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Giornata Internazionale della donna

by Carmelina, Maria, Pellegrina e Teresa

Pages 2 and 3 of 24

La Giornata internazionale della donna
Scuola dell'infanzia di Foiano Di Val Fortore
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In occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna, le docenti della scuola dell'infanzia di Foiano di Val Fortore, dopo aver spiegato ai bambini il perché questa giornata viene ricordata e celebrata da tutti, hanno letto la storia "Mimosa in fuga", dal libro delle autrici Serena Ballista e Paola Formica (ed. CARTHUSIA).
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"Siamo cinque, siamo gialle, siamo tutte quante a palle. Puzzolenti per qualcuno, ma brutte, di certo per nessuno!" Così cantava in coro una famiglia di mimose.
Era la mattina dell'8 marzo. Entro sera ogni donna e bambina del quartiere avrebbe ricevuto in dono il proprio fiore.
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"Quattro euro a mazzolino, signori!" trillò Mimo. Nonostante il freddo, Mimosetta continuava a bagnarsi il gambo per rimanere fresca come una rosa. Aveva scommesso con le sorelle che l'avrebbero notata in meno di mezz'ora! Era così bella che Mosa si sentiva già appassire. Mimma invece sonnecchiava. Tanto, con tutto quel verde addosso, sarebbe stata venduta per ultimo.
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E, infine, c'era Mimì, la più piccola di tutte! Fu lei a decidere di scappare. Mimì si era stancata di essere una mimosa come tutte le altre mimose.
"Non voglio essere un regalo!" disse, un attimo prima di calarsi fuori dal cesto.
"E cosa vorresti essere, di grazia?" Le chiese Mosa riacquistando vigore.
"Vorrei solo che fosse una donna a scegliere per sé una di noi".
"Che differenza farebbe? Saresti comunque un regalo" tuonò Mimo.
"No, sarei un simbolo" ribatté Mimì toccando terra.
"Ma di che cosa poi?" le urlò dietro Mimo vedendola fuggire.
"Guarda che stasera, per colpa tua, ci sarà qualcuna senza la sua mimosa..." cercarono di farla sentire in colpa Mosa e Mimosetta.
Mentre Mimma, accorgendosi di tifare per Mimì, la guardava sparire nel vento di marzo.
Nevicava.
Quando decise di fermarsi, Mimì si accorse che nella fuga aveva perso tanti fiori, quelli gialli, fatti a palle, puzzolenti per qualcuno, ma brutti, di certo per nessuno!
Non era triste. Ne era valsa la pena.
Per la prima volta in vita sua si sentiva veramente libera.
"Chi sei?" la sorprese una bambina.
"Io? Oh, io sono un simbolo" colse l'occasione Mimì.
"E che cos'è un simbolo?" domandò ancora la bambina.
"Be', un simbolo sono io" disse la mimosa fiera di essere sé stessa.
"Sei tu?"
"Esatto! Appena una persona mi vede pensa alla Giornata internazionale della donna" spiegò Mimì, allargandosi in un sorriso.
"Vorrai dire la Festa della donna" provò a correggerla la bambina.
"Per niente!" si impuntò la mimosa. "Che cosa c'è da festeggiare se quasi tutti credono ancora che le bambine...
NON corrono veloci come fulmini.
NON giochino che con le bambole.
NON desiderino una casetta sull'albero.
NON invitino mai streghe o pirati per un tè alla menta marocchina.
NON si sporchino sotto le unghie scavando tane di lombrichi.
Che cosa c'è da festeggiare se in troppi pensano che le bambine...
NON trovino avventurosi gli scacchi soprattutto se matti,
NON facciano gol,
NON possano essere le capitane di una squadra di amici,
NON sappiano costruire una pista per le biglie,
NON sognino di fare in un secondo cento giri attorno alla Luna?
"Che cosa c'è da festeggiare, dimmi, se ci si aspetta che le bambine, in cambio di un fiore, rispettino così tanti divieti, accettando di fare le brave fidanzatine di maratoneti, ingegneri, campioni di scacchi, calciatori, politici o astronauti?"
"E allora a che cosa servi tu?" si incuriosì la bambina.
Mimì si fece misteriosa, poi disse: "A ricordarci, l'una con l'altra, che non dobbiamo accontentarci".
"A me piace tanto essere me" rifletté la bambina, lanciando un'occhiata alla sua bicicletta.
"E' proprio perché tu ti possa piacere sempre che io... LOTTO MARZO" scrisse Mimì sulla neve.
"Lotto marzo? Ma non si scrive così" protestò affascinata la bambina.
"Da oggi in poi facciamo di sì. Spargi la voce!" ridacchiò Mimì.
La bambina capì di aver custodito per tutto il tempo un tesoro.
Tese alla mimosa la mano chiusa a pugno e, quando l'aprì, Mimì riconobbe i fiorellini persi durante la fuga.
"Oh! Ma dove li hai trovati?" si commosse Mimì.
"Lungo la strada. Ti ho seguita, sai?" le confessò la bambina, aiutandola a ricomporsi i fiori.
E quando Mimì tornò ad essere veramente lei, successe un fatto ancora più straordinario.
La bambina la strinse a sé e, odorandone il polline, decise che era arrivato il momento di presentarsi: "Io sono Mia".
"Davvero?" si meravigliò la mimosa. "Non sai quanto sono felice di saperlo" le sussurrò.
E un profumo dolce amaro si sparse tutto intorno.
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