Amici o nemici

Racconti gialli scritti dagli alunni della classe 2C, Scuola secondaria di primo grado Giorgione di Castelfranco Veneto.

Racconti Gialli 2C

Venerdì 28 ottobre 2013, in un piccolo paesino di nome Sagreton, venne ritrovato il cadavere di George Collins. Era un dipendente di una ditta di assicurazioni sulla vita. A quel punto venne chiamato l'investigatore Marsiglia, era una persona un po’ singolare: alto, biondo, con gli occhi di un azzurro acceso. Marsiglia è un acuto osservatore e per questo riesce ad individuare i minimi dettagli. Arrivò all’istante e per la sua fama fu accolto da tanti poliziotti, perché era conosciuto in ogni dove per la sua destrezza nel risolvere i casi più intricati.Una volta entrato nella casa, Marsiglia vide subito il cadavere sdraiato a terra e domandò: “Chi era? Ci sono testimoni? Quando è avvenuto il delitto? Aveva dei nemici? E com’è morto?” Il vice ispettore rispose: &nbsp;”La vittima è George, un dipendente di una ditta di assicurazioni sulla vita, quasi certamente aveva dei nemici a causa del lavoro che svolgeva.

C’è troppa tendenza ad attribuire a Dio i mali che l’uomo fa di sua spontanea volontà.

Stiamo ancora cercando dei testimoni dell'accaduto. Secondo il referto del medico legale, la vittima è morta per un colpo al petto di una magnum 10mm modificata, presentava degli ematomi dovuti a una colluttazione con l'assassino, il decesso è avvenuto circa tra le 2 e le 3 di notte. Marsiglia comincio a pensare intensamente. Ad un tratto arrivò un poliziotto, diceva di aver trovato un bossolo della pistola. Ad un certo punto il pensiero dell’investigatore fu interrotto dalla vista,&nbsp;al di là della finestra, di un vicino dal comportamento sospetto; stava gettando nella spazzatura un grande sacco nero dal quale fuoriusciva un asciugamano leggermente sporco di sangue. Subito lo andarono a prendere per interrogarlo. Il sospettato sembrava terrorizzato da tutto, forse anche della sua ombra, era incredibile come avesse trovato il coraggio di recarsi dalla

squadra di poliziotti per testimoniare. Durante l’interrogatorio il sospettato continuò a dire; “Se volete che io testimoni, dovete inserirmi nella lista dei testimoni protetti, altrimenti me ne vado”. Il vicino, dopo aver raggiunto un accordo, cominciò a parlare di quello che era successo quella sera: “Era una serata limpida e me ne stavo appoggiato ad un palo ad ascoltare musica. Dopo un po’ vidi arrivare una Ford nera targata FA786YW che si fermò davanti alla casa di George. Subito dopo scese un uomo vestito di nero con addosso addirittura dei guanti, il che lo rendeva molto sospetto. Subito dopo che il presunto assassino entrò in casa, sentii uno sparo e decisi di scappare.&nbsp;Mentre stavo correndo vidi l’uomo rientrare nella sua auto e andarsene via”. Il discorso finì e i poliziotti che lo ringraziarono per il suo aiuto nell’indagine.

Egli era convinto di poter uccidere con tanta facilità, sicuro del fatto che nessuno avrebbe indagato su un vecchio amico scomparso anni prima, poiché i sospetti sarebbero ricaduti subito su uno dei tanti clienti insoddisfatti del lavoro di George. Marley sperava di uccidere George nel sonno non sapendo che avrebbe dovuto incontrarsi con un suo collega la sera tardi. Avendolo trovato sveglio, scoppiò nuovamente una lite tra i due. Cercando di difendersi, George lo graffiò trattenendo il DNA necessario per incastrarlo. L’investigatore a quel punto non aveva più dubbi al riguardo, non necessitava di ulteriori prove per arrestare Marley e portarlo in prigione dove venne condannato all'ergastolo.

Una volta ascoltate quelle parole, l’investigatore disse di voler, a quel punto, cercare una Ford nera che corrispondesse a uno dei colleghi di George. Poco dopo la motorizzazione localizzò l’auto, era intestata a Miguel, uno dei colleghi di George. In quel momento partirono tre volanti della polizia indirizzate verso la casa di Miguel. Una volta arrivati, i poliziotti fecero irruzione e, con stupore, trovarono il presunto sospettato steso sul divano a guardare la tv come se nulla fosse successo. Miguel fu ammanettato fino in centrale e sottoposto ad un lungo interrogatorio. Una&nbsp;volta terminato, uno dei poliziotti uscì dalla stanza e, rivolto verso Marsiglia, disse: “Miguel non sapeva niente. Nel momento in cui gli ho mostrato l’immagine del cadavere, l’uomo era così spaventato sia dall’orrore che aveva davanti a sé, sia dal fatto di poter essere accusato ingiustamente,

&nbsp;che sembra per davvero aver visto per la prima volta quella scena”. A quel punto l’investigatore pensò tra sé e sé: “Siamo di nuovo al punto di partenza!!”. Lo stesso giorno, poco più tardi, un collega della scientifica riportò che, facendo l’autopsia in modo più approfondito, si era riusciti a risalire al DNA appartenente ad un uomo di età similare a quella della vittima, con carnagione bianca, quasi pallida. Il DNA era stato ritrovato al di sotto delle unghie di George, si era attaccato molto probabilmente quando lui aveva graffiato l’aggressore durante la colluttazione. Parlando con i colleghi e i parenti, si risalì a Marley Bent, suo vecchio migliore amico con il quale non aveva più rapporti da diversi anni. Indagando, si scoprì che i due avevano litigato per questioni di denaro e che proprio a causa di ciò, dovendo sfogare la sua rabbia repressa, Marley studiò l’omicidio.

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