Vox populi
May 2022
SUMMER
special
Speciale: il mercato delle "terre rare" nel mondo
Cosa sono le terre rare e a cosa servono
Vox Populi terre rare
Loading...
La tecnologia delle terre rareLoading...
COSA SONO,DOVE SI TROVANO,A COSA SERVONOLoading...
Le terre rare sono un gruppo 17 elementi chimici…..sono metalli essenziali per realizzare prodotti di alta tecnologia, hanno grandi proprietà magnetiche e conduttive.Le riserve mondiali di terre rare si trovano in tutto il mondo, ma sono molto più diffuse in Cina, Brasile e Russia. La Cina è appunto l’indiscusso leader del settore, del quale controlla circa il 90% della produzione totale mondiale e a Baotou si trova il suo più grande giacimento.
Le terre rare sono risorse essenziali per l’industria tecnologica ed elettronica… si usano per fare televisori, memoria del computer, batterie, telefoni cellulari, generatori di turbine eoliche ecc… Non solo, le terre rare vengono utilizzate anche per la “tecnologia verde”, ovvero per pannelli fotovoltaici e auto elettriche la cui diffusione è prevista in forte crescita nei prossimi anni. Si utilizzano anche in campo medico dove vengono impiegate nei trattamenti di alcuni tipi di cancro e nella ricerca scientifica, vengono utilizzate anche nell’industria della difesa per la costruzione di sistemi radar, sonar, laser e di guida.
Le terre rare
Sono metalli essenziali per realizzare prodotti di alta tecnologia, individuarle è un compito molto impegnativo e la loro estrazione ha un grande impatto ambientale.
Le terre rare vengono utilizzate anche nella “tecnologia verde” ovvero per pannelli fotovoltaici e auto elettriche la cui diffusione è prevista in forte crescita nei prossimi anni.
Le riserve di terre rare si trovano in tutto il mondo, ma il maggior Paese che le ospita è la Cina.
Vengono utilizzate anche in campo medico, dove vengono impiegate per i trattamenti contro il cancro.
Al contrario del loro nome, le terre rare non sono così introvabili, si trovano in abbondanti quantità in molti Paesi. La loro rarità discende dal fatto che, pur presenti in diversi tipi di minerali, sono sparsi nel mondo. Una manciata di terriccio raccolta nel cortile di casa probabilmente ne contiene un po’, magari poche parti per milione. Sono invece rari i giacimenti abbastanza grandi e concentrati tali da rendere conveniente l’attività estrattiva.
La Cina ha iniziato a darsi spazio nel mercato globale delle terre rare a partire dagli anni 80. Tuttavia lo sfruttamento delle terre rare potrebbe non essere sufficiente per soddisfare gli obbiettivi della Cina. Imprese russe sono invece presenti in Madagascar e Zimbabwe dov’è presente una grande riserva di platino.
Allo stesso tempo anche gli Stati uniti hanno iniziato a muoversi in Africa per potersi assicurare una linea diretta di forniture strategiche.
Le terre rare vengono utilizzate anche nella “tecnologia verde” ovvero per pannelli fotovoltaici e auto elettriche la cui diffusione è prevista in forte crescita nei prossimi anni.
Le riserve di terre rare si trovano in tutto il mondo, ma il maggior Paese che le ospita è la Cina.
Vengono utilizzate anche in campo medico, dove vengono impiegate per i trattamenti contro il cancro.
Al contrario del loro nome, le terre rare non sono così introvabili, si trovano in abbondanti quantità in molti Paesi. La loro rarità discende dal fatto che, pur presenti in diversi tipi di minerali, sono sparsi nel mondo. Una manciata di terriccio raccolta nel cortile di casa probabilmente ne contiene un po’, magari poche parti per milione. Sono invece rari i giacimenti abbastanza grandi e concentrati tali da rendere conveniente l’attività estrattiva.
La Cina ha iniziato a darsi spazio nel mercato globale delle terre rare a partire dagli anni 80. Tuttavia lo sfruttamento delle terre rare potrebbe non essere sufficiente per soddisfare gli obbiettivi della Cina. Imprese russe sono invece presenti in Madagascar e Zimbabwe dov’è presente una grande riserva di platino.
Allo stesso tempo anche gli Stati uniti hanno iniziato a muoversi in Africa per potersi assicurare una linea diretta di forniture strategiche.
terre rare ma molto comuni
I giacimenti nel mondo
Al contrario del loro nome, le terre rare sono piuttosto abbondanti, presenti in maggiori quantità di altri minerali ferrosi e non ferrosi come, per esempio, rame o nichel. Tuttavia, a renderle effettivamente “rare” è sia la loro distribuzione geografica che il processo di estrazione ad alto impatto ambientale. Infatti, allo stato naturale i 17 elementi chimici si trovano mescolati con altri minerali in diverse quantità, e devono quindi essere separati.
Enjoy!
04
I giacimenti nel mondo
08
43
34
12
18
La maggior parte dei giacimenti di terre rare si trovano in Cina che possiede circa un terzo delle riserve mondiali, seguita da Vietnam, Brasile, Russia, India, Australia, Groenlandia e Stati Uniti.
La Cina possiede il 37 per cento delle riserve mondiali; seguono il Brasile e il Vietnam, entrambi al 18 per cento, la Russia (al 15 per cento), mentre il restante 12 per cento si trova sparso in altri Paesi. Il più grande giacimento al mondo si chiama Bayan Obo e si trova nella Mongolia interna (Cina settentrionale). Si tratta di un giacimento a cielo aperto costituito da tre corpi minerari principali e si estende in lunghezza per 18 chilometri. Pensate che da solo, Bayan Obo costituisce il 50 per cento della produzione di terre rare cinesi. Possiamo trovare altri depositi più piccoli nelle province di Shandong, Sichuan, Jiangxi e Guangdong.
IL MONOPOLIO CINESE
Nella prima metà del Novecento la maggior parte delle terre rare proveniva da siti di estrazione indiani e brasiliani.
Negli anni Cinquanta il primo produttore mondiale divenne il Sudafrica, per poi cedere lo scettro agli Stati Uniti attraverso la produzione nella miniera di Mountain Pass in California.
Tuttavia negli anni Novanta, la produzione cinese, guidata principalmente da costi di produzione bassi e investimenti sostenuti dallo Stato in infrastrutture e tecnologia, aveva già iniziato a raggiungere livelli in grado di soddisfare la domanda globale a un prezzo molto più basso, con cui gli Stati Uniti non sono stati in grado di competere. Negli anni Duemila, la Cina aveva quasi il completo dominio della produzione di terre rare.
La Cina possiede il 37 per cento delle riserve mondiali; seguono il Brasile e il Vietnam, entrambi al 18 per cento, la Russia (al 15 per cento), mentre il restante 12 per cento si trova sparso in altri Paesi. Il più grande giacimento al mondo si chiama Bayan Obo e si trova nella Mongolia interna (Cina settentrionale). Si tratta di un giacimento a cielo aperto costituito da tre corpi minerari principali e si estende in lunghezza per 18 chilometri. Pensate che da solo, Bayan Obo costituisce il 50 per cento della produzione di terre rare cinesi. Possiamo trovare altri depositi più piccoli nelle province di Shandong, Sichuan, Jiangxi e Guangdong.
IL MONOPOLIO CINESE
Nella prima metà del Novecento la maggior parte delle terre rare proveniva da siti di estrazione indiani e brasiliani.
Negli anni Cinquanta il primo produttore mondiale divenne il Sudafrica, per poi cedere lo scettro agli Stati Uniti attraverso la produzione nella miniera di Mountain Pass in California.
Tuttavia negli anni Novanta, la produzione cinese, guidata principalmente da costi di produzione bassi e investimenti sostenuti dallo Stato in infrastrutture e tecnologia, aveva già iniziato a raggiungere livelli in grado di soddisfare la domanda globale a un prezzo molto più basso, con cui gli Stati Uniti non sono stati in grado di competere. Negli anni Duemila, la Cina aveva quasi il completo dominio della produzione di terre rare.
Chiedendo ai miei genitori ho scoperto che nel mio territorio ci sono molti sistemi per ricavare l’energia rinnovabile: la tipologia più diffusa è quella idroelettrica. La fonte di energia rinnovabile che mi è più vicina si trova sul tetto di casa mia e consiste in un impianto fotovoltaico formato da 30 pannelli che ha una potenza di 6kw. La sua costruzione è molto recente infatti risale al 2008 ma purtroppo non venne subito apprezzato dalla famiglia poiché imbruttiva la casa. In quello stesso periodo nei dintorni di Comunanza come nel resto d’Italia si realizzarono molti impianti fotovoltaici a terra su terreni agricoli; uno dei più grandi è quello di Capotornano che ha la potenza di un Megawatt, Sulla casa dove abitava prima mia nonna (a Montefortino) nei primi anni 2000 venne installato un impianto solare termico che forniva acqua calda sanitaria in estate quando non veniva acceso il termocamino.
La diffusione dell’idroelettrico è dovuta al fatto che il nostro territorio, come gran parte d’Italia, ha le caratteristiche necessarie per la costruzione degli impianti. A Comunanza troviamo la centrale di Rivolta Pera di cui i miei familiari non conoscono la data di costruzione che provabilmente dovrebbe essere intorno agli anni sessanta. In questa centrale fino a circa quindici anni fa lavoravano molte persone ma attualmente è controllata da remoto e il personale addetto si reca lì solo per la manutenzione. Una seconda centrale idroelettrica si trova a Gerosa che prende acqua dal bacino idrico situato tra Montemonaco e Santa Lucia (frazione di Montefortino). Il terzo impianto idroelettrico si trova a Ponte Maglio (fraz. Di Santa Vittoria in Matenano) ma viene alimentato dalla diga che si trova a Comunanza nei pressi dello stabilimento Whirlpool.
Mi è stato raccontato che dopo gli anni sessanta l’Italia decise di limitare la costruzione delle centrali idroelettriche in favore di altre tecnologie reputate più potenti e che avevano un impatto minore sul territorio. Sulla scia di questa filosofia i primi proprietari dell’odierno stabilimento Whirpool di Comunanza (la famiglia Merloni) negli anni ottanta presentarono un progetto per installare vicino allo stabilimento una centrale turbogas che bruciando metano avrebbe prodotto energia elettrica e acqua calda per tutto il paese. Ci fu una grande opposizione da parte della cittadinanza che portò la famiglia Merloni ad annullare il progetto. Negli ultimi anni a seguito agli effetti del riscaldamento globale la costruzione di centrali idroelettriche è ripresa anche in seguito al fatto che tali impianti possono ora essere realizzati e gestiti anche da privati. Lungo il fiume Tenna negli anni 90 sono stati realizzati ben tre impianti idroelettrici in un tratto di fiume lungo appena 20 km; il primo si collega al lago di San Ruffino, il secondo si trova a Monte San Martino e il terzo si trova a Servigliano. Di più recente costruzione (2010) è l’impianto nini eolico situato tra Santa Vittoria in Matenano e Montelparo. Esso è costituito da tre piccole pale eoliche situate in aperta campagna a ridosso di un’azienda agricola. L’impianto venne approvato sia dall’amministrazione Comunale che dalla cittadinanza senza grandi perplessità ma dopo averlo messo in funzione ci furono numerose proteste da parte di alcuni cittadini che si lamentavano del fatto che tale impianto durante il funzionamento generava molto rumore. Prima della costruzione di questi impianti e anche per molti anni dopo la loro costruzione nel nostro territorio venne sfruttata la legna sia per il riscaldamento che per la produzione di acqua calda sanitaria. La legna è stata a tutti gli effetti una forma energetica rinnovabile in quanto il suo taglio e la cura dei boschi da cui veniva prelevata erano regolate da specifiche leggi di salvaguardia. Devo ammettere che il nostro territorio è molto attento al futuro del nostro pianeta.
La diffusione dell’idroelettrico è dovuta al fatto che il nostro territorio, come gran parte d’Italia, ha le caratteristiche necessarie per la costruzione degli impianti. A Comunanza troviamo la centrale di Rivolta Pera di cui i miei familiari non conoscono la data di costruzione che provabilmente dovrebbe essere intorno agli anni sessanta. In questa centrale fino a circa quindici anni fa lavoravano molte persone ma attualmente è controllata da remoto e il personale addetto si reca lì solo per la manutenzione. Una seconda centrale idroelettrica si trova a Gerosa che prende acqua dal bacino idrico situato tra Montemonaco e Santa Lucia (frazione di Montefortino). Il terzo impianto idroelettrico si trova a Ponte Maglio (fraz. Di Santa Vittoria in Matenano) ma viene alimentato dalla diga che si trova a Comunanza nei pressi dello stabilimento Whirlpool.
Mi è stato raccontato che dopo gli anni sessanta l’Italia decise di limitare la costruzione delle centrali idroelettriche in favore di altre tecnologie reputate più potenti e che avevano un impatto minore sul territorio. Sulla scia di questa filosofia i primi proprietari dell’odierno stabilimento Whirpool di Comunanza (la famiglia Merloni) negli anni ottanta presentarono un progetto per installare vicino allo stabilimento una centrale turbogas che bruciando metano avrebbe prodotto energia elettrica e acqua calda per tutto il paese. Ci fu una grande opposizione da parte della cittadinanza che portò la famiglia Merloni ad annullare il progetto. Negli ultimi anni a seguito agli effetti del riscaldamento globale la costruzione di centrali idroelettriche è ripresa anche in seguito al fatto che tali impianti possono ora essere realizzati e gestiti anche da privati. Lungo il fiume Tenna negli anni 90 sono stati realizzati ben tre impianti idroelettrici in un tratto di fiume lungo appena 20 km; il primo si collega al lago di San Ruffino, il secondo si trova a Monte San Martino e il terzo si trova a Servigliano. Di più recente costruzione (2010) è l’impianto nini eolico situato tra Santa Vittoria in Matenano e Montelparo. Esso è costituito da tre piccole pale eoliche situate in aperta campagna a ridosso di un’azienda agricola. L’impianto venne approvato sia dall’amministrazione Comunale che dalla cittadinanza senza grandi perplessità ma dopo averlo messo in funzione ci furono numerose proteste da parte di alcuni cittadini che si lamentavano del fatto che tale impianto durante il funzionamento generava molto rumore. Prima della costruzione di questi impianti e anche per molti anni dopo la loro costruzione nel nostro territorio venne sfruttata la legna sia per il riscaldamento che per la produzione di acqua calda sanitaria. La legna è stata a tutti gli effetti una forma energetica rinnovabile in quanto il suo taglio e la cura dei boschi da cui veniva prelevata erano regolate da specifiche leggi di salvaguardia. Devo ammettere che il nostro territorio è molto attento al futuro del nostro pianeta.