Project work della classe IV A Turismo 2019/2020 dell'IS C. Dell'Acqua Legnano, svolto durante il PCTO, in collaborazione con il Museo Civico G. Sutermeister di Legnano

ARCHITETTURA INDUSTRIALE A LEGNANO, tra '800 e '900 e 

Sulla destra di via Matteotti, poco più avanti rispetto Villa Juker, si può vedere un ponte realizzato in stile Liberty, tuttora percorribile. Fu costruito nel&nbsp;1871 nel luogo in cui sorgevano il mulino Lampugnani e uno dei mulini dell’Ospedale Maggiore di Milano. Fu restaurato negli anni ‘90 dalla locale Organizzazione Lions Club e, insieme ad un altro ponte, poco distante, rappresenta ciò che resta del Cotonificio Dell’Acqua. 

Il Cotonificio Dell'Acqua, che in origine si occupava della sola tessitura, si espanse rapidamente, aggiungendo i reparti di candeggio, di tintoria e di preparazione dei tessuti, tanto da impiegare più di 3000 operai. I diversi capannoni del cotonificio, divisi dalle acque dell’Olona, erano congiunti proprio da questi ponti in pietra e cemento.&nbsp;

Lungo via Matteotti si incontra Villa Lazzati Bombelli, edificata nel 1904 e residenza dei fratelli Dell'Acqua. Tuttora di proprietà della famiglia, presenta un notevole ingresso in stile Liberty. &nbsp;

Gli studenti: Arianna, Aurora, Alessia, Ginevra, Luz Nayeli, Melissa, Andrea, Chiara C., Sara, Chiara Maria, Greta, Loubna, Beatrice, Chiara L., Rachele, Alice S., Martina, Simone, Saba, Alice T., Rebecca Zoe, Chiara Z. ,

la prof.ssa Fausta Vignati e il Consiglio di Classe esprimono il loro dovuto e cordiale ringraziamento alla Responsabile del Museo Civico Sutermeister, Dott.ssa Annamaria Volonté e alla collaboratrice, Dott.ssa Patrizia Cattaneo, per il loro prezioso e costante aiuto, ricco di belle iniziative, a sostegno della Storia, della Cultura e della Tradizione.

Su Corso Sempione, si affaccia la nobile dimora quattrocentesca della famiglia Corio, integrata in uno stabile moderno. L’edificio, giunto fino ai nostri giorni pur con molte mutilazioni e trasformazioni, si erge intorno ad un cortile rettangolare: al piano terreno, lungo due lati contigui, vi è un porticato ad archi a tutto sesto, sostenuto da colonnine in serizzo.&nbsp;

Nel 1930 venne abbattuta una parte del fabbricato prospiciente il Sempione allo scopo di allargare la sede stradale; in quella occasione furono strappati alcuni affreschi che ornavano l’esterno della casa, oggi conservati presso la torre Colombera.

“ARCHITETTURA INDUSTRIALE A LEGNANO, tra Ottocento e Novecento”

Un panorama di Legnano del 1908, dal campanile della basilica di San Magno. Al centro si possono riconoscere gli stabilimenti della Franco Tosi, a destra la De Angeli-Frua, oggi non più esistente

Antonio Bernocchi nato a Castellanza il 17 gennaio 1859,&nbsp;sviluppò con i familiari il piccolo stabilimento di lavanderia e candeggio di tessuti in cotone, fondato dal padre Rodolfo nel 1873.

Antonio Bernocchi fu benefattore ed eseguì attività di carattere sociale e culturale. A Legnano elargì contributi per la costruzione del padiglione di Chirurgia e della Casa di Cura dell’Ospedale e per la costruzione dell’omonimo Istituto Tecnico, che iniziò regolarmente le lezioni il 16 ottobre 1919, denominato:&nbsp;“Scuola di avviamento al lavoro,&nbsp;Antonio Bernocchi”.

