiscano l’impunità, e perché, nella sua assenza d’ogni principio morale, egli conosce solo una legge: quella del più forte anche quando non è presente fisicamente, lo è a livello immateriale, come se orchestrasse le vicende da dietro le quinte.

Ma pur essendo un malvagio, non ha il coraggio delle proprie azioni, perché si preoccupa di salvare le apparenze.

È un piccolo tiranno di campagna, che non è preparato ad accettare le conseguenze delle sue azioni, e quindi non sa essere grande neppure nel male: non sa avvolgersi di quella capacità di suscitare paura e sgomento, ma contemporaneamente anche rispetto. 
Per questo motivo vuole tentare anche lui la sua grande impresa, ma rimane invischiato dalla sua stessa debolezza e incapacità.
Varie volte capisce di essersi imbarcato in un’impresa sciocca che, anche se coronata dal successo, non gli darebbe nessuna vera soddisfazione. Tuttavia insiste, perché è prigioniero del suo ruolo e della classe sociale cui appartiene: impedire quel matrimonio significa poter manifestare il suo potere, qualcosa cui non è disposto a rinunciare. Inoltre, gettare la spugna in quel contesto vorrebbe dire perdere l'onore e non essere considerato dai suoi pari all'altezza della situazione.
Storia
Don Rodrigo è il signorotto del paese di Renzo e Lucia, un aristocratico che vive di rendita e abita in un palazzotto situato a metà strada tra il paese stesso e Pescarenico: la storia di Don Rodrigo inizia quando si infatua di Lucia e decide di sedurla in seguito a una scommessa fatta con il cugino Attilio, per poi intestardirsi in questo infame proposito al fine di non sfigurare di fronte agli altri nobili.

A questo scopo manda due bravi a minacciare il curato Don Abbondio perché non celebri il matrimonio fra i due promessi, e in seguito tenta senza successo di far rapire Lucia dalla sua casa ; si rivolgerà poi all'innominato per ritentare l'impresa quando la giovane è protetta nel convento di Gertrude, a Monza, ma l'inattesa conversione del bandito manderà a monte i suoi progetti criminosi.

Riesce a far allontanare padre Cristoforo da Pescarenico tramite l'intervento di conte zio, che esercita indebite pressioni politiche sul padre provinciale dei cappuccini, e in seguito allo scandalo suscitato dalla conversione dell'innominato lascia il paese per trasferirsi
a Milano, dove si ammala di peste e viene ricoverato al lazzaretto (ottiene comunque il perdono di Renzo, cui il nobile agonizzante viene mostrato da padre Cristoforo).

















Viene presentato come un uomo di 40 anni che appartiene a una famiglia di antico blasone, come dimostra l'appartenenza ad essa del conte zio, membro del Consiglio Segreto e politico influente, anche se il nome del casato non viene mai fatto.
Questi i capitoli in cui compare:
Lucia racconta di averlo incontrato per strada, in compagnia del conte Attilio, e del fatto che il nobile l'ha molestata con chiacchiere volgari. Riferisce di averlo sentito parlare di una "scommessa" con l'altro signore.

Riceve la visita di padre Cristoforo nel suo palazzo, dove sta pranzando con altri convitati. Si comporta in modo volgare ricordando al frate il suo passato e coinvolgendolo nella disputa cavalleresca tra Attilio e il podestà. Alla fine si alza da tavola e si apparta col frate in una sala.

Parla con padre Cristoforo nel suo palazzo, dapprima eludendo i suoi tentativi di farlo rinsavire e poi proponendo in modo provocatorio che Lucia venga a mettersi sotto la sua protezione. Il frate lo accusa apertamente e il nobile lo caccia in malo modo.

Dopo il colloquio con padre Cristoforo cammina su e giù per la sala del palazzo, osservando i ritratti alle pareti degli antenati, poi esce per una passeggiata (nel corso di essa entra in una casa di tolleranza). A sera cena col conte Attilio, che lo punzecchia riguardo alla scommessa e lui ribatte che S. Martino, ovvero il termine fissato, non è ancora passato.
Risponde alle altre canzonature del cugino raddoppiando la posta e senza rivelare altri dettagli sui suoi piani. Il giorno dopo chiama il Griso e gli ordina di rapire Lucia.
Attende con impazienza il ritorno del Griso e dei bravi inviati a rapire Lucia, poi apprende dal suo sgherro i dettagli circa il fallimento dell'impresa. Ordina al Griso di raccogliere informazioni sull'accaduto, poi il giorno dopo informa il conte Attilio della cosa ed è rassicurato da lui circa il fatto che non ci saranno conseguenze.
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