Tobia

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Un mattino, durante la ricreazione, mentre Tobia mangiava la merenda, and&#242; da lui un compagno di scuola che gli disse: -Vuoi fare amicizia con me? Il ragazzo gli rispose: -S&#236;, certo, volentieri! Cercavo da tempo qualcuno con cui scambiare qualche chiacchierata! Tobia torn&#242; a casa tutto felice non sapendo quale fosse la vera intenzione del nuovo amico. Il giorno dopo l&#8217;amico di Tobia, nel gruppo dei bulli, disse: -Ragazzi, ci sono riuscito: gli ho detto se voleva essere mio amico e lui ha abboccato. I bulli risposero: -Bene, adesso che hai rispettato il patto ti daremo la merenda che ruberemo tutti i giorni a Tobia e sarai finalmente nel nostro gruppo &#8220;bulli&#8221;. Il falso amico era felicissimo, ma aveva paura che Tobia lo dicesse alle maestre e alla preside, perci&#242; da quel giorno non and&#242; pi&#249; a scuola: un po&#8217; bullizzato anche lui e forse senza saperlo, partiva da casa per andare a scuola, ma passava le mattinate nel campo sportivo del paese.

Una volta arrivato a casa i suoi genitori con un profondo sospiro lo accolsero abbracciandolo gioiosamente e gli chiesero dove fosse stato per cos&#236; tanto tempo e perch&#233;. Tobia rispose: -Sono scappato di casa perch&#233; dei bulli mi stanno rendendo la vita difficile e non ce la faccio pi&#249;. E raccont&#242; tutte le vessazioni sub&#236;te. Stupefatti e preoccupati, i genitori pensarono di rivolgersi al Preside della scuola, ma il figlio, temendo di ricevere ulteriori minacce, li preg&#242;&#160;di non farlo.

C'era una volta un bambino di nome Tobia; abitava in campagna. Qui colpiva lo sguardo il contrasto di colore tra la terra ed il cielo, tra i campi di grano gialli come l&#8217;oro ed il cielo blu cobalto senza neanche una nuvola. La casa di Tobia era una bellissima abitazione immersa nel verde di un giardino. Era un edificio in stile rustico, grande, a due piani, con i muri di sasso e una scala esterna che portava al piano superiore. Il tetto era rosso mattone e sulla facciata era visibile una costruzione pi&#249; piccola destinata a garage. Un po&#8217; sullo sfondo e a destra c'era una lunga tettoia utile per riporvi gli attrezzi agricoli. Le finestre della casa erano molto piccole, forse per ripararsi dal caldo estivo. Tutt'intorno alla casa si alternavano alberi di cipresso ad alberi di latifoglie; sullo sfondo stava una collina per met&#224; coltivata a frumento e per l&#8217;altra met&#224; lasciata a prato con l&#8217;erba di un verde smeraldo molto acceso; dietro alla collina spuntava un'abetaia molto fitta.

da "Sorpresa", L. Vecci - E. Cordioli, Gruppo Editoriale Raffaello

La spada data a Tobia dal coniglio Marius era una spada magica, di acciaio, robusta e grande, di color grigio ed oro, lunga, tagliente e leggera. Era magica perch&#233; si attivava solamente con chi aveva il cuore puro e quindi solo quella persona ne poteva avere il controllo. La spada, infatti, proteggeva chi la impugnava, durante i combattimenti, riconoscendo i cattivi e sconfiggendoli.

Il cammino del ragazzino prosegu&#236; tranquillamente fino a quando...incontr&#242; un orso a sei zampe, pi&#249; cattivo che mai.&#160; Questo orso aveva due corpi grandi per attaccare meglio, due teste fluttuanti, quattro orecchie appuntite per sentire di pi&#249;, tre code affilate come coltelli per uccidere pi&#249; facilmente le prede.&#160;Si era anche evoluto nel tempo: gli occhi si erano allargati per avere una vista pi&#249; acuta, le sei zampe erano diventate magre e veloci per correre pi&#249; agilmente, i nasi erano diventati tre per sentire anche da lontano l'odore delle gustose prede. Subito l'orso morse Tobia alla gamba. Il bambino, spaventato, impugn&#242; la spada e tagli&#242; all'orso&#160;uno dei due corpi con la testa, le orecchie e uno dei nasi. L&#8217;animale lo morse ancora e Tobia gli tagli&#242; due code.&#160;Quindi l'orso cadde tramortito e Tobia riprese velocemente il cammino per tornare a casa: corse oltre le sue forze.&#160;