Carlo Dell’Acqua, nato da famiglia umile, a Legnano il 30 marzo 1848, iniziò a lavorare a 14 anni in un’azienda tessile di Milano.&nbsp; Successivamente, inseritosi in una ditta di&nbsp; tessuti, che gli diede l'opportunità di compiere diversi viaggi e, intorno al 1870 entrò nell'azienda&nbsp;tessile&nbsp;dei cugini, la&nbsp;F.lli Dell'Acqua &amp; C.

Nel 1894 aprì a&nbsp;Legnano&nbsp;uno proprio stabilimento tessile, la&nbsp;Carlo Dell'Acqua e C. Divenne Consigliere <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Consiglio_comunale"> </a>comunale&nbsp;di&nbsp;Legnano&nbsp;e&nbsp;provinciale&nbsp;di&nbsp;Milano e membro del Consiglio della&nbsp;Camera di Commercio&nbsp;di Milano. Dal 1900 al 1918 fu&nbsp;deputato&nbsp;per il&nbsp;collegio&nbsp;di&nbsp;Busto Arsizio&nbsp;- Legnano. Durante i suoi mandati parlamentari, sostenne la ristrutturazione ferroviaria di&nbsp;Busto Arsizio&nbsp;e la costruzione di una nuova stazione, il prolungamento della ferrovia della&nbsp;Valle Olona&nbsp;sino al confine svizzero e l'istituzione di una linea tra Busto e&nbsp;Abbiategrasso. Si prodigò anche nella costruzione di asili, di case per operai, di spazi, presso le fabbriche per permettere alle donne-operaie di allattare i propri figli.

Concesse la Cassa di Assistenza ossia contributi per il miglioramento della condizione del lavoratore e infine, la fondazione dell’Istituto Tecnico Commerciale e per Geometri, fondato nel 1917, che porta il suo nome. Si spense a&nbsp;Legnano,&nbsp;il 1° agosto 1918.

«PAVULA • VINA • CERES • RIVORUM COPIA • TEMPLUM • LEGNANUM ILLUSTRANT • MVLTAQUE NOBILITAS»: «I pascoli, le vigne, le messi, l'abbondanza di acque, il tempio e le numerose famiglie nobiliari danno lustro a Legnano» &nbsp;

L'alimentazione dei legnanesi era basata sulla&nbsp;polenta&nbsp;e sul pane giallo, mentre il condimento più diffuso era l'olio di&nbsp;ravizzone. La raccolta di fieno avveniva due volte all'anno: a maggio ("maggese") e ad agosto (l'"agostana"): questa doppia mietitura attesta che l'irrigazione, ottenuta dal fiume Olona, era efficiente e i terreni del&nbsp;legnanese&nbsp;erano fertili. L'agricoltura di Legnano era relativamente povera, come nella bassa pianura padana, era cioè di sussistenza, sufficiente al consumo diretto delle famiglie contadine, la rimanenza poteva essere scambiata o venduta.

La città era caratterizzata, nel passato da un'economia prettamente&nbsp;agricola con&nbsp;colture intensive&nbsp;che fornivano prodotti, quali&nbsp;granoturco,&nbsp;frumento,&nbsp;riso, segale, avena, miglio,&nbsp;orzo,&nbsp;legumi,&nbsp;vino,&nbsp;fieno,&nbsp;lino e&nbsp;canapa. Il granoturco era la coltivazione più diffusa, superando quella del frumento, tanto che il centro storico della città era conosciuto, in&nbsp;dialetto<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Dialetto_legnanese"> </a>legnanese, come "ul burgu di maragasc", cioè "il borgo del granoturco". Infine, i boschi di querce&nbsp;e di&nbsp;pini fornivano ai legnanesi legna da ardere.

La Sala degli Stemmi, già Sala consigliare e oggi salone di rappresentanza, è decorata da graffiti policromi che raffigurano gli stemmi di 100 città d’Italia.&nbsp;

Alla sommità corre un motto latino: “Con la concordia le cose crescono, con la discordia anche le più grandi vanno in rovina”.

