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Nessuno è un errore

by CLASSE 2^A SANTA MARIA DEL CEDRO

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Ciao a tutti io sono Akilah, ho 15 anni e sono una ragazza di colore, oggi vi racconterò la mia storia. Sono stata adottata all’età di 2 anni da una famiglia bianca. Mia madre adottiva si chiama Veronica e mio padre si chiama Leonardo. Prima di essere stata adottata vivevo in una casa famiglia. La mia vera madre è morta quando io ero ancora piccolissima. Insomma un passato molto duro per la mia mia età, ma sono riuscita ad andare avanti grazie alla mia nuova famiglia che mi sostiene sempre. Per quanto riguarda la scuola è un po' più complicato. Ho cambiato diverse scuole perché mio padre riceve continui trasferimenti di lavoro. Ho fatto le elementari in Sicilia, le medie in Campania e il primo anno di liceo a Roma e adesso sono a Como da pochissimo, che continuo il liceo classico. Purtroppo, però, ricevo continuamente insulti per il colore della mia pelle. All’interno della scuola ho poche amiche, Benedetta e Giulia, però non siamo nelle stesse classi. Non ho mai dato molto peso agli insulti fino a quando le cose non sono degenerate, era diventata una situazione troppo pesante da sopportare e quindi ho chiesto aiuto. Ho provato a parlare con le professoresse ma non ho risolto quasi niente, ho provato anche a dirlo alla preside della scuola ma indifferenza totale; non volevo parlarne con i miei, perché mi vergognavo, pensavo che se gli avessi detto qualcosa o non ci avrebbero dato peso, come hanno fatto a scuola, oppure mi avrebbero considerato come la ragazza fragile che non ero. Non trovavo una soluzione e non sapevo a chi rivolgermi, le mie amiche mi avevano detto che dovevo dirlo a qualcuno, ma qualcuno chi?
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Speranza
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Ricordo ancora quel maledetto giorno…. Era venerdì e io ero a scuola come tutte le mattine, stavo parlando con Giulia e stavo aspettando la campanella per andare in classe, quando, a quel punto, si avvicinarono il gruppetto di bulletti, mi dissero parole pesantissime: non ti accorgi di essere un peso per tutti, sei solo una ragazza nera che non merita di stare in questa scuola; loro parlavano e mi dicevano parole bruttissime e io restavo lì, impotente a guardare un punto fisso con gli occhi pieni di lacrime. Quello che mi salvò quel giorno fu la campanella. Entrai in classe con le lacrime agli occhi e passai tutto il giorno pensando all’accaduto. All’uscita da scuola vennero subito vicino a me Benedetta e Giulia ad abbracciarmi per consolarmi. Quel giorno arrivai a casa, pranzai con i miei genitori e mi chiusi subito nella mia camera, stavo veramente male. Passarono tre giorni e decisi di non dire niente a nessuno, ma le mie amiche vedevano che ci stavo troppo male e decisero di dirlo ai loro genitori. Il giorno dopo parlarono con mia madre e le dissero tutto, poi mia madre mi venne a parlare e decidemmo di andare a scuola, insieme a Benedetta, Giulia e i loro genitori, a parlare con la preside. Si aggiustò tutto, vennero convocati a scuola i genitori dei “bulli” e vennero sospesi per una settimana. Ragazzi quello che vi voglio dire attraverso la mia storia è che non tutto deve essere per forza tragico o senza soluzione, abbiate la speranza e vedrete che si aggiusterà tutto. L’importante è CHIEDERE SEMPRE AIUTO.

Fabiana N.
Aya Z.