Il ragazzino prese la chiave e and&#242; di corsa a scuola. Quando apr&#236; la porticina dorata entr&#242; nel regno delle fate dove una vocina lo invit&#242; ad osservare delle immagini. Era la fata Nina a parlargli, la fata dai capelli svolazzanti, biondi e lisci. Aveva il naso piccolo e stretto, gli occhi azzurri e rassicuranti, le sopracciglia sottili, le labbra&#160;fine, la pelle liscia e lucente, le unghie colorate e ben curate. Tobia osserv&#242; le immagini e vide il nuovo amico che stava raccontando ai nemici i suoi segreti. La fata Nina gli disse che doveva sapere anche un'altra cosa: il lupo a sei zampe rappresentava la malvagit&#224; dei bulli che lo tormentavano e quindi doveva essere sconfitto affinch&#233; i ragazzi diventassero pi&#249; buoni. Dopo aver scoperto il tradimento Tobia scapp&#242; via piangendo e solo pi&#249; tardi riflett&#233; sulle parole della fata.

Un giorno Tobia scapp&#242; di casa sulle montagne perch&#233; non ne poteva pi&#249; di essere offeso, escluso dai giochi, maltrattato, preso di mira dai quei ragazzacci che si comportavano da bulli solo perch&#233; lui era un bimbo adottato. Arriv&#242; vicino ad un lago, sullo sfondo vide un bosco e delle imponenti montagne. Il lago rifletteva il paesaggio che lo circondava, come uno specchio. Intorno al lago c'era un fittissimo bosco di abeti che sembrava accatastarsi contro tante montagne. Le montagne erano cos&#236; imponenti che sembravano inscalabili, per&#242; da lass&#249;, pensava Tobia, si doveva godere di un bellissimo panorama e forse si poteva vedere anche la casa della sua famiglia di origine. Per questo decise di provare a risalire la cima. All'imbrunire, per&#242;, Tobia cominci&#242; a pensare che sarebbe stato meglio tornare a casa per il freddo, per la fame e per la mancanza di un riparo. Ma anche per la nostalgia dei famigliari che sicuramente lo stavano aspettando con ansia.

Tobia aveva dieci anni, i capelli marroni, il naso a patata e portava gli occhiali.&#160; Indossava sempre dei pantaloni di colore blu e una maglietta arancione a maniche lunghe.&#160; Era simpatico e buono perch&#233;, se poteva, cercava di aiutare le persone.&#160;Era gentile anche con tutti i suoi amici, ma qualche volta geloso della bambina di cui era innamorato.&#160; Sembrava pigro: non voleva mai andare a scuola e ci arrivava in ritardo, e poi molte volte non faceva i compiti per casa.&#160;Il suo interesse era solo guardare la televisione e giocare con i video giochi.&#160; Ma Tobia era un bambino adottato e stava vivendo un momento difficile: veniva preso in giro dai compagni di scuola e si era chiuso in se stesso, non parlava con nessuno e stava a casa tutto il pomeriggio.&#160;

AUTORI CLASSI 3^ E 4^ SCUOLA PRIMARIA Giosu&#232; Carducci - GALLIO (VI) a.s.2017/18 Alfonso Andrea Angela Angelica Anna Antonio E. Antonio G. Camilla Emanuele Emma Giulia Greta Ilaria C.

Ilaria M. Ivan Letizia Marco Maria Marta Nicolas Samuele Sara Sofia Tommaso S. Tommaso S. S.