La sede comunale è ancora oggi chiamata Palazzo Malinverni, dal nome del suo progettista. I lavori di ampliamento si sono succeduti nel tempo: un primo intervento fu eseguito nel 1933, l’ultimo nei primi anni del 2000. I corridoi e gli uffici ospitano pregevoli tele di varia epoca, tra le quali si ricordano quelle del pittore legnanese Enzo Pagani.

Le colture erano irrigate dalle acque dell'Olona grazie alle acque prelevate e distribuite dalle ramificazioni e dalle molteplici rogge originate dal fiume. Nel 1772, 12&nbsp;mulini<a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Mulini_ad_acqua_sul_fiume_Olona"> </a>sull'Olona&nbsp;impiegavano la forza motrice del fiume per far muovere le macine. Gli impianti molinatori lungo l'Olona sono menzionati nel&nbsp;distico di&nbsp;Gian Alberto Bossi&nbsp;del 1518: "Rivorum Copia", ossia "l'abbondanza di acque" scolpito in un&nbsp;architrave&nbsp;di pietra, che si trova ancora oggi sopra la porta dei resti del campanile dell'antica&nbsp;chiesa di San Salvatore, che sono stati in seguito inglobati nella&nbsp;basilica di San Magno.

Palazzo Malinverni: sede del Municipio di Legnano

La sede del palazzo comunale era ubicata, prima del 1862, in un’antichissima casa di proprietà dei marchesi Cornaggia che sorgeva sull’attuale piazza San Magno. Gli uffici comunali si riducevano ad una stanza, situata al piano terra cui successivamente vennero aggiunti due locali al primo piano.

In attesa di una sede più dignitosa e definitiva, la residenza municipale fu temporaneamente trasferita nei pressi di piazza Carroccio che a quei tempi si chiamava piassö di püii, cioè piazza dei polli, (secondo altre fonti presso l’attuale piazza Assi angolo via Giulini) in un edifico sempre di proprietà del marchese Cornaggia.

L’ultimo cambio di sede si ebbe quando&nbsp;l’amministrazione civica acquisì una ex filanda, appartenente alla ditta E. Cramer &amp; C., che lavorava tessuti di pregio e si estendeva dall’allora piazza Maggiore fino al vicolo Lanino, oggi piazza Europa;&nbsp;con opportuni adattamenti vennero trasferiti in questo vecchio fabbricato sia gli edifici comunali che le scuole elementari. L’aumento notevole della popolazione imponeva una completa riorganizzazione degli uffici e dei servizi, si decise di rendere definitiva la sede, che in origine doveva essere provvisoria,&nbsp;costruendo nello stesso luogo un nuovo palazzo comunale.

Prende il nome dalla famiglia di dirigenti e imprenditori del Cotonificio Cantoni che l’hanno abitata sin dalla sua costruzione, avvenuta nel primo lustro del ’900. L’edificio fu progettato da Giulio Brini e Simone Roveda, i medesimi architetti che per il complesso cotoniero, sulla base dei calcoli dell’ing. Emilio Lueling, ricostruirono in cemento armato (tra le prime applicazioni in costruzioni industriali) la filatura di Castellanza (terminata nel 1905), della quale nel 1901 era divenuto direttore l’ing. Carlo Jucker.

