La matematica primitiva

by Erasmo Modica

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La matematica primitiva
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E. Modica
Le origini della matematica
La matematica ha origini antichissime che affondano le radici a cavallo tra il Paleolitico e il Neolitico (30.000 anni fa circa).
L’essere umano aveva già intrapreso il processo che l’ha portato a diventare Homo Sapiens, ma non aveva ancora inventato né l’agricoltura né l’allevamento. Era abituato a vivere in gruppo, quindi aveva la necessità di ripartire il cibo. Proprio questa esigenza l’ha condotto a effettuare dei veri e propri calcoli aritmetici, che fanno pensare all’esistenza di una protomatematica.
Protomatematica
L’essere umano aveva già intrapreso il processo che l’ha portato a diventare Homo Sapiens, ma non aveva ancora inventato né l’agricoltura né l’allevamento. Era abituato a vivere in gruppo, quindi aveva la necessità di ripartire il cibo. Proprio questa esigenza l’ha condotto a effettuare dei veri e propri calcoli aritmetici, che fanno pensare all’esistenza di una protomatematica.
Uno, due, molti...
Gli uomini primitivi inizialmente sapevano distinguere soltanto tra uno, due e molti, capacità che è caratteristica dei neonati. Gli studi di neuroscienze hanno dimostrato come, facendo osservare ripetutamente a un neonato la stessa figura con due immagini, fosse possibile notare un calo dell’interesse. Mostrando invece un’immagine con tre oggetti, l’interesse veniva risvegliato e il bambino guardava l’immagine con più attenzione. Tale risveglio legato alla variazione dell’entità numerica.
La necessità di enumerare fu dettata dal bisogno di registrare quantità. Inizialmente l’uomo primitivo utilizzava mucchi di pietre per contare, per esempio, gli animali facenti parte di un gregge, ma in seguito, per rendere permanenti le informazioni relative al contare, l’uomo primitivo abbandonò tale metodo e utilizzò le incisioni su bastoni o su ossa per rappresentare i numeri.
Incisioni su bastoni
La necessità di enumerare fu dettata dal bisogno di registrare quantità. Inizialmente l’uomo primitivo utilizzava mucchi di pietre per contare, per esempio, gli animali facenti parte di un gregge, ma in seguito, per rendere permanenti le informazioni relative al contare, l’uomo primitivo abbandonò tale metodo e utilizzò le incisioni su bastoni o su ossa per rappresentare i numeri.
Perone di babbuino
La testimonianza più antica del senso del numero risale al 35.000 a.C. Essa ci è pervenuta grazie al ritrovamento, nelle montagne dello Swaziland (eSwatini), di un perone di babbuino. Questo osso veniva probabilmente usato come arma e presenta 29 tacche che si presuppone rappresentino le prede uccise da un cacciatore.
Nel 1937 fu invece rinvenuto presso Vestonice, nella Repubblica Ceca, un osso di zampa di lupo di circa 18 cm e risalente al 30.000 a.C. circa. In esso è possibile notare 55 tacche: una serie di 25 tacche raggruppate a 5 a 5, separate da due tacche da una seconda serie di altre 30 tacche. Anche in questo caso si suppone che sia stato utilizzato da un cacciatore al fine di registrare le proprie prede.
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