Lungo il suo viaggio avventuroso, Tobia trov&#242; un coniglio intrappolato: -Ti prego liberami, te ne sar&#242; riconoscente! Ogni volta che sarai in pericolo io sar&#242; con te. Era un coniglio di razza "nana" con la corporatura cicciotella. Il suo pelo era color pietra, bianco come la neve e nero notte cos&#236; che poteva mimetizzarsi nell'ambiente. Lunghe e a punta apparivano le orecchie, marroni ed a palla gli occhi, rosa e nero con una macchia bianca sul collo il piccolo muso, lunghi i baffi e corte le zampe e la codina. All'inizio Tobia rimase a bocca aperta nel sentire un coniglio parlare, ma subito si adoper&#242; per aiutare l'animale in difficolt&#224;. Nel liberarlo sent&#236; al tatto che era morbido e soffice, e annus&#242; il suo odore di segatura dovuto all'abitudine del coniglio di rotolarsi a terra quando i taglialegna segavano i faggi. Una volta libero, il coniglio come ricompensa diede a Tobia una spada magica. Poi lo ringrazi&#242;, lo salut&#242; dicendogli di chiamarsi Marius e scapp&#242; via correndo e saltellando, in un modo strano, lento e un po' tremolante. Tobia lo guardava mentre se ne andava e pensava che il coniglio si era mostrato timido, dolce e generoso.&#160;Forse lo era stato perch&#233; aveva capito che il bambino era di animo buono; chiss&#224; se le persone cattive invece le mordeva...

Tobia aveva capito che doveva ritrovare l'orso a sei zampe per sconfiggerlo. Quindi torn&#242; dove l'aveva visto l'ultima volta e lo cerc&#242;. Aspett&#242; qualche minuto, ma l'olfatto dell'orso lo fiut&#242; e lo port&#242; dritto dritto dal bambino. La lotta ebbe inizi&#242; subito. Tobia venne assalito, ma avendo la spada magica combatt&#233; con coraggio e determinazione quel mostro orripilante e pauroso. Gli diede un paio di fendenti e l'orso cerc&#242; di scappare, per&#242; non ci riusc&#236;. Cos&#236; il bambino approfitt&#242; del fatto che l'orso fosse ferito e gli diede altri due colpi di spada.&#160;L'orso a sei zampe cadde a terra, vicino ad un torrente. Prov&#242; a bere un po' d'acqua per recuperare le energie, ma proprio in quel momento arriv&#242; il coniglio Marius con una pozione magica che aveva sempre con s&#232; in caso di emergenza. L'aveva preparata con occhi di mummia, ossa sbriciolate di dinosauro, diarrea di ratto e pelle di pipistrello tritata. Marius lanci&#242; la sua terribile pozione nella bocca aperta dell'orso che si dissolse come polvere nell'aria.

Un bel giorno, Tobia, mentre stava passeggiando tra gli alberi, guardandosi intorno trov&#242; appoggiata su un tronco di un albero una chiave con un foglietto attaccato. La chiave era tutta dorata con la testa traforata che formava il disegno di un fiore. Aveva tantissimi brillantini argentati che la facevano brillare molto. Infine era dotata di una lunga catenella sempre dorata, cos&#236; da poter appenderla al collo. Aveva il potere di aprire il portale per accedere al regno delle fate, era il villaggio pi&#249; bello del&#160;mondo e dove tutti erano felici. Tobia apr&#236; il foglietto dove trov&#242; scritto: -Apri la porta dell'aula mensa della tua scuola e scoprirai che dietro lo scaffale dei pennelli e dei colori c'&#232; una porticina dorata: aprila con questa chiave.

Quando Tobia ritorn&#242; a scuola i bulli lo presero in giro di nuovo e gli rubarono la merenda; lui aveva imparato a fare l'indifferente e continuava a giocare con i suoi amici. Ma quando cominciarono a spingerlo, a fargli lo sgambetto, a tirarlo per i capelli...Tobia temette per la sua incolumit&#224; e lo disse alle maestre che misero in punizione i bulli: avrebbero dovuto ripulire il cortile ed imbiancare i muri sporchi della scuola.&#160;

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