Elementi decorativi che evocano un liberty moderato si fondono con semplificati elementi architettonici rinascimentali ed esiti lombardeschi. Di struttura compatta (priva della caratteristica torretta che spesso accompagna analoghe costruzioni del periodo), appare tuttavia all’esterno mossa da alcune componenti quali: il contrasto cromatico tra il primo piano in fasce grigie di cemento decorativo e il piano superiore in mattoni a vista (tipici esempi dello stile lombardesco); l’arretramento al primo piano del terzo di facciata a destra da cui sporge la terrazza che copre una veranda, con archi a tutto sesto; la rientranza dell’angolo sul lato sinistro che porta agli scalini di un portichetto rialzato con capitelli corinzi e decorazioni in rilievo di putti e fiori;

le finestre con cornici decorate in cemento, al piano terra, mentre, al secondo piano si evidenziano cimase ornate. I parapetti del balcone centrale e delle terrazzine sono a squame traforate e si alternano a una prima fascia di decorazioni pittoriche floreali in azzurro sopra al marcapiano, mentre una seconda fascia con motivi pittorici diversi corre lungo tutto il perimetro dell’edificio; il sottogronda è ornato da rosette. &nbsp;

Verso la fine del ‘700, il mercante di tessuti di origine svizzera Benedetto Cantoni si trasferì da Vercelli a Gallarate, località di una certa importanza nel commercio tessile, dove Benedetto raggiunse&nbsp;una buona posizione economica, tale da consentire al figlio Costanzo di avviare nel 1820 la ditta Costanzo Cantoni, una tessitura di cotone, con telai a mano situata nella frazione gallaratese di Vignola. All’epoca, soprattutto nella campagna di Busto Arsizio, erano attivi presso le famiglie alcune centinaia di telai a mano, mentre soltanto pochi pionieri avevano tentato la via di una produzione su più larga scala di filati e di tessuti cotonieri.&nbsp;

La ditta C. Cantoni si espanse notevolmente con la creazione di opifici lungo l’Olona: in particolare, a Legnano, avviò nel 1829 una filatura con fusi semiautomatici e successivamente installò una tessitura e una piccola tintoria con finissaggio, nel 1846. A Castellanza, nel 1845 creò una filatura, una tessitura con macchinari semiautomatici e un reparto di candeggio. I primi anni della seconda metà dell’Ottocento rappresentarono un periodo di forte crisi per il Lombardo-Veneto, coinvolto nella guerra d’indipendenza, ma la ditta C. Cantoni superò questi momenti difficili grazie ad una coraggiosa gestione aziendale. Il complesso industriale acquisì, nei decenni successivi una stamperia di tessuti e si dedicò alla produzione di velluto.

Mappa del Percorso

Ponti Liberty Villa Lazzati Bombelli

Palazzo Malinverni è un edificio a tre piani, in gusto eclettico nel quale si fondono parti in stile neomedievale lombardo, come l’arco gotico a sesto acuto delle finestre e le volte a vela interne dell’edificio, ed elementi appartenenti ad altri stili, quale il liberty e il neorinascimentale.

Si sviluppa su tre lati riproducendo il tipico schema della “corte lombarda” con porticato aperto su un cortile interno, schema che ebbe tanto successo in età comunale e oltre. All’esterno, sotto il cornicione, sono riprodotti gli stemmi delle città capoluogo di Provincia.

All'interno, una decina di stanze, oltre ai servizi, erano impiegate, al piano terra, per incontri conviviali famigliari o dedicate a momenti di studio e di svago, al primo piano erano invece destinate al riposo. Gli ambienti, tutti con pareti color crema, soffitti con leggere decorazioni beige e pavimenti per la maggior parte a parquet, avevano, oltre al riscaldamento centralizzato, tre camini al piano terra, da cui si accede al secondo piano, mediante una scala con ringhiera a motivo liberty.

Nel 1976 la Famiglia Legnanese, acquisì in affitto la villa, che poi acquistò, dal&nbsp;Cotonificio Cantoni Spa, nel 1983.

Nel parco furono collocati nel 1976 i busti di Carlo e Gian Franco Jucker (autore Francesco Dotti,1976) e successivamente due gruppi bronzei ed elementi di archeologia industriale.&nbsp;

Project work in collaborazione tra la IV A Turismo dell’IS C. Dell’Acqua e il Museo Civico Guido Sutermeister

Dopo l’esperienza intrapresa nell’anno scol.2018/19, la classe IV A Turismo dell’IS C. Dell’Acqua&nbsp;propone quest'anno un progetto intitolato “Architettura&nbsp;nella Legnano Industriale, tra Ottocento e Novecento”. L’iniziativa consiste in un tour di sette tappe, nel centro cittadino, in cui&nbsp;verrà esposta la storia di edifici simbolo dell’imprenditoria legnanese, con le loro tipiche caratteristiche architettoniche. Verranno menzionate anche le figure più significative, che hanno contribuito allo sviluppo industriale della città.

città di Legnano

Piazza San Magno a Legnano in un dipinto di Giuseppe Pirovano del 1880

L'economia legnanese si basava anche sull'allevamento&nbsp;del&nbsp;bestiame mucche, per latte, formaggi e burro, su&nbsp;animali da tiro, quali i&nbsp;buoi,&nbsp;per i lavori nelle campagne, dove erano presenti anche, in piccola parte, alcuni asini e i&nbsp;cavalli&nbsp;per trainare i&nbsp;carri e le&nbsp;carrozze.

Nel XX secolo la fisionomia della Cantoni subì notevoli trasformazioni, con evidenti modifiche; la più significativa dal punto di vista architettonico fu la costruzione di due fabbricati in stile eclettico, destinati alla lavorazione dei velluti, quelli che sorgevano lungo il Sempione. I nuovi padiglioni furono inaugurati nel 1931 e diventarono i più importanti e rappresentativi del Cotonificio. L'allargamento di quest'ultimo avvenne a scapito delle vecchie case di Legnarello. La perdita più grave, nel 1927, riguardò l'antico maniero&nbsp;dei Lampugnani, i cui resti sono stati impiegati nella costruzione del Museo Civico Guido Sutermeister.

La crisi dell'azienda iniziò negli anni '60, che determinò la chiusura definitiva degli opifici storici del Cotonificio Cantoni, nel 1985 e, nei primi anni del Duemila ne venne completato lo smantellamento; nel 2009, nel luogo dove sorgevano gli edifici del Cotonificio, è stato inaugurato il centro commerciale “Gallerie Cantoni”. &nbsp;

Basilica di San Magno: Il campanile

La scritta, collocata sulla facciata laterale della Chiesa di San Magno, risalente al 500,&nbsp;è un distico di Gian Alberto Bossi, scolpito su un architrave della basilica di San Magno. Essa fa intendere che Legnano è stata una città fiorente per la rigogliosa attività agricola, in particolare per la coltivazione di gelso e viti.

All’interno della Galleria si può ammirare un importante reperto della tradizione tessile, impiegato per decenni nel cotonificio Cantoni, che ha permesso di produrre tessuti di grande prestigio.

Si tratta del telaio tessile di tipo Jaquard, lì collocato, su iniziativa della TTSLL (Testimonianze Tecnico Storiche del Lavoro Legnanese) e con la preziosa collaborazione dell’Ufficio Cultura del Comune di Legnano, Il telaio a mano con dispositivo Jacquard è un’evoluzione del telaio tradizionale che prende il nome dall’inventore francese, Joseph Marie Jacquard, che lo brevettò nel 1801, per la fabbricazione dei tessuti operati.

Il telaio con Jacquard sostituì i telai tradizionali e rappresenta l' invenzione più importante nell’ambito dell’industria tessile. Fu anche la prima applicazione che utilizzava una scheda perforata, per cui è considerato l’antenato del calcolatore.

Questo telaio, donato nel 1993 dall’Istituto Professionale Ipsia Antonio Bernocchi di Legnano alla stessa Associazione, è stato costruito nella seconda metà dell’Ottocento.

Conclusione del percorso, un sentito ringraziamento per l'attenzione.

Il dispositivo Jacquard facilitava questo tipo di lavorazioni, con l’uso di cartoni forati e di un sistema di aghi (che “leggevano” i buchi presenti nei cartoni) e di arpini che sollevavano i fili. Questo dispositivo di lettura delle schede era costituito da file di aghi che potevano attraversare solo dove c’erano i fori: i fili venivano così alzati automaticamente permettendo il passaggio della trama e il lavoro procedeva molto più in fretta, aumentando la produzione.

Inizio del Percorso a tappe, nella Legnano industriale, del primo Novecento

Dalla storica P.zza San Magno a Palazzo Malinverni a Villa JUCKER&nbsp; ai Ponti Liberty e a Villa Lazzati Bombelli a Casa Corio&nbsp; alla Ex Cantoni

Pregevoli le finiture interne come le opere in ferro battuto, quale la ringhiera dello scalone principale, ornata con motivi vegetali e floreali, le decorazioni che richiamano il passato storico della città e i graniti dello scalone principale, provenienti dalle cave di Bassano.

Il cortile è delimitato su due lati da porticati con archi gotici, sostenuti da colonne ottagonali di granito e da loggiati chiusi da vetrate al secondo piano;

Per sopperire alla disponibilità di macchinari e telai, l’azienda si trasformò in Cantoni Krumm, senza tralasciare la costruzione delle linee ferroviarie Milano-Gallarate e Novara-Seregno, la fondazione di tre banche e del giornale "Il Sole", infine acquistò terreni nell’America del Nord, per la coltivazione del cotone.&nbsp;

Il complesso fu ampliato e raggiunse una notevole importanza nel settore tessile grazie alle doti imprenditoriali dei membri della famiglia, che si succedettero, nei decenni, fino al 1937, anno in cui si estinse la dinastia cotoniera dei Cantoni.&nbsp;

C. Jucker nato nel Tirolo nel 1878 in una famiglia patriarcale svizzera e laureato al Politecnico di Zurigo, dimostrò straordinarie capacità gestionali, tali da portarlo nel 1907 a riorganizzare anche la tessitura di Legnano, che arrivò ai massimi vertici aziendali, attuò inoltre fondamentali iniziative sociali, sino alla sua scomparsa avvenuta nel 1957.&nbsp;

Figura fondamentale del '900 fu Carlo Jucker, fautore di opere di ampliamento e ammodernamento degli impianti che continuarono a svolgere l’attività lavorativa, anche durante le guerre.

A C. Jucker si deve la costruzione del Villaggio Cantoni,

che si sviluppa, nella città, tra le vie Galvani, Moscova e Volta, realizzato negli anni '20, affiancato da una palestra, per i figli dei dipendenti, il dopolavoro e il teatro.&nbsp;

La classe durante il 3° anno, nell’ambito del P.C.T.O ha sperimentato, affiancata dalla professionalità e competenza dei collaboratori del Museo Civico G. Sutermeister di Legnano, un’attività nella quale gli allievi si&nbsp;sono cimentati nel “mestiere di guida turistica”, per presentare al pubblico alcuni edifici simbolo della storia di Legnano, come la Torre Colombera, per gli adulti e il Castello Visconteo, per gli alunni delle scuole medie legnanesi. Il successo riscontrato ha indotto gli studenti a ripetere l'esperienza, in questa nuova proposta!

Sede del Museo Civico Sutermeister a Legnano

L'attività di formazione e di ricerca avvenuta in classe prevedeva la presentazione dei siti, da parte degli studenti, lungo un percorso cittadino, che avrebbe permesso di ammirare luoghi, protagonisti della tradizione imprenditoriale legnanese, ma le misure anticovid 19 hanno impedito l'attuazione dell'evento, previsto per il mese di maggio 2020. In alternativa è stato creato questo e-book, con l'intento di mantenere vivo il ricordo della tradizione, ma con uno sguardo rivolto al futuro, nella speranza che lo spirito imprenditoriale possa riaffiorare nella città, ed essere un valido esempio, per i giovani, oggi.

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