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"Progetti Digitali-IeFP: Innovation L@b, Istituto di Istruzione Superiore Carlo Emilio Gadda_PRIS00800P"

by Classe 1^E MAT

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Territorio e Imprese: lo sviluppo economico e industriale italiano dall'Unità ad oggi
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PARMA
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1861 - 1896: Prima dell'industria

Dopo l'Unità, matura la consapevolezza di un forte ritardo dell'economia del territorio. Le campagne parmensi sono caratterizzate dall'arretratezza dei metodi di coltivazione anche nelle aree più fertili della pianura. Le poche industrie presenti nel territorio hanno un carattere artigianale, lavorano prevalentemente per la corte ducale, e vengono fortemente indebolite dall'apertura dei traffici commerciali.
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La fondazione della Cassa di risparmio, il 19 agosto 1860, è la precondizione per sfuggire all'arretratezza: la nascita dell’istituto di credito, progettato negli ultimi mesi del Governo ducale, contribuisce a mobilitare capitali, conoscenze ed energie per modernizzare l’agricoltura e avviare una prima fase di sviluppo dell’industria agroalimentare.
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Già nel 1867 viene creato il Comizio agrario, ma determinante è l’istituzione, nel settembre 1892, della Cattedra ambulante di Agricoltura e, il 1° gennaio 1893, del Consorzio agrario provinciale.
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Alla fine del secolo, l’azione combinata degli effetti della crisi agraria del decennio precedente, che ha fatto crollare i prezzi del grano e del mais, e della promozione svolta dalle istituzioni agrarie incentiva la diffusione dei concimi chimici, delle piante foraggere, la crescita dell’allevamento stabulare e il miglioramento delle razze, nonché la progressiva sostituzione del mais con la coltivazione della barbabietola da zucchero e del pomodoro.
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Pietro Barilla senior, fondatore nel 1877 a Parma del primo laboratorio di produzione del pane che diverrà la società Barilla ad opera dei figli, Riccardo e Gualtiero, e dei nipoti, Pietro e Giovanni, sec. XIX fine (Archivio storico Barilla, Fondo Barilla).
Incisione raffigurante lo stabilimento Braibanti, fondato a Parma nel 1870 e confluito successivamente nel Gruppo Barilla, Parma sec. XIX fine (Archivio storico Barilla, Fondo Barilla).
Parma 1896 - 1918: La prima industrializzazione

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio della Prima guerra mondiale si concretizza la saldatura definitiva della filiera agroindustriale, che diventerà il settore fondamentale dell’economia della provincia.
Nel 1902 la Cassa di risparmio promuove la Federazione delle casse rurali del territorio, proprio per agevolare la «piccola industria agraria» concedendo prestiti ai soci per l’acquisto «di concimi, bestiame e attrezzi, lavori e migliorie nei terreni e nei fabbricati rurali».
Così, nel 1910, la coltivazione del pomodoro occupa ormai oltre 3.000 ettari di terreno e la produzione complessiva, pari a 650.000 quintali, alimenta 36 impianti per la trasformazione in concentrato 
Contemporaneamente allo sviluppo del settore conserviero si registra la crescita del settore della pasta, dove si distingue la Braibanti, sorta fin dal 1870 come attività complementare a quella molitoria e, soprattutto, la Barilla, nata nel 1877 come panificio, ma che nel 1910, dopo aver costruito un nuovo e più grande impianto, è ormai il più grande pastificio della provincia, con un centinaio di addetti e una produzione giornaliera di 80 quintali. 
La crescita del comparto agroalimentare è un fattore di stimolo determinante per incentivare lo sviluppo di altri comparti manifatturieri, come l’industria meccanica, che produce i contenitori di latta, i macchinari e svolge la manutenzione degli impianti, o quella del legno, che fabbrica le casse di imballaggio.
Immagine delle impastatrici utilizzate nel primo negozio di pane e pasta aperto nel 1877 da Pietro Barilla senior, Parma 1913 (Archivio storico Barilla G. e R. Fratelli spa, Fondo Barilla).
1918 - 1945: Gli anni difficili

Durante la Prima guerra mondiale alcune aziende parmensi registrano una notevole espansione per merito delle commesse belliche. La Bormioli, che nel 1921 ha costruito un nuovo stabilimento, aumenta la propria produzione a una media annua di 9.000 quintali fra il 1915 e il 1918 (a fronte dei circa 2.000 di inizio secolo), mentre la Barilla conta ormai 300 dipendenti e lavora 300 quintali di pasta al giorno.
Ben diversa è invece la situazione del comparto agricolo: l’agricoltura ha subìto una notevole contrazione della capacità produttiva, mentre i settori più legati alle produzioni belliche stanno operando una non facile riconversione.
Il settore agricolo e quello industriale appaiono sempre più interrelati in un legame che concepisce le manifatture di trasformazione «quale sbocco privilegiato dei processi di accumulazione in agricoltura». In genere, le imprese svolgono contemporaneamente più attività, e sono gli stessi agricoltori a creare gli impianti produttivi che garantiscono un’elevata redditività. 
Nel 1933 la Braibanti, che da sempre offre prodotti di gamma qualitativa superiore, brevetta nuovi tipi di macchinari automatici per la produzione della pasta, che saranno esportati anche all'estero. Per celebrare la creazione dell’impero la Braibanti crea un formato di pasta chiamato Abissino. La Barilla, fra il 1936 e il 1938, si dota di sette presse continue brevettate dalla Braibanti, e, alla vigilia della guerra, conta ormai 800 dipendenti e produce 800 quintali di pasta al giorno.
Prima pressa continua inventata dai fratelli Braibanti, Parma 1933 (Archivio storico Barilla, Fondo Barilla).
Sette presse continue, costruite dai fratelli Braibanti, acquistate da Barilla tra il 1936 e il 1938 ed installate nel pastificio, Parma 1939 (Archivio storico Barilla, Fondo Barilla